STARBUCKS E IL NUOVO HUB ECOSOSTENIBILE
Quando l’innovazione ha origine nella promessa ai clienti.
Starbucks, che possiede ad oggi oltre 35.000 negozi in tutto il mondo, continua a ispirare e nutrire lo spirito umano, una persona, una tazza e un quartiere alla volta (questa è la sua promessa) attraverso la definizione di un nuovo laboratorio di apprendimento e innovazione sulla sostenibilità.
Si tratta di un hub, che sarà realizzato alla fine di quest’anno, sviluppato in collaborazione con l’Arizona State University, nel quale si andranno a studiare nuove soluzioni sostenibili nell’economia agricola.
Lo stabile, l’Hacienda Alsacia, la fattoria di proprietà del colosso del caffè, sarà il luogo dove verranno testate nuove piante di caffè e dove verranno studiate e messe in pratiche soluzioni agricole sostenibili.
I primi studenti saranno proprio dipendenti di Starbucks e studenti dell’Arizona State University.
E’ così che la promessa di Starbucks, tazzina dopo tazzina, diventa sempre più credibile ed entusiasmante.
WATCHING IS GOOD, EATING IS BETTER
From screen to table.
Watching is good, eating is better l’abbiamo sempre pensato, (chi mai preferisce stare solo ad ammirare un piatto e non gustarselo?) ma quando a dirtelo è Netflix in persona, che ha fatto del “watching” un impero, allora diventa tutto ancora più reale.
Così reale che Netflix ha deciso di aprire a Los Angeles un ristorante nel quale si possono trovare i piatti (e gli chef) che si vedono nelle serie televisive o nei programmi culinari che trasmette.
Gli appassionati delle serie Iron Chef, Nadiya Bakes, Nailed It! e Chef’s Table possono ri-immergersi in una esperienza del tutto nuova, dallo schermo alla tavola, trovando i propri chef preferiti che preparano al momento ricette e cocktail conosciuti solo stando sul divano di casa.
E’ questa una trovata geniale che regala ai fan la possibilità di vivere un’esperienza davvero unica potendo ammirare il dietro le quinte dei programmi culinari.
Non a caso le parole utilizzate come slogan di Netflix Bite, Watching e eating, diventano più vive che mai.
Innovare partendo dalla propria promessa è fondamentale per poter continuamente incollare i fan al proprio Brand, e così Netflix, mantenendo la sua promessa – Entertain the world! – è riuscita a farlo.
PIZZA HUT E I NINJA
Una consegna speciale
Il colosso statunitense Pizza Hut, che conta ormai più di 130.000 negozi in 110 Paesi, ne ha pensata un’altra per essere sempre al passo con i ritmi frenetici e innovati della grande mela.
In onore della prossima uscita, ad agosto, di “Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutant Mayhem”, Pizza Hut ha deciso di promuoverne la campagna attraverso la consegna sottoterra della sua pizza.
Nella stazione metropolitana di Union Square a New York, per un periodo di tempo limitato, in quella che sembra una casa immaginaria delle formidabili Tartarughe Ninja, se si manda un messaggio a una linea dedicata con l’emoticon di una tartaruga, si riceve in pochi minuti una pizza calda e fumante direttamente dai ragazzi di Pizza Hut.
La partnership tra Pizza Hut e le tartarughe Ninja dura da tanti anni ormai, ma questa volta la creatività e l’innovazione hanno davvero sorpreso e fatto incollare gli appassionati della pizza americana, e non solo, al loro Brand.
“Con questa nuova collaborazione, abbiamo voluto rendere omaggio alle origini delle Tartarughe e al loro amore per la pizza, infondendo anche punti di contatto moderni e una visione divertente e creativa delle consegne di pizza, nella vita reale e attraverso i giochi di realtà aumentata“, queste le parole di Lindsay Morgan, chief marketing officer di Pizza Hut.
Non solo la consegna underground ma sono stati anche inventati un packaging per la pizza, rigorosamente a tema cinematografico, e un innovativo gioco in realtà aumentata, chiamato Pizza Power.
Insomma, questa volta Pizza Hut ha voluto fare le cose in grande per le sue tartarughe!
Guarda qui il video dell’iniziativa.
LA TECNOLOGIA CHE RENDE IL PASSATO PRESENTE
Luci e droni ci riportano lo splendore del passato e l’essenza del presente.
La tecnologia può rendere il passato presente e riportare alla luce la potenza e lo splendore dei monumenti del passato?
Qualcuno forse se l’è chiesto più di una volta, e qualcuno ha provato anche a rispondere in maniera pratica, realizzando disegni, rendering, studi, progetti…
Ma fino ad ora nessuno si era immaginato che la luce potesse essere la chiave di volta per riportare al presente il passato.
Nessun “profano” fino ad ora poteva immaginare che potesse esistere un sistema di piccolissimi droni che attraverso una maestrale regia facessero rivivere edifici antichi, come il Colosseo, con un gioco di luci incredibile.
E’ quello che sta facendo lo Studio Drift insieme a un team di scienziati: profilare il contorno di alcuni monumenti attraverso migliaia di droni in cielo che riflettono luce.
«Ricostruire un’opera con la luce è il nostro modo per mettere in dialogo passato e presente. Il nostro mondo frenetico non sa più apprezzare le manifatture che hanno reso immense le nostre città: Drift riporta un faro su dettagli che meritano un’attenzione speciale».
Un punto di luce uno a fianco all’altro e risorgono il Colosseo di Roma, la cattedrale di Notre-Dame a Parigi, distrutta dal fuoco pochi anni fa e la Sagrada Familia a Barcellona, rimasta incompiuta ancora dalla morte del suo architetto Gaudì.

E così non solo la luce fa riemergere dalle tenebre del buio il profilo di ciò che era ma ci fa ri-stupire e ri-immedesimare nell’origine della nostra cultura ri-portandoci all’ essere delle cose presenti.
Cosa c’è di più importante se non riprendere continuamente coscienza di sé per ripartire con più forza e determinazione nel presente?
Grazie Studio Drift per farci ristupire della magnificenza che è l’uomo.
NEW YORK: IL NEGOZIO DI BICI PIU’ PICCOLO DEL MONDO
20 secondi per rendere la vita in città più comoda e divertente
La Brompton è una delle più rinomate marche di biciclette, nata nel 1975 dall’idea di Andrew Ritchie, un giovane ingegnere londinese che voleva trovare il modo di muoversi in città in piena autonomia e libertà.
La caratteristica principale della bicicletta Brompton è quella che fin da subito è stata progettata in maniera tale da essere piegata in 3 parti (tra l’altro in meno di 20 secondi!), proprio per permettere una facilità di utilizzo e trasporto mai vista: può essere portata con facilità nella calca della metro, può essere riposta nel bagagliaio dell’auto, ed anche piegata per occupare poco spazio nei box, nelle cantine o ancora in casa.
Inoltre, ogni Brompton è costruita e saldata con brasatura dalle mani sapienti di esperti artigiani, che vengono formati presso la fabbrica madre con un percorso di 18 mesi: il che rende ogni bicicletta unica e resistente.
La Brompton ne ha fatta di strada: da quel piccolo laboratorio di South Kensington oggi è presente in 40 nazionalità e conta più di 800 dipendenti.
Nel 2016 la Brompton ha brevettato anche il suo primo motore elettrico apportando così un cambiamento significativo e precursore nella mobilità elettrica.
Ma la curiosità che da qualche giorno mobilita gli appassionati Brompton è proprio quella della nuova apertura a New York di un negozietto che ben esprime la brand promise dell’azienda: rendere la vita in città più comoda e divertente.
Due le caratteristiche principali: innanzitutto il nuovo negozio è piccolissimo, e questo testimonia ancora una volta che basta pochissimo spazio per posizionare la bicicletta (tra l’altro, i clienti lo hanno subito soprannominato “il negozio di biciclette più piccolo del mondo”); in secondo luogo offre un’esperienza nuova grazie a uno schermo digitale, che si trova all’interno del locale, attraverso il quale i visitatori possono esplorare, guidando una Brompton, il lungomare di Brooklyn o sfrecciare tra gli edifici di Manhattan.
Un’esperienza divertente che riflette la mission dell’azienda e che promuove una mobilità agile, comoda e “compatta”.
TUTTO È PIU’ FACILE CON DANNY
QUANDO IL VENDITORE FA CROLLARE LA CLIENTE-MAMMA. È SUCCESSO A VERONA, DA BIMBOSTORE.
Ci sono momenti, nella vita di una mamma, nei quali le certezze vacillano! È facile, in certe fasi della nostra vita, arrivare a dubitare perfino della matematica, della geometria e forse anche delle tabelline!
È sufficiente che in una giornata capitino, nell’ordine: una multa presa sotto casa perché la settimana prima hanno cambiato il giorno della pulizia notturna della strada, una mail importantissima mandata il giorno prima per un nuovo lavoro che oggi scopriamo essere tornata indietro chissaperchè, l’ennesimo avviso di pagamento con sanzione per il bollo di un motorino rottamato quattro anni fa, il nuovo latte per il bambino consigliato dal pediatra che provoca continui maldipancia (ovviamente notturni ), la discarica trovata chiusa per sciopero con la conseguenza che l’auto rimane piena di cose da buttare e si aveva promesso ai nonni di passarli a prendere eoradovelimetto.
E’ sempre tutto così difficile … e quasi non si spera più che ci sia qualcosa di affidabile, certo, comodo … in una parola facile.
Si inizia così a dubitare anche della geometria e delle misure quando, in una giornata come quella descritta e trovato il modo di liberare l’auto, insieme coi nonni si va verso quel grande magazzino a comprare un, anzi il passeggino per la nuova creatura.
Ovviamente i nonni ci mettono il becco … questo va bene, questo no … finchè, Danny, giovane venditore di Bimbostore (personaggio che calca le corsie dello store come le avesse disegnate lui), dopo aver ascoltato e percepito, con sintonia fine, l’elettricità nell’aria mista a rassegnazione della mamma cliente, ne consiglia uno – davvero bello – che mette tutti d’accordo …
Ma c’è un problema: entra in ascensore?
È qui che la geometria corre in aiuto a tutti: il passeggino misura da aperto 89.0 X 56.0 e 31.0 X 56.0 cm da chiuso e l’ascensore – parola di nonno – misura 140 x 110 cm. Ovvio che ci sta!
Ci sono alcune persone, chissà come fanno, che “sentono” sulla propria pelle quello che “sentono” le persone a loro vicine, come se avessero uno sguardo – buono e vivace al contempo – che le “legge dentro”.
Danny è fra queste e si accorge immediatamente che qualsiasi rassicurazione geometrica e il richiamo alla formula dell’area del rettangolo non avrebbe rassicurato quella mamma già provata dal “tutto è difficile” quotidiano.
Senza esitare Danny taglia corto e la fa facile, ma che più facile non si può!
“Andiamo a provare se il passeggino entra nell’ascensore!” tuona Danny come un fiume in piena … così, aspetta la pausa pranzo, prende la sua auto e si presenta davanti all’ascensore della casa della signora come un atleta alle olimpiadi scruta con fiducia e forza l’asticella del salto da superare … entra!
E’ difficile descrivere un viso illuminato dal sollievo nel quale tutti i lineamenti si distendono, ma questo è proprio quello della mamma cliente, ex proprietaria di un motorino, alla ricerca di un nuovo lavoro, di un latte per bambini che non faccia venire mal di pancia e, suo malgrado, informata sulla vertenza degli operatori della discarica, con una multa presa perché hanno cambiato il giorno della pulizia notturna delle strade.
Autorevoli statistiche mostrano che uno dei motivi più frequenti per il quale una persona desidera cambiare impresa nella quale lavora è la spesso clamorosa incoerenza fra quello che la propria impresa proclama e promette e quello che davvero si vede come “aria che tira” nell’impresa stessa.
In effetti non sono mai le imprese che promettono … le imprese sono dei muri … sono invece le persone che ci lavorano che mantengono o non mantengono le promesse …
Insomma, occorre gente che ci crede … occorrono believers!
Sono loro che fanno grande e vera una impresa e sono loro che ci fanno “crollare” come clienti.
La cosa strana è che queste persone – che ovviamente lavorano con una intensità speciale – e che fanno più di quello che a loro è richiesto, sono piu liete, sorridenti e argute delle altre: vedono quello che gli altri non vedono!
Non a caso la brand promise dell’azienda dove lavora Danny è: con Bimbostore tutto è più facile! e con Danny – in mezzo a quei passeggini, liste nascita e omogeneizzati – chissà quanti altri come lui ce ne sono!
Allora … facciamo uscire il Danny che c’è in noi!
LA MODA DELLE SELFIE ROOM
Luoghi e tempi sommersi per confezionare un’esperienza
Un tempo scattavamo le foto per conservare un momento indimenticabile, congelarlo, per poterlo rivivere nel tempo e ritornare ad emozionarci nel ricordo di un preciso istante della nostra vita.
Oggi la dinamica si è capovolta! Scattiamo centinaia di selfie e, molto spesso, lasciamo scorrere via quell’emozione per inseguire lo scatto perfetto!
Lo sanno bene gli amanti dei contenuti social e gli aspiranti influencer, i quali condizionano le loro scelte di acquisto e consumo per trovare lo spazio ideale per i propri contenuti acchiappa like.
Da oggi la ricerca sarà più semplice! Nascono, in Italia, i primi spazi dedicati esclusivamente agli autoscatti, un luogo dove è possibile dar libero sfogo alla propria fantasia nello scattare selfie e realizzare video da pubblicare sui social o da conservare nel cassetto dei ricordi.
La prima Selfie Room italiana
A Milano, su ispirazione della Selfie Factory di Londra e della Kiev Selfie Room, il fotografo Federico Lamastra ha dato vita alla prima Selfie Room italiana, uno spazio di 200 metri quadrati dedicato alla produzione di scatti unici. Quindici diversi stanze, sfondi, angoli destinati ad offrire 15 diverse esperienze: dalla piscina piena di palline colorate e gonfiabili, al letto in verticale sulla parete, fino all’angolo multicolor dove poter giocare con un gigante orso di peluche.

Il progetto si rivolge non solo ai professionisti del settore (influencer, instagrammer o tiktoker), ma a chiunque abbia il desiderio di trascorrere un’ora immerso in mondi paralleli e surreali, lasciando libero spazio alla fantasia.
Reinterpretazione dell’arte
Anche Firenze non resiste alla moda dei selfie, ma la rivoluziona, elevandola ad arte e dedicando ad essa una mostra, organizzata come un labirinto e composta da oltre 50 stanze e più di 70 installazioni, ognuna delle quali è stata firmata da un artista diverso e pensata per essere fotografata, concepita come arte accessibile e condivisibile.
Oltre 1000mq dedicati alla reinterpretazione creativa dell’arte e della cultura di ogni epoca e stile, con installazioni immersive e scenari realizzati da oltre 400 artisti da tutto il mondo.
Lo scopo della mostra Selfie Museum è, infatti, quello di coinvolgere in prima persona il visitatore, rendendolo, parallelamente, autore e soggetto dell’opera: sarà, infatti, lui stesso a trovare creativamente una propria collocazione negli spazi e lui stesso che deciderà la prospettiva attraverso la quale raccontare al meglio il suo scatto. Di delinea un nuovo modo di vivere l’arte!
Realtà su misura
Infine, a Torino, ci sono le Kit Rooms: la prima realtà in grado di soddisfare qualsiasi necessità di un content creator tramite nove layout preimpostati oppure ambienti personalizzati. Un vero studio cinematografico per intenderci! Esso, infatti, integra anche la possibilità di usufruire della professionalità di fotografi e videomaker, assicurando contenuti altamente professionali.
Addentrarsi in uno di questi luoghi è un po’ come vivere tantissime esperienze parallele, ma non viverne realmente nessuna. L’effetto WOW non manca, ma l’emozione dov’è?!
Mentre la foto “vera” cattura la realtà mostrandone il volto più sorprendente, questa “messa in scena” cerca di riprodurre una realtà immobile, controllata, specchio di una società dove la spontaneità è in via di estinzione.
Quello che manca, è l’imprevisto e, come dice Montale nella sua poesia “Prima del viaggio”, un imprevisto è la sola speranza. Ecco cosa, forse, manca!
IMMERSIONE PHYGITAL TRA AUTO E DATI
BMW definisce il futuro del retail automobilistico
Tracciare un nuovo percorso, una nuova strada. Lasciare una nuova impronta.
È questa la nuova missione dell’Urban Store BMW che, con il rinnovo del suo showroom romano, è pronto a proiettare i suoi visitatori verso il futuro del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza di acquisto interattiva e immersiva. In una parola “phygital”.
Un ambiente molto lontano dalla classica concessionaria impressa nella nostra mente: salotti informali al posto delle classiche scrivanie, video personalizzati e la presenza umana del Product Genius, figura dedicata al supporto del cliente in tutte le fasi dell’esperienza.
Nella strategia dell’azienda, infatti, emerge un forte desiderio di valorizzare l’interazione con i visitatori dello showroom attraverso la costruzione di un vero e proprio percorso (journey) strutturato in cinque differenti fasi:
Benvenuto: all’ingresso il cliente è accolto dal Genius Product che introduce il cliente al percorso raccogliendo le sue esplicite richieste, analizzando i suoi bisogni e le sue aspettative.
Ma per chi ha le idee già chiare o, semplicemente, preferisce muoversi in autonomia, non manca la possibilità di collegarsi al configuratore interattivo attraverso un ledwall.
Consultazione: il consulente, dopo aver intercettato le esigenze del cliente, propone il prodotto più idoneo, mostrandogli le diverse caratteristiche grazie anche al supporto dell’ecosistema IT e all’utilizzo di sensori di prossimità installati a soffitto, collegati a tre diversi monitor, i cui contenuti – al passaggio del cliente – cambieranno proiezione, illustrando differenti contenuti di prodotto.
Test drive: è il momento della Test Drive Experience, anche nella modalità Test Drive@Home, per ricevere il veicolo in prova direttamente a casa.
Offerta: in questa fase il Genius Product coinvolge il Sales Advisor, ovvero il consulente commerciale puro nel termine, pronto ad accogliere il cliente in autentico salottino e, partendo dalla configurazione iniziale del Genius, condividerà al cliente l’offerta finale con il pacchetto di servizi, aggiungendo gli optional, le opzioni di ricarica e i servizi finanziari e formalizzando l’offerta finale.
Consegna: anche l’atto finale risulta diverso, perché la consegna avviene nel Luxury Delivery Hub del St. Regis Hotel o attraverso il servizio di Delivery@Home, cioè a casa.
In questo modo il BMW Group punta a distinguersi nel mercato del retail automobilistico attraverso la costruzione di un’esperienza indimenticabile per il cliente e un capitale umano competitivo alimentato dai dati e dalla tecnologia.
“L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha dichiarato Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia – ha modificato molti aspetti della nostra vita. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse opportuno mettere ancor più il cliente al centro con le sue nuove esigenze, motivazioni ed incertezze. […] Ma per farlo abbiamo bisogno di intuizioni e tecnologie guidate dai dati, oltre che dalla giusta mentalità del nostro personale. La corretta raccolta e lettura dei dati ci consentirà di capire quali siano le reali aspettative dei Clienti per offrire loro soluzioni non generiche, personalizzate, verticali, allineate alle loro necessità di mobilità”.
Si fa presto a parlare di “Customer Experience”, ma oggi le aziende operano in un contesto in cui le aspettative dei clienti stanno evolvendo più rapidamente rispetto alla loro capacità di definire un’esperienza in grado di soddisfarle.
La conoscenza dei bisogni e delle aspettative dei clienti deve essere la priorità, posta al centro dei processi decisionali.
Questo significa che e strutture devono essere sufficientemente agili e flessibili per reagire velocemente ai cambiamenti in atto e per adattarsi costantemente ai nuovi standard qualitativi emergenti.
Per farlo abbiamo bisogno di dati affidabili, da utilizzare in modo consapevole, da trasformare in informazioni utili per prendere le migliori scelte strategiche per la nostra azienda!
RETAILERS: notizie dagli USA che fan pensare
È sempre vero che i trend negli USA anticipano quelli europei? Sembra proprio di sì, anche se, avvertono autorevoli studi che affermano come l’anticipo dei trend in USA riguarderebbe una manciata di mesi e non più di anni.
Abbigliamento sportivo up
Continua l’affollamento di nuovi brand dedicati all’abbigliamento sportivo, un segmento in crescita e non ritenuto saturo, complice l’esplosione dell’abbigliamento sportivo durante il lock down.
Il marchio Active Wear ha ricevuto 400 milioni di dollari di investimento da Soft Bank Vision Fund per aprire 100 nuovi negozi fisici. Ispirato alla California del sud, Active Wear arriverà a Londra la prossima primavera e, a seguire, in tutti i paesi dell’Europa occidentale.
Con la sua “promessa” di eliminazione di carbone e dell’80% della plastica nella sua catena entro il 2022, alla Active Wear sono convinti si apra un periodo entusiasmante di crescita nel quale l’abbigliamento sportivo “evolverà” il proprio ambito per arricchire uno stile di vita quotidiano.
Il cliente, che mistero!
Mentre le agenzie più accreditate del mondo studiano i trend di questa (prossima) nuova era post covid, i clienti continuano a pensare e a comportarsi con la loro testa in barba alle previsioni. Infatti, nonostante la maggior parte delle previsioni parlasse di un settembre disastroso, le vendite al dettaglio, in USA, sono in crescita nuovamente dell’ 11%, nonostante l’aumento dei prezzi, l’interruzione della catena di approvvigionamento, la variante Delta e la fine dei sussidi di disoccupazione.
Vacanze di Natale ed eventi su Instagram per la generazione Z
Secondo Bright Pearl il 68% dei giovani della generazione Z pianifica di utilizzare canali di spesa non tradizionali, per tutto ciò che ruota attorno al Natale. Instagram, con il 77% delle preferenze, sarà il canale più utilizzato.
Autenticazione piattaforma e-commerce: un disastro l’autenticazione.
L’86% dei consumatori americani intervistati da Expectation Vs Reality at the Log Inn ha abbandonato carrelli e iscrizioni ad eventi a causa del fatto che il processo di autenticazione è “troppo arduo” o “lungo”.
Si prevede quindi un aumento degli “abbandoni” anche in Europa nel prossimo futuro che, per ora, registra il 40% nel Regno Unito, Germania 25%, Francia 40%. Clienti sempre più esigenti!
Il tutto, ricordiamolo, riguarda solo il processo di autenticazione!