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Una vita “All in One”

«Il tempo è denaro».

«Il tempo è denaro». Si tratta di una frase che sentiamo molto spesso e che probabilmente siamo i primi a dire, rispondendo a quel bisogno assillante di fare tutto, di provare tutto o, meglio ancora, di essere tutto. Si, perché in una società in cui il motto è ormai quello di “appareo ergo sum”, ogni istante di questo prezioso tempo è rivolto alla piena affermazione del sé. Un mostrare noi stessi che, il più delle volte, tiene maggior conto della quantità che della qualità.

Parola d’ordine? Minimalism

Qualcuno potrebbe affermare, senza tra l’altro sbagliarsi del tutto, che la necessità di riduzione derivi, anche, da una maggiore attenzione al Pianeta, agli sprechi e al superfluo. Una chiamata al minimalismo che abbraccia molteplici campi d’interesse, dalla skincare ai viaggi, e che rifiuta i fronzoli e tutto ciò che risulta in più. Un minimalismo che ambisce alla funzionalità, senza perdere l’efficacia, ma che rischia sempre più di spersonalizzarsi. Eliminare ciò che è in più, però, significa anche eliminare ciò che distingue un prodotto da un altro o un’esperienza da un’altra cadendo così vittima dell’omologazione.

La contraddizione è dietro l’angolo, dato che viviamo in tempi in cui la personalità viene quasi idolatrata ma poi non se ne distingue l’una dall’altra. 

Come abbiamo già detto sono efficacia e funzionalità le neccessità principali dietro le formule all-in-one. Dal prodotto e/o dall’esperienza si richiede che dia il massimo ma sotto una veste compattata, che sia una crema viso e primer o un pacchetto vacanze all-inclusive. Ne deriva quindi che, il terzo elemento principale che si accompagna ai primi due sopracitati, non può che essere la velocità. Se il tempo è denaro, allora tutto deve essere subito.

Dalla skincare ai viaggi passando per Netflix

Se da un lato la skincare routine occidentale degli ultimi mesi è sempre più influenzata dal famoso modello coreano (il quale prevede ben 10 step da seguire meticolosamente secondo l’dea di sovrapposizione), dall’altro la volontà al minimalismo si fa prepotentemente avanti. Ecco quindi, per esempio, che nel panorama skincare spuntano fuori i prodotti «ibridi», in grado di assolvere a molteplici funzioni: creme viso miracolose in grado di liftare, illuminare e fare anche da primer; sieri viso formulati con diversi ingredienti al loro interno; blush che fanno anche da rossetti, che fanno anche da ombretti.

L’idea è quella di un beauty case multitasking in cui siano presenti pochi prodotti, chiamati ad assolvere diverse funzioni, ma fino a che punto?

Del resto questa è solo la punta dell’iceberg. La formula all-in-one è molto più evidente in chi ha spianato la strada nel suo ambito, ovvero Netflix. La piattaforma streaming più famosa al mondo rappresenta l’emblema stesso di quella urgenza impellente dell’avere tutto nel minor tempo possibile. Sono finiti i tempi in cui si aspettata l’episodio settimanale, in cui si decideva magari il film da andare a vedere al cinema (tranne per quella fetta di immortali nostalgici), adesso la scelta è a portata di click. Mai come durante la pandemia, Netflix ha mostrato la sua influenza su questa frenetica e insaziabile società. Le serie tv non si guardano, si binge-watchano, addirittura la nuova funzione della piattaforma è quella di riproduzione casuale in base alla tue preferenze.

Eccoci, quindi, distesi comodamente sul divano mentre mangiamo il nostro piatto pronto, davanti a un televisore che decide per noi cosa guardare. Magari potremmo pensare a dove andare questo Capodanno, tra i pachetti all-inclusive a disposizione si capisce. 

LA MODA DELLE SELFIE ROOM

Luoghi e tempi sommersi per confezionare un’esperienza

Un tempo scattavamo le foto per conservare un momento indimenticabile, congelarlo, per poterlo rivivere nel tempo e ritornare ad emozionarci nel ricordo di un preciso istante della nostra vita.

Oggi la dinamica si è capovolta! Scattiamo centinaia di selfie e, molto spesso, lasciamo scorrere via quell’emozione per inseguire lo scatto perfetto!

Lo sanno bene gli amanti dei contenuti social e gli aspiranti influencer, i quali condizionano le loro scelte di acquisto e consumo per trovare lo spazio ideale per i propri contenuti acchiappa like.

Da oggi la ricerca sarà più semplice! Nascono, in Italia, i primi spazi dedicati esclusivamente agli autoscatti, un luogo dove è possibile dar libero sfogo alla propria fantasia nello scattare selfie e realizzare video da pubblicare sui social o da conservare nel cassetto dei ricordi.

La prima Selfie Room italiana

A Milano, su ispirazione della Selfie Factory di Londra e della Kiev Selfie Room, il fotografo Federico Lamastra ha dato vita alla prima Selfie Room italiana, uno spazio di 200 metri quadrati dedicato alla produzione di scatti unici. Quindici diversi stanze, sfondi, angoli destinati ad offrire 15 diverse esperienze: dalla piscina piena di palline colorate e gonfiabili, al letto in verticale sulla parete, fino all’angolo multicolor dove poter giocare con un gigante orso di peluche.

Il progetto si rivolge non solo ai professionisti del settore (influencer, instagrammer o tiktoker), ma a chiunque abbia il desiderio di trascorrere un’ora immerso in mondi paralleli e surreali, lasciando libero spazio alla fantasia.

Reinterpretazione dell’arte

Anche Firenze non resiste alla moda dei selfie, ma la rivoluziona, elevandola ad arte e dedicando ad essa una mostra, organizzata come un labirinto e composta da oltre 50 stanze e più di 70 installazioni, ognuna delle quali è stata firmata da un artista diverso e pensata per essere fotografata, concepita come arte accessibile e condivisibile.

Oltre 1000mq dedicati alla reinterpretazione creativa dell’arte e della cultura di ogni epoca e stile, con installazioni immersive e scenari realizzati da oltre 400 artisti da tutto il mondo.

Lo scopo della mostra Selfie Museum è, infatti, quello di coinvolgere in prima persona il visitatore, rendendolo, parallelamente, autore e soggetto dell’opera: sarà, infatti, lui stesso a trovare creativamente una propria collocazione negli spazi e lui stesso che deciderà la prospettiva attraverso la quale raccontare al meglio il suo scatto. Di delinea un nuovo modo di vivere l’arte!

Realtà su misura

Infine, a Torino, ci sono le Kit Rooms: la prima realtà in grado di soddisfare qualsiasi necessità di un content creator tramite nove layout preimpostati oppure ambienti personalizzati. Un vero studio cinematografico per intenderci! Esso, infatti, integra anche la possibilità di usufruire della professionalità di fotografi e videomaker, assicurando contenuti altamente professionali. 

 

Addentrarsi in uno di questi luoghi è un po’ come vivere tantissime esperienze parallele, ma non viverne realmente nessuna. L’effetto WOW non manca, ma l’emozione dov’è?!

Mentre la foto “vera” cattura la realtà mostrandone il volto più sorprendente, questa “messa in scena” cerca di riprodurre una realtà immobile, controllata, specchio di una società dove la spontaneità è in via di estinzione.

Quello che manca, è l’imprevisto e, come dice Montale nella sua poesia “Prima del viaggio”, un imprevisto è la sola speranza. Ecco cosa, forse, manca!

 

IMMERSIONE PHYGITAL TRA AUTO E DATI

BMW definisce il futuro del retail automobilistico

Tracciare un nuovo percorso, una nuova strada. Lasciare una nuova impronta.

È questa la nuova missione dell’Urban Store BMW che, con il rinnovo del suo showroom romano, è pronto a proiettare i suoi visitatori verso il futuro del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza di acquisto interattiva e immersiva. In una parola “phygital”.

Un ambiente molto lontano dalla classica concessionaria impressa nella nostra mente: salotti informali al posto delle classiche scrivanie, video personalizzati e la presenza umana del Product Genius, figura dedicata al supporto del cliente in tutte le fasi dell’esperienza.

VIDEO: BMW Roma su Instagram: “Il futuro che sognavi è ora presente ⚡ VIENI A VEDERE IL FUTURO CON I NOSTRI OCCHI. Ti aspettiamo nel Nuovo BMW Roma Urban Store in Via…”

Nella strategia dell’azienda, infatti, emerge un forte desiderio di valorizzare l’interazione con i visitatori dello showroom attraverso la costruzione di un vero e proprio percorso (journey) strutturato in cinque differenti fasi:

Benvenuto: all’ingresso il cliente è accolto dal Genius Product che introduce il cliente al percorso raccogliendo le sue esplicite richieste, analizzando i suoi bisogni e le sue aspettative.

Ma per chi ha le idee già chiare o, semplicemente, preferisce muoversi in autonomia, non manca la possibilità di collegarsi al configuratore interattivo attraverso un ledwall.

Consultazione: il consulente, dopo aver intercettato le esigenze del cliente, propone il prodotto più idoneo, mostrandogli le diverse caratteristiche grazie anche al supporto dell’ecosistema IT e all’utilizzo di sensori di prossimità installati a soffitto, collegati a tre diversi monitor, i cui contenuti – al passaggio del cliente – cambieranno proiezione, illustrando differenti contenuti di prodotto.

Test drive: è il momento della Test Drive Experience, anche nella modalità Test Drive@Home, per ricevere il veicolo in prova direttamente a casa.

Offerta: in questa fase il Genius Product coinvolge il Sales Advisor, ovvero il consulente commerciale puro nel termine, pronto ad accogliere il cliente in autentico salottino e, partendo dalla configurazione iniziale del Genius, condividerà al cliente l’offerta finale con il pacchetto di servizi, aggiungendo gli optional, le opzioni di ricarica e i servizi finanziari e formalizzando l’offerta finale.

Consegna: anche l’atto finale risulta diverso, perché la consegna avviene nel Luxury Delivery Hub del St. Regis Hotel o attraverso il servizio di Delivery@Home, cioè a casa.

In questo modo il BMW Group punta a distinguersi nel mercato del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza indimenticabile per il cliente e un capitale umano competitivo alimentato dai dati e dalla tecnologia.

 

“L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia – ha modificato molti aspetti della nostra vita. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse opportuno mettere ancor più il cliente al centro con le sue nuove esigenze, motivazioni ed incertezze. […] Ma per farlo abbiamo bisogno di intuizioni e tecnologie guidate dai dati, oltre che dalla giusta mentalità del nostro personale. La corretta raccolta e lettura dei dati ci consentirà di capire quali siano le reali aspettative dei Clienti per offrire loro soluzioni non generiche, personalizzate, verticali, allineate alle loro necessità di mobilità”.

Si fa presto a parlare di “Customer Experience”, ma oggi le aziende operano in un contesto in cui le aspettative dei clienti stanno evolvendo più rapidamente rispetto alla loro capacità di definire un’esperienza in grado di soddisfarle.

La conoscenza dei bisogni e delle aspettative dei clienti deve essere la priorità, posta al centro dei processi decisionali.

Questo significa che e strutture devono essere sufficientemente agili e flessibili per reagire velocemente ai cambiamenti in atto e per adattarsi costantemente ai nuovi standard qualitativi emergenti.

Per farlo abbiamo bisogno di dati affidabili, da utilizzare in modo consapevole, da trasformare in informazioni utili per prendere le migliori scelte strategiche per la nostra azienda!

MA HAI LETTO IL LIBRO?

Unisciti al Netflix Book Club per assaporare una nuova esperienza culturale 

Netflix e Starbucks hanno annunciato una nuova partnership attraverso il progetto Netflix Book Club, un club unico nel suo genere per gli amanti della letteratura e dell’intrattenimento cinematografico.

Quando si parla di un adattamento cinematografico o televisivo, la domanda che spesso ci poniamo in conversazioni informali tra amici è: “Ma hai letto il libro?”.

È questa l’ispirazione dietro il nuovo progetto di Netflix e Starbucks, il cui intento è quello di rendere accessibili argomenti di interesse condiviso, contestualizzati in atmosfere coinvolgenti e, parallelamente, promuovere le nuove produzioni dell’azienda leader dell’intrattenimento streaming cinematografico.

La star di “Orange Is the New Black” Uzo Aduba, con una tazza di caffè tra le mani, sarà protagonista di conversazioni con cast, creatori e autori che hanno adattato libri in film o serie televisive sul servizio di streaming; gli argomenti spazieranno da ciò che li ha attirati nel lavoro, a come si relazionano alla trama, a quale messaggio sperano che spettatori e lettori portino con sé.
Gli episodi saranno girati nelle sedi Starbucks negli Stati Uniti e andranno in onda tramite il canale YouTube Netflix Still Watching e l’account Facebook statunitense di Netflix.

Nell’ultimo anno, quando il mondo si è fermato, molte persone si sono rifugiate nei libri per ritagliarsi una propria zona di confort e allontanarsi dalla vita reale.

Prima ci si riuniva in librerie, biblioteche, caffè. Con la nuova quotidianità tutto è cambiato!

Ci siamo ritrovati improvvisamente con più tempo a disposizione per leggere, ma senza la possibilità di accedere ad un luogo fisico per discutere le nostre ultime letture. Abbiamo sentito la mancanza del confronto con l’altro, dello stimolo reciproco, della conversazione costruttiva attorno ad un buon caffè!

Così le iniziative di incontro si sono trasferite online, proponendo occasioni accessibili da chiunque, in qualsiasi parte del mondo, grazie alle piattaforme digitali Zoom e Instagram. Non solo all’estero, ma anche in Italia. Ne sono un esempio La Fondazione Circolo dei lettori Fondazione Circolo dei lettori  e Le📚 Le Ragazze Book Club 📚  .

Netflix e Starbucks hanno intercettato questa nuova tendenza, costruendo un progetto culturale perfettamente confezionato!

Un’esperienza coerente con le promesse dei brand

Il progetto è, infatti, perfettamente allineato con la promessa di Starbucks “To inspire and nurture the human spirit – one person, one cup and one neighborhood at a time (Ispirare e coltivare lo spirito umano: una persona, una tazza e un quartiere alla volta”) e di Netflix “to entertain the word (Intrattenere il mondo)”.

L’esperienza del cliente Sturbucks, infatti, riguarda l’identificarsi con un luogo, il sentirsi parte di una tribù; una comunità di persone che ha come catalizzatore il caffè, presupposto e trampolino di lancio per un’esperienza più vasta che, in questo caso, attraverso Netflix, coinvolge libri, film e serie tv, oggi più che mai, spesso oggetto di confronto tra le persone.

Questo progetto consentirà, infatti, alle due aziende di avvicinarsi sempre di più ai propri (potenziali) clienti, lasciando assaporare una nuova esperienza culturale e rendendo loro accessibile l’adesione ad un esclusivo club del libro, immedesimandosi nell’atmosfera tipica del third place (termine con il quale molto americani definiscono di spazi di Starbucks) incuriosendo, appassionando e alimentando in loro il desiderio di non perdersi le nuove produzioni Netflix.

Il primo appuntamento

La prima scelta del mese del Netflix Book Club è il romanzo di Nella Larsen dell’era del Rinascimento di Harlem Passing.

Tutti sono invitati a leggere il libro, guardare il film su Netflix il 10 novembre e sintonizzarsi per il primo episodio di “But Have You Read the Book?” il 16 novembre, sul canale YouTube di Still Watching Netflix e sul canale Facebook netflix statunitense.

LEADER CHE CREANO LEADER

Introduzione al percorso 2022

Alla fine di ogni anno mi piace fare un resoconto di quanto ho imparato nel corso dei mesi appena passati (leggi qui Le 3 cose che ho imparato quest’anno). Per fare questo, mi aiuta molto tornare su scambi e confronti avuti con dirigenti e professionals su quale sia stato l’episodio lavorativo più entusiasmante da loro vissuto.

Fa riflettere il fatto che molto spesso ricevo risposte assai datate: occorre andare indietro di un buon numero di anni per trovare l’esperienza da incorniciare come “epica” o “memorabile”.

In certe realtà, invece, alla stessa domanda noto l’imbarazzo della scelta nella risposta, tante sono le esperienze entusiasmanti che si stanno vivendo “qui ed ora”.

Se si approfondiscono le differenze fra le prime realtà d’impresa e le seconde, si nota facilmente che nelle seconde sono presenti leader capaci di creare altri leader!

Persone che hanno il potere, più ancora che quello di farsi ammirare per la loro bravura, di far sentire importanti quelli che lavorano con loro.

“Quando incontro un bravo manager” – mi ha detto una giovanissima piena di talento – “penso quanto sia importante lui per l’azienda, quando incontro un leader esco dal meeting pensando quanto sono importante io!”

Ciascuno di noi è invitato a farsi la domanda, che implicitamente ci rivolge questa ragazza, su quale tipo di persona desideriamo essere per coloro che lavorano con noi.

Questi leader che creano leader desiderano davvero “lanciare” le persone che lavorano con loro, sembrano conoscere la chiave – sempre diversa – per tirare fuori il meglio dalla gente. Essi partono da una pre-stima per la quale credono che ogni persona abbia un suo carisma particolare, una caratteristica peculiare, un “pallino” esagerato che può essere valorizzato per un bene comune.

La cosa interessante è che sembrano fare così per… sopravvivenza prima ancora che per nobiltà d’animo: sanno che se non mobilitano genio collettivo, ben difficilmente riusciranno a entusiasmare i loro clienti e a innovare in questo (quasi) post finimondo.

Lavorare con questi leader, creatori di altri leader, è entusiasmante “durante” il lavoro e non solo alla fine, al raggiungimento dell’obiettivo del progetto con il quale si è impegnati.

Se è vero che – in fondo – si cresce solo per entusiasmo dei propri clienti è altrettanto vero che esso parte dalle persone che lavorano nelle nostre imprese e che, proprio come un’onda raggiunge la spiaggia, arriva ai clienti attraverso nuovi prodotti, servizi, idee, concept e “atmosfere” di relazione “impareggiabili”.

Il leader che sa creare altri leader studia e conosce davvero bene il fenomeno dell’entusiasmo e sa come suscitarlo.

Ma come fa concretamente il leader creatore di leader?

Abbiamo studiato da vicino diverse realtà, intervistato centinaia e centinaia di imprenditori e manager e siamo giunti finalmente a “formalizzare” (e quindi siamo in grado di raccontare) le dimensioni del leader capace di creare altri leader: spesso si tratta di persone non certo “nate” così, ma che hanno dovuto profondamente rivedere il loro stile di conduzione.

Abbiamo imparato a conoscere i disastri dei “demolitori accidentali” (la definizione è di Alessio Fattorini), ovvero manager preparatissimi e spesso carismatici che mentre “hanno ragione” fanno macerie (ovviamente non volute) intorno a loro…

Abbiamo anche notato come questi leader, creatori di altri leader, hanno (positive) “ossessioni” che – passate di meeting in meeting e di progetto in progetto – diventano un metodo di lavoro: abbiamo preso nota di tutte!

Una cosa che accomuna i leader creatori di leader, ha osservato il geniale prof. Peter Schulz dell´Università di Lugano, è che – spesso in modo vivace per non dire incalzante – fanno uscire dalla bolla in cui si trovano i propri team: occorre infatti ammettere che, negli anni, insieme a certezze e convinzioni assolutamente vere e importanti del nostro lavoro e dei nostri clienti, si sono radicate dentro di noi credenze e paradigmi falsi o non più veri che – se non siamo in grado di uscire dalla bubble mentality – continuano a influenzare malamente decisioni, definizioni di problemi, idee che poi trovano implacabili bocciature da parte dei clienti.

Una serie di autorevoli studi mostra chiaramente quali sono le trappole – e i conseguenti macroscopici errori – della bubble mentality, ma anche come fare a uscirne in “mosse” semplici e geniali che diventano veri e propri tool professionali.

A PARTIRE DA QUESTE OSSERVAZIONI, DOPO QUASI DUE ANNI DI STUDIO E DI PROGETTAZIONE ABBIAMO SVILUPPATO IL PERCORSO 2022 CHE CONTINUA LA SERIE “SI CRESCE SOLO PER ENTUSIASMO”

Leader creatori di leader è anche la soluzione per la successione d’impresa che, dopo un imprenditore fondatore e spesso carismatico, può sfidare il tempo e i colossi pronti a comprare rifondandosi su un altro tipo di leadership di metodo ed ugualmente entusiasmante.

Il percorso 2022 sarà proposto secondo vari format, che si prestano a personalizzazioni particolarmente efficaci.

Per informazioni info@praxismanagement.it

 

GAME ON.

Che la personalizzazione abbia inizio!

Dopo l’abbigliamento street wear, le capsule limited edition e i progetti sviluppati negli anni, Ikea ha deciso di lanciare, in collaborazione con ROG (Republic Of Gamers) di Asus, una collezione da veri gamers nel cuore!

Quello del gaming è un mondo del tutto sottovalutato in Italia, lo si ritiene “di nicchia” inconsapevoli del fatto che, dietro agli schermi, si è sviluppata una realtà vastissima di donne e di uomini, di ogni età e nazione, che hanno fatto di una passione un vero e proprio lavoro. 

Trascorrono ore ed ore di fronte ai monitors, sono fanatici del dettaglio, sempre alla ricerca della migliore strategia e del miglior software che li distingua tra i tanti e che li porti sul podio.

Anche i loro strumenti di lavoro sono attentamente studiati: pc altamente performanti, joystick e/o mouse costruiti ad hoc, che farebbero invidia a tantissimi esperti della tecnologia…insomma, per i professionisti del gaming tutto deve essere perfetto e da ora, grazie a -Game on- di Ikea, potranno vantare anche di un ambiente di lavoro esclusivo in cui vivere vere e proprie avventure virtuali!

Questa linea si compone di 6 tipologie di famiglie, con più di 30 prodotti, inclusivi di sedute, scrivanie e tantissimi gadget, con i quali qualunque gamer potrà personalizzare a suo piacere la propria postazione di lavoro. 

Grazie a -Game on- tutto, potrà essere esattamente come ogni gamer l’ha sempre sognato: le periferiche si imporranno al centro della scena fornendo una visione a 360° del gioco, delle chat, degli schemi. Le tensioni del corpo diminuiranno perché anche le sedute, i poggiatesta e gli altri apparecchi saranno versatili.

Per non parlare, poi, dei gadget aggiuntivi: poggia bibita, poggia snack, porta auricolari grazie ai quali fame, sete, rispondere al cellulare non rappresenteranno più una possibile distrazione perché saranno sempre a portata di mano.

Comodità, spazio, economicità e soprattutto personalizzazione, sono gli aggettivi che meglio traducono la nuova linea gaming di Ikea, caratterizzata da un design sobrio ma del tutto efficiente e soprattutto accessibile, capace di rendere il gioco ancora più divertente e… unico!

TRA FOGLIE DI MATCHA E TÈ NERO, SI TORNA A VIAGGIARE

«L’arte di riparare le ferite»

«L’arte di riparare le ferite» o anche quell’arte-terapia che in giapponese viene espressa con il termine kintsugi. Altro non è che una filosofia orientale che prende il suo significato dalla tecnica giapponese di riparare le ceramiche utilizzando frammenti di oro per rimettere insieme i pezzi rotti. Kintsugi significa letteralmente “riparare con l’oro” e rappresenta il biglietto da visita dell’omonima tea room a Torino.

Tra un dolce e una tazza di tè

Il progetto è quello di una ragazza che un paio di anni fa ha aperto una tea room unica nel cuore di Torino. Il nome scelto non è un caso, è l’augurio di potersi ritrovare e ricomporre nonostante tutto, magari proprio attraverso una tazza di tè in compagnia. Ispirandosi al Giappone e alle esperienze vissute, Francesca Alessio decide di portare un po’ di quei luoghi magici a Torino e lo fa, aprendo una tea room unica e dal sapore tutto orientale.

Le creazioni homemade, dai tipici mochi alle japanese cakes, sono delle deliziose espressione dell’arte giapponese.

La prima impressione è quella di aver appena preso l’aereo ed essere arrivato in Oriente, il tutto in soli cinque minuti. Entrando da Kintsugi and cakes si dimentica, per un istante, di essere ancora in Italia e di vivere una pandemia. L’aroma caratteristico del matcha ci accompagna fino al nostro posticino in mezzo al verde, ed ecco che stiamo di nuovo viaggiando senza preoccuparci di varianti e vaccini. Un piccolo mondo, una “ tana del bianconiglio” in cui poter staccare la spina e godersi, sorridenti, un tè caldo e un dolce. 

Matcha come vuoi tu

Il menù è estramemento vario e, a una prima occhiata, viene davvero voglia di provare tutto, soprattutto per chi come me appartiene alla categoria dolce-batte-salato. D’altronde si sa che gli zuccheri fanno tornare il buonumore. Sicuramente il matcha non poteva mancare nella mia scelta ed è per questo che ho scelto la torta al matcha e crumble di cioccolato, scoprendo poi che si tratta proprio del dolce simbolo del locale. Io ho scoperto il locale in inverno, quindi ho deciso di accompagnare la torta con un bel tè nero dello Yunnan aromatizzato con pesche dolci di montagna e rosmarino fresco. Esistono, ovviamente, anche varianti fredde come ad esempio il tè ghiacciato ai mirtilli o latte vegetale, butterfly pea tea, cardamomo e vaniglia Burbon.

Ogni nome sembra una formula magica, l’incantesimo di una creatura dei boschi come d’altronde un po’ tutto da Kintsugi and Cakes.

Ciò che davvero rende speciale questo locale è l’estrema cura per i dettagli, quel tocco delicato ma speciale che rende unico ogni singolo elemento nel menù. Non c’è dolce o bevanda che non sia caratterizzata da un tocco personale: dalle pagliuzze d’oro nella torta al matcha, al fiore rosso della black bonseki. Frutto di passione e amore, la tea room nel cuore di Torino è un luogo che ho avuto il piacere di scoprire perdendomi e, in tal modo, ritrovandomi.

Un piccolo angolo che rende queste giornate meno grigie.

“LA DIVIN RICETTA”

La cultura del cliente in cucina!

Non molto tempo fa lessi un articolo che diceva “ogni paese è come un brand e l’Italia è uno dei brand più importanti al mondo”.

Grazie al progetto “la Divin Ricetta” di Grana Padano quella frase mi è tornata alla mente e, solo oggi, sono riuscita a coglierne l’essenza profonda.

“La Divin Ricetta” è il progetto attraverso cui, l’azienda produttrice di una delle eccellenze culinarie più ricercate del nostro paese, ha voluto celebrare i 700 anni dalla morte del “padre della cultura italiana”, Dante Alighieri.

Si tratta di una miniserie di video che, sulle note di un jingle e di una voce narrante, racconta in terzine dantesche (quasi fossero delle vere e proprie poesie) le ricette di alcuni piatti cardine della cucina italiana, in cui il grana non può mancare.

Attraverso un amalgama di cultura e cucina Made in Italy, questi contenuti multimediali sono in grado di far risaltare, in un modo tutto nuovo, non solo Dante e il Grana Padano, ma la cultura del popolo italiano!

Cultura, si, perché anche il food fa parte della cultura di un popolo, tuttalpiù quando si parla dell’Italia!

Grazie a questi mini-video Grana padano ha trovato una modalità originale per raccontarsi un po’ a tutti: grandi, piccoli, mamme, studenti… e soprattutto ad emozionare, toccando corde del nostro vissuto che ci appartengono e ad esaltare le radici più profonde non di un semplice prodotto, ma di tutti coloro che quotidianamente lo portano sulle loro tavole!

Insomma, sarà per le note dantesche che ognuno di noi ha sentito riecheggiare almeno una volta sui banchi di scuola, o per il jingle di sottofondo e la voce narrante che rimanda ai cantastorie di tempi assai lontani, o semplicemente per la presentazione di piatti che fanno parte della nostra quotidianità… qualunque sia la ragione, dopo aver visto i video l’unica cosa che vien da fare è mettersi ai fornelli e preparare un delizioso piatto del Brand Italia, che abbia come protagonista il Grana Padano! 

 

CREDO IN TE!

La voglia di investire in brand con i nostri stessi valori.

La nostra società è decisamente più attenta alle necessità e ai diritti di tutti. Si percepisce un crescente desiderio di celebrare le diverse sfumature dell’essere umano. Il mondo è fatto da un’infinità di colori, perché rappresentarne solo una parte?

Non è certo un segreto che i consumatori di oggi tendano molto di più a orientare i propri acquisti verso brand che rispecchino i propri valori e il proprio aspetto fisico.

Acquistare un determinato prodotto, ormai non è più solo per mera necessità. Il desiderio nasce dalla voglia di sentirsi appartenente a un determinato gruppo. Ma che accade se i tuoi brand dei sogni non fanno altro che escluderti?

Un po’ come se fosse una persona altezzosa, i brand a volte sembrano suggerirti “Non fai per i nostri prodotti”. Questo perché non si guarda al di là del solo aspetto esteriore. Non basta un bella estetica a vendere un brand, o almeno non oggi.

Ma come fanno a farti sentire escluso?

Nei modi più disparati. A partire dalle pubblicità, magari con soli modelli bianchi, oppure dal sito web con solo modelli molto alti e magri. Facendoci magari sentire “sbagliati” perché lontani esteticamente da quanto da loro proposto a modello.

Per questo motivo, ho sempre avuto il piacere di navigare in siti web come ASOS, nel quale sono presenti modelli in tutte le taglie, con smagliature in evidenza e tatuaggi. Una boccata di libertà!

Ma non è l’unica che in ambito moda si sta adattando a questa nuova necessità. Tra tutti si ricorda anche Zara, la più grande catena del fast fashion. Dopo le critiche ricevute nel 2017 per una campagna curvy, in cui venivano proposte modelle ancora troppo magre, sembra che il colosso si sia reso conto di dover cambiare. Di qui la scelta di assumere Jill Kortleve, modella di 25 anni scelta come prima testimonial curvy.

A confermare questa teoria Sonia Thompson Media Group, un’esperta Customer Experience Strategist. In un’intervista per Forbes afferma che, “per le persone è oggi prioritario spendere i propri soldi a supporto di brand che promuovono valori in cui credono davvero”.

Ritengo che un brand, soprattutto nell’ambito moda, possa fare molto anche per aiutare il diffondersi di messaggi importanti che possano evitare, o perlomeno non incitare, il diffondersi di disturbi alimentari o la cattiva percezione del proprio corpo. Si tratta di una grande responsabilità sociale, soprattutto per i brand che hanno come target i ragazzi più giovani.

THE TREE OF DISCOVERY

880.000 mattoncini Lego al Rockfeller Center

Finalmente, dopo due anni di lavoro, debutta al Rockfeller Center lo store Lego più entusiasmante ed esperienziale di sempre.
Lego desiderava far vivere ai suoi clienti un’esperienza memorabile, che rafforzasse non solo l’amore per il Brand ma di cui si potesse anche parlare a lungo nel tempo. Il Team Lego si è quindi chiesto e ha studiato quali fossero i desideri dei loro clienti e il modo in cui avrebbero potuto esaudirli. Da qui, la nascita di un nuovo Lego store, il primo di una lunga serie.

 

Grazie al nuovo concept di retail, i visitatori non entrano in un semplice negozio ma vengono accolti nel vero e proprio mondo Lego, costituito da modellini 3D che celebrano la cultura locale americana: i taxi, la Statua della Libertà interattiva, Time Square, insieme ai modellini dei supereroi Marvel più in voga di sempre (Spiderman, Thor, Hulk, Iron Man ecc..). Soprattutto Lego ha realizzato dei percorsi esperienziali sorprendenti, che i visitatori hanno il privilegio di poter vivere in prima persona.

È proprio durante i “Lab”, infatti, che grandi e piccoli possono divertirsi insieme, condividendo un’esperienza basata su una modalità di gioco nuova, più moderna, fatta di suoni, luci, modellini Lego virtuali e non, talvolta creati e personalizzati dagli stessi visitatori.

Un nuovo modo di giocare che, però, non abbandona le sue radici e fa sentire il cliente il protagonista assoluto.

A questo proposito, Lego ha predisposto un’area interattiva che soddisfa anche il fan più curioso, permettendogli di vivere il processo di sviluppo di ogni singolo modellino all’interno dello Store: dal mattoncino primario al risultato finale, e di avere addirittura la possibilità di interagire con i relativi designer.

Oltre all’esperienza ludica però, Lego ha voluto mettere in luce altri valori dell’azienda come l’impatto positivo che si impegna ad avere sul futuro del pianeta e sulla società, rappresentato dall’Albero della scoperta, un albero realizzato da 880.000 mattoncini, alto dal pavimento al soffitto e con un tronco arcobaleno luminoso, che nasconde dei tratti che il cliente potrà divertirsi a scoprire.

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