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Era del cliente

LA MODA DELLE SELFIE ROOM

Luoghi e tempi sommersi per confezionare un’esperienza

Un tempo scattavamo le foto per conservare un momento indimenticabile, congelarlo, per poterlo rivivere nel tempo e ritornare ad emozionarci nel ricordo di un preciso istante della nostra vita.

Oggi la dinamica si è capovolta! Scattiamo centinaia di selfie e, molto spesso, lasciamo scorrere via quell’emozione per inseguire lo scatto perfetto!

Lo sanno bene gli amanti dei contenuti social e gli aspiranti influencer, i quali condizionano le loro scelte di acquisto e consumo per trovare lo spazio ideale per i propri contenuti acchiappa like.

Da oggi la ricerca sarà più semplice! Nascono, in Italia, i primi spazi dedicati esclusivamente agli autoscatti, un luogo dove è possibile dar libero sfogo alla propria fantasia nello scattare selfie e realizzare video da pubblicare sui social o da conservare nel cassetto dei ricordi.

La prima Selfie Room italiana

A Milano, su ispirazione della Selfie Factory di Londra e della Kiev Selfie Room, il fotografo Federico Lamastra ha dato vita alla prima Selfie Room italiana, uno spazio di 200 metri quadrati dedicato alla produzione di scatti unici. Quindici diversi stanze, sfondi, angoli destinati ad offrire 15 diverse esperienze: dalla piscina piena di palline colorate e gonfiabili, al letto in verticale sulla parete, fino all’angolo multicolor dove poter giocare con un gigante orso di peluche.

Il progetto si rivolge non solo ai professionisti del settore (influencer, instagrammer o tiktoker), ma a chiunque abbia il desiderio di trascorrere un’ora immerso in mondi paralleli e surreali, lasciando libero spazio alla fantasia.

Reinterpretazione dell’arte

Anche Firenze non resiste alla moda dei selfie, ma la rivoluziona, elevandola ad arte e dedicando ad essa una mostra, organizzata come un labirinto e composta da oltre 50 stanze e più di 70 installazioni, ognuna delle quali è stata firmata da un artista diverso e pensata per essere fotografata, concepita come arte accessibile e condivisibile.

Oltre 1000mq dedicati alla reinterpretazione creativa dell’arte e della cultura di ogni epoca e stile, con installazioni immersive e scenari realizzati da oltre 400 artisti da tutto il mondo.

Lo scopo della mostra Selfie Museum è, infatti, quello di coinvolgere in prima persona il visitatore, rendendolo, parallelamente, autore e soggetto dell’opera: sarà, infatti, lui stesso a trovare creativamente una propria collocazione negli spazi e lui stesso che deciderà la prospettiva attraverso la quale raccontare al meglio il suo scatto. Di delinea un nuovo modo di vivere l’arte!

Realtà su misura

Infine, a Torino, ci sono le Kit Rooms: la prima realtà in grado di soddisfare qualsiasi necessità di un content creator tramite nove layout preimpostati oppure ambienti personalizzati. Un vero studio cinematografico per intenderci! Esso, infatti, integra anche la possibilità di usufruire della professionalità di fotografi e videomaker, assicurando contenuti altamente professionali. 

 

Addentrarsi in uno di questi luoghi è un po’ come vivere tantissime esperienze parallele, ma non viverne realmente nessuna. L’effetto WOW non manca, ma l’emozione dov’è?!

Mentre la foto “vera” cattura la realtà mostrandone il volto più sorprendente, questa “messa in scena” cerca di riprodurre una realtà immobile, controllata, specchio di una società dove la spontaneità è in via di estinzione.

Quello che manca, è l’imprevisto e, come dice Montale nella sua poesia “Prima del viaggio”, un imprevisto è la sola speranza. Ecco cosa, forse, manca!

 

IMMERSIONE PHYGITAL TRA AUTO E DATI

BMW definisce il futuro del retail automobilistico

Tracciare un nuovo percorso, una nuova strada. Lasciare una nuova impronta.

È questa la nuova missione dell’Urban Store BMW che, con il rinnovo del suo showroom romano, è pronto a proiettare i suoi visitatori verso il futuro del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza di acquisto interattiva e immersiva. In una parola “phygital”.

Un ambiente molto lontano dalla classica concessionaria impressa nella nostra mente: salotti informali al posto delle classiche scrivanie, video personalizzati e la presenza umana del Product Genius, figura dedicata al supporto del cliente in tutte le fasi dell’esperienza.

VIDEO: BMW Roma su Instagram: “Il futuro che sognavi è ora presente ⚡ VIENI A VEDERE IL FUTURO CON I NOSTRI OCCHI. Ti aspettiamo nel Nuovo BMW Roma Urban Store in Via…”

Nella strategia dell’azienda, infatti, emerge un forte desiderio di valorizzare l’interazione con i visitatori dello showroom attraverso la costruzione di un vero e proprio percorso (journey) strutturato in cinque differenti fasi:

Benvenuto: all’ingresso il cliente è accolto dal Genius Product che introduce il cliente al percorso raccogliendo le sue esplicite richieste, analizzando i suoi bisogni e le sue aspettative.

Ma per chi ha le idee già chiare o, semplicemente, preferisce muoversi in autonomia, non manca la possibilità di collegarsi al configuratore interattivo attraverso un ledwall.

Consultazione: il consulente, dopo aver intercettato le esigenze del cliente, propone il prodotto più idoneo, mostrandogli le diverse caratteristiche grazie anche al supporto dell’ecosistema IT e all’utilizzo di sensori di prossimità installati a soffitto, collegati a tre diversi monitor, i cui contenuti – al passaggio del cliente – cambieranno proiezione, illustrando differenti contenuti di prodotto.

Test drive: è il momento della Test Drive Experience, anche nella modalità Test Drive@Home, per ricevere il veicolo in prova direttamente a casa.

Offerta: in questa fase il Genius Product coinvolge il Sales Advisor, ovvero il consulente commerciale puro nel termine, pronto ad accogliere il cliente in autentico salottino e, partendo dalla configurazione iniziale del Genius, condividerà al cliente l’offerta finale con il pacchetto di servizi, aggiungendo gli optional, le opzioni di ricarica e i servizi finanziari e formalizzando l’offerta finale.

Consegna: anche l’atto finale risulta diverso, perché la consegna avviene nel Luxury Delivery Hub del St. Regis Hotel o attraverso il servizio di Delivery@Home, cioè a casa.

In questo modo il BMW Group punta a distinguersi nel mercato del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza indimenticabile per il cliente e un capitale umano competitivo alimentato dai dati e dalla tecnologia.

 

“L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia – ha modificato molti aspetti della nostra vita. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse opportuno mettere ancor più il cliente al centro con le sue nuove esigenze, motivazioni ed incertezze. […] Ma per farlo abbiamo bisogno di intuizioni e tecnologie guidate dai dati, oltre che dalla giusta mentalità del nostro personale. La corretta raccolta e lettura dei dati ci consentirà di capire quali siano le reali aspettative dei Clienti per offrire loro soluzioni non generiche, personalizzate, verticali, allineate alle loro necessità di mobilità”.

Si fa presto a parlare di “Customer Experience”, ma oggi le aziende operano in un contesto in cui le aspettative dei clienti stanno evolvendo più rapidamente rispetto alla loro capacità di definire un’esperienza in grado di soddisfarle.

La conoscenza dei bisogni e delle aspettative dei clienti deve essere la priorità, posta al centro dei processi decisionali.

Questo significa che e strutture devono essere sufficientemente agili e flessibili per reagire velocemente ai cambiamenti in atto e per adattarsi costantemente ai nuovi standard qualitativi emergenti.

Per farlo abbiamo bisogno di dati affidabili, da utilizzare in modo consapevole, da trasformare in informazioni utili per prendere le migliori scelte strategiche per la nostra azienda!

RETAILERS: notizie dagli USA che fan pensare

È sempre vero che i trend negli USA anticipano quelli europei? Sembra proprio di sì, anche se, avvertono autorevoli studi che affermano come l’anticipo dei trend in USA riguarderebbe una manciata di mesi e non più di anni.

Abbigliamento sportivo up

Continua l’affollamento di nuovi brand dedicati all’abbigliamento sportivo, un segmento in crescita e non ritenuto saturo, complice l’esplosione dell’abbigliamento sportivo durante il lock down.

Il marchio Active Wear ha ricevuto 400 milioni di dollari di investimento da Soft Bank Vision Fund per aprire 100 nuovi negozi fisici. Ispirato alla California del sud, Active Wear arriverà a Londra la prossima primavera e, a seguire, in tutti i paesi dell’Europa occidentale.

Con la sua “promessa” di eliminazione di carbone e dell’80% della plastica nella sua catena entro il 2022, alla Active Wear sono convinti si apra un periodo entusiasmante di crescita nel quale l’abbigliamento sportivo “evolverà” il proprio ambito per arricchire uno stile di vita quotidiano.

Il cliente, che mistero!

Mentre le agenzie più accreditate del mondo studiano i trend di questa (prossima) nuova era post covid, i clienti continuano a pensare e a comportarsi con la loro testa in barba alle previsioni. Infatti, nonostante la maggior parte delle previsioni parlasse di un settembre disastroso, le vendite al dettaglio, in USA, sono in crescita nuovamente dell’ 11%, nonostante l’aumento dei prezzi, l’interruzione della catena di approvvigionamento, la variante Delta e la fine dei sussidi di disoccupazione.

Vacanze di Natale ed eventi su Instagram per la generazione Z

Secondo Bright Pearl il 68% dei giovani della generazione Z pianifica di utilizzare canali di spesa non tradizionali, per tutto ciò che ruota attorno al Natale. Instagram, con il 77% delle preferenze, sarà il canale più utilizzato.

Autenticazione piattaforma e-commerce: un disastro l’autenticazione.

L’86% dei consumatori americani intervistati da Expectation Vs Reality at the Log Inn ha abbandonato carrelli e iscrizioni ad eventi a causa del fatto che il processo di autenticazione è “troppo arduo” o “lungo”.

Si prevede quindi un aumento degli “abbandoni” anche in Europa nel prossimo futuro che, per ora, registra il 40% nel Regno Unito, Germania 25%, Francia 40%. Clienti sempre più esigenti!

Il tutto, ricordiamolo, riguarda solo il processo di autenticazione!

LEADER CHE CREANO LEADER

Introduzione al percorso 2022

Alla fine di ogni anno mi piace fare un resoconto di quanto ho imparato nel corso dei mesi appena passati (leggi qui Le 3 cose che ho imparato quest’anno). Per fare questo, mi aiuta molto tornare su scambi e confronti avuti con dirigenti e professionals su quale sia stato l’episodio lavorativo più entusiasmante da loro vissuto.

Fa riflettere il fatto che molto spesso ricevo risposte assai datate: occorre andare indietro di un buon numero di anni per trovare l’esperienza da incorniciare come “epica” o “memorabile”.

In certe realtà, invece, alla stessa domanda noto l’imbarazzo della scelta nella risposta, tante sono le esperienze entusiasmanti che si stanno vivendo “qui ed ora”.

Se si approfondiscono le differenze fra le prime realtà d’impresa e le seconde, si nota facilmente che nelle seconde sono presenti leader capaci di creare altri leader!

Persone che hanno il potere, più ancora che quello di farsi ammirare per la loro bravura, di far sentire importanti quelli che lavorano con loro.

“Quando incontro un bravo manager” – mi ha detto una giovanissima piena di talento – “penso quanto sia importante lui per l’azienda, quando incontro un leader esco dal meeting pensando quanto sono importante io!”

Ciascuno di noi è invitato a farsi la domanda, che implicitamente ci rivolge questa ragazza, su quale tipo di persona desideriamo essere per coloro che lavorano con noi.

Questi leader che creano leader desiderano davvero “lanciare” le persone che lavorano con loro, sembrano conoscere la chiave – sempre diversa – per tirare fuori il meglio dalla gente. Essi partono da una pre-stima per la quale credono che ogni persona abbia un suo carisma particolare, una caratteristica peculiare, un “pallino” esagerato che può essere valorizzato per un bene comune.

La cosa interessante è che sembrano fare così per… sopravvivenza prima ancora che per nobiltà d’animo: sanno che se non mobilitano genio collettivo, ben difficilmente riusciranno a entusiasmare i loro clienti e a innovare in questo (quasi) post finimondo.

Lavorare con questi leader, creatori di altri leader, è entusiasmante “durante” il lavoro e non solo alla fine, al raggiungimento dell’obiettivo del progetto con il quale si è impegnati.

Se è vero che – in fondo – si cresce solo per entusiasmo dei propri clienti è altrettanto vero che esso parte dalle persone che lavorano nelle nostre imprese e che, proprio come un’onda raggiunge la spiaggia, arriva ai clienti attraverso nuovi prodotti, servizi, idee, concept e “atmosfere” di relazione “impareggiabili”.

Il leader che sa creare altri leader studia e conosce davvero bene il fenomeno dell’entusiasmo e sa come suscitarlo.

Ma come fa concretamente il leader creatore di leader?

Abbiamo studiato da vicino diverse realtà, intervistato centinaia e centinaia di imprenditori e manager e siamo giunti finalmente a “formalizzare” (e quindi siamo in grado di raccontare) le dimensioni del leader capace di creare altri leader: spesso si tratta di persone non certo “nate” così, ma che hanno dovuto profondamente rivedere il loro stile di conduzione.

Abbiamo imparato a conoscere i disastri dei “demolitori accidentali” (la definizione è di Alessio Fattorini), ovvero manager preparatissimi e spesso carismatici che mentre “hanno ragione” fanno macerie (ovviamente non volute) intorno a loro…

Abbiamo anche notato come questi leader, creatori di altri leader, hanno (positive) “ossessioni” che – passate di meeting in meeting e di progetto in progetto – diventano un metodo di lavoro: abbiamo preso nota di tutte!

Una cosa che accomuna i leader creatori di leader, ha osservato il geniale prof. Peter Schulz dell´Università di Lugano, è che – spesso in modo vivace per non dire incalzante – fanno uscire dalla bolla in cui si trovano i propri team: occorre infatti ammettere che, negli anni, insieme a certezze e convinzioni assolutamente vere e importanti del nostro lavoro e dei nostri clienti, si sono radicate dentro di noi credenze e paradigmi falsi o non più veri che – se non siamo in grado di uscire dalla bubble mentality – continuano a influenzare malamente decisioni, definizioni di problemi, idee che poi trovano implacabili bocciature da parte dei clienti.

Una serie di autorevoli studi mostra chiaramente quali sono le trappole – e i conseguenti macroscopici errori – della bubble mentality, ma anche come fare a uscirne in “mosse” semplici e geniali che diventano veri e propri tool professionali.

A PARTIRE DA QUESTE OSSERVAZIONI, DOPO QUASI DUE ANNI DI STUDIO E DI PROGETTAZIONE ABBIAMO SVILUPPATO IL PERCORSO 2022 CHE CONTINUA LA SERIE “SI CRESCE SOLO PER ENTUSIASMO”

Leader creatori di leader è anche la soluzione per la successione d’impresa che, dopo un imprenditore fondatore e spesso carismatico, può sfidare il tempo e i colossi pronti a comprare rifondandosi su un altro tipo di leadership di metodo ed ugualmente entusiasmante.

Il percorso 2022 sarà proposto secondo vari format, che si prestano a personalizzazioni particolarmente efficaci.

Per informazioni info@praxismanagement.it

 

GAME ON.

Che la personalizzazione abbia inizio!

Dopo l’abbigliamento street wear, le capsule limited edition e i progetti sviluppati negli anni, Ikea ha deciso di lanciare, in collaborazione con ROG (Republic Of Gamers) di Asus, una collezione da veri gamers nel cuore!

Quello del gaming è un mondo del tutto sottovalutato in Italia, lo si ritiene “di nicchia” inconsapevoli del fatto che, dietro agli schermi, si è sviluppata una realtà vastissima di donne e di uomini, di ogni età e nazione, che hanno fatto di una passione un vero e proprio lavoro. 

Trascorrono ore ed ore di fronte ai monitors, sono fanatici del dettaglio, sempre alla ricerca della migliore strategia e del miglior software che li distingua tra i tanti e che li porti sul podio.

Anche i loro strumenti di lavoro sono attentamente studiati: pc altamente performanti, joystick e/o mouse costruiti ad hoc, che farebbero invidia a tantissimi esperti della tecnologia…insomma, per i professionisti del gaming tutto deve essere perfetto e da ora, grazie a -Game on- di Ikea, potranno vantare anche di un ambiente di lavoro esclusivo in cui vivere vere e proprie avventure virtuali!

Questa linea si compone di 6 tipologie di famiglie, con più di 30 prodotti, inclusivi di sedute, scrivanie e tantissimi gadget, con i quali qualunque gamer potrà personalizzare a suo piacere la propria postazione di lavoro. 

Grazie a -Game on- tutto, potrà essere esattamente come ogni gamer l’ha sempre sognato: le periferiche si imporranno al centro della scena fornendo una visione a 360° del gioco, delle chat, degli schemi. Le tensioni del corpo diminuiranno perché anche le sedute, i poggiatesta e gli altri apparecchi saranno versatili.

Per non parlare, poi, dei gadget aggiuntivi: poggia bibita, poggia snack, porta auricolari grazie ai quali fame, sete, rispondere al cellulare non rappresenteranno più una possibile distrazione perché saranno sempre a portata di mano.

Comodità, spazio, economicità e soprattutto personalizzazione, sono gli aggettivi che meglio traducono la nuova linea gaming di Ikea, caratterizzata da un design sobrio ma del tutto efficiente e soprattutto accessibile, capace di rendere il gioco ancora più divertente e… unico!

“LA DIVIN RICETTA”

La cultura del cliente in cucina!

Non molto tempo fa lessi un articolo che diceva “ogni paese è come un brand e l’Italia è uno dei brand più importanti al mondo”.

Grazie al progetto “la Divin Ricetta” di Grana Padano quella frase mi è tornata alla mente e, solo oggi, sono riuscita a coglierne l’essenza profonda.

“La Divin Ricetta” è il progetto attraverso cui, l’azienda produttrice di una delle eccellenze culinarie più ricercate del nostro paese, ha voluto celebrare i 700 anni dalla morte del “padre della cultura italiana”, Dante Alighieri.

Si tratta di una miniserie di video che, sulle note di un jingle e di una voce narrante, racconta in terzine dantesche (quasi fossero delle vere e proprie poesie) le ricette di alcuni piatti cardine della cucina italiana, in cui il grana non può mancare.

Attraverso un amalgama di cultura e cucina Made in Italy, questi contenuti multimediali sono in grado di far risaltare, in un modo tutto nuovo, non solo Dante e il Grana Padano, ma la cultura del popolo italiano!

Cultura, si, perché anche il food fa parte della cultura di un popolo, tuttalpiù quando si parla dell’Italia!

Grazie a questi mini-video Grana padano ha trovato una modalità originale per raccontarsi un po’ a tutti: grandi, piccoli, mamme, studenti… e soprattutto ad emozionare, toccando corde del nostro vissuto che ci appartengono e ad esaltare le radici più profonde non di un semplice prodotto, ma di tutti coloro che quotidianamente lo portano sulle loro tavole!

Insomma, sarà per le note dantesche che ognuno di noi ha sentito riecheggiare almeno una volta sui banchi di scuola, o per il jingle di sottofondo e la voce narrante che rimanda ai cantastorie di tempi assai lontani, o semplicemente per la presentazione di piatti che fanno parte della nostra quotidianità… qualunque sia la ragione, dopo aver visto i video l’unica cosa che vien da fare è mettersi ai fornelli e preparare un delizioso piatto del Brand Italia, che abbia come protagonista il Grana Padano! 

 

PREZZI E PROMOZIONI, IL RESTO È POESIA!

C’è un grande, grandissimo mondo che è quello delle palestre e del fitness. Un mondo che – secondo recenti esperienze e racconti che ci sono giunti in redazione – è decisamente (in larga parte) fermo all’Era del Marketing.

L’Era del Marketing era quel periodo (finito ormai un lustro fa) nel quale la leva strategica era l’offerta e la capacità dell’azienda e del brand di presentarla in modo accattivante ed efficace. Un periodo nel quale la leva del prezzo spesso aveva la meglio e nel quale la comunicazione del brand era tutta in mano all’azienda stessa.

Oggi sono diverse le catene di palestre che cercano il coinvolgimento di potenziali abbonati attraverso (insistenti) offerte al rilancio. Offerte super convenienti a un primo sguardo, ma che ti obbligano a una “fedeltà” forzata per lunghissimi periodi tempo, ad esempio: un abbonamento a 39,90 euro al mese (fantastico!) per la bellezza di 36 mesi!  “Che poi, se decidi che non vuoi più venire, è facile! Lo cedi a qualcuno. Però a noi il pagamento lo devi fare tu. Tu al limite ti fai pagare dalla persona a cui lo cedi!”

Offerte lanciate via email marketing, sms marketing, attraverso coupon online, telefonate alle più improbabili ore del giorno e della notte, ragazzi che ti fermano per strada proponendoti abbonamenti a metà prezzo. “Ma no, una giornata di prova non si può fare… Sai, se ti succede qualcosa… Però se ti iscrivi subito puoi portare il certificato medico tra una settimana, firmando una manleva di responsabilità in caso di incidenti perché è una cosa diversa!”.

Poi magari firmi il contratto: la palestra è bella, è comoda, ci sono dei bei corsi! E poi questa volta davvero vuoi impegnarti per tornare in forma! E lì, dopo la firmetta sul contratto ti viene sbrigativamente mostrata la palestra e saluti e baci (“Buy… Bye Bye!, ricordate qui?). Fai pure fatica a estrapolare qualche consiglio al personale in sala perché non hai acquistato l’opzione del personal trainer che monitora costantemente i tuoi risultati.

Ebbene, notizia dell’ultima ora (ma neanche tanto): siamo nell’Era del Cliente! L’offerta e il prezzo non fanno più la differenza! Se l’abbonato non vivrà una bella esperienza “in” palestra (indipendentemente dai risultati ottenuti con tanta fatica e sudore) e “con” la palestra, non tornerà più. E non ne parlerà bene ad amici e colleghi. O, peggio, ne parlerà male! Perché nell’Era del Cliente non è tanto facoltà del brand farsi (buona o cattiva) pubblicità, ma è piena prerogativa del cliente.

Questo è tanto evidente che le palestre che sono rimaste ancora al “vecchio” approccio hanno una lunghissima lista di “ex soci” o di “ex abbonati” che – appena finito il periodo dell’offerta – non rinnovano, nell’attesa che, magari, arrivi da qualche parte un’offerta più interessante del prezzo pieno dell’abbonamento.

Nell’Era del Cliente l’83% dei clienti è disposto a pagare di più in cambio di una Customer Experience superiore (contrariamente, “sfrutterà” l’occasione di sconti e promozioni, rivolgendosi successivamente a un competitor). E, guarda caso, proprio la Customer Experience è strettamente legata alla fedeltà al brand e al tasso di passaparola positivo che il cliente è disposto a spendere.

Non è un caso, in questo senso, la mancanza nel settore di uno storytelling significativo da parte del cliente: sintomo dell’assenza di una rigorosa progettazione della Customer Experience a partire proprio dall’esperienza del cliente in funzione delle promesse che il brand vuole trasmettergli e fargli vivere.

È ora di iniziare un po’ di work out sulla Customer Experience!

È VENERDÌ: QUANTO TEMPO AVETE EFFETTIVAMENTE DEDICATO AI CLIENTI QUESTA SETTIMANA?

Ammettiamo che, arrivati a venerdì sera, possiate calcolare le classiche 40 ore lavorative (sappiamo che per molti fra voi sono anche di più..). Divertitevi a “contare” quante ore avete effettivamente lavorato per chi vi paga lo stipendio: il cliente!

Osservate questo pendolo:

Pendolo

Il vostro lavoro “ondeggia” fra attività orientate a portare un beneficio (o a risolvere un problema) della vostra organizzazione e quelle orientate a lavorare sodo per il cliente, offrendogli una customer experience sempre superiore e in linea con le “promesse” che la vostra azienda fa.

Riguardate l’agenda della settimana, considerate riunioni, incontri, viaggi, attività di “studio”, perdite di tempo, conflitti fra le persone, disfunzioni, opportunità… Sì, insomma, uno sguardo generale, per quanto superficiale.

Quante ore di lavoro avete effettivamente dedicato al vostro concreto cliente? (O, per lo meno, al cliente interno?) Certamente, quelli che hanno uno spirito dialettico brillante, possono obiettare che il loro lavoro non va a “peso” e che, in quella mezz’oretta settimanale dedicata al cliente, hanno varato una svolta epocale: probabilmente avete ragione..

Altri potranno opporre che, lavorando prevalentemente per la propria organizzazione, di fatto, e per via indiretta, portano benefici al cliente finale: ma certo..

Altri ancora, non avendo letto l’articolo “Six Degrees e il Cliente al centro”, potrebbero sottolineare che un numero troppo alto di clienti interni “organizzativi” li separa dai clienti finali: obiezione accolta..

Tutto giusto, ma..

QUANTE ORE, SU QUARANTA, AVETE EFFETTIVAMENTE DEDICATO AL VOSTRO CLIENTE QUESTA SETTIMANA?

FACILE O DIFFICILE? /1

Nell’era del cliente occorre focalizzarsi sulla concreta esperienza che ciascun cliente vive in ogni interazione con la vostra azienda. L’esperienza che proponete in ogni touch point è direttamente correlata con frequenza d’acquisto, “scontrino” medio, fedeltà e, addirittura, attrazione di investitori.

In ogni touch point, l’esperienza che il cliente vive viene giudicata “facile” se risponde ai bisogni e ai desideri del cliente, se è piacevole, se è in linea con la promessa che comunica il brand e se il tutto avviene in modo, appunto, facile.

Quindi, è facile o difficile fare affari con voi?

Ecco alcuni dei motivi più ricorrenti che rendono difficili e confuse le relazioni con i vostri clienti e che li fanno propendere per la concorrenza:

  • Li si perde nel vostro sito o nel vostro negozio;
  • Non sanno dove trovare quello che stanno cercando;
  • Non capiscono prezzi, sconti, promozioni;
  • Troppa scelta;
  • Troppe informazioni;
  • Informazioni scarse;
  • Incoerenza tra quello che il brand promette e quello che trovano;
  • Non percepiscono la differenza tra il vostro prodotto o servizio e quello del competitor;
  • Non comprendono la differenza tra i vari prodotti o servizi della vostra offerta.

Ma questo è solo un primo elenco…..

Italian Customer Intelligence propone un percorso per progettare e offrire al proprio clienteuna Customer Experience che lo conquisterà. Scopri di più:

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