Se il pubblico non può andare alla Scala, allora è la Scala ad andare a casa del suo pubblico
Il Teatro alla Scala è una vera e propria fabbrica di cultura. Dato il momento storico che stiamo vivendo è costretta a rivoluzionare la propria proposta. Così, mentre molti italiani si trovano in Smart Working anche la Scala prosegue le proprie attività, facendo procedere in modo “Smart”, da casa, concerti ed esibizioni. In particolare, il coro delle voci bianche dell’Accademia della Scala, un’eccellenza a livello mondiale, ha proposto l’inno d’Italia unendo in un unico video numerosi ragazzi che intonano le diverse strofe, attraverso i propri dispositivi mobili.
L’inno d’Italia in questi giorni accompagna ed unisce un popolo che è colpito da una crisi senza precedenti. Ma in un momento così particolare l’inno è un grido di solidarietà e di speranza. Offre a tutti quello che nessuna donazione sarebbe in grado di offrire: unisce un popolo.
Così la Scala è costretta, in virtù della circostanza creatasi, a dover cambiare la propria proposta culturale. Un soft power emerge nella capacità di creare coesione, sfruttando la potenza del proprio brand. La cultura è un mondo che, in termini economici, non sarebbe in grado di offrire grandi risorse per poter costruire nuovi reparti e donare apparecchiature agli ospedali. Ma non smette di utilizzare i propri mezzi potenti per offrire esperienze uniche anche in periodi di crisi.
Si potrebbe dire, in un certo senso, che anche se temporaneamente le persone non possono andare alla Scala, allora è la Scala che bussa alla porta delle case, sia dei propri artisti, che del proprio pubblico.
Pertanto, il Teatro alla Scala, in collaborazione con RaiPlay e Rai5 a partire dal giorno 23 marzo, predisporrà un palinsesto per offrire al pubblico degli appassionati 30 spettacoli… uno al giorno… registrati tra il 2008 ed il 2019. Inoltre, a partire dal 6 aprile, per quattro settimane consecutive, trasmetterà un’opera al giorno su Rai5, alle 10.00, ed ogni mercoledì un’opera alle 21.15.
Come la Scala, tanti musei hanno aperto al pubblico del web le proprie porte, e la cultura, ancora una volta, viene utilizzata come strumento di coesione sociale. Ma il video dell’inno delle voci bianche ha qualcosa in più da dire a me e a tutti noi “clienti della cultura”. Non è solo un portarci nelle case l’inno di Mameli, non è solo una trovata geniale. È un inno di speranza che viene cantato dai ragazzi a tutti i “grandi”. È il segno che quei ragazzi, che noi crediamo ancora ingenui, hanno qualcosa da dire a tutto il popolo italiano. Oggi il senso di unità all’interno della Nazione si credeva perso, ed invece i ragazzi ci fanno vedere l’unità nella distanza. È questa “distanza” che ci sorprende… come sia possibile restare uniti e darsi coraggio anche nella distanza. Si spalanca così anche per tutti noi che siamo a casa un’altra possibilità, non solo tentare di iniziare la giornata con la speranza, ma ci viene proposto di essere protagonisti, pur nella distanza, di un motore pulsante di una nazione che non ha intenzione di essere sconfitta. L’inno d’Italia è l’inno della resilienza di tutti noi, l’inno di tutti coloro che desiderano promuovere la cultura come base solida ed essenziale di un popolo, e a ricordarcelo sono i ragazzi.
Proporre ai ragazzi di essere protagonisti del video è uno strumento efficace per affermare che la cultura non è “cosa” passata, non è “roba” da vecchi. La cultura è per tutti. È un modo per rincuorare anche le persone più anziane, gli amanti della “vecchia guardia” che sono assidui frequentatori del Teatro alla Scala. Ora sanno di poter contare su un popolo di giovani appassionati che dimostrano di avere le mani salde sul timone. Nonostante i tempi li costringano a rimanere a casa, la cultura non si ferma ed i giovani sono i protagonisti. Quegli stessi giovani, una volta usciti dalla quarantena, non vedranno l’ora, come me, di poter andare alla Scala per tornare a provare i brividi sulla pelle nel sentire l’opera, le canzoni liriche e vedere danzare ballerini fuoriclasse. Propongo pertanto di guardare questo video commovente, che mi ha fatto sentire più vicino a tutti gli italiani che, come me, stanno vivendo chiusi in casa. Mi sono sentito più vicino alla mia famiglia, ai miei amici, ai medici e agli ammalati. Sono grato al Teatro alla Scala di avermi ricordato di non essere da solo e di essere ancora capace di stupirmi di fronte alla bellezza della cultura, fonte inesauribile di speranza e sogni.