INNOVARE, OVVERO APPRENDERE. MA COME?

Impara dove sei già forte, non uscire dalla comfort-zone: parola di neuroscienziati.

I punti di forza di ciascuno sono le sue aree di sviluppo.

Recentemente, sono state pubblicate alcune importanti scoperte nel campo dell’apprendimento. In primo luogo, si è arrivati a capire che, neurologicamente, si cresce di più nelle aree di maggiore abilità (i punti di forza di ciascuno sono le sue aree di sviluppo). Il cervello continua a implementarsi per tutta la vita, ma in ogni persona lo fa in modo diverso. A causa del patrimonio genetico e delle particolarità dell’ambiente della prima infanzia, il cablaggio del cervello di ciascun individuo è assolutamente unico. Alcune parti di esso hanno “cespugli” fittissimi di connessioni sinaptiche, mentre altri sono molto meno densi e questi modelli sono diversi da una persona all’altra.

Imparare è costruire su modelli unici già presenti in ciascun individuo. 

Secondo la Scienza del cervello, le persone crescono molto più in neuroni e connessioni sinaptiche dove hanno già il maggior numero di neuroni e connessioni sinaptiche. In altre parole, ogni cervello cresce dove è più forte. Come ha memorabilmente descritto Joseph Le Doux, professore di neuroscienze alla New York University, “Le connessioni aggiunte sono più simili a nuove gemme su un ramo, piuttosto che a nuovi rami”. Attraverso questa lente, l’apprendere assomiglia molto a un costruire, a poco a poco, su modelli unici presenti in ogni persona. Questo significa che per imparare si devono sfruttare e comprendere i modelli di apprendimento che ciascuno ha a disposizione come patrimonio del proprio cervello e non applicare modelli di chiunque altro.

Concentrare le persone sui loro difetti non permette di apprendere, li danneggia.

Il modo migliore per far crescere una persona sarà dunque quello di attirare l’attenzione sui suoi punti di forza, mentre l’attenzione alle sue debolezze lo soffocherà. L’imparare infatti avviene quando vediamo come possiamo fare qualcosa di meglio, aggiungendo nuove sfumature o ampliamenti alla nostra comprensione. L’apprendimento si basa sulla nostra comprensione di ciò che stiamo facendo bene, non su ciò che stiamo facendo male, e certamente non sul senso di qualcun altro di ciò che stiamo facendo male. E in secondo luogo, impariamo di più quando qualcun altro presta attenzione a ciò che funziona dentro di noi e ci chiede di coltivarlo in modo intelligente.

Le nostre comfort-zone celebrali sono i luoghi dell’apprendimento.

Ci viene spesso detto che la chiave per imparare è uscire dalle nostre zone di benessere, ma questi risultati contraddicono questa affermazione: se una persona viene portata molto lontano dalle sue zone di benessere il suo cervello smetterà di prestare attenzione a qualcosa di diverso dal sopravvivere all’esperienza. È dunque evidente che impariamo di più nelle nostre zone di comfort, perché è lì che i nostri percorsi neurali sono più concentrati. Ed è sempre lì dove siamo più aperti alle possibilità, più creativi, perspicaci e produttivi. È qui che il feedback impatta utilmente i nostri flussi di apprendimento.

Il modo migliore di far eccellere una persona è sottolineare quello che di buono fa.

Il vero aiuto che ciascun capo può dare alle persone del suo team, non sono dunque feedback a partire dal suo punto di vista, dal suo modello di apprendimento, ma ogni volta che vedrà uno dei suoi uomini fare qualcosa che ha funzionato, che lo ha stupito, dovrà fermarsi per un minuto e metterlo in evidenza. Aiutando in questo modo tutti i membri del team a riconoscere l’eccellenza, dicendo: “Questo! Sì, questo” – sta offrendo alla persona la possibilità di farsi un’idea; sta evidenziando un modello che è già lì dentro di lei in modo che lei possa riconoscerlo, ancorarlo, ricrearlo e perfezionarlo. Questo è imparare.

Partire da quello che di positivo già c’è, riconoscerlo, incoraggiarlo e farlo presente a tutti.

Fonte: THE FEEDBACK FALLACY, Marcus Buckingham, Ashely Goodall. (HARVARD BUSINESS REVIEW PRESS)