TASSO DI CONVERSIONE E CUSTOMER EXPERIENCE: COME FA RINASCIMENTO

Il brand Rinascimento da Piero della Francesca a fare il pieno di Bellezza

Non è un mistero che – a partire dall’Italia – entra sempre meno gente negli store di molti settori merceologici, abbigliamento in primis. I centri commerciali attraversano una crisi non ancora ben compresa nelle sue radici e assistiamo in continuazione a rinunce dei rinnovi degli affitti e a un cambiamento della composizione dell’offerta, in genere con un incremento del food quasi speculare al decremento dell’offerta fashion.
Il mercato della ristorazione, che sta vivendo, specie nel segmento fast casual, una competizione davvero incredibile ha le sue difficoltà per una oggettiva fatica delle catene “piccole” e di alta qualità, assai gradite dai consumatori, di raggiungere la dimensione significativa in numero di store per far fronte a margini ridotti: pochi ci riescono!
Negli Stati Uniti, oramai da almeno tre anni, si parla apertamente di “apocalisse del retail”. I dati dell’e-commerce, in crescita esponenziale e spesso a doppia cifra sono ben lontani dal  “compensare” i minori ingressi negli store.
Quasi ogni mese esce una “autorevole” indagine sui comportamenti dei Millennials per spiegare un tale terremoto e argomentare la “liquidità” di questa generazione. Tuttavia anche altrettanto “autorevoli” ricerche documentano come il comportamento dei Millennials, nella sostanza, segua le classi di reddito esattamente come per i clienti più adulti. Vedremo la ricetta (spesso assai diversa da un anno con l’altro…) che proporrà l’imminente World Retail Congress che quest’anno ha a tema “High Velocity Retail” (Amsterdam, 14-16 maggio).
In ogni caso, nell’attesa che le letture di quanto sta avvenendo in vari mercati si chiariscano sempre meglio, tutti i player sono alle prese con la necessità vitale di aumentare i tassi di conversione fra ingressi in store (come detto, in calo significativo) e acquisti e, per quanto riguarda l’ e-commerce, fra ingressi nella piattaforma e acquisti (che troppo spesso si fermano nel carrello).

Tutto questo costringe i migliori player a riflettere sulle proprie brand promise (in massiccia rivisitazione un po’ dappertutto) e sull’effettiva esperienza offerta al cliente in linea con essa. Finalmente, da più parti e costretti dalla situazione, si inizia a lavorare ben oltre alla tappa del viaggio del cliente nota come “acquista” (cfr customer journey Clicca qui) o quella nota come “scopre”.
Anche l’esperienza di quello che vive davvero il cliente con il prodotto comprato sta entrando nell’orizzonte di tutti gli ecosistemi aziendali e non solo di alcuni “specialisti”. Da un certo punto di vista sembra di tornare davvero all’autentica passione per il prodotto e per l’esperienza, sempre più personalizzata, da offrire al cliente, proprio come la figura dell’artigiano nel Rinascimento che era tutt’uno col cliente. Finalmente, pur nelle oggettive difficoltà o forse grazie proprio ad esse, si smette di pensare in termini di “Buy and bye bye …”
Certo ora è il tempo, all’interno delle aziende, di attivare stili di leadership e pratiche da Genio Collettivo. Linda Hill (Harvard) avverte che le aziende che “ce la fanno” ad innovare in continuazione per il cliente (che ribadisce così la sua fiducia verso il brand) sono quelle che hanno leader simili ad architetti sociali, capaci di costruire vere e proprie comunità aziendali desiderose di innovare e capaci di farlo! Per essere capaci occorre frequentare il mindset giusto: partire dai dati, non dare nulla per scontato, avere una visione d’insieme dei problemi e delle opportunità, saper integrare idee differenti. Chi ci prova davvero ha successi ed è destinato ad averne ancora di maggiori, come ad esempio sta facendo il brand italiano “Rinascimento”, andato nel weekend scorso in ritiro full immersion per continuare la serie di novità offerte ai clienti, coinvolgendo dallo stile ai livelli più operativi, attivando un singolare mercato delle idee e non trascurando di fare il pieno di bellezza da Piero della Francesca ad Arezzo, forse la personalità più espressiva del Rinascimento italiano, prima di riprendere il cammino del lunedì.

Partner di Praxis Management, società di consulenza milanese. Da oltre vent’anni anni è impegnato nel retail dei migliori brand del lifestyle nei settori della moda, del food e del design. L’attenzione crescente per i temi relativi al Cliente ha generato in lui un interesse approfondito sul tema della Customer Experience, che lo ha portato a costituire Italian Customer Intelligence e a sviluppare importanti relazioni internazionali sul tema. Il brand, che raduna partner con diverse competenze, sostiene le aziende a progettare, offrire e portare in tutto il mondo una Customer Experience superiore: in una parola, a entrare davvero “nell’Era del Cliente”. mario.sala@praxismanagement.it