Vittorio Taddei , Alexis Carrel e il nostro magazine
Mentre nelle nostre aziende tutti parlano di sostenibilità e di clima, la qualità dell’aria che si respira in esse – mediamente – non è affatto buona. Indagini sul clima, tipiche di fine anno, registrano più che in passato l’evidenza di un risentimento diffuso e con esso celebrano anche la sua sposa per eccellenza: la lamentela.
È così vero questo che, specularmente, come spesso documentiamo nel nostro magazine negli articoli “bollati” con il logo “si cresce per entusiasmo” (clicca qui), nelle aziende dove l’entusiasmo di chi ci lavora è reale, esso non tarda a raggiungere il cliente, che poi fa mettere le ali della crescita a queste imprese.
Il risentimento diffuso nelle nostre aziende è lo stesso risentimento diffuso un po’ a tutti i livelli: si è riusciti a far credere che – qualsiasi infelicità ci assalga – essa è colpa di qualcuno che se ne approfitta, che sbaglia colpevolmente, che è incompetente e che pensa tutto il giorno a come prevaricare e fregarci.
Il “risentito” è colui che sente e ri-sente in continuazione il proprio pensiero e il proprio giudizio e – più lo “sente” – più si conferma nel suo pensiero e nel suo giudizio fino alla terribile alternativa che gli si para davanti: raccogliere il malcontento di altri, convincendoli che esso dipende da chi lui accusa o isolarsi. In entrambi i casi vince l’ira, gridata o silenziosa che sia!
E con ira e risentimento, forse, si sta un po’ meglio nel momento del “vaffa”, ma non si costruisce niente e poi si sta peggio di prima.
Del resto le nostre aziende non sono isole e si respira l’aria che c’è in giro, originata proprio dai primi “vaffa” e che poi ha preso straordinariamente piede in molte piazze e angoli delle nostre città, prima di conquistare l’animo di molti.
Ovviamente, grande alleato del risentito e del lamentoso sono i limiti e la fragilità umana di chi lo circonda, che non risparmia nessuno da errori, anche gravi. Ma il limite che il risentito vede nell’altro non genera mai in lui un dispiacere sincero o una responsabilità, ma solo l’occasione rabbiosa della sua perfetta equazione: il destino non mi arride per colpa di…
Come quelle persone che, davanti a una disgrazia provocata dalla natura, non hanno lacrime per nemmeno un minuto, ma si avventano immediatamente alla caccia dei colpevoli come se, sempre e comunque, sia la colpa di qualcuno le conseguenze spesso terribili di questi eventi.
Perfino il personaggio dell’anno, Greta (senza voler in questa sede entrare nel contenuto del suo messaggio) è lo spot planetario del risentimento che sovrasta i temi stessi che pone.
Vittorio Tadei, il fondatore della Teddy, colosso italiano del fast fashion, quasi presagendo questa deriva (in una epoca dove il risentimento esagerato era messo alla berlina nel sentire comune con la battuta “piove, governo ladro”) ripeteva spesso ai suoi: “Dove vedi il limite dell’altro, lì inizia la tua responsabilità”.
“Tanta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità, tanto ragionamento e poca osservazione conducono alla menzogna” diceva lo scienziato premio Nobel, Alexis Carrel: e infatti il risentimento sistematico è proprio una menzogna!
L’antidoto al risentimento è quindi l’osservazione!
Questa epoca “risentita”, infatti, riesce appena ad oscurare, ma non certo a eliminare, la valanga di positività che c’è e che non balza agli occhi solo di chi dà per scontato il tantissimo che ha (che spesso gli è stato donato) e il bene che c’è molto vicino a lui (che spesso non dipende da lui), tanto è intento a far dominare su tutto il proprio pensiero!
Appena si osserva davvero con curiosità e desiderio di bene (si cerca cioè il bene e non con morbosa insistenza il male di qualcuno) si esce dal proprio ri-sentimento, ci si accorge finalmente di persone che non si smetterebbe un attimo di guardar lavorare, tanto è uno spettacolo vederle all’opera, ci si avvicina con curiosità e speranza a persone capaci di tirare fuori il meglio di noi, si scoprono nel fondo di problemi opportunità inaspettate, ci si accorge di risorse e bellezze che corrispondono così tanto proprio a quelle attese, domande e desideri che ci avevano fatto cedere al risentimento in voga.
Non è nemmeno un caso quello che asserisce la mastodontica ricerca di Linda Hill ricapitolata nel libro “Il Genio Collettivo”, (clicca qui) quando indica il “non dar niente per scontato” come un fattore decisivo del “mindset” delle organizzazioni che sono capaci di innovare in continuazione, proprio per accorgersi delle risorse che ci sono e delle positività su cui far leva.
E non è nemmeno un caso che proprio nell’azienda fondata da Vittorio Tadei si stia preparando un “Non dar niente per scontato Day”, una giornata dedicata ad accorgersi e a far accorgere tutti della positività da cui ogni grandezza parte e che è sotto gli occhi di tutti quelli che… non la danno per scontata!
Per entusiasmarsi ed entusiasmare. Perché l’entusiasmo è come un’onda che, dolce o impetuosa che sia, è sempre bellissima e nuova quando raggiunge il cliente.
Ricordiamoci in ogni caso che, mentre ci lamentiamo e ci “risentiamo” ogni giorno, milioni di clienti in quasi due terzi del mondo rimangono senza fiato davanti a tanti prodotti che, in ogni settore, le nostre aziende grandi, medie, piccole e a volte piccolissime, sanno portare.
Attenzione: al pari delle tasse eccessive, è proprio questa aria risentita che mette a rischio le nostre imprese nel loro sforzo di offrire una customer experience superiore, ovvero, di andare avanti!
Il nostro magazine vuole proprio offrire a imprenditori, manager e appassionati ispirazioni, tratte da tutto il mondo, che entusiasmino per contribuire a questa osservazione, ovvero a questa ricerca di bene che ci muove, anche nelle nostre imprese, alla “Alexis Carrel”!
Contributors (entusiasti) cercasi!