Tag archive

Era del cliente

IL FALLIMENTO E L’ENTUSIASMO: CONTEMPORANEI STRUMENTI PER IL SUCCESSO

Alessandra Carrozza, founder e ceo di Whitebraind, conclude con un racconto davvero sorprendente il libro “Si cresce solo per entusiasmo”, per il quale ha cercato in tutto il mondo immagini suggestive ed evocative del percorso proposto.

Los Angeles, in una strada secondaria della Hollywood Boulevard, dove tutti sono occupati a passeggiare fra le stelle del Cinema, una decina di anni fa ho incontrato lo sguardo di un uomo che chiedeva l’elemosina.
Siamo soliti, in questa circostanza, percepire un susseguirsi di emozioni che vanno dalla rabbia, al dolore, al senso di colpa, al rancore, alla tristezza, all’amarezza, al fastidio.
Verso il mondo, verso la società, verso noi stessi, verso la persona che in quel momento ci fa sentire a disagio, perchè la nostra vita è diversa dalla sua.
Ma quel giorno, quell’uomo, mi ha fatto provare qualcosa di inatteso. Attraverso un gesto semplice mi ha donato un senso di condivisione, di appartenenza, di desiderio di farcela, di accettazione delle difficoltà della vita, della possibilità di sbagliare, della possibilità di ricominciare.
Quell’uomo, simbolo del fallimento, mi ha trasmesso entusiasmo.
Il fallimento e l’entusiasmo sono due contemporanei e complessi strumenti per il successo. È nel 2012 che nasce in Messico il movimento delle “Fuck up night” grazie al desiderio di alcuni giovani imprenditori di ribaltare l’interpretazione negativa del termine fallimento e diffondere l’idea che il fallimento sia uno strumento di apprendimento utile per evolvere.
D’altronde, ce lo hanno sempre detto, sbagliando si impara. Ma quanto il timore di fallire ci rende poco intraprendenti, timorosi, privi di coraggio.


E quanto l’entusiasmo al contrario favorisce la motivazione, la perseveranza, il coraggio.


L’entusiasmo sviluppa agilità emotiva, il cervello ha necessità di entusiasmarsi per alimentare lo stress positivo che limita la demotivazione. L’entusiasta sa che su dieci iniziative dieci falliscono, ma è creatore di possibilità e non si
ferma perché non vede il problema come un ostacolo, ma come una tappa fondamentale dell’apprendimento.
Chiediamoci dunque più spesso, dopo aver letto questo libro, quanto siamo capaci di entusiasmarci nelle nostre imprese e quanto ci limitiamo per timore di fallire.
Ringrazio Mario che mi ha regalato l’entusiasmo per scovare le immagini che ho selezionato per questo testo. Ho immaginato questo libro come uno spazio di edutainment, dove apprendere e riflettere con piacevolezza. Dove ogni riflessione è introdotta da una stanza vuota in cui soffermarsi ad osservare una fotografia che stimola e accompagna la lettura del testo al quale è associata.
Grazie al lettore che si è lasciato ispirare e ha dedicato il suo prezioso tempo all’esplorazione di un tema così controverso.


Questo libro è come quella foto, incolla, supporta, conforta, fa venir voglia di agire.
Mi piace pensare che quell’uomo ce l’abbia fatta a ricominciare.
E ogni mattina, quando esco, guardo la foto nel mio ingresso e sorrido.
Come dice Mario, la vita è una impresa che non fallisce ma fiorisce.

 

E’ possibile acquistare il libro in formato cartaceo e in formato digitale ed e-book.

 

P.H. Credits – Copertina: Alessandra Carrozza, Los Angeles, Apple IPhone 7plus

“MA E’ LEGALE?!”

Luini e il giovane avvocato rampante 

Luini è il forno milanese per eccellenza. Lo è dal 1888 e sempre a Milano in via Santa Redegonda. 
Luini però è diventato Luini quando, nel 1949, Giuseppina Luini, arrivata dalla Puglia e trasferitasi a Milano ha rilevato il forno e ha iniziato a far conoscere i panzerotti, tipica specialità pugliese.
Così sono quasi 75 anni che, da Luini, i milanesi e i turisti nelle adiacenze del Duomo mangiano panzerotti impareggiabili. 
Meta di studenti che marinavano la scuola e che poi hanno tramandato – non raccontandola tutta – ai figli questa sosta per i panzerotti che, merenda aperitivo pranzo o cena che sia, sempre impareggiabili sono.
Non ci si lascia scoraggiare dalla lunghissima coda – per la precisione due, una per ciascun ingresso – perché (altra magia) la decina di addetti del forno sono velocissimi e smaltiscono il pubblico in un lampo mentre, dalle retrovie, il forno fa uscire bancali interi di panzerotti che arrivano al palato sempre bollenti ! 
Troppo buoni! Quando penso a una dipendenza da superare non mi viene in mente nè il fumo, nè l’alcool, nè strane pastiglie ma quel gusto di pomodoro, mozzarella a filamenti e impasto di farina dai quali è difficilissimo staccarsi! 
Martedì 25 luglio, nell’ accostarmi al forno, noto un assembramento più disordinato del solito: non più due lunghe code ordinate ma una quarantina di persone ammassate davanti all’ ingresso scomposte e vocianti …
Mi avvicino … e vedo il tremendo cartello “Luini chiuso per ferie fino al 25 agosto“ . Ma come? E noi? Già in ferie il 25 luglio?!? Ma la città chiude come al solito dopo l’ 8 agosto, come è possibile questa proditoria chiusura? 
La gente si guarda smarrita … forse a Luini conoscono bene l’animo umano e sanno che per farsi apprezzare occorre, ogni tanto e momentaneamente, negarsi: in amore vince chi fugge.
La cosa strana è che la gente, incredula, non se ne va: qualcuno guarda attraverso le inferriate se davvero è tutto chiuso e il cartello non mente. Anche io guadagno la prima fila proprio davanti allo “sciagurato“ cartello … 
Rimango qualche istante anche io come impietrito finché, dal dietro, arriva – vestito di tutto punto – un super elegante giovanotto, certamente un giovane avvocato rampante di qualche fondo d’investimento che ha la sede nei pressi. 
Mi guarda e, con un viso fra lo smarrito e l’indignato, pur avendo letto il cartello, mi chiede “È chiuso?” 
Con fare costernato gli rileggo il cartello: “chiuso per ferie fino al 25 agosto” , accompagnando col dito indice la mia lettura sulla scritta. Con aria seria di chi minaccia ritorsioni mi chiede:
“Ma è legale chiudere Luini al 25 luglio?”
Schermaglie d’amore in Via Santa Redegonda … forse arriverà lettera dell’avvocato … 
Grande Luini!
 
P.S.: chi è assiduo di queste colonne conosce che cosa sia il GLUE, ovvero il piccolo extra che fa crollare di gioia il cliente (stay tuned: a settembre l’uscita della pubblicazione “Chiedimi un GLUE!“). Luini ha trovato il modo di incollare ancor di più il cliente facendogli sentire la sua mancanza: genio!
 
 
 

STARBUCKS E IL NUOVO HUB ECOSOSTENIBILE

Quando l’innovazione ha origine nella promessa ai clienti.

Starbucks, che possiede ad oggi oltre 35.000 negozi in tutto il mondo, continua a ispirare e nutrire lo spirito umano, una persona, una tazza e un quartiere alla volta (questa è la sua promessa) attraverso la definizione di un nuovo laboratorio di apprendimento e innovazione sulla sostenibilità.

Si tratta di un hub, che sarà realizzato alla fine di quest’anno, sviluppato in collaborazione con l’Arizona State University, nel quale si andranno a studiare nuove soluzioni sostenibili nell’economia agricola.

Lo stabile, l’Hacienda Alsacia, la fattoria di proprietà del colosso del caffè, sarà il luogo dove verranno testate nuove piante di caffè e dove verranno studiate e messe in pratiche soluzioni agricole sostenibili.

I primi studenti saranno proprio dipendenti di Starbucks e studenti dell’Arizona State University.

E’ così che la promessa di Starbucks, tazzina dopo tazzina, diventa sempre più credibile ed entusiasmante.

WATCHING IS GOOD, EATING IS BETTER

From screen to table.

Watching is good, eating is better l’abbiamo sempre pensato, (chi mai preferisce stare solo ad ammirare un piatto e non gustarselo?) ma quando a dirtelo è Netflix in persona, che ha fatto del “watching” un impero, allora diventa tutto ancora più reale.

Così reale che Netflix ha deciso di aprire a Los Angeles un ristorante nel quale si possono trovare i piatti (e gli chef) che si vedono nelle serie televisive o nei programmi culinari che trasmette.

Gli appassionati delle serie Iron Chef, Nadiya Bakes, Nailed It! e Chef’s Table possono ri-immergersi in una esperienza del tutto nuova, dallo schermo alla tavola, trovando i propri chef preferiti che preparano al momento ricette e cocktail conosciuti solo stando sul divano di casa.

E’ questa una trovata geniale che regala ai fan la possibilità di vivere un’esperienza davvero unica potendo ammirare il dietro le quinte dei programmi culinari.

Non a caso le parole utilizzate come slogan di Netflix Bite, Watching e eating, diventano più vive che mai.

Innovare partendo dalla propria promessa è fondamentale per poter continuamente incollare i fan al proprio Brand, e così Netflix, mantenendo la sua promessa – Entertain the world! – è riuscita a farlo.

 

 

 

PIZZA HUT E I NINJA

Una consegna speciale

Il colosso statunitense Pizza Hut, che conta ormai più di 130.000 negozi in 110 Paesi, ne ha pensata un’altra per essere sempre al passo con i ritmi frenetici e innovati della grande mela.

In onore della prossima uscita, ad agosto, di “Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutant Mayhem”, Pizza Hut ha deciso di promuoverne la campagna attraverso la consegna sottoterra della sua pizza.

Nella stazione metropolitana di Union Square a New York, per un periodo di tempo limitato, in quella che sembra una casa immaginaria delle formidabili Tartarughe Ninja, se si manda un messaggio a una linea dedicata con l’emoticon di una tartaruga, si riceve in pochi minuti una pizza calda e fumante direttamente dai ragazzi di Pizza Hut.

La partnership tra Pizza Hut e le tartarughe Ninja dura da tanti anni ormai, ma questa volta la creatività e l’innovazione hanno davvero sorpreso e fatto incollare gli appassionati della pizza americana, e non solo, al loro Brand. 

“Con questa nuova collaborazione, abbiamo voluto rendere omaggio alle origini delle Tartarughe e al loro amore per la pizza, infondendo anche punti di contatto moderni e una visione divertente e creativa delle consegne di pizza, nella vita reale e attraverso i giochi di realtà aumentata“, queste le parole di Lindsay Morgan, chief marketing officer di Pizza Hut.

Non solo la consegna underground ma sono stati anche inventati un packaging per la pizza, rigorosamente a tema cinematografico, e un innovativo gioco in realtà aumentata, chiamato Pizza Power.

Insomma, questa volta Pizza Hut ha voluto fare le cose in grande per le sue tartarughe!

Guarda qui il video dell’iniziativa.

LA TECNOLOGIA CHE RENDE IL PASSATO PRESENTE

Luci e droni ci riportano lo splendore del passato e l’essenza del presente.

 

La tecnologia può rendere il passato presente e riportare alla luce la potenza e lo splendore dei monumenti del passato? 

Qualcuno forse se l’è chiesto più di una volta, e qualcuno ha provato anche a rispondere in maniera pratica, realizzando disegni, rendering, studi, progetti…

Ma fino ad ora nessuno si era immaginato che la luce potesse essere la chiave di volta per riportare al presente il passato.

Nessun “profano” fino ad ora poteva immaginare che potesse esistere un sistema di piccolissimi droni che attraverso una maestrale regia facessero rivivere edifici antichi, come il Colosseo, con un gioco di luci incredibile.

E’ quello che sta facendo lo Studio Drift insieme a un team di scienziati: profilare il contorno di alcuni monumenti attraverso migliaia di droni in cielo che riflettono luce.

«Ricostruire un’opera con la luce è il nostro modo per mettere in dialogo passato e presente. Il nostro mondo frenetico non sa più apprezzare le manifatture che hanno reso immense le nostre città: Drift riporta un faro su dettagli che meritano un’attenzione speciale».

Un punto di luce uno a fianco all’altro e risorgono il Colosseo di Roma, la cattedrale di Notre-Dame a Parigi, distrutta dal fuoco pochi anni fa e la Sagrada Familia a Barcellona, rimasta incompiuta ancora dalla morte del suo architetto Gaudì.

Rendering dello studio Drift

E così non solo la luce fa riemergere dalle tenebre del buio il profilo di ciò che era ma ci fa ri-stupire e ri-immedesimare nell’origine della nostra cultura ri-portandoci all’ essere delle cose presenti.

Cosa c’è di più importante se non riprendere continuamente coscienza di sé per ripartire con più forza e determinazione nel presente?

Grazie Studio Drift per farci ristupire della magnificenza che è l’uomo.

NEW YORK: IL NEGOZIO DI BICI PIU’ PICCOLO DEL MONDO

20 secondi per rendere la vita in città più comoda e divertente

La Brompton è una delle più rinomate marche di biciclette, nata nel 1975 dall’idea di Andrew Ritchie, un giovane ingegnere londinese che voleva trovare il modo di muoversi in città in piena autonomia e libertà.

La caratteristica principale della bicicletta Brompton è quella che fin da subito è stata progettata in maniera tale da essere piegata in 3 parti (tra l’altro in meno di 20 secondi!), proprio per permettere una facilità di utilizzo e trasporto mai vista: può essere portata con facilità nella calca della metro, può essere riposta nel bagagliaio dell’auto, ed anche piegata per occupare poco spazio nei box, nelle cantine o ancora in casa.

Inoltre, ogni Brompton è costruita e saldata con brasatura dalle mani sapienti di esperti artigiani, che vengono formati presso la fabbrica madre con un percorso di 18 mesi: il che rende ogni bicicletta unica e resistente.

La Brompton ne ha fatta di strada: da quel piccolo laboratorio di South Kensington oggi è presente in 40 nazionalità e conta più di 800 dipendenti.

Nel 2016 la Brompton ha brevettato anche il suo primo motore elettrico apportando così un cambiamento significativo e precursore nella mobilità elettrica.

Ma la curiosità che da qualche giorno mobilita gli appassionati Brompton è proprio quella della nuova apertura a New York di un negozietto che ben esprime la brand promise dell’azienda: rendere la vita in città più comoda e divertente.

Due le caratteristiche principali: innanzitutto il nuovo negozio è piccolissimo, e questo testimonia ancora una volta che basta pochissimo spazio per posizionare la bicicletta (tra l’altro, i clienti lo hanno subito soprannominato “il negozio di biciclette più piccolo del mondo”); in secondo luogo offre un’esperienza nuova grazie a uno schermo digitale, che si trova all’interno del locale, attraverso il quale i visitatori possono esplorare, guidando una Brompton, il lungomare di Brooklyn o sfrecciare tra gli edifici di Manhattan.

Un’esperienza divertente che riflette la mission dell’azienda e che promuove una mobilità agile, comoda e “compatta”.

TUTTO È PIU’ FACILE CON DANNY

QUANDO IL VENDITORE FA CROLLARE LA CLIENTE-MAMMA. È SUCCESSO A VERONA, DA BIMBOSTORE.

Ci sono momenti, nella vita di una mamma, nei quali le certezze vacillano! È facile, in certe fasi della nostra vita, arrivare a dubitare perfino della matematica, della geometria e forse anche delle tabelline!

È sufficiente che in una giornata capitino, nell’ordine: una multa presa sotto casa perché la settimana prima hanno cambiato il giorno della pulizia notturna della strada, una mail importantissima mandata il giorno prima per un nuovo lavoro che oggi scopriamo essere tornata indietro chissaperchè, l’ennesimo avviso di pagamento con sanzione per il bollo di un motorino rottamato quattro anni fa, il nuovo latte per il bambino consigliato dal pediatra che provoca continui maldipancia (ovviamente notturni ), la discarica trovata chiusa per sciopero con la conseguenza che l’auto  rimane piena di cose da buttare e si aveva promesso ai nonni di passarli a prendere eoradovelimetto.

E’ sempre tutto così difficile … e quasi non si spera più che ci sia qualcosa di affidabile, certo, comodo … in una parola facile.

Si inizia così a dubitare anche della geometria e delle misure quando, in una giornata come quella descritta e trovato il modo di liberare l’auto, insieme coi nonni si va verso quel grande magazzino a comprare un, anzi il passeggino per la nuova creatura.

Ovviamente i nonni ci mettono il becco … questo va bene, questo no … finchè, Danny, giovane venditore di Bimbostore (personaggio che calca le corsie dello store come le avesse disegnate lui), dopo aver ascoltato e percepito, con sintonia fine, l’elettricità nell’aria mista a rassegnazione della mamma cliente, ne consiglia uno – davvero bello – che mette tutti d’accordo …

 

 

Ma c’è un problema: entra in ascensore?

È qui che la geometria corre in aiuto a tutti: il passeggino misura da aperto 89.0 X 56.0 e 31.0 X 56.0 cm da chiuso e l’ascensore – parola di nonno – misura 140 x 110 cm. Ovvio che ci sta!

Ci sono alcune persone, chissà come fanno, che “sentono” sulla propria pelle quello che “sentono” le persone a loro vicine, come se avessero uno sguardo – buono e vivace al contempo – che le “legge dentro”.

Danny è fra queste e si accorge immediatamente che qualsiasi rassicurazione geometrica e il richiamo alla formula dell’area del rettangolo non avrebbe rassicurato quella mamma già provata dal “tutto è difficile” quotidiano.

Senza esitare Danny taglia corto e la fa facile, ma che più facile non si può!

“Andiamo a provare se il passeggino entra nell’ascensore!” tuona Danny come un fiume in piena … così, aspetta la pausa pranzo, prende la sua auto e si presenta davanti all’ascensore della casa della signora come un atleta alle olimpiadi scruta con fiducia e forza l’asticella del salto da superare … entra!

E’ difficile descrivere un viso illuminato dal sollievo nel quale tutti i lineamenti si distendono, ma questo è proprio quello della mamma cliente, ex proprietaria di un motorino, alla ricerca di un nuovo lavoro, di un latte per bambini che non faccia venire mal di pancia e, suo malgrado, informata sulla vertenza degli operatori della discarica, con una multa presa perché hanno cambiato il giorno della pulizia notturna delle strade.

Autorevoli statistiche mostrano che uno dei motivi più frequenti per il quale una persona desidera cambiare impresa nella quale lavora è la spesso clamorosa incoerenza fra quello che la propria impresa proclama e promette e quello che davvero si vede come “aria che tira” nell’impresa stessa.

In effetti non sono mai le imprese che promettono … le imprese sono dei muri … sono invece le persone che ci lavorano che mantengono o non mantengono le promesse …

Insomma, occorre gente che ci crede … occorrono believers!

Sono loro che fanno grande e vera una impresa e sono loro che ci fanno “crollare” come clienti.

La cosa strana è che queste persone – che ovviamente lavorano con una intensità speciale – e che fanno più di quello che a loro è richiesto, sono piu liete, sorridenti e argute delle altre: vedono quello che gli altri non vedono!

Non a caso la brand promise dell’azienda dove lavora Danny è: con Bimbostore tutto è più facile! e con Danny – in mezzo a quei passeggini, liste nascita e omogeneizzati – chissà quanti altri come lui ce ne sono!

Allora … facciamo uscire il Danny che c’è in noi!

 

 

 

 

 

 

LA MODA DELLE SELFIE ROOM

Luoghi e tempi sommersi per confezionare un’esperienza

Un tempo scattavamo le foto per conservare un momento indimenticabile, congelarlo, per poterlo rivivere nel tempo e ritornare ad emozionarci nel ricordo di un preciso istante della nostra vita.

Oggi la dinamica si è capovolta! Scattiamo centinaia di selfie e, molto spesso, lasciamo scorrere via quell’emozione per inseguire lo scatto perfetto!

Lo sanno bene gli amanti dei contenuti social e gli aspiranti influencer, i quali condizionano le loro scelte di acquisto e consumo per trovare lo spazio ideale per i propri contenuti acchiappa like.

Da oggi la ricerca sarà più semplice! Nascono, in Italia, i primi spazi dedicati esclusivamente agli autoscatti, un luogo dove è possibile dar libero sfogo alla propria fantasia nello scattare selfie e realizzare video da pubblicare sui social o da conservare nel cassetto dei ricordi.

La prima Selfie Room italiana

A Milano, su ispirazione della Selfie Factory di Londra e della Kiev Selfie Room, il fotografo Federico Lamastra ha dato vita alla prima Selfie Room italiana, uno spazio di 200 metri quadrati dedicato alla produzione di scatti unici. Quindici diversi stanze, sfondi, angoli destinati ad offrire 15 diverse esperienze: dalla piscina piena di palline colorate e gonfiabili, al letto in verticale sulla parete, fino all’angolo multicolor dove poter giocare con un gigante orso di peluche.

Il progetto si rivolge non solo ai professionisti del settore (influencer, instagrammer o tiktoker), ma a chiunque abbia il desiderio di trascorrere un’ora immerso in mondi paralleli e surreali, lasciando libero spazio alla fantasia.

Reinterpretazione dell’arte

Anche Firenze non resiste alla moda dei selfie, ma la rivoluziona, elevandola ad arte e dedicando ad essa una mostra, organizzata come un labirinto e composta da oltre 50 stanze e più di 70 installazioni, ognuna delle quali è stata firmata da un artista diverso e pensata per essere fotografata, concepita come arte accessibile e condivisibile.

Oltre 1000mq dedicati alla reinterpretazione creativa dell’arte e della cultura di ogni epoca e stile, con installazioni immersive e scenari realizzati da oltre 400 artisti da tutto il mondo.

Lo scopo della mostra Selfie Museum è, infatti, quello di coinvolgere in prima persona il visitatore, rendendolo, parallelamente, autore e soggetto dell’opera: sarà, infatti, lui stesso a trovare creativamente una propria collocazione negli spazi e lui stesso che deciderà la prospettiva attraverso la quale raccontare al meglio il suo scatto. Di delinea un nuovo modo di vivere l’arte!

Realtà su misura

Infine, a Torino, ci sono le Kit Rooms: la prima realtà in grado di soddisfare qualsiasi necessità di un content creator tramite nove layout preimpostati oppure ambienti personalizzati. Un vero studio cinematografico per intenderci! Esso, infatti, integra anche la possibilità di usufruire della professionalità di fotografi e videomaker, assicurando contenuti altamente professionali. 

 

Addentrarsi in uno di questi luoghi è un po’ come vivere tantissime esperienze parallele, ma non viverne realmente nessuna. L’effetto WOW non manca, ma l’emozione dov’è?!

Mentre la foto “vera” cattura la realtà mostrandone il volto più sorprendente, questa “messa in scena” cerca di riprodurre una realtà immobile, controllata, specchio di una società dove la spontaneità è in via di estinzione.

Quello che manca, è l’imprevisto e, come dice Montale nella sua poesia “Prima del viaggio”, un imprevisto è la sola speranza. Ecco cosa, forse, manca!

 

IMMERSIONE PHYGITAL TRA AUTO E DATI

BMW definisce il futuro del retail automobilistico

Tracciare un nuovo percorso, una nuova strada. Lasciare una nuova impronta.

È questa la nuova missione dell’Urban Store BMW che, con il rinnovo del suo showroom romano, è pronto a proiettare i suoi visitatori verso il futuro del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza di acquisto interattiva e immersiva. In una parola “phygital”.

Un ambiente molto lontano dalla classica concessionaria impressa nella nostra mente: salotti informali al posto delle classiche scrivanie, video personalizzati e la presenza umana del Product Genius, figura dedicata al supporto del cliente in tutte le fasi dell’esperienza.

VIDEO: BMW Roma su Instagram: “Il futuro che sognavi è ora presente ⚡ VIENI A VEDERE IL FUTURO CON I NOSTRI OCCHI. Ti aspettiamo nel Nuovo BMW Roma Urban Store in Via…”

Nella strategia dell’azienda, infatti, emerge un forte desiderio di valorizzare l’interazione con i visitatori dello showroom attraverso la costruzione di un vero e proprio percorso (journey) strutturato in cinque differenti fasi:

Benvenuto: all’ingresso il cliente è accolto dal Genius Product che introduce il cliente al percorso raccogliendo le sue esplicite richieste, analizzando i suoi bisogni e le sue aspettative.

Ma per chi ha le idee già chiare o, semplicemente, preferisce muoversi in autonomia, non manca la possibilità di collegarsi al configuratore interattivo attraverso un ledwall.

Consultazione: il consulente, dopo aver intercettato le esigenze del cliente, propone il prodotto più idoneo, mostrandogli le diverse caratteristiche grazie anche al supporto dell’ecosistema IT e all’utilizzo di sensori di prossimità installati a soffitto, collegati a tre diversi monitor, i cui contenuti – al passaggio del cliente – cambieranno proiezione, illustrando differenti contenuti di prodotto.

Test drive: è il momento della Test Drive Experience, anche nella modalità Test Drive@Home, per ricevere il veicolo in prova direttamente a casa.

Offerta: in questa fase il Genius Product coinvolge il Sales Advisor, ovvero il consulente commerciale puro nel termine, pronto ad accogliere il cliente in autentico salottino e, partendo dalla configurazione iniziale del Genius, condividerà al cliente l’offerta finale con il pacchetto di servizi, aggiungendo gli optional, le opzioni di ricarica e i servizi finanziari e formalizzando l’offerta finale.

Consegna: anche l’atto finale risulta diverso, perché la consegna avviene nel Luxury Delivery Hub del St. Regis Hotel o attraverso il servizio di Delivery@Home, cioè a casa.

In questo modo il BMW Group punta a distinguersi nel mercato del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza indimenticabile per il cliente e un capitale umano competitivo alimentato dai dati e dalla tecnologia.

 

“L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia – ha modificato molti aspetti della nostra vita. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse opportuno mettere ancor più il cliente al centro con le sue nuove esigenze, motivazioni ed incertezze. […] Ma per farlo abbiamo bisogno di intuizioni e tecnologie guidate dai dati, oltre che dalla giusta mentalità del nostro personale. La corretta raccolta e lettura dei dati ci consentirà di capire quali siano le reali aspettative dei Clienti per offrire loro soluzioni non generiche, personalizzate, verticali, allineate alle loro necessità di mobilità”.

Si fa presto a parlare di “Customer Experience”, ma oggi le aziende operano in un contesto in cui le aspettative dei clienti stanno evolvendo più rapidamente rispetto alla loro capacità di definire un’esperienza in grado di soddisfarle.

La conoscenza dei bisogni e delle aspettative dei clienti deve essere la priorità, posta al centro dei processi decisionali.

Questo significa che e strutture devono essere sufficientemente agili e flessibili per reagire velocemente ai cambiamenti in atto e per adattarsi costantemente ai nuovi standard qualitativi emergenti.

Per farlo abbiamo bisogno di dati affidabili, da utilizzare in modo consapevole, da trasformare in informazioni utili per prendere le migliori scelte strategiche per la nostra azienda!

Go to Top