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DE SANTIS: LA STORIA SI È FATTA PANINO

Se vi è capitato di passeggiare per il centralissimo Corso Magenta a Milano, vi sarete sicuramente imbattuti in un locale dal fascino retro, nel quale la storia si è fatta panino: Panini De Santis.

“Una rosa è una rosa è una rosa è una rosa” scriveva Gertrude Stein. Può darsi. Quello di cui siamo certi è che un panino non è un panino non è un panino non è un panino. Potrebbero assomigliarsi, stesi nella loro vetrina, ma c’è un panino con quel qualcosa in più che lo fa essere indimenticabile, raccontabile, digeribile, vogliosamente ripetibile”

cita il “Manifesto” appeso nella piccola saletta del locale e abbiamo deciso di andare a verificare se anche l’accoglienza che offre Panini De Santis “non è accoglienza non è accoglienza non è accoglienza” e sia davvero indimenticabile come la qualità dei loro panini.

L’insegna dal meraviglioso gusto anni ’80, scritta bianca su sfondo verde, rende ben visibile il piccolissimo locale, che presenta all’esterno un piccolo bancone con tre sgabelli su cui una famiglia si sta gustando il suo buon panino.

Lo sticker applicato all’ingresso “Da un piccolo posto…nasce il panino più buono del mondo” non fa che predisporci positivamente all’esperienza e caricarci di ottime aspettative.

Abbiamo la sensazione di entrare “in un pezzo di storia”: il legno scuro degli arredi, del bancone, i lampadari stile liberty, le travi di legno scuro sul soffitto, che contrastano con il bianco delle pareti, le mensole e le fotografie appese, ci trasmettono l’affascinante percezione che il locale ha una storia da raccontare e si capisce che quei panini hanno incontrato il palato di tantissime persone e tra poco sarà anche il nostro turno.

Appena varcata la porta d’ingresso, veniamo subito accolti da un caloroso e sorridente saluto da un ragazzo che prepara i panini al momento e questo ci riporta alla realtà e ci fa sentire “a casa”.

Sulla destra invece troviamo un bancone che percorre tutto il locale e sul muro troviamo un menu incorniciato con tantissimi panini divisi per ingrediente principale. Abbiamo l’imbarazzo della scelta, ma dopo una carrellata decidiamo da quale panino lasciarci deliziare e ci avviciniamo alla cassa per ordinare e pagare.

La ragazza in cassa mantiene un approccio discreto, ma professionale: la giusta complementarità dell’accoglienza è data dal ragazzo che ci ha salutato all’ingresso. Ha cercato subito spunti di dialogo simpatici con noi, per intrattenerci durante l’attesa della preparazione del panino, strappandoci qualche sorriso e predisponendoci positivamente all’esperienza.

Inoltre notiamo che saluta i clienti abituali per nome, scambiando con loro un dialogo estremamente cordiale.

La ragazza ci invita ad accomodarci in uno dei tavolini della saletta situata in fondo al locale e ci avvisa che ci avrebbe portato al tavolo il panino.

Ci accomodiamo sul tavolino che presenta solo un porta tovaglioli in metallo, anche questo in assoluta concordanza con lo stile del locale e notiamo che la bottiglia d’acqua è brandizzata. Un tocco di classe.

Mentre attendiamo il nostro panino, ci guardiamo intorno e siamo circondati da fotografie con dedica di artisti del calibro di Sofia Loren, Luciano Pavarotti e mi piace pensare che anche loro, un giorno, siano passati per questi metri quadri.

E come successo al momento dell’ingresso, mentre stavamo fantasticando sulla storia di questo locale magico, ecco che un’altra situazione positiva ci riporta alla realtà: ecco finalmente il nostro panino.

La cameriera ripete il nome del panino, appoggiandolo con grazia sul tavolo e augurandoci “Buon appetito”.

Tutte le nostre aspettative, hanno trovato la loro giusta soddisfazione: non solo la bontà del panino, ma il viaggio nella storia che abbiamo vissuto entrando in Panini De Santis non ha prezzo!

Panini De Santis racconta il suo passato mostrando se stesso, nella versione più vera e autentica.

Non solo il contesto e gli arredi immutati fa percepire al cliente di entrare nel “cuore” di Panini De Santis, dove tutto ebbe inizio, ma trasmette al cliente una sensazione di fiducia e di sicurezza non solo per la qualità dei panini, ma per tutta l’esperienza che andrà a vivere. Quell’esperienza “con quel qualcosa in più che la fa essere indimenticabile, raccontabile….e vogliosamente ripetibile”.

RESTAURANT EXPERIENCE STRATEGY PER AVVENTORI FELICI E FEDELI

Spesso i brand spendono enormi budget in marketing per attirare nuovi clienti all’interno dei propri negozi, dimenticandosi, però, che, una volta entrato, il Cliente deve essere trattenuto, prima, e, successivamente, deve essere convinto a tornare.

Quindi, se da una parte è fondamentale per un brand attrarre nuovi clienti per costruire le basi di un solido successo, dall’altra, sicuramente, la sua continua crescita dipenderà in larga parte da quei Clienti che, sorpresi, soddisfatti ed entusiasti della loro esperienza, vorranno tornare. O, meglio ancora, vorranno consigliare il brand ad amici e colleghi.

D’altra parte, qual è il momento in cui il Cliente è più propenso a “dare retta” a quello che il brand ha da dire, se non quando si prende del tempo per frequentare il suo negozio, il suo store o il suo locale? Pubblicità online e offline, per quanto impressionanti, possono cogliere il Cliente occupato in altre faccende e quindi poco attento o propenso ad accettare input. Ma quando entra in negozio, è quello il momento in cui “abbassa le difese” ed è pronto ad essere “sopraffatto” dalla proposta del brand. Che, ovviamente, deve essere assolutamente all’altezza delle aspettative di un sempre più esigente Cliente.

Oltretutto, investire nel cosiddetto “in store marketing” non è neanche particolarmente oneroso, dal momento che si tratta di accorgimenti che in ogni caso dovrebbero essere messi in atto, facendo parte del layout e del format dello store. Si tratta di un’occasione unica, inoltre, per raccontare al Cliente la propria storia, i propri valori, la propria identità, per creare quell’affinità ed empatia che porterà il Cliente a diventare portavoce del brand nel suo mondo (piccolo, ma più facilmente abbastanza esteso, se ricordiamo la viralità dei social network!).

Prendiamo, per esempio, il caso di un ristorante, di un bar, una pizzeria o una gelateria: a seconda della tipologia di locale e del suo target, ogni attività deve stampare il packaging per il takeaway (leggi qui), vassoi o vaschette, tovagliette e tovaglioli e così via.. Secondo Mike Wolfsohn, della High Wide & Handsome, agenzia di comunicazione californiana, “si tratta di materiali che rientrano dei normali budget dei ristoranti e che vengono comunque prodotti e utilizzati. Sono quindi il mezzo perfetto per diffondere il proprio messaggio senza aumentare le spese”.

Proprio nel momento in cui il Cliente si è preso il tempo per sedersi e dedicare qualche minuto (nella peggiore delle ipotesi) al proprio pasto.

La Product Evaluation Inc, società di ricerca specializzata nel “food service” nello stato dell’Illinois, ha effettuato una ricerca tra gli avventori abituali di alcuni ristoranti di età tra i 18 e i 65 anni per identificare quali fossero i messaggi e i mezzi che più veicolano la fedeltà dei clienti e il loro passaparola. Tovaglie, tovagliette, porta tovaglioli e menu sono gli oggetti migliori per attirare e trattenere l’attenzione dei clienti.

Inoltre, il 65% dei degli intervistati segnala di essere particolarmente interessato a notizie sugli sforzi del brand in senso ambientale: informazioni sul riciclaggio dei materiali, descrizioni sull’uso dell’energia o sulle tecniche di costruzione dei locali.

Il servizio, ovviamente, è uno strumento potentissimo di marketing all’interno del ristorante (come abbiamo dettagliatamente analizzato nella nostra indagine sulla delicata fase dell’accoglienza all’interno dei locali milanesi), in grado di “dirla lunga” su identità e valori del brand.

Creare un’esperienza estremamente soddisfacente per il Cliente all’interno del proprio store faciliterà la nascita e la diffusione di un passaparola in grado di aumentare quella base sulla quale si fonderà il successo del brand. Le opportunità per creare una Customer Experience a prova del cliente più esigente sono molte e sono chiamate “touchpoint”: si tratta delle diverse occasioni che il Cliente ha di entrare in contatto con l’azienda e con il brand. Italian Customer Intelligence ha intrapreso un viaggio attraverso i touchpoint di diversi settori: scopri quelli della Ristorazione e del Fashion Retail!

Non perdere la rubrica e trova tanti consigli utili per il tuo brand!

PERIMETRO: PRENDI L’ARTE E FANNE PARTE

Nel mondanissimo Corso Garibaldi a Milano da pochi mesi ha aperto Perimetro, un locale che nel suo stesso nome delinea la caratteristica dell’eccellenza: in geometria infatti il perimetro è la misura della lunghezza del contorno di una figura piana. In gustimetria (per dirla come riportato nel loro sito), PERIMETRO delinea l’area dell’eccellenza culinaria.

Nasce da un progetto che fonde moralità e artigianalità, con un attenzione spasmodica per i dettagli, che anzi rappresentano proprio il cuore del progetto.

Incuriositi dal concept e dalla bellezza dello store, ci siamo chiesti come venissero curati i dettagli relativi all’accoglienza e siamo andati a testare la Customer Exprience.

Il locale è mediamente riconoscibile dalle cinque vetrine che si affacciano su Corso Garibaldi. L’insegna è molto minimal, ma è estremamente elegante. Alla porta d’ingresso si possono notare i due leggii con il menù, che permettono, a qualunque ora del giorno, di curiosare sulle ottime proposte di Perimetro per il pranzo e per la cena.

Le ampie vetrine consentono, inoltre, di guardare all’interno del locale e,  anche restando all’esterno, non si può non notare la parete di Prosciutti Crudi appesi proprio davanti all’ingresso. Una goduria per gli occhi che fa capire a chiunque si avvicini al locale la passione che Perimetro ha per la qualità del prodotto.

Entrando si percepisce subito un’atmosfera calda, rilassata ed estremamente pulita.

L’ambiente, chiuso da delle vetrate proprio di fronte alla parete alla quale sono appesi i Prosciutti Crudi, ospita il banco di lavoro e le affettatrici: l’acciaio luccica.

La nostra predisposizione è assolutamente positiva e la percezione è proprio quella di essere in un posto in cui si mangi divinamente.

Appena varcata la soglia veniamo accolti da un ragazzo che ci saluta in modo molto sincero e ci fa accomodare subito. Avvicinati al tavolo, con una galanteria degna di nota, ci sposta la sedia per farci accomodare.

Questo è uno di quei gesti senza tempo, che, all’interno di un ristorante, inevitabilmente, alzano il livello della Customer Experience e incredibilmente sorprendono il cliente, specie se è una donna, superando ogni aspettativa.

Ma le soprese da Perimetro non finiscono qui.

Dopo pochi minuti dall’accomodamento, il cameriere ci porge il menù: basta aprire la prima pagina per far capire al Cliente che è al centro di tutto.

Infatti prima ancora di far leggere le pietanze, Perimetro scrive sul menu: “SIGNORE E SIGNORI BUONGIORNO E BENVENUTI.” Una piccola frase che dice molto sull’attenzione rivolta verso il Cliente. Ci sentiamo inevitabilmente coccolati, aspettati e curiosi di vedere quali altre sorprese riserverà per noi Perimetro.

Al momento dell’ordinazione, il cameriere, dopo aver descritto le varie tipologie di prosciutto e le relative caratteristiche, ci spiega come verrà tagliato il salume da inserire nell’insalata.

È una vera e propria esperienza, non solo formativa, perché ci spiega caratteristiche e dettagli a noi nuovi, ma soprattutto per la passione e la disponibilità con cui le spiega.

Questa è una caratteristica fondamentale nella relazione con il Cliente. Trasmettergli passione, spiegando cose nuove con calma e renderlo partecipe di come verrà preparato il suo piatto, sono le basi fondamentali per creare aspettative importanti e la sua affiliazione.

Ed è proprio quello che è successo a noi. L’insalata così descritta non è solo un piatto, ma diventa arte e la sensazione è quella di poter mangiare qualcosa di estremamente unico.

Dopo pochi minuti, il ragazzo ci porta l’acqua (che versa nel bicchiere), il pane e i condimenti. Veniamo colpiti subito dall’elegante e ricercata forma della bottiglia d’acqua, brandizzata con il logo Perimetro.

Veniamo letteralmente catturati dalla manualità con cui i ragazzi dietro le affettatrici tagliano i salumi e li adagiano direttamente sul piatto. Sembra che stiano dipingendo un quadro. Hanno una delicatezza e un’affascinante gestualità che ci lascia incantati.

Anche questa è Customer Experience: rendere una parte del processo produttivo una fase fondamentale del marketing del locale.

Nell’attesa del nostro piatto, osserviamo i dipendenti del locale. È come se ci fosse una invisibile ma efficace catena di montaggio: nell’area dove si affetta il salume sono presenti i palmari da cui i ragazzi vedono cosa devono affettare. Una volta affettato il salume, suonano un campanello e lasciano l’area libera e, pochi secondi dopo, arriva la ragazza che porta il piatto al cliente.

Non è una semplice consegna: la ragazza si ferma a parlare con il Cliente spiegandogli il piatto e così è successo anche a noi. Ha presentato il piatto prima di appoggiarlo sul tavolo e ci ha augurato buon appetito in modo discreto, ma molto cordiale.

La qualità e freschezza dei prodotti è percepibile sin dalla vista e il primo boccone conferma tutte le nostre percezioni: ottimo!

Dopo averci lasciato il tempo di mangiare con assoluta calma e tranquillità, il ragazzo torna al nostro tavolo e ci chiede come sia andato il pasto: la sua richiesta appare veramente sincera, trasmettendoci un vero interesse, come se gli stesse veramente a cuore che il nostro pranzo sia stato eccellente.

Non abbiamo potuto fare altro che dimostrare tutto il nostro apprezzamento e ricambiare così tutte quelle attenzioni e quell’esperienza sensoriale e formativa che abbiamo vissuto.

Perché a rendere superiore la Customer Experience non è soltanto il dialogo con il personale, ma è tutto il contesto in cui il Cliente vive la sua esperienza.

Perimetro non vende solo qualità, ma vende arte. Regala ai propri clienti lo spettacolo incredibile dell’artigianalità italiana della salumeria. In un contesto pulito, caldo ed elegante.

Per sapere come far vivere un’esperienza davvero superiore ai vostri clienti, scrivi a

PANINO GIUSTO E IL SORRISO DAL GUSTO SAPORITO

Oggi vi raccontiamo della bella esperienza che abbiamo vissuto nella fase dell’accoglienza da Panino Giusto, famosa catena della ristorazione milanese, con una ventina di locali tra Italia, Inghilterra, Giappone e (tra poco) Stati Uniti.

“Era l’8 febbraio del 1979 e in Corso Garibaldi apriva il primo Panino Giusto.” Così inizia Panino Giusto. Un sogno milanese alla conquista del mondo, scritto da Raffaele Panizza, che racconta con dovizia di particolari la nascita e lo sviluppo di questa catena che fa della qualità e dell’eccellenza delle materie prime, da una parte, e dell’ambiente informale ma curato nei dettagli, dall’altra, le sue parole d’ordine.

Ma non solo: Panino Giusto è uno dei primi rappresentanti italiani di quel segmento particolare della ristorazione chiamato Fast Casual. Velocità, qualità e attenzione al cliente: queste le caratteristiche di quei brand che a poco a poco si stanno riunendo sotto il nome di #italianfastcasual (leggi qui). Il locale “storico” di Corso Garibaldi quest’anno ha compiuto 36 anni, ma il suo animo si mantiene fresco e giovane. Ma andiamo con ordine…

La nostra esperienza

Raggiungiamo Panino Giusto dopo una vera e propria corsa a ostacoli tra le seduzioni dei numerosi locali che popolano il corso con vetrine e dehor degni dei migliori manuali del buon ristoratore. Bisogna ammetterlo: se non si ha una meta ben precisa in mente, è decisamente facile farsi distrarre. Ma lui… eccolo lì! Semplice e discreto, quasi a non volersela “tirare”, come si addice a un vero e proprio “locale storico”. Lo individuiamo per l’insegna ben visibile e per il colore delle sue vetrine, quel verde-Panino Giusto ormai davvero riconoscibile, soprattutto per chi frequenta le pause pranzo milanesi.

Non facciamo in tempo a varcare la soglia del locale che un tripudio di emozioni ci assale. Il profumo che si respira è quello di una grande tradizione: i tavoli di legno, il bancone bar e dei quadretti con foto in bianco e nero appese alle pareti dell’ingresso, i prosciutti esposti, infatti, ci riportano indietro in un tempo forse dimenticato. Un sonoro “buongiorno!” però, ci fa immediatamente tornare al 2015: davanti a noi, una giovane cameriera, un uomo, che probabilmente è lo store manager, e, dietro al bancone, un sorridente cuoco che sembra aver per un attimo dimenticato il suo lavoro per darci il benvenuto. Sono tutti e tre lì, come se ci stessero aspettando.

Avvisiamo la ragazza – la più vicina a noi – di essere in due e lei, sempre con un allegro sorriso stampato in faccia, con un cenno del capo, ci indirizza verso “Mauro”, l’uomo a fianco a lei, che, a sua volta, con gentilezza e delicatezza, ci chiede di seguirlo. Ci “consegna”, letteralmente – è il caso di dirlo, nelle mani di un’altra cameriera che, con un grandissimo sorriso, ci introduce nella saletta e ci illustra le possibilità di tavoli ancora liberi, chiedendoci dove preferiamo accomodarci.

Il sorriso è di casa, al Panino Giusto di Corso Garibaldi! Ed è quel genere di sorriso sincero, genuino e accogliente che ci fa davvero sentire i benvenuti. Insomma, sembrano davvero tutti entusiasti del nostro arrivo: incredibile!

Ma non è solo il sorriso: ci siamo seduti da poco, e, scorrendo il menu, notiamo che uno dei panini proposti ha un’evidenza particolare: curiosi, chiediamo delucidazioni alla nostra verace “cicerona” che, con un trasporto contagioso, ci spiega che il panino Milano 2015 è stato creato in occasione di Expo dal famoso chef stellato Sadler, con l’intenzione di creare un innovativo connubio di creatività e tradizione. Un panino che suscita tanto entusiasmo solo a parlarne non può che essere la nostra scelta!

Attendendo l’arrivo del nostro ordine, ci accorgiamo che, fino a quel momento, il contorno dell’arredamento del locale, che appena entrati ci aveva travolti con quel suo gusto di tradizione, era passato decisamente in secondo piano, “storditi” come eravamo da un’accoglienza tanto appassionata. Insomma, la sorpresa di essere accolti come graditi ospiti tanto attesi, invece che come “semplici” clienti, ha superato ogni nostro più audace desiderio, facendoci dimenticare di tutto il resto. Nel corso del nostro pasto, notiamo la cameriera “controllarci” a distanza, con il fare di chi vuole assicurarsi che tutto vada bene senza essere invadente. Finito il panino, la stessa ci si avvicina educatamente, chiedendoci, con tono sinceramente interessato, se tutto fosse stato di nostro gradimento. Abbiamo un po’ di tempo, quindi decidiamo di prendere con calma il caffè. In una profusione di sorrisi amichevoli, la cameriera sparecchia velocemente il tavolo arrivando subito dopo con una tazzina di caffè profumato, accompagnato da un “bocconcino dai dai” come delizioso omaggio.

Intorno a noi, l’atmosfera è estremamente rilassata e gioconda: anche gli altri avventori sembrano volersi concedere il lusso di godersi e assaporarsi la pausa pranzo con calma. Le cameriere, invece, si alternano destreggiandosi tra i tavoli veloci e delicate, non perdendo mai dal viso quel sorriso genuino che rende tutto più saporito.

Quando decidiamo di andare via, dopo aver raccolto i saluti festosi della cameriera che ci ha “curati” per tutto il tempo che ci siamo trattenuti, ci avviciniamo alla casa dove il signor Mauro ci accoglie accertandosi che tutto sia stato di nostro gradimento e salutandoci con un “arrivederci” dal gusto schietto, autentico e invitante.

Il Panino Giusto di Corso Garibaldi ti accoglie a braccia aperte, è il caso di dirlo! E lo fa con una trasparenza, una spontaneità e un’autenticità che è raro trovare e che va al di là di ogni possibile aspettativa. Un’accoglienza che da sola basta per invogliarti a tornare, sapendo che lì sei davvero atteso. Un’accoglienza che da sola basta a farti dimenticare di tutto il resto: dal locale, al panino, ai profumi, all’atmosfera… Un’accoglienza che da sola basta come condimento per rendere tutta l’esperienza nel ristorante un pizzico più gustosa e saporita.

Un’accoglienza che è un dettaglio di tutta l’esperienza proposta da Panino Giusto, ma che la dice lunga sulla natura della stessa: un’esperienza entusiasmante!

ACCESS EXPERIENCE: FORMULA VINCENTE CON TAKE AWAY E PACKAGING

I touchpoint durante i quali un cliente stabilisce una relazione con un brand e durante i quali matura un giudizio su di esso sono numerosi. E ciascun cliente, vivendo un’esperienza soggettiva, sarà portato a notarne alcuni piuttosto di altri e di trarne conclusioni diverse rispetto ad altri clienti. Per questo è fondamentale per l’azienda avere un’idea precisa e concreta di tutti i punti di contatto con il proprio cliente (online e offline): solo così potrà controllare che l’esperienza proposta sia, innanzitutto, in linea con le proprie promesse e la propria identità e, allo stesso tempo, sia in grado di superare le aspettative del cliente.

Il motivo di questo lavoro è molto semplice: un cliente soddisfatto sarà ben contento di riportare la propria esperienza ad amici, conoscenti e colleghi, invogliandoli e spingendoli a diventare loro stessi clienti del brand.

Viaggio del Cliente - Forrester Research
Viaggio del Cliente – Forrester Research

Il Take Away di Panino Giusto

Proprio per questo oggi vogliamo raccontarvi di un touchpoint molto particolare nel quale abbiamo vissuto un’esperienza davvero degna di nota. Si tratta del servizio “take away” di Panino Giusto, nota catena di ristorazione Fast Casual milanese che fa del panino di qualità il suo punto di forza ormai ampiamente riconosciuto.

Il take away fa parte di quella fase della relazione che il cliente ha con l’azienda (vedi immagine del viaggio del cliente) chiamata “accesso” e che si interpone tra l’acquisto del prodotto/servizio e il suo effettivo uso (ne abbiamo scritto qui). È una fase, quindi, in cui si crea una forte attesa e un crescente desiderio di entrare in possesso di quello per cui abbiamo pagato.

La nostra Access Experience

Ecco come è andata: non avendo tempo per fermarci a consumare la nostra cena nel locale, optiamo per un panino da portare via. Dopo l’ordinazione, avvenuta molto velocemente grazie alla cortesia del personale, attendiamo qualche minuto perché il nostro panino ci venga consegnato. In effetti, l’attesa non è brevissima, ma, come si dice… il gioco, alla fine, è valso la candela!

Il panino che abbiamo scelto, un Tra i Due, specialità del noto Chef Claudio Sadler, una delle proposte più apprezzate da chi frequenta abitualmente Panino Giusto, ci viene consegnato come un vero e proprio gioiellino in una scatola (un ecobox realizzato con materiali biodegradabili e riciclabili al 100% – così come segnalato sulla stessa) che garantisce la sua conservazione nel tragitto verso casa. La chiusura sigillata con una fascetta di cartone color “verde Panino Giusto” rende la scatola molto graziosa, fornendoci, oltre a una garanzia di qualità, autenticità e freschezza, l’indicazione del nome del panino e augurandoci – addirittura – un buon appetito!

La scatola, infine, viene riposta in un sacchetto di cartone rigido che ci assicura che il contenitore (e il suo preziossimo contenuto!) non verrà danneggiato durante il viaggio.

Un touchpoint, quello del take away, che permette di vivere quella “opening experience” di cui avevamo scritto non tanto tempo fa (qui): il packaging influenza notevolmente la prima impressione che possiamo avere di un prodotto, perché crea delle aspettative rispetto a quelle che sono le promesse del brand. E Panino Giusto, si sa, ci promette proprio qualità, freschezza e artigianalità…

In questo caso, un packaging sicuro, grazioso, fresco e che addirittura ci augura un buon appetito alza notevolmente il livello della nostra esperienza nella fase di accesso del nostro viaggio con Panino Giusto, in particolare nel touchpoint del take away. Un’esperienza così non può che essere un presupposto per una cena che ci aspettiamo davvero ottima!


Infatti, sapete quanto è durato il nostro Tra i Due, una volta aperta la scatola? Due secondi..!

BIANCOLATTE: CHE ACCOGLIENZA FA LA FELICITÀ?

Oggi vi parliamo di Biancolatte, un locale elegante in zona Turati a Milano, nato dalla volontà di una famiglia che voleva creare un posto accogliente, che ricordasse la bellezza della campagna e quel calore che si respira a casa.

L’avventura della famiglia Biancolatte inizia nel 2007 nelle mura di un negozio in disuso da tempo in una delle zone più centrali di Milano. L’affluenza di gente amante di quell’atmosfera rilassata e pulita continuava ad aumentare e il successo è arrivato presto, così nel 2010 Biancolatte si è ingrandito arrivando ad avere un locale molto grande con tanti mini ambienti all’intero, dalla gelateria, alla sala ristorante, allo shop.

Appena ci avviciniamo al locale, notiamo subito le sette grandi vetrine con tendoni marroni da cui emerge il logo di Biancolatte: tre grandi cucchiaini bianchi che rappresentano i cucchiaini della felicità.

Perché è proprio questa l’aria che si respira entrando in Biancolatte. La felicità di trovarsi in un ambiente bello e accogliente, in cui c’è storia, passione, impegno e la volontà di offrire ai propri clienti qualità delle materie prime e prodotti che possano accontentare tutte le esigenze… dal caffè al gelato, dal pranzo all’oggettistica per la casa.

Gli spazi del locale sono molto ampi e gli ambienti sono ben divisi: non è difficile individuare la sala del ristorante a cui si accede percorrendo un piccolo corridoio alla cui fine incontriamo il sorriso di una dolce signora che, non essendoci fila, ci accompagna subito al tavolo.

Sarà stata la calorosa accoglienza della signora, sarà stato il suo sorriso, saranno stati gli arredi curati nei minimi dettagli, ma la sensazione è di non essere nella caotica e grigia Milano, ma in uno di quei bei casali in campagna, dove la mente si rilassa e l’anima si rigenera.

Il tavolo cui ci accomodiamo è un bancone: le sedute sono rivolte verso il muro a cui è applicato uno specchio da cui è possibile avere una visuale di tutta la sala alle nostre spalle e rende tutto più piacevole.

Il bancone è apparecchiato con tovagliette e tovaglioli dello stesso colore del brand. Dal menu si apprende che Biancolatte sostiene il progetto in Africa “Alice for Children”. Il numero del tavolo è indicato in un cartellino applicato a una piccola piantina che da tanto colore alla presentazione. Pur non essendo il classico tavolo, la seduta è molto comoda e c’è molto spazio tra un coperto e l’altro, dettaglio spesso dimenticato in alcuni ristoranti che spesso non considerano l’importanza di garantire a ogni cliente il proprio spazio, a prescindere che gusti il proprio pasto in un tavolo o al bancone.

Si sa, nella vita sono i dettagli che fanno la differenza e se un brand ha cura dei propri clienti deve fare attenzione proprio a quei piccoli particolari che determineranno la sua conquista e la sua fidelizzazione. E Biancolatte ha preso molto sul serio questo aspetto ed è facile, quindi, comprendere il motivo delle code all’ingresso, delle persone che tornano e di questa recensione positiva.

Ci accomodiamo e dopo pochi secondi una ragazza gentilissima ci porta un cesto contenente diverse tipologie di pane: dal pane con le noci, a quello con le uvette, da quello integrale a quello al latte.

Ed è proprio questa ragazza che ci seguirà per tutto il pasto e la sua gentilezza e cortesia ci fanno sentire ospiti, come se fossimo entrati davvero in casa di una persona che fa gli onori di casa, come a esempio versare l’acqua direttamente nel bicchiere. Una galanteria!

Al momento dell’ordinazione, ci ha spiegato con calma e disponibilità alcuni piatti del menu, ci ha consigliato e aiutato nella scelta e quando abbiamo deciso cosa ordinare ha dimostrato entusiasmo nella nostra scelta, come se fosse la migliore che potessimo fare.

Quello che questa gentilissima ragazza ci ha trasmesso è che fosse lei a ringraziare noi per essere lì e aver scelto Biancolatte per il nostro pranzo, anche questo dettaglio spesso dimenticato dai ristoranti. Biancolatte trasmette la sua riconoscenza e ci viene spontaneo pensare a quei tre cucchiaini della felicità: ci piace pensare che uno dei tre fosse proprio questo, ossia la gratitudine al cliente che sceglie te!

Se ci pensiamo, la sua soddisfazione, il suo stato d’animo, le sue aspettative sono nelle tue “mani” e per quei pochi minuti in cui si consuma un pasto occorre fare tutto il possibile per farlo sentire bene, per permettere che torni ancora.

Biancolatte fa stare bene il proprio cliente cercando di capire le sue esigenze: se ha davanti una persona che ha bisogno di maggiore attenzione, gliela dedica completamente, mentre se al tavolo c’è un cliente che preferisce gustarsi il pranzo senza interruzioni ulteriori rispetto ai momenti standard dell’ordinazione, il personale diventa quasi invisibile e la persona viene lasciata tranquilla.

Essere bravi e veloci a capire il tipo di cliente e personalizzare il proprio approccio a seconda della persona è un aspetto centrale in tutte le fasi dell’accoglienza di Biancolatte che fa bene intendere la grande consapevolezza del brand che non tutti i clienti sono uguali, ma tutti sono ugualmente importanti e nessuno di essi va perso.

Ecco come si fa a offrire una customer experience superiore alle aspettative del cliente, ossia, partendo proprio dalla rapida e veloce comprensione delle stesse e indirizzare tutto l’impegno e l’attenzione per fare in modo di superarle, offrendo un servizio eccellente, prodotti di qualità, velocità senza frenesia, ricercatezza nella mis en plas, sorrisi e trasmettendo in ogni gesto nei confronti del cliente quel concept che ha reso Biancolatte un locale di successo: la felicità!

#ITALIANFASTCASUAL

In Italy experts and specialized media are starting buzzing about Fast Casual, looking not only at big restaurant chains overseas, but also at brands with a moderate number of restaurants. Both of them are extremely effective in offering a Customer Experience consistent with the values they propose: their concept offer, together with the kind of menu, product, time band and environment, is becoming more and more specific. So, next to super big such as Chipotle, Jimmy Johns, Panera Bread, Firehouse Subs etc, smaller but fast growing brands such as Lemonade, Modmarket, Elevation Burger, Twisted Root and many more stand out.

Italy looks overseas but it seems it hasn’t realized yet that Fast Casual is there as well, and since a quite long time. The reason is quite easy: Italy has got Fast Casual in its blood! Speed, quality and customer understanding are the reasons why!

Panino Giusto: The new panino signed by Chef Claudio Sadler
Panino Giusto: The new panino signed by Chef Claudio Sadler

First of all, Fast Casual was born in Italy many years ago when in 1979 Panino Giusto, one of the top player of this specific segment in restaurant industry, was founded. Today the brand counts about thirty restaurants among Italy, London and Japan, opening very soon in United State as well.

Nowadays speed is an increasingly important requirement for people living and working in urban areas and no client would ever think of spending two hours seated at a table for a lunch.

Quality and attention to the client are Italian restaurants’ feather in the cap since always, so now it’s all about getting up to date knowing precisely the client and offering to him an ultimate Customer Experience aligned to the brand’s value.

Pisacco: #italianfastcasual in Milan
Pisacco: #italianfastcasual in Milan

Not considering the menu and products which are not superior to the italian ones, Chipotle wouldn’t be a 22 billion dollars without offering an ultimate Customer Experience to its clients. The same works for Jimmy Johns that wouldn’t have the resources and the energy necessary to open one restaurant per day (in March 2015 Jimmy Johns restaurants are 2.166!)

Ham Holy Burger: #italianfastcasual burger
Ham Holy Burger: #italianfastcasual burger

Without really knowing it, many italian brands take part to this revolution in terms of speed, quality and attention to the client. We have already talked about some of them such as Pisacco, Panini Durini, Vasiniko, Ham. Obicà and Ca’pucino. We could list countless of them, but we prefer to nurture each one carefully.

Italian Fast Casual is a true italian excellence that is very likely to be exploited, developed and brought into the world even anticipating those american giants that have already set their eyes on italian market.

We have launched the hashtag #italianfastcasual and we invite you to write to
to know which are the first steps to offer an ultimate Customer Experience in your own brand and restaurants, according to the traditional Italian experience regarding the quality of the product and the service.

FARSI COCCOLARE DA CA’PUCCINO

Oggi parliamo di Ca’puccino, un brand nel cui Dna troviamo la passione per il cibo, l’arredamento, la moda e il design Made in Italy, che continua la sua crescita e il suo successo anche internazionale (6 locali nel Regno Unito), trainati da un’unica grande missione: offrire ai clienti un’autentica pausa all’italiana.

Siamo andati a “testare” se la ben nota qualità che Ca’puccino offre nei prodotti e negli arredi, sia tale anche nei momenti legati all’accoglienza del cliente e il risultato è presto detto: eccellente!

Ci siamo recati allo store di via Malpighi a Milano in una bella giornata di sole. Le ampie e numerosevetrine attirano subito l’attenzione dei passanti che possono “sbirciare” e ammirare la qualità degli arredi, ma è appena si varca l’ingresso che il cliente viene subito catturato dalla sensazione di tranquillità e relax che si respira nelle sale del locale, che inevitabilmente determina anche la nostra prima aspettativa: un pranzo sereno e rilassante. Aspettativa che non viene tradita da Ca’puccino.

Veniamo accolti da un cameriere che ci chiede dove preferiamo mangiare, proponendoci due soluzioni: la prima all’interno del locale in una sala più tranquilla, la seconda nel dehor dove possiamo gustare il pranzo all’aria aperta.

Un aspetto fondamentale dell’accoglienza è l’accomodamento e la scelta del tavolo: molti pensano che dire al cliente “si sieda pura dove vuole”, rappresenti una ottima forma di accoglienza. In realtà il cliente va accompagnato nella decisione, vanno motivate le proposte, spiegandone i punti di forza di una scelta piuttosto che dell’altra ed evitare che quindi si trovi nell’impasse della scelta senza cognizione di causa, che crea evidentemente ansia.

Ca’puccino ha brillantemente gestito questo momento e, dal momento che avevamo optato per il dehor, il cameriere, accompagnandoci all’esterno dove erano liberi liberi due tavolini, ancora una volta si è “preoccupato” per noi: spiegandoci che in un tavolo, nel giro di poco, sarebbe arrivato il sole ci ha suggerito di accomodarci nell’altro.

IMG-20150518-WA0022Provando una sensazione di appagamento per tutte queste attenzioni nei nostri confronti, ci accomodiamo al tavolo che sarebbe rimasto in ombra: il tavolo è apparecchiato in modo molto semplice, anzi, essenziale: un tovagliolino con sopra le posate e un altro appoggiato in orizzontale con sopra il bicchiere.

A “riempire gli spazi vuoti”, ci pensa il menu che il ragazzo ci porta dopo pochi minuti: un menu molto grande, sviluppato verticalmente, con tante proposte sfiziose per il nostro pranzo. La disposizione delle referenze è anch’essa espressione di quanto Ca’puccino metta al centro della sua offerta il cliente e di quella che potremmo definire, sin d’ora, la sua caratteristica differenziante: accompagnare il cliente in ogni sua scelta, consigliando quelle che potrebbero essere le proposte migliori per lui.

Il menu infatti si divide così: gli antipasti vengono indicati nella prima sezione chiamata “per cominciare”, le portate principali in “per continuare”, i contorni “per accompagnare” e i dessert “per concludere”. Quei nomi sono in realtà suggerimenti e il cliente, ancora una volta, sceglie con consapevolezza, perché oltre alle sezioni del menu, le referenze vengono indicate in modo preciso e i prodotti tutti italiani vengono descritti con tutto l’amore e la passione per la cucina italiana.

Si fa molta attenzione alla valorizzazione della regionalità del prodotto: a esempio, la focaccia è ligure e lievemente tostata, il prosciutto è Prosciutto Crudo di Parma Dop 18 mesi, la burrata è pugliese ed è cremosa, i pomodori sono essiccati al sole, i limoni sono della Costiera Amalfitana, ecc…

Il cliente non solo ha conoscenza dell’origine del prodotto, ma “viaggia” con la mente, mentre deve scegliere e si innamora di ciò che legge, ancora prima di assaggiarlo.

Il ragazzo arriva a prendere le ordinazioni e ci sorride con un sorriso sincero, ma molto professionale. Ci trasmette molta sicurezza. Dopo esattamente un minuto dalla nostra ordinazione ci ha portato l’acqua, che ha versato nel bicchiere, un cestino di pane e i condimenti: il ragazzo non si è limitato soltanto ad appoggiare i condimenti sul tavolo, ma ha girato le bottiglie con l’etichetta rivolta verso di noi e istintivamente subito dopo essere andato via, abbiamo letto cosa ci fosse scritto.

Con un semplice gesto, ancora una volta il cameriere ha rivolto a noi un’attenzione discreta, ma efficace. Ha voluto che guardassimo l’etichetta per avere la percezione della qualità dell’olio e dell’aceto balsamico con cui avremmo condito il piatto. Genialità.

Mentre attendiamo il nostro piatto, ci accorgiamo che una persona con divisa diversa, probabilmente lo store manager, passa a controllare se tutto procedesse bene, sorridendo in modo sincero e solare.

Finalmente arriva la nostra ordinazione che viene preceduta da un’ottima presentazione dal piatto da parte del ragazzo, che ci ha predisposti ancora più positivamente al momento del pasto.

Ma ciò che ha permesso di “promuovere” l’accoglienza di Ca’puccino a pieni voti, si è verificato, in realtà, al momento del congedo.

Non avendo molto tempo a disposizione, ci alziamo a bere il caffè al banco. Dopo poco, ci dirigiamo per pagare verso la cassa, dove notiamo che si è formata una discreta coda: non facciamo neanche in tempo a metterci in fila, che quello che crediamo essere lo store manager, si accorge di noi e ci fa segno di seguirlo nell’altra cassa dove non c’era nessuna attesa da fare e nel giro di pochi minuti paghiamo e usciamo dal locale.

Eccola quell’attenzione che ogni cliente vorrebbe ricevere! Lo store manager si è accorto che non abbiamo preso il caffè al tavolo, avvicinandoci al bancone del bar e ha capito che il tempo che potevamo dedicare alla nostra pausa pranzo aveva ormai i minuti contati: con estrema gentilezza, professionalità e comprensione ci ha fatto segno di seguirlo e ci ha evitato la fastidiosa attesa, facendoci uscire felici e soddisfatti dal locale in pochissimo tempo, pronunciando le seguenti parole: domani ci torniamo?

Se anche voi volete scoprire le strategie per far sì che i vostri clienti “tornino domani”, scrivete a 

L’ACCOGLIENZA RISPETTOSA DI OBICÀ MOZZARELLA BAR

Oggi vi parliamo di Obicà Mozzarella Bar, catena di ristoranti Fast Casual, nota per essere stata definita dal New York Times e (altre importantissime testate giornalistiche mondiali), come il primo Mozzarella Bar della storia.

Come è nato Obicà Mozzarella Bar?

Obicà Mozzarella Bar nasce a Roma dall’idea di Silvio Ursini, fondatore e presidente del gruppo, di creare un ristorante al cui centrodella propria offerta gastronomica ci fosse proprio la regina dei latticini: la Mozzarella di Bufala Campana DOP.

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Altissima è la cura e l’attenzione che Obicà Mozzarella Bar riserva alla qualità di prodotti, di materie prime, della mis en place, degli arredi e del design e dopo la nostra visita, possiamo dire anche della customer experience che offre ai propri clienti.

E quindi come dice lo stesso brand “Eccola qua!” (significato di Obicà in dialetto napoletano) la descrizione della nostra customer experience.

La nostra esperienza

Decidiamo di visitare lo store di via Mercato, in Brera (l’altro è al settimo piano del La Rinascente di Milano): ci avviciniamo e riconosciamo subito il ristorante dall’ampio dehor con tanti tavolini, pieni di gente che pranza tranquilla riparata dal sole sotto i tendoni bianchi, a cui speriamo di poterci unire.

Notiamo che una ragazza del personale si occupa di accogliere i clienti e indossa una divisa totalmente nera, che si differenzia molto da quella, altrettanto elegante, indossata dalle cameriere che si destreggiano tra i tavolini con sorrisi e piatti profumatissimi in mano.

Ci avviciniamo all’ingresso e la ragazza vestita di nero si accorge subito di noi e dopo averci salutato e con un sorriso spontaneo ci ha chiesto dove avremmo preferito pranzare: fortunatamente era rimasto un ultimo tavolino disponibile nel dehor e avendo mosso il nostro desiderio di pranzare all’aperto, ci fa accomodare subito.

Ci sediamo e la situazione è così rilassante che ci sembra di essere in vacanza e, considerando l’affluenza della clientela, se la ragazza non si fosse subito accorta di noi, avremmo perso l’occasione di gustarci un momento così!

IMG-20150505-WA0009Il tavolo è apparecchiato in modo semplice ma elegantissimo con un mix di colore tutto italiano: tovaglietta bianca (di carta ecologica realizzata con sottoprodotti agroalimentari, come riportato sulla stessa), con logo rosso, il menu, un tovagliolino rosso e a dare un tocco di calore, una piccola piantina di rosmarino come centro tavola.

Vicino all’ingresso notiamo un tabellone nero con tutte le recensioni positive delle più importanti testate giornalistiche mondiali. Immagino che sia una bella responsabilità mantenere alto lo standard, dopo che il New York Times ha scritto una buona recensione su di te: inevitabilmente per il cliente che lo legge questo genera un aumento dell’aspettative, che Obicà è stato in grado non solo di soddisfare, ma addirittura di superare e a pieni voti.

Il menu propone piatti interessantissimi, descritti accuratamente e con tutto l’amore per l’eccellenza del cibo italiano. Le ordinazioni che continuano ad arrivare ai tavoli a noi vicini sono un tripudio di profumi che non sappiamo più cosa scegliere perché vorremmo assaggiare tutto!!

Fortunatamente arriva in nostro aiuto la ragazza vestita di nero. Si avvicina al nostro tavolo chiedendo se avessimo deciso cosa ordinare ed essendo palesemente indecisi, chiediamo a lei qualche consiglio. La ragazza, mantenendo una modalità di comunicazione cordiale, ma non confidenziale, si è avvicinata quasi come se volesse guardare con noi il menu e spiegarci meglio i piatti proposti: ponendosi in quel modo ha dimostrato nei nostri confronti un’attenzione e una disponibilità non solo verbale, ma anche di atteggiamento. Le abbiamo chiesto alcune curiosità e informazioni e, con cordialità, ci ha spiegato le differenze tra le varie mozzarelle e suggerito piatti che potessero incontrare le nostre preferenze, facendo in modo che la nostra scelta fosse più che consapevole.

Tra le varie tipologie di Mozzarella di Bufala DOP presenti a menu, decido di assaggiare la versione affumicata e accompagnarla con un piatto di verdure grigliate.

La ragazza accoglie con apprezzamento la nostra scelta e dopo esattamente un minuto dalla nostra ordinazione torna portandoci un cestino di simil pelle nera contente diverse tipologie di pane e una bottiglia d’acqua che ha aperto davanti a noi e, molto elegantemente, versato nei bicchieri.

Quello che appare subito è che l’accoglienza di Obicà sia estremamente rispettosa, come se avessero ben chiaro l’importanza del tempo libero che le persone decidono di trascorrere nel loro locale e quindi il personale è molto attento a non invadere lo “spazio del cliente”, tranne nel caso in cui non siano questi a permetterlo o a dimostrarsi bendisposti. E questo lo notiamo pure dall’atteggiamento direi quasi affettuoso che i dipendenti hanno nei confronti dei clienti abituali: li chiamano per nome, si informano su come stiano e mostrano una confidenza sempre rispettosa ma molto sincera.

E dopo solo 6 minuti di attesa, il pranzo è servito: lacameriera ha ripetuto il nome del piatto prima di posarlo sul tavolo e l’ha presentato con la stessa intensità e orgoglio con cui si presenta una persona importante alla propria famiglia o ai propri amici.

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La mis en place è curata nei minimi dettagli: le verdure grigliate sono accompagnate da un pesto senza aglio servito in una ciotolina a parte, mentre la mozzarella è semplicemente servita su un letto di basilico, pomodorini e olive nere: la sensazione è di assaggiare un prodotto d’èlite, un piatto che si può gustare solo lì.

A chiudere il cerchio di questa esperienza positiva, segnaliamo la cordialità e premura della ragazza che ci ha chiesto come fosse andato il pranzo e ci ha regalato sguardi e sorrisi che facevano intendere che fosse davvero interessata al nostro parere e non perché obbligata.

La sincerità e cordialità del personale, il modo in cui vengono accolti i clienti, la velocità del servizio e naturalmente la qualità dei prodotti, rappresentano il poker d’assi con cui Obicà offre una customer experience superiore alle aspettative del cliente!

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