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#ITALIANFASTCASUAL

Interno Chipotle
Chipotle: interno di un locale

I media specializzati e gli addetti ai lavori iniziano a parlare di Fast Casual guardando le grandi catene d’oltreoceano, ma anche osservando i brand “medio-piccoli” per numero di negozi, ma estremamente efficaci nell’offrire una Customer Experience davvero coerente con i valori che propongono: l’offerta, di menu, di prodotto, di fascia oraria, di ambiente, etc. sta divenendo sempre più specifica. Così, oltre ai super big come Chipotle, Jimmy Johns, Panera Bread, Firehouse Subs, etc. spiccano brand come Lemonade, Modmarket, Elevation Burger, Twisted Root e tanti altri!

Panera Bread: Soba Noodle
Panera Bread: Soba Noodle

L’Italia guarda oltreoceano, ma probabilmente non si è del tutto accorta che il Fast Casual è arrivato anche qui e da diverso tempo. Il motivo è semplice: l’Italia ha nel sangue il Fast Casual. Perché?

Velocità, qualità e attenzione al cliente!

Innanzitutto il Fast Casual esiste in Italia da molti anni! Nel 1979 nasceva a Milano uno dei “top player” di questo segmento, Panino Giusto: il brand conta ora una trentina di locali tra Italia, Londra, Giappone e tra poco aprirà anche Stati Uniti.

Panino Giusto: il nuovo panino firmato dallo Chef Claudio Sadler
Panino Giusto: il nuovo panino firmato dallo Chef Claudio Sadler

La velocità, oggi, è un esigenza sempre più importante nelle zone urbane e nessun cliente si sognerebbe di passare 2 ore seduto ad un tavolo per un pranzo.

Qualità e attenzione al cliente sono il fiore all’occhiello della ristorazione italiana da sempre, si tratta ora di “aggiornarsi” conoscendo davvero il cliente finale e offrendogli una customer experience superiore e allineata ai valori del brand.

Senza un’offerta di customer experience superiore, al netto di un’offerta di menu e prodotti non superiori a quelli italiani, Chipotle non sarebbe un brand da 22 miliardi di dollari e Jimmy Johns non avrebbe le risorse e la forza necessarie per aprire un ristorante al giorno (contiamo 2.166 ristoranti al Marzo 2015)!

Molti brand italiani che, anche senza saperlo, fanno parte di questa rivoluzione veloce, di qualità e attenta al cliente, sono già innumerevoli e di alcuni abbiamo già iniziato a parlare, come Pisacco, Panini Durini, Vasiniko e Ham. Ne potremmo citare fin da ora innumerevoli, ma desideriamo valorizzare ciascuno di loro attentamente.

L’Italian Fast Casual è una vera e propria eccellenza italiana che è possibile valorizzare, sviluppare e portare nel mondo anche anticipando i colossi americani che hanno messo gli occhi sull’Italia.

Abbiamo lanciato l’hashtag #italianfastcasual

Leggete il nostro ebook “Aspettando Starbucks”, il primo studio italiano sul fenomeno del Fast Casual. Scaricatelo gratuitamente qui

PÀN PER ME: SPECIALIZZAZIONE E CREDIBILITÀ PER UN GLUTEN FREE DI QUALITÀ E GUSTO

Quella del Gluten Free è una tendenza che sta prendendo sempre più piede nel settore del food e della ristorazione. Nata dalla necessità di rispondere alle esigenze di quei consumatori con allergie al glutine, piano piano sta diventando una vera e propria scelta alimentare consapevole.

Negli ultimi anni i supermercati hanno iniziato a proporre timidamente prodotti per celiaci sui propri scaffali e i ristoranti aggiungono ai propri menù uno o due piatti a loro dedicati, per non doverli far rinunciare a una cena in compagnia.

panpermeLa svolta recente del settore ristorazione, invece, propone veri e propri format interamente dedicati al Gluten Free. L’ultimo esempio – forse il più innovativo – è Pàn Per Me, aperto da poche settimane a Milano, in viale Montenero, crocevia di proposte culinarie per tutti i palati e per tutte le tasche all’ombra di Porta Romana bella.

Così il Fast Casual, quel particolare segmento della ristorazione che si situa a metà tra Fast Food e Fine Dining (approfondisci qui), si arricchisce di un concept nuovo e, soprattutto, emblematico di una delle caratteristiche specifiche del settore: la specializzazione.

panpermelocalePàn Per Me si propone come una bakery dove panetteria e pasticceria si intrecciano con il servizio a pranzo e a merenda all’interno di un locale al sapore caldo e accogliente della campagna, dove potersi sentire a casa propria e liberi di mangiare, esplorare, assaporare senza privarsi del buon cibo.

Il desiderio di Pàn Per Me, infatti, è quello non solo di servire chi abbia specifiche esigenze alimentari ma anche chi voglia fare del gluten-free una ben precisa scelta, senza limitazioni di qualità e gusto.

paneProdotti dolci e salati vengono preparati con farine di teff, riso integrale, miglio, grano saraceno, farine leguminose di ceci e lenticchie, il che consente a cuochi e pasticceri di proporre una ricchezza di gusto, di fibre e di sali minerali con il risultato di ottenere prodotti buoni e sani.

Il concept è nato dai sogni di due imprenditori, Patrizia de Haag (intollerante al glutine e limitata dalla scarsa offerta di prodotti buoni e gustosi) e Giuseppe Agostoni, e dalla creatività del Maestro Pasticcere Francesco Favorito, specializzato in prodotti senza glutine, docente e autore di innumerevoli libri sulle intolleranze alimentari.

Specializzazione, si diceva…

È questa una delle chiavi con cui il Fast Casual fa breccia nei cuori (e sulle papille gustative) dei suoi clienti. La specializzazione, infatti, consente di acquisire la credibilità necessaria per conquistare un cliente sempre più esigente, informato e infedele che, evidentemente, sceglie di fidarsi proprio di chi percepisce come “specialista” di un determinato segmento.

Agli occhi più disattenti, la specializzazione sembrerebbe però escludere grandi fette di mercato: più si è specifici, più si soddisfano i gusti di pochi… In realtà l’innovazione della specializzazione è proprio quella di consentire poi di allargare la propria offerta, proponendo una gamma di prodotti in grado di soddisfare i palati più esigenti e più disparati.

Proprio come Pàn Per Me, che divide così la sua offerta: a colazione brioches, muffin, torte di vario genere, yoghurt, cereali, pane e marmellata; a pranzo pizze, focacce, tramezzini, panini, piatti preparati al momento come insalate, primi e secondi selezionati. Disponibili tutto il giorno, invece, pasticcini, torte, biscotti, pane e pasta fresca da portare via o gustare in qualsiasi momento della giornata dentro il locale. Tutto rigorosamente Gluten Free, tutto rigorosamente (e credibilmente!) buono e di qualità.

PhotoCredits: Pàn Per Me

WHEN A MOON HITS YOUR EYE LIKE A BIG PIZZA PIE, THAT’S AMORE

Oltreoceano, aldilà dell’Atlantico, c’è una passione quotidiana che domina l’appetito degli americani. Sapete come si chiama? Pizza. Si, avete capito bene, proprio quella.  La creazione italiana per eccellenza occupa da tempo un posto di preferenza nei gusti degli americani. Altro che hamburger e patatine. La parola magica, l’affare d’oro, nella terra a stelle e a strisce, è proprio il piatto napoletano che ha incantato le papille gustative della Regina Margherita.

Oggi, negli Stati Uniti, il numero di pizzerie è di gran lunga superiore ai locali in cui si servono hamburger. Una crescita dovuta alla nascita di singoli ristoranti ma soprattutto di grandi catene diffuse un po’ ovunque, dalla West Coast alla East Coast.

 Ma, in questa sede, ciò che ci preme maggiormente sottolineare è la modalità con la quale il trend pizza si stia sviluppando all’interno di un segmento specifico del mercato: il Fast Casual.

Top5002016L’annuale report di Technomic (top 500 Chain Restaurant Report), oltre ad attestare la continua crescita di questo settore (11,5%), individua tra i cinque brand che hanno avuto un maggiore sviluppo nel 2015, appunto, tre catene di pizzerie fast casual.

Stiamo parlando di Blaze Piazza, Mod Pizza e Pielogy Pizza: tre catene molto giovani che nell’anno 2015 hanno rispettivamente incrementato le proprie vendite del 205%, del 131% e del 67%.

Quali sono, dunque, i fattori all’origine di questo enorme successo?  Vediamoli.

Questi brand seguono tutti un format comune che comprende quattro elementi principali.

–  Personalizzazione del piatto: il cliente crea, a proprio piacimento e a partire da una vasta gamma d’ingredienti, la propria pizza.

–  Freschezza del prodotto: l’impasto della pizza è sempre fresco così come i prodotti con cui viene assemblata.

–  Coinvolgimento: il personale che opera sulla linea, impegnato nella farcitura della pizza, è sempre chiamato a coinvolgersi con il cliente per renderne l’esperienza piacevole e memorabile.

–  Velocità: l’utilizzo di particolari forni garantisce un tempo medio di cottura inferiore a cinque minuti.

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Una formula di somministrazione rapida, coinvolgente, alla quale potrebbe aggiungersi come ulteriore elemento di successo l’eccellenza della tradizione italiana.

Non è una fantasia ma una sfida. Gli imprenditori italiani del settore hanno una grande occasione: ristabilire negli Stati Uniti, partendo sempre dalla formula Fast Casual, il primato italiano sulla pizza, alla faccia di quel fenomeno chiamato Italian Sounding (approfondisci qui) che porta via all’Italia una grossa fetta di mercato in America, ma non solo.

CHIPOTLE: LA CUSTOMER EXPERIENCE NEL TOVAGLIOLO

burritoIl tovagliolo di Chipotle non è una meraviglia ma neanche un semplice pezzo di carta. Infatti, quella leggera superficie di carta eco- sostenibile color caffè non è un semplice accessorio lasciato al caso, bensì un touchpoint chiave nell’esperienza del cliente, di quel cliente che, per la precisione, varca per la prima volta la soglia della celebre catena tex mex.

Perché la sapete una cosa?  C’è una domanda che frulla nella testa di chi si trova per la prima volta in mano un burrito Chipotle: “E adesso come faccio a mangiarlo?” Totalmente avvolto nella stagnola sembra davvero inaccessibile.

chipotle tovagliolo-minAllora ecco il tovagliolo. Viene in soccorso e con la sua funzione primaria tranquillizza il cliente. “Se mi sporcherò, e di questo sono sicuro al 100%, potrò almeno pulirmi.” Un’ eventualità che, ad un’occhiata più attenta, non sembra poi così inevitabile. Perché? Il tovagliolo, intelligente e premuroso, lancia un ulteriore messaggio di conforto: istruzioni visive che spiegano come liberare il burrito dal suo involucro di carta stagnola.

Wow! Che colpo Chipotle. Complimenti.  In un semplice tovagliolo hai racchiuso le caratteristiche principali della piramide della Customer Experience: soddisfazione delle esigenze e facilità.

Però lo devi ammettere: sei ancora ad un passo dal raggiungere la vetta.  Perché lo abbiamo già detto e potete notarlo anche voi con i vostri occhi: questo tovagliolo non è proprio una meraviglia, ancora incapace, dunque, di soddisfare l’ulteriore e finale esigenza di piacevolezza, elemento determinante per una Customer Experience piena e soddisfacente (per approfondire clicca qui).

FAST CASUAL: LA PERSONALIZZAZIONE PER VIVACIZZARE L’ESPERIENZA DEL CLIENTE

Nel settore della ristorazione Fast Casual una delle modalità per vivacizzare l’esperienza del cliente è quella della personalizzazione. Che cosa significa?

La personalizzazione è la possibilità di creare il proprio piatto ideale a partire da una gamma ben stabilita di ingredienti, ovviamente freschi e genuini, in linea con il trend del Fast Casual. È così che il cliente viene coinvolto, sollecitato e chiamato a essere protagonista attivo e non passivo della propria scelta gastronomica. Vediamo ora, in breve, due esempi.

vivaL’insalata come la vuoi tu”: è con questo slogan che Viva, brand presente a Milano con tre locali, invita i clienti a scegliere personalmente i propri ingredienti. In questo format, tecnicamente definito dai suoi fondatori come “natural fast food & take away” il cliente si destreggia al momento della creazione della propria insalata tra verdure fresche di giornata, semi e germogli.

logo-fluidMisura la tua fame, scegli i prodotti, versa e gusta il tuo piatto” è invece, il claim con il quale un altro brand milanese FluidFreshFood, intercetta il bisogno del cliente di accedere ad un’offerta cucita su misura. Fluid Fresh Food, infatti, propone zuppe, insalate, tramezzini e centrifughe con infinite varianti che non tengono conto soltanto del gusto del consumatore ma anche del suo grado di appetito.

La virtù della personalizzazione, dunque, consiste in questo: impostare il proprio format su un’offerta limitata a pochi piatti, dunque specialistica e replicabile, ma allo stesso tempo in grado di consentire al cliente diverse varianti e possibilità di composizione secondo i suoi personalissimi gusti.

La personalizzazione, dunque, è la vittoria della varietà replicabile!

 Un approccio vincente ma che dev’essere studiato e pianificato nei minimi dettagli e in linea con le promesse del proprio brand.

WHAOO’S FISH TACO E L’APP A SERVIZIO DELLA CUSTOMER EXPERIENCE

whaoo's fish tacoLa strada per una Customer Experience di successo, volta a ottenere risultati certi e quantificabili, è illuminata dalla conoscenza del Cliente. La storia di Wahoo’s Fish Tako, catena di ristoranti di pesce, diffusa un po’ ovunque negli Stati Uniti, non lascia ombra di dubbio.

Nel 2013, la catena fast casual, con sede a Sant’Ana, California, si accorge della necessità di essere in grado di incontrare i gusti e le preferenze dei propri consumatori in modo sempre più preciso e sistematico. Per farlo, decide di investire sul mobile, il canale che i clienti di Wahoo’s Fish Tako utilizzano più spesso per interagire con l’azienda.

Con la collaborazione dello sviluppatore Circle Shout, il ristoratore californiano mette a disposizione dei propri clienti un’app-fedeltà gratuita. Vediamo come funziona.

 WAHOO'STACOAl momento del download e del check in uno dei ristoranti, il Cliente ottiene una consumazione gratuita per un taco attraverso il rilascio di un codice QR. Mica male eh? Inoltre, sempre attraverso l’app, il Cliente può fare ordinazioni e raccogliere punti e buoni omaggio per future consumazioni.

L’altro aspetto importante sul quale l’app si concentra, è la creazione di una community. Infatti, all’interno dell’app, le persone possono riunirsi in gruppi sociali come per esempio il General Club di Wahoo’s Fish Tako che nel solo 2014 contava più di 10.000 iscritti. All’interno di questi gruppi, le persone possono ricevere offerte mirate dal ristorante e postare domande e commenti sul servizio.

In questo modo, Wahoo’s Fish Tako, si è dotato di uno strumento in grado di monitorare le conversazioni dei propri clienti, raccogliendo così customer insights preziosi per dettagliare la propria attività di promozione e vendita.

 “Prima, tutto ciò che potevamo fare era immaginare ciò che la gente voleva. Ora invece, possiamo coinvolgere i nostri clienti in un modo molto più mirato.” Afferma Wing Lam, uno dei fondatori, che, a un anno di distanza, si è trovato di fronte a un sorprendente aumento dei suoi clienti in tutti i punti di ristorazione collegati all’app. Un comunicato stampa della stessa azienda ha diffuso la stima che, durante il 2014, il 30% dei clienti cosiddetti fedeli, in possesso dell’app, pranzava da Wahoo’s Fish Tako una o più volte alla settimana.

D’altra parte, come ricorda Kerry Bodine nel bestseller della Forrester Research “Outside In – Clienti al centro”, PENSARE di sapere che cosa vuole il cliente è rischioso. SAPERE che cosa vuole permette di cambiare in meglio la sua Customer Experience.

Desiderare conoscere il cliente non è una debolezza del cuore ma una nuova chiave del business. Italian Customer Intelligence è qui per questo.

SFIORARE IL FAST CASUAL: ROMAGNOLO E STRAMPALATO

strampalatoDietro al motto Buono, Sano, Fatto a Mano, è cominciata da qualche anno a Rimini una simpatica storia dove la passione per materie prime di alta qualità e una tradizione made in Romagna fanno da protagonisti.

In via Destra del Porto, tra storici ristoranti di pesce, se ne sta Strampalato. Giovane e scanzonato, ha deciso di adottare fin dalla nascita uno storytelling che strizza l’occhio al cliente e lo conquista a forza di STRA.

strampalato2Lo STRAmenù tra offerte di panini, hamburger, e piadine solletica la fantasia. Perché mangiare degli strozzapreti al ragù di chianina, non è come mettere in bocca degli STRAngolapreti. E raccontare ai propri amici che ieri abbiamo mangiato delle alici STRAfelici accompagnate da una STRAmba è certamente molto cool. Qualche obiezione? Se ve ne sono rimaste, allora beccatevi questa. Barattare dei miseri bocconcini di Pollo per una bella PollaSTRA. Chi non lo farebbe?

Invenzioni lessicali a parte, Strampalato, con i suoi piatti sempre preparati sul momento, le sue combinazioni azzeccate e l’utilizzo di prodotti a km zero, conquista anche il palato oltre che la fantasia.

Una realtà assolutamente Fast Casual dunque, dove del Fast Food è rimasta soltanto la mancanza del servizio al tavolo.

Ma questa non è una critica ma solo una constatazione. Perché in questa ambientazione così vivace e vintage, sedie diverse l’una dall’altra e tavoli in legno, in questa atmosfera così familiare ed accogliente, il cliente si sente a casa e non pretende di essere servito.

Se vi è venuta voglia di conoscere meglio questa ciurma di simpaticissimi romagnoli, ecco il link alla loro pagina di presentazione. Il sorriso è garantito!

THAT’S VAPORE: UN CESTINO PIENO DI NATURALEZZA

thatvaporelogoQuando si entra in That’s Vapore per la prima volta non si sa bene cosa aspettarsi. Le notizie che si sentono in giro, tra amici e conoscenti, ma anche online, parlano di “cestini di cibo cotto al vapore”. Insomma, roba non facilissima da “digerire”, in un mare magnum di offerte che spaziano dall’hamburger alla pizza, dal panino alla piadina, al sushi, ai cupcake e chi più ne ha più ne metta.

Quando si entra in That’s Vapore per la prima volta, però, si viene subito sopraffatti dalla quantità di “naturalezza” che riempie il locale.

Lo sguardo non sa dove posarsi, passando estasiato dalla frutta e la verdura esposta in prossimità del bancone bar dove vengono preparati frullati e centrifughe, ai fiori e piante che adornano l’intero locale, alla meravigliosa vetrina dove coloratissimi cestini ammiccano al cliente che si trova imbarazzato nel doverne scegliere uno tra tanti. Anche le grosse lavagne che riportano il menù, rigorosamente scritte a mano, abbozzando qua e là a un po’ di storytelling, danno un senso di naturalezza, di semplicità e di leggerezza. Ma anche di attenta cura e accurata ricercatezza.

WP_20151217_13_22_49_ProSi ordina al banco, prima di accomodarsi, ma si paga dopo: lo spiega una lavagnetta posta vistosamente sopra la cassa. Questo rende facile, per il cliente neofita, capire come muoversi. La coda per ordinare costeggia la vetrina dove sono riposti i cestini, pronti per essere cotti “a vapore a 104°C e per un tempo massimo di 2’30”. Il tempo speso nell’attesa dell’ora di punta non può che essere utile per studiare approfonditamente il menù proposto: pasta fresca, carne, pesce, riso, cereali, insalate. E se la composizione non fosse abbastanza chiara dalla vetrina, i cartellini elencano gli ingredienti di ogni singolo cestino, indicandone il prezzo. Insomma, si sceglie sapendo esattamente che cosa e come verrà presentato al tavolo.

WP_20151217_13_33_57_ProArrivati in cassa, ci travolge la naturalezza più disarmante: la ragazza che ci accoglie ci guarda dritto negli occhi, dandoci il benvenuto e chiedendoci che cosa abbiamo scelto. Il suo tono è caldo e gentile: in quel momento, lei sta badando a noi, solo a noi, proprio a noi. Poi, veloce ma delicata, ci indica un posto, non senza prima essersi assicurata che la posizione sia di nostro gradimento. Ci ricorda, intanto, sempre sorridente, che potremo pagare quando avremo finito. Abbiamo più volte detto di quanto un sorriso sincero possa fare la differenza quando si viene accolti in un locale (ma anche in un qualunque negozio). In questo caso, la naturalezza del gesto della ragazza ci coinvolge al punto da farci sentire una grande sensazione di libertà. Cosa, per altro, promessa da That’s Vapore.

Ci sediamo e non possiamo fare a meno di notare che l’atteggiamento della ragazza rimane invariato con ogni cliente, che viene da lei fatto sentire importante.

WP_20151217_13_35_39_ProUna volta seduti, il nostro ordine viene portato molto rapidamente: il cameriere, raggiungendoci dalle spalle (ci troviamo seduti nel bancone in vetrina) ci ricorda che cosa abbiamo scelto. Un bigliettino appeso al muro di fronte ci suggerisce di mescolare il contenuto del cestino, per poterlo assaporare meglio: un altro dettaglio che aiuta a rendere più facile e piacevole l’esperienza, soprattutto, appunto, per chi prova That’s Vapore per la prima volta. A metà del pasto, la stessa ragazza che prendeva le ordinazioni in cassa, trovandosi in un momento senza clienti in coda, si avvicina per chiedere – a noi e ai nostri vicini – se la cottura del cestino fosse adeguata.

A ogni cliente, alla fine del pasto, viene chiesto se è possibile ritirare il “piatto” e se è gradito qualcos’altro.

Al momento di pagare, poi, veniamo nuovamente accolti con simpatia e allegria da un ragazzo che, chiedendoci il tavolo al quale abbiamo mangiato, si assicura che tutto sia andato bene. Ricordandoci, poi, che cosa abbiamo consumato, ci informa del conto finale. Un saluto caloroso ci arriva al momento dell’uscita da tutto il personale che si trova “nei paraggi”.

La naturalezza, il calore e la gioiosità dei gesti del personale di That’s Vapore facilmente conquistano il cliente. A patto però che diventino un tratto distintivo e ricorrente della sua offerta, che lo faccia emergere o, quanto meno, differenziare da tutti gli altri.

Come in ogni azienda che abbia diversi locali, di proprietà o in franchising, infatti, è necessario che la Customer Experience proposta al cliente sia perfettamente replicabile nella sua coerenza con i valori del brand in ogni punto vendita e in ogni locale.

STARBUCKS E IL FRAPPUCCINO CHE FA PERDERE LE STAFFE

“Terribile esperienza: il 12 Maggio, 86-51 Broadway, Store Elmhurst, la direttrice Melissa sembra avere un problema di gestione della rabbia.

Ha preso il mio ordine per un “Frappuccino”. Non ho sentito il suo collega chiedermi il nome da scrivere sulla tazza in un primo momento perché stavo aprendo la app sul mio cellulare per pagare. Subito Melissa ha cominciato a gridarmi addosso, dicendo: “hey helloooo!” con atteggiamento molto sconveniente. L’unica cosa che ho detto lei è “Scusa, non avevo sentito, ma non c’è bisogno che urli!”.

Ho evidentemente aggravato la situazione. Lei ha preso e agitato lo scanner mentre stavo cercando di pagare poi mi ha detto di andarmene e non tornare. Stavo cercando di chiedere ad altri dipendenti di poter spiegare, ma la direttrice ha oltretutto iniziato a gridarmi di lasciare lì la cannuccia/biscotto (un prodotto Starbucks – n.d.a.) che avevo in mano accusandomi di volerla rubare!”.

La risposta tramite Facebook da Starbucks non si è fatta attendere:

“Signora Chen, questa esperienza non riflette il servizio che i nostri partner forniscono ai nostri clienti ogni giorno. Qualcuno dal nostro management la incontrerà al più presto per scusarsi e far valere le sue ragioni“.

Apprendiamo che pochi giorni dopo la dipendente che ha completamente perso le staffe è stata licenziata.

Un portavoce per il “gigante delle caffetterie” ha dichiarato alla NBC che il dipendente – che era un capoturno, non una store manager come indicato dalla cliente offesa – è stata licenziata non appena Starbucks è venuta a conoscenza della situazione.

Ruby Chen dice che Starbucks l’ha contattata per dirle che stavano “prendendo sul serio la sua denuncia su quanto accaduto”. La società le ha anche offerto una carta regalo dal valore di $100.

Sicuramente la cliente Ruby Chen non ha vissuto un’esperienza indimenticabile nello Starbucks incriminato; la dipendente che ha perso le staffe era uno dei punti di contatto più importanti tra cliente e brand all’interno del locale e ha scatenato un putiferio, causando un grosso problema di immagine a Starbucks, che è subito corso ai ripari cercando di gestire la situazione critica offrendo una pronta e immediata assistenza alla cliente danneggiata.

Il personale di un locale rappresenta la miglior risorsa per offrire una customer experience superiore e superare le aspettative del cliente: biosogna però chiedersi, darsi una risposta ed eventualmente intervenire, su alcune domande:

  • Quale esperienza il mio brand/locale/ristorante desidera offrire ai clienti?
  • Quali sono le promesse che il mio brand/locale/ristorante fa ai clienti?
  • I collaboratori sono tutti a conoscenza delle promesse del brand e dell’esperienza che desideriamo offrire?
  • I collaboratori sono adeguatamente formati per offrire una customer experience superiore ai clienti del brand/locale/ristorante?

Per intervenire su queste ed altre fondamentali domande e per conoscere come coinvolgere tutto l’ecosistema aziendale nell’offerta di customer experience davvero in linea con l’identità del brand e le promesse che il brand fa ai clienti, scrivi a press@newsandcustomerexperience.it

FOGO DE CHÃO E ALCUNE NOTE SU UNA CUSTOMER EXPERIENCE SUPERIORE

Riportiamo alcune note dell’esperienza esilarante fatta da Susan Payton, esperta di digital pr e web marketing, a cena presso Fogo de Chão, una churrascaria brasiliana con più di quaranta locali tra Usa, Messico e Brasile.

Posto che Susan non conosceva il posto, quindi non aveva particolari aspettative a riguardo, se non quella di farsi una “scorpacciata” di carne, ecco come si è trovata:

  • Accoglienza: un cameriere l’ha accolta sorridente, spiegandole come si sarebbe svolta la cena (buffet di antipasto prima, grigliata di carne e fiumi di ottimo vino, poi). Conclusione del cameriere: “Si metta comoda: questa è casa sua”.
  • Il cameriere oltre che averla fatta sentire a casa, ha dato a Susan l’impressione di essere la prima dei suoi clienti: chissà quante volte, quella sera, aveva ripetuto lo stesso ritornello? Chissà quante volte aveva ripetuto le stesse indicazioni? Eppure Susan ha avvertito in lui un tono allegro e spensierato, per niente appesantito dal lavoro.
  • Gioco di squadra: nell’illustrare lo svolgimento della cena, il cameriere ha mostrato a Susan tutti i suoi colleghi con i quali sarebbe venuta in contatto, dal responsabile buffet ai ragazzi alla griglia, a chiunque avrebbe potuto assisterla durante la sua permanenza. Anzi, in un’occasione, notando una collega al tavolo di Susan con in mano un vassoio, lo stesso cameriere le si è avvicinato per liberarla dal peso in modo che la sua assistenza potesse essere più efficiente ed efficace.
  • Qualità: tutta la cena consumata è stata un tripudio di sapori freschi e di qualità.
  • Congedo: il manager del locale si è avvicinato al tavolo di Susan per chiederle se la cena fosse stata di suo gradimento e se si fosse trovata bene. Un invito a tornare presto e un augurio di buona continuazione di serata, il tutto condito con un sorriso spontaneo e genuino, hanno definitivamente classificato l’esperienza come “outstanding”.

Le occasioni per impressionare positivamente il Cliente sono diverse (touchpoint). Per questo è importante creare una mappa dei momenti di contatto tra lui e il brand e progettare in ciascuno di essi (o, quanto meno, in quelli “strategici”) una Customer Experience superiore in linea con le promesse del brand stesso.

Il percorso proposto da Italian Customer Intelligence spiega come attraverso metodi, best practice, casi ed esempi.

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