Huawei è stata fondata nel 1987 da Ren Zhengfei, un ingegnere che in passato aveva militato nel settore logistico dell’Esercito Popolare di Liberazione della Repubblica Popolare Cinese. Le primissime attività dell’azienda riguardavano la produzione di switch e commutatori per telefoni, ma da allora il suo business si è allargato alla costruzione di network di telecomunicazioni, alla consulenza in ambito operativo e, soprattutto, alla produzione di device per il mercato dei beni di consumo.
Un mercato che per anni è stato “oligopolio” di Apple e Samsung che si sono contesi i consumatori di tutto il mondo a suon di lanci di smartphone e altri apparecchi sempre più innovativi, rendendo vano ogni tentativo della concorrenza di stare al passo.
Dopo una crescita significativamente negli anni recenti, nel 2017 Huawei ha definitivamente ribaltato lo scenario, inserendosi in una “lotta” che fino a oggi sembrava essere un testa a testa tra il colosso americano e quello sudcoreano. Con la vendita di 38.5 milioni di smartphone in tutto il mondo, l’azienda cinese ha guadagnato una porzione di mercato dell’11,3%, contro i 41 milioni venduti da Apple (il 12% del mercato). In particolare, il successo di Huawei è strabiliante in Europa, dove è diventata la seconda azienda di cellulari di nuova generazione in Paesi come la Finlandia, l’Italia, la Polonia e la Spagna. In Germania, invece, è la terza e in Francia la quarta.
Il segreto di questo successo, oltre che a una dedizione all’innovazione che riesce per la prima volta a stare al passo delle due concorrenti principali (in America il Mate 10 di Huawei sta dando del filo da torcere all’iPhone X), è una lunga e consolidata relazione con le imprese di telecomunicazioni locali: prima di iniziare la vendita dei suoi smartphone in un Paese, infatti, Huawei costruisce per loro intere piattaforme dedicate, come nel caso di Orange S.A. in Francia o Elisa Oyj in Finlandia. Ne risulta, ovviamente, un’entrata più rapida sul mercato locale che consente a Huawei di utilizzare i suoi budget di marketing per assicurarsi le posizioni di esposizione migliori all’interno dei punti vendita delle compagnie telefoniche.
Il successo di Huawei è riflesso anche nei ranking di customer loyalty, nei quali negli ultimi anni ha raggiunto livelli entusiasmanti. Nel 2011 la brand awarness dell’azienda nel mondo era solo del 3%, nel 2017 ha raggiunto livelli del 76%. Non solo, guardando i suoi indici di Net Promoter Score, scopriamo che, nel 2013, l’azienda con sede a Shenzhen aveva raggiunto un misero punteggio di -24. Solo quattro anni dopo il valore è di +49, superando ampiamente la media di settore di +45.
Nel messaggio di inizio anno a tutti i suoi dipendenti, il Ceo Eric Xu ha ribadito la necessità di un costante focus sulla centralità del cliente, creando per lui valore e risolvendo i suoi problemi. Per ottenere questo, suggerisce, è necessario “tagliare eventi e conferenze stravaganti e senza appeal particolare, in favore di più significativi meeting con i clienti per conoscere i loro problemi e i loro suggerimenti”. Una vicinanza dettata dal fatto che, nel panorama di una profonda trasformazione del mercato in generale e del settore in particolare, i consumatori non credono più nella figura del “venditore” come semplice risolutore dei loro bisogni. “I nostri clienti si aspettano fortemente che cambiamo, che evolviamo dall’essere per loro un fornitore di device all’essere un fornitore di business solution o – di più – un business partner, qualcuno che lavori con loro per superare sfide e rischi e con cui esplorare il futuro”.
Per Huawei, quindi, rispondere a queste nuove esigenze del consumatore moderno significa ripensare il proprio posizionamento e il valore che deve creare per il cliente.