L’innovazione di oggi è la tradizione di domani.
Non trovo un milanista – ma so che ci sono, seppur sottocoperta in questi giorni – disposto a spezzare una lancia in favore di Gerry Cardinale, da un anno appena presidente del Milan.
Lui vuole portare un nuovo metodo di gestione non solo della società ma anche – starebbe qui la lesa maestà – nell’area sportiva.
Una pessima caricatura del suo credo sostiene che Gerry vorrebbe affidarsi ad algoritmi e statistiche per costruire la squadra e decidere gli acquisti del calcio – mercato, l’evento estivo che appassiona milioni di tifosi nell’unico mese senza calcio “giocato”. L’aspetto pessimo della caricatura sta nel sottolineare una falsità, ovvero che tale metodo “scientifico” equivarrebbe alla decisione di escludere il fattore umano nella scelta dei giocatori generalmente affidati a esperti allenatori o ex campioni leggendari dotati di “occhio clinico”, “intuizione” ed “esperienza” che il metodo (l’hanno addirittura chiamato robot!) escluderebbe e sostituirebbe!
I riferimenti a questo metodo, utilizzato dalle migliori rappresentative di baseball (e non solo) americane (e addirittura diventate film da Oscar per i loro successi) non farebbero altro – per i detrattori – che certificare la sua inapplicabilità con la più banale delle obiezioni (“L’ America non è l’Italia e il calcio non è il baseball e quindi Gerry non può capirci nulla perché solo “noi” siamo abilitati a comprendere, conoscere e decidere).
A nulla varrebbe l’evidenza di come tale metodo sia con successo applicato nel più ambìto calcio europeo, quello inglese, e che alcuni calciatori (come l’attuale fortissimo centrocampista del Manchester City, De Bruyne clicca qui) utilizzano in proprio KPI che descrivono le loro prestazioni per negoziare di persona contratti con le squadre senza (altra grande innovazione!) l’assistenza dei tanto odiati dai tifosi mediatori – procuratori.
Il metodo scientifico tanto contestato non fa affatto a meno dell’esperienza e dell’intuizione dell’uomo ma – solo – lo fa partire da un livello assai più alto in quanto informato di dati oggettivi e confrontabili fra loro e che conducono a una platea di scelta più ampia e ad una visione d’insieme del “mercato” e non solo del proprio (inevitabilmente limitato seppur geniale) punto di osservazione.
E la visione d’ insieme evita davvero tanti tanti errori.
Questo filmato famoso del “The Guardian” mostra proprio come non avere una visione d’insieme conduce a una interpretazione della realtà non solo parziale ma proprio fuorviante.
E tanti errori nella scelta di atleti provengono proprio dalla mancanza di visione d’insieme e di dati confrontabili!
Insomma, se vogliamo andare lontano e molto in alto, è meglio che l’energia umana parta da dove la funivia arriva senza disperdere forza nel sobbarcarsi a piedi i primi 1000 metri di dislivello se c’è la possibilità di un mezzo di trasporto, proprio come sono i dati, le statistiche e gli “analytics” tanto contestati.
Vi è anche da far notare a coloro che gridano a Gerry in quanto calpesterebbe e non rispetterebbe la tradizione del glorioso Milan (chi scrive è uno sfegatato abbonato da oltre venti anni!!) che l’innovazione di oggi è la tradizione di domani.
La strepitosa tradizione del Milan, da Nereo Rocco ad Arrigo Sacchi, è sempre stata frutto di innovazione.
Anzi, senza innovazione nessuna tradizione va avanti ed è buona per i libri di storia ma non per il giornale che leggiamo tutti i giorni e nel quale noi milanisti vogliamo fortemente rimanere!
(Ricordo benissimo quando, appena arrivato Berlusconi e non rinnovato il contratto al grande Liedholm, ci fu una levata di scudi di chi contestava il credo del Presidente di voler portare una logica aziendale nella gestione del club e nella scelta dello sconosciuto Arrigo Sacchi. “Berlusconi? Il Milan non è una azienda e cosa ne capisce uno che al massimo ha fatto l’allenatore dell’Edilnord, la squadretta aziendale?” era la frase più gettonata riferito a quello che sarebbe diventato il Presidente più vincente di sempre).
Certamente il metodo utilizzato predispone a decisioni più collegiali in quanto, anche di fronte al “dato”, è importante il punto di osservazione dal quale lo si guarda e le diverse idee e opzioni di scelta che ne derivano.
Addirittura Linda Hill (inserita da anni fra i 30 migliori thinkers degli USA) ha trovato questo metodo, che ha poi battezzato del “genio collettivo”, fra le imprese che nel mondo hanno dimostrato di saper cambiare e innovare in continuazione inaugurando o rinnovando tradizioni spettacolose.
Ma forse anche Linda Hill, siccome è americana e non sa delle volate di Theo o delle girate di Giroud, non può essere ascoltata!
Davanti a un cambiamento significativo proposto con decisione, autorevoli studiosi, hanno documentato quali sono le fasi che occorre vivere per attuarlo davvero e con successo:
- la prima è l’incredulità (nelle prime ore dall’annuncio di questi cambiamenti molti hanno addirittura pensato a una fake news);
- la seconda fase è la “minimizzazione” (ma che novità sarebbe? I “dati” li utilizziamo già…);
- la terza è l’aperta contestazione con obiezioni e ragioni valide e non solo “di pancia”;
- la quarta è la prova del metodo e della sua validità ma sperimentato nell’ipotesi che porti valore (e non boicottandolo!) e finalmente poi arriva la fase del successo!
Alcuni, nell’ incedere di queste fasi scendono dalla barca e si attestano sulla riva del fiume.
Io no! L’innovazione di oggi è la tradizione (che vogliamo vada avanti) di domani.
Forza Milan!
(e forza Gerry, Furlani, Moncada…)