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IL FALLIMENTO E L’ENTUSIASMO: CONTEMPORANEI STRUMENTI PER IL SUCCESSO

Alessandra Carrozza, founder e ceo di Whitebraind, conclude con un racconto davvero sorprendente il libro “Si cresce solo per entusiasmo”, per il quale ha cercato in tutto il mondo immagini suggestive ed evocative del percorso proposto.

Los Angeles, in una strada secondaria della Hollywood Boulevard, dove tutti sono occupati a passeggiare fra le stelle del Cinema, una decina di anni fa ho incontrato lo sguardo di un uomo che chiedeva l’elemosina.
Siamo soliti, in questa circostanza, percepire un susseguirsi di emozioni che vanno dalla rabbia, al dolore, al senso di colpa, al rancore, alla tristezza, all’amarezza, al fastidio.
Verso il mondo, verso la società, verso noi stessi, verso la persona che in quel momento ci fa sentire a disagio, perchè la nostra vita è diversa dalla sua.
Ma quel giorno, quell’uomo, mi ha fatto provare qualcosa di inatteso. Attraverso un gesto semplice mi ha donato un senso di condivisione, di appartenenza, di desiderio di farcela, di accettazione delle difficoltà della vita, della possibilità di sbagliare, della possibilità di ricominciare.
Quell’uomo, simbolo del fallimento, mi ha trasmesso entusiasmo.
Il fallimento e l’entusiasmo sono due contemporanei e complessi strumenti per il successo. È nel 2012 che nasce in Messico il movimento delle “Fuck up night” grazie al desiderio di alcuni giovani imprenditori di ribaltare l’interpretazione negativa del termine fallimento e diffondere l’idea che il fallimento sia uno strumento di apprendimento utile per evolvere.
D’altronde, ce lo hanno sempre detto, sbagliando si impara. Ma quanto il timore di fallire ci rende poco intraprendenti, timorosi, privi di coraggio.


E quanto l’entusiasmo al contrario favorisce la motivazione, la perseveranza, il coraggio.


L’entusiasmo sviluppa agilità emotiva, il cervello ha necessità di entusiasmarsi per alimentare lo stress positivo che limita la demotivazione. L’entusiasta sa che su dieci iniziative dieci falliscono, ma è creatore di possibilità e non si
ferma perché non vede il problema come un ostacolo, ma come una tappa fondamentale dell’apprendimento.
Chiediamoci dunque più spesso, dopo aver letto questo libro, quanto siamo capaci di entusiasmarci nelle nostre imprese e quanto ci limitiamo per timore di fallire.
Ringrazio Mario che mi ha regalato l’entusiasmo per scovare le immagini che ho selezionato per questo testo. Ho immaginato questo libro come uno spazio di edutainment, dove apprendere e riflettere con piacevolezza. Dove ogni riflessione è introdotta da una stanza vuota in cui soffermarsi ad osservare una fotografia che stimola e accompagna la lettura del testo al quale è associata.
Grazie al lettore che si è lasciato ispirare e ha dedicato il suo prezioso tempo all’esplorazione di un tema così controverso.


Questo libro è come quella foto, incolla, supporta, conforta, fa venir voglia di agire.
Mi piace pensare che quell’uomo ce l’abbia fatta a ricominciare.
E ogni mattina, quando esco, guardo la foto nel mio ingresso e sorrido.
Come dice Mario, la vita è una impresa che non fallisce ma fiorisce.

 

E’ possibile acquistare il libro in formato cartaceo e in formato digitale ed e-book.

 

P.H. Credits – Copertina: Alessandra Carrozza, Los Angeles, Apple IPhone 7plus

“MA E’ LEGALE?!”

Luini e il giovane avvocato rampante 

Luini è il forno milanese per eccellenza. Lo è dal 1888 e sempre a Milano in via Santa Redegonda. 
Luini però è diventato Luini quando, nel 1949, Giuseppina Luini, arrivata dalla Puglia e trasferitasi a Milano ha rilevato il forno e ha iniziato a far conoscere i panzerotti, tipica specialità pugliese.
Così sono quasi 75 anni che, da Luini, i milanesi e i turisti nelle adiacenze del Duomo mangiano panzerotti impareggiabili. 
Meta di studenti che marinavano la scuola e che poi hanno tramandato – non raccontandola tutta – ai figli questa sosta per i panzerotti che, merenda aperitivo pranzo o cena che sia, sempre impareggiabili sono.
Non ci si lascia scoraggiare dalla lunghissima coda – per la precisione due, una per ciascun ingresso – perché (altra magia) la decina di addetti del forno sono velocissimi e smaltiscono il pubblico in un lampo mentre, dalle retrovie, il forno fa uscire bancali interi di panzerotti che arrivano al palato sempre bollenti ! 
Troppo buoni! Quando penso a una dipendenza da superare non mi viene in mente nè il fumo, nè l’alcool, nè strane pastiglie ma quel gusto di pomodoro, mozzarella a filamenti e impasto di farina dai quali è difficilissimo staccarsi! 
Martedì 25 luglio, nell’ accostarmi al forno, noto un assembramento più disordinato del solito: non più due lunghe code ordinate ma una quarantina di persone ammassate davanti all’ ingresso scomposte e vocianti …
Mi avvicino … e vedo il tremendo cartello “Luini chiuso per ferie fino al 25 agosto“ . Ma come? E noi? Già in ferie il 25 luglio?!? Ma la città chiude come al solito dopo l’ 8 agosto, come è possibile questa proditoria chiusura? 
La gente si guarda smarrita … forse a Luini conoscono bene l’animo umano e sanno che per farsi apprezzare occorre, ogni tanto e momentaneamente, negarsi: in amore vince chi fugge.
La cosa strana è che la gente, incredula, non se ne va: qualcuno guarda attraverso le inferriate se davvero è tutto chiuso e il cartello non mente. Anche io guadagno la prima fila proprio davanti allo “sciagurato“ cartello … 
Rimango qualche istante anche io come impietrito finché, dal dietro, arriva – vestito di tutto punto – un super elegante giovanotto, certamente un giovane avvocato rampante di qualche fondo d’investimento che ha la sede nei pressi. 
Mi guarda e, con un viso fra lo smarrito e l’indignato, pur avendo letto il cartello, mi chiede “È chiuso?” 
Con fare costernato gli rileggo il cartello: “chiuso per ferie fino al 25 agosto” , accompagnando col dito indice la mia lettura sulla scritta. Con aria seria di chi minaccia ritorsioni mi chiede:
“Ma è legale chiudere Luini al 25 luglio?”
Schermaglie d’amore in Via Santa Redegonda … forse arriverà lettera dell’avvocato … 
Grande Luini!
 
P.S.: chi è assiduo di queste colonne conosce che cosa sia il GLUE, ovvero il piccolo extra che fa crollare di gioia il cliente (stay tuned: a settembre l’uscita della pubblicazione “Chiedimi un GLUE!“). Luini ha trovato il modo di incollare ancor di più il cliente facendogli sentire la sua mancanza: genio!
 
 
 

MITILLA, LA COZZA DI PELLESTRINA

Federico Menetto: “Un Brand destinato ad espandersi ed estendersi”.

All’avvicinarsi dell’estate emergono sempre più vividi nella mente (soprattutto di chi ancora lavora) profumi, colori, sapori ed emozioni che il mare ci regala.

E allora per anticipare l’appagamento, che speriamo diventi reale a breve, in quelle sensazioni così fresche e genuine abbiamo intervistato Federico Menetto, partner di Lorenzo Busetto, fondatore del Brand Mitilla, la cozza di Pellestrina.

Un brand nato da poco che ha fatto della qualità e della tracciabilità gli elementi di forza.

Perché lo sapevate che le cozze non sono tutte uguali?

Tantissimi prodotti hanno dei parametri certificati che ne definiscono la qualità, pensate al vino o al prosciutto o ancora al formaggio, così anche la cozza ha delle caratteristiche specifiche che la possono rendere “ancora più cozza”.

Bastano pochi minuti per scoprirne il segreto:

D. Ma le cozze sono diverse?

R. E’ una illusione pensare che tutte le cozze siano uguali e che non ci sia possibilità di migliorare il processo di accrescimento. Un lavoro di conoscenza e di approfondimento, di ossessione e di test che è stato fatto in tanti settori agricoli (pensate al vino!) ma non nelle cozze!

Questo è il lavoro che abbiamo fatto a Pellestrina, fino a registrare un marchio nel 2019: Mitilla, la cozza di Pellestrina. Da allora 2 tesi, un sacco di riconoscimenti e premi, e soprattutto abbiamo riportato la cozza a tavola.

D. Da commodity la cozza è diventata Brand. Qual è stata la road map che avete seguito?

R. Il prezzo era diventato insostenibile, complice una importazione dall’estero. Abbiamo puntato tutto sulla sostenibilità e tracciabilità, garantendo un prodotto selezionato, superiore e salubre, che rappresenta un territorio. Lavorando proprio sulle tre variabili della sostenibilità economica, sociale e ambientale, spesso ritenute fuffa, sono tre elementi che gli stakeholder riconoscono e premiano. Oggi Mitilla è leader del mercato con il prezzo più alto, accompagnato da un alto standard di qualità, logistica e salubrità. Il lavoro fatto per Mitilla ha costruito valore per tutta la comunità (nel turismo come è stato rilevato in una tesi della Bicocca) e per gli altri produttori.

D. Quali i prossimi step?

R. Perseguire la vision: vogliamo essere, in Italia e in Europa, punto di riferimento della cultura e dell’eccellenza della cozza in primis e degli altri frutti di mare locali, per diventare leader dell’alta gamma creando opportunità per il litorale di Pellestrina di comunicazione e valorizzazione dei micro-produttori locali che conservano tutti i segreti della pesca tradizionale dei molluschi tipici della laguna e del mare. Un brand che potrà estendersi nell’abbigliamento tecnico, nei prodotti trasformati, nel turismo locale. Molto dipenderà dai partner che incontreremo per la nostra strada che ci aiuteranno ad interpretare al meglio la nostra leadership.

Ed è proprio in questa direzione che Mitilla si sta facendo sempre più riconoscere, grazie al coinvolgimento e alla valorizzazione del suo territorio.

Ne è un esempio l’evento che ha riempito la piazza di Malamocco, a Venezia, sabato 22 luglio, dove si è tentato di superare il Guinness World Records della preparazione, cottura e gratinatura al forno di 20.000 cozze.

E quali sono state le cozze in oggetto? Proprio quelle di Mitilla: 20.000+1, record battuto!

 

WATCHING IS GOOD, EATING IS BETTER

From screen to table.

Watching is good, eating is better l’abbiamo sempre pensato, (chi mai preferisce stare solo ad ammirare un piatto e non gustarselo?) ma quando a dirtelo è Netflix in persona, che ha fatto del “watching” un impero, allora diventa tutto ancora più reale.

Così reale che Netflix ha deciso di aprire a Los Angeles un ristorante nel quale si possono trovare i piatti (e gli chef) che si vedono nelle serie televisive o nei programmi culinari che trasmette.

Gli appassionati delle serie Iron Chef, Nadiya Bakes, Nailed It! e Chef’s Table possono ri-immergersi in una esperienza del tutto nuova, dallo schermo alla tavola, trovando i propri chef preferiti che preparano al momento ricette e cocktail conosciuti solo stando sul divano di casa.

E’ questa una trovata geniale che regala ai fan la possibilità di vivere un’esperienza davvero unica potendo ammirare il dietro le quinte dei programmi culinari.

Non a caso le parole utilizzate come slogan di Netflix Bite, Watching e eating, diventano più vive che mai.

Innovare partendo dalla propria promessa è fondamentale per poter continuamente incollare i fan al proprio Brand, e così Netflix, mantenendo la sua promessa – Entertain the world! – è riuscita a farlo.

 

 

 

PIZZA HUT E I NINJA

Una consegna speciale

Il colosso statunitense Pizza Hut, che conta ormai più di 130.000 negozi in 110 Paesi, ne ha pensata un’altra per essere sempre al passo con i ritmi frenetici e innovati della grande mela.

In onore della prossima uscita, ad agosto, di “Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutant Mayhem”, Pizza Hut ha deciso di promuoverne la campagna attraverso la consegna sottoterra della sua pizza.

Nella stazione metropolitana di Union Square a New York, per un periodo di tempo limitato, in quella che sembra una casa immaginaria delle formidabili Tartarughe Ninja, se si manda un messaggio a una linea dedicata con l’emoticon di una tartaruga, si riceve in pochi minuti una pizza calda e fumante direttamente dai ragazzi di Pizza Hut.

La partnership tra Pizza Hut e le tartarughe Ninja dura da tanti anni ormai, ma questa volta la creatività e l’innovazione hanno davvero sorpreso e fatto incollare gli appassionati della pizza americana, e non solo, al loro Brand. 

“Con questa nuova collaborazione, abbiamo voluto rendere omaggio alle origini delle Tartarughe e al loro amore per la pizza, infondendo anche punti di contatto moderni e una visione divertente e creativa delle consegne di pizza, nella vita reale e attraverso i giochi di realtà aumentata“, queste le parole di Lindsay Morgan, chief marketing officer di Pizza Hut.

Non solo la consegna underground ma sono stati anche inventati un packaging per la pizza, rigorosamente a tema cinematografico, e un innovativo gioco in realtà aumentata, chiamato Pizza Power.

Insomma, questa volta Pizza Hut ha voluto fare le cose in grande per le sue tartarughe!

Guarda qui il video dell’iniziativa.

MCDONALD’S VS BURGER KING

Un botta e risposta via ChatGpt

Ancora una volta i due principali player del fast food, McDonald’s e Burger King, utilizzano il “botta e risposta” per fare branding.

Il tutto è partito quando, in Brasile, una delle più famose catene di panini, McDonald’s, ha chiesto alla ChatGpt quale fosse il panino più famoso del mondo. E la pronta risposta è stata che il panino più conosciuto al mondo fosse proprio il Big Mac di McDonald’s.

Non solo, ha continuato, fornendo anche dati aggiuntivi, come ad esempio la ricetta del Big Mac, il numero di negozi che McDonald’s ha in tutto il mondo, altri tipi di panini che si possono trovare a menù.

Da qui l’idea di McDonald’s di proporre una campagna pubblicitaria che ricalcasse lo slogan I’m lovin’it con A.I. Lovin’it. (guarda qui)

Appena saputa la notizia i cugini Burger King non si sono fatti intimidire.

“ChatGpt, quale è il panino più grande al mondo?”

Ecco allora che la risposta non si fa attendere: “il panino più grande del mondo è il Whopper!”

E così, dopo poche ore, è apparso proprio di fianco al cartellone pubblicitario di McDonald’s quello di Burger King.

Questo è stato il primo caso di campagna pubblicitaria firmata direttamente a nome ChatGpt e che ha rinforzato entrambi i player nella loro strategia di branding.

Staremo a vedere se qualche altro marchio prenderà spunto da questa storia a suon di…chat!

Una vita “All in One”

«Il tempo è denaro».

«Il tempo è denaro». Si tratta di una frase che sentiamo molto spesso e che probabilmente siamo i primi a dire, rispondendo a quel bisogno assillante di fare tutto, di provare tutto o, meglio ancora, di essere tutto. Si, perché in una società in cui il motto è ormai quello di “appareo ergo sum”, ogni istante di questo prezioso tempo è rivolto alla piena affermazione del sé. Un mostrare noi stessi che, il più delle volte, tiene maggior conto della quantità che della qualità.

Parola d’ordine? Minimalism

Qualcuno potrebbe affermare, senza tra l’altro sbagliarsi del tutto, che la necessità di riduzione derivi, anche, da una maggiore attenzione al Pianeta, agli sprechi e al superfluo. Una chiamata al minimalismo che abbraccia molteplici campi d’interesse, dalla skincare ai viaggi, e che rifiuta i fronzoli e tutto ciò che risulta in più. Un minimalismo che ambisce alla funzionalità, senza perdere l’efficacia, ma che rischia sempre più di spersonalizzarsi. Eliminare ciò che è in più, però, significa anche eliminare ciò che distingue un prodotto da un altro o un’esperienza da un’altra cadendo così vittima dell’omologazione.

La contraddizione è dietro l’angolo, dato che viviamo in tempi in cui la personalità viene quasi idolatrata ma poi non se ne distingue l’una dall’altra. 

Come abbiamo già detto sono efficacia e funzionalità le neccessità principali dietro le formule all-in-one. Dal prodotto e/o dall’esperienza si richiede che dia il massimo ma sotto una veste compattata, che sia una crema viso e primer o un pacchetto vacanze all-inclusive. Ne deriva quindi che, il terzo elemento principale che si accompagna ai primi due sopracitati, non può che essere la velocità. Se il tempo è denaro, allora tutto deve essere subito.

Dalla skincare ai viaggi passando per Netflix

Se da un lato la skincare routine occidentale degli ultimi mesi è sempre più influenzata dal famoso modello coreano (il quale prevede ben 10 step da seguire meticolosamente secondo l’dea di sovrapposizione), dall’altro la volontà al minimalismo si fa prepotentemente avanti. Ecco quindi, per esempio, che nel panorama skincare spuntano fuori i prodotti «ibridi», in grado di assolvere a molteplici funzioni: creme viso miracolose in grado di liftare, illuminare e fare anche da primer; sieri viso formulati con diversi ingredienti al loro interno; blush che fanno anche da rossetti, che fanno anche da ombretti.

L’idea è quella di un beauty case multitasking in cui siano presenti pochi prodotti, chiamati ad assolvere diverse funzioni, ma fino a che punto?

Del resto questa è solo la punta dell’iceberg. La formula all-in-one è molto più evidente in chi ha spianato la strada nel suo ambito, ovvero Netflix. La piattaforma streaming più famosa al mondo rappresenta l’emblema stesso di quella urgenza impellente dell’avere tutto nel minor tempo possibile. Sono finiti i tempi in cui si aspettata l’episodio settimanale, in cui si decideva magari il film da andare a vedere al cinema (tranne per quella fetta di immortali nostalgici), adesso la scelta è a portata di click. Mai come durante la pandemia, Netflix ha mostrato la sua influenza su questa frenetica e insaziabile società. Le serie tv non si guardano, si binge-watchano, addirittura la nuova funzione della piattaforma è quella di riproduzione casuale in base alla tue preferenze.

Eccoci, quindi, distesi comodamente sul divano mentre mangiamo il nostro piatto pronto, davanti a un televisore che decide per noi cosa guardare. Magari potremmo pensare a dove andare questo Capodanno, tra i pachetti all-inclusive a disposizione si capisce. 

LA MODA DELLE SELFIE ROOM

Luoghi e tempi sommersi per confezionare un’esperienza

Un tempo scattavamo le foto per conservare un momento indimenticabile, congelarlo, per poterlo rivivere nel tempo e ritornare ad emozionarci nel ricordo di un preciso istante della nostra vita.

Oggi la dinamica si è capovolta! Scattiamo centinaia di selfie e, molto spesso, lasciamo scorrere via quell’emozione per inseguire lo scatto perfetto!

Lo sanno bene gli amanti dei contenuti social e gli aspiranti influencer, i quali condizionano le loro scelte di acquisto e consumo per trovare lo spazio ideale per i propri contenuti acchiappa like.

Da oggi la ricerca sarà più semplice! Nascono, in Italia, i primi spazi dedicati esclusivamente agli autoscatti, un luogo dove è possibile dar libero sfogo alla propria fantasia nello scattare selfie e realizzare video da pubblicare sui social o da conservare nel cassetto dei ricordi.

La prima Selfie Room italiana

A Milano, su ispirazione della Selfie Factory di Londra e della Kiev Selfie Room, il fotografo Federico Lamastra ha dato vita alla prima Selfie Room italiana, uno spazio di 200 metri quadrati dedicato alla produzione di scatti unici. Quindici diversi stanze, sfondi, angoli destinati ad offrire 15 diverse esperienze: dalla piscina piena di palline colorate e gonfiabili, al letto in verticale sulla parete, fino all’angolo multicolor dove poter giocare con un gigante orso di peluche.

Il progetto si rivolge non solo ai professionisti del settore (influencer, instagrammer o tiktoker), ma a chiunque abbia il desiderio di trascorrere un’ora immerso in mondi paralleli e surreali, lasciando libero spazio alla fantasia.

Reinterpretazione dell’arte

Anche Firenze non resiste alla moda dei selfie, ma la rivoluziona, elevandola ad arte e dedicando ad essa una mostra, organizzata come un labirinto e composta da oltre 50 stanze e più di 70 installazioni, ognuna delle quali è stata firmata da un artista diverso e pensata per essere fotografata, concepita come arte accessibile e condivisibile.

Oltre 1000mq dedicati alla reinterpretazione creativa dell’arte e della cultura di ogni epoca e stile, con installazioni immersive e scenari realizzati da oltre 400 artisti da tutto il mondo.

Lo scopo della mostra Selfie Museum è, infatti, quello di coinvolgere in prima persona il visitatore, rendendolo, parallelamente, autore e soggetto dell’opera: sarà, infatti, lui stesso a trovare creativamente una propria collocazione negli spazi e lui stesso che deciderà la prospettiva attraverso la quale raccontare al meglio il suo scatto. Di delinea un nuovo modo di vivere l’arte!

Realtà su misura

Infine, a Torino, ci sono le Kit Rooms: la prima realtà in grado di soddisfare qualsiasi necessità di un content creator tramite nove layout preimpostati oppure ambienti personalizzati. Un vero studio cinematografico per intenderci! Esso, infatti, integra anche la possibilità di usufruire della professionalità di fotografi e videomaker, assicurando contenuti altamente professionali. 

 

Addentrarsi in uno di questi luoghi è un po’ come vivere tantissime esperienze parallele, ma non viverne realmente nessuna. L’effetto WOW non manca, ma l’emozione dov’è?!

Mentre la foto “vera” cattura la realtà mostrandone il volto più sorprendente, questa “messa in scena” cerca di riprodurre una realtà immobile, controllata, specchio di una società dove la spontaneità è in via di estinzione.

Quello che manca, è l’imprevisto e, come dice Montale nella sua poesia “Prima del viaggio”, un imprevisto è la sola speranza. Ecco cosa, forse, manca!

 

IMMERSIONE PHYGITAL TRA AUTO E DATI

BMW definisce il futuro del retail automobilistico

Tracciare un nuovo percorso, una nuova strada. Lasciare una nuova impronta.

È questa la nuova missione dell’Urban Store BMW che, con il rinnovo del suo showroom romano, è pronto a proiettare i suoi visitatori verso il futuro del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza di acquisto interattiva e immersiva. In una parola “phygital”.

Un ambiente molto lontano dalla classica concessionaria impressa nella nostra mente: salotti informali al posto delle classiche scrivanie, video personalizzati e la presenza umana del Product Genius, figura dedicata al supporto del cliente in tutte le fasi dell’esperienza.

VIDEO: BMW Roma su Instagram: “Il futuro che sognavi è ora presente ⚡ VIENI A VEDERE IL FUTURO CON I NOSTRI OCCHI. Ti aspettiamo nel Nuovo BMW Roma Urban Store in Via…”

Nella strategia dell’azienda, infatti, emerge un forte desiderio di valorizzare l’interazione con i visitatori dello showroom attraverso la costruzione di un vero e proprio percorso (journey) strutturato in cinque differenti fasi:

Benvenuto: all’ingresso il cliente è accolto dal Genius Product che introduce il cliente al percorso raccogliendo le sue esplicite richieste, analizzando i suoi bisogni e le sue aspettative.

Ma per chi ha le idee già chiare o, semplicemente, preferisce muoversi in autonomia, non manca la possibilità di collegarsi al configuratore interattivo attraverso un ledwall.

Consultazione: il consulente, dopo aver intercettato le esigenze del cliente, propone il prodotto più idoneo, mostrandogli le diverse caratteristiche grazie anche al supporto dell’ecosistema IT e all’utilizzo di sensori di prossimità installati a soffitto, collegati a tre diversi monitor, i cui contenuti – al passaggio del cliente – cambieranno proiezione, illustrando differenti contenuti di prodotto.

Test drive: è il momento della Test Drive Experience, anche nella modalità Test Drive@Home, per ricevere il veicolo in prova direttamente a casa.

Offerta: in questa fase il Genius Product coinvolge il Sales Advisor, ovvero il consulente commerciale puro nel termine, pronto ad accogliere il cliente in autentico salottino e, partendo dalla configurazione iniziale del Genius, condividerà al cliente l’offerta finale con il pacchetto di servizi, aggiungendo gli optional, le opzioni di ricarica e i servizi finanziari e formalizzando l’offerta finale.

Consegna: anche l’atto finale risulta diverso, perché la consegna avviene nel Luxury Delivery Hub del St. Regis Hotel o attraverso il servizio di Delivery@Home, cioè a casa.

In questo modo il BMW Group punta a distinguersi nel mercato del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza indimenticabile per il cliente e un capitale umano competitivo alimentato dai dati e dalla tecnologia.

 

“L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia – ha modificato molti aspetti della nostra vita. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse opportuno mettere ancor più il cliente al centro con le sue nuove esigenze, motivazioni ed incertezze. […] Ma per farlo abbiamo bisogno di intuizioni e tecnologie guidate dai dati, oltre che dalla giusta mentalità del nostro personale. La corretta raccolta e lettura dei dati ci consentirà di capire quali siano le reali aspettative dei Clienti per offrire loro soluzioni non generiche, personalizzate, verticali, allineate alle loro necessità di mobilità”.

Si fa presto a parlare di “Customer Experience”, ma oggi le aziende operano in un contesto in cui le aspettative dei clienti stanno evolvendo più rapidamente rispetto alla loro capacità di definire un’esperienza in grado di soddisfarle.

La conoscenza dei bisogni e delle aspettative dei clienti deve essere la priorità, posta al centro dei processi decisionali.

Questo significa che e strutture devono essere sufficientemente agili e flessibili per reagire velocemente ai cambiamenti in atto e per adattarsi costantemente ai nuovi standard qualitativi emergenti.

Per farlo abbiamo bisogno di dati affidabili, da utilizzare in modo consapevole, da trasformare in informazioni utili per prendere le migliori scelte strategiche per la nostra azienda!

RETAILERS: notizie dagli USA che fan pensare

È sempre vero che i trend negli USA anticipano quelli europei? Sembra proprio di sì, anche se, avvertono autorevoli studi che affermano come l’anticipo dei trend in USA riguarderebbe una manciata di mesi e non più di anni.

Abbigliamento sportivo up

Continua l’affollamento di nuovi brand dedicati all’abbigliamento sportivo, un segmento in crescita e non ritenuto saturo, complice l’esplosione dell’abbigliamento sportivo durante il lock down.

Il marchio Active Wear ha ricevuto 400 milioni di dollari di investimento da Soft Bank Vision Fund per aprire 100 nuovi negozi fisici. Ispirato alla California del sud, Active Wear arriverà a Londra la prossima primavera e, a seguire, in tutti i paesi dell’Europa occidentale.

Con la sua “promessa” di eliminazione di carbone e dell’80% della plastica nella sua catena entro il 2022, alla Active Wear sono convinti si apra un periodo entusiasmante di crescita nel quale l’abbigliamento sportivo “evolverà” il proprio ambito per arricchire uno stile di vita quotidiano.

Il cliente, che mistero!

Mentre le agenzie più accreditate del mondo studiano i trend di questa (prossima) nuova era post covid, i clienti continuano a pensare e a comportarsi con la loro testa in barba alle previsioni. Infatti, nonostante la maggior parte delle previsioni parlasse di un settembre disastroso, le vendite al dettaglio, in USA, sono in crescita nuovamente dell’ 11%, nonostante l’aumento dei prezzi, l’interruzione della catena di approvvigionamento, la variante Delta e la fine dei sussidi di disoccupazione.

Vacanze di Natale ed eventi su Instagram per la generazione Z

Secondo Bright Pearl il 68% dei giovani della generazione Z pianifica di utilizzare canali di spesa non tradizionali, per tutto ciò che ruota attorno al Natale. Instagram, con il 77% delle preferenze, sarà il canale più utilizzato.

Autenticazione piattaforma e-commerce: un disastro l’autenticazione.

L’86% dei consumatori americani intervistati da Expectation Vs Reality at the Log Inn ha abbandonato carrelli e iscrizioni ad eventi a causa del fatto che il processo di autenticazione è “troppo arduo” o “lungo”.

Si prevede quindi un aumento degli “abbandoni” anche in Europa nel prossimo futuro che, per ora, registra il 40% nel Regno Unito, Germania 25%, Francia 40%. Clienti sempre più esigenti!

Il tutto, ricordiamolo, riguarda solo il processo di autenticazione!

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