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Made in Italy

IL MADE IN ITALY (RI)TORNA IN AMERICA

Gli Stati Uniti sono in ripresa e tornano ad essere uno dei primi mercati di interesse per l’export Made in Italy. Gli ultimi dati sono decisamente incoraggianti e il momento favorevole del cambio euro/dollaro stimola ulteriormente l’interesse per il mercato a stelle e strisce.

Bruno Montesano, CEO di Nuove Sales (www.nuovesales.com), società di business development che da anni guida e accompagna le aziende italiane che vogliono entrare in USA, partner di Italian Customer Intelligence (www.italiancustomerintelligence.it), spiega che gli argomenti convincenti del prodotto Made in Italy sono la sua indiscussa e sempre molto apprezzata eccellenza qualitativa e la propensione tutta italiana alla customizzazione.

Gli Stati Uniti sono un mercato estremamente maturo, anche se la produzione “bella e ben fatta” dello Stivale è sempre molto appetitosa. Alcuni numeri: il settore moda (abbigliamento e pelle) l’anno scorso ha registrato 3 miliardi di euro di export, con un aumento dei valori del 10% soltanto in Dicembre; stesso importo per le esportazioni alimentari e di vino (equivalente al 10% del valore dell’export del settore), con un aumento a Dicembre dell’11,6%; 680 milioni di euro in mobili made in Italy sono arrivati nel 2014 in Usa (quasi l’8% dell’export totale del settore); il settore della meccanica a componentistica vede l’8,5% delle sue esportazioni dirette a Washington ed è quello che più si presta ad acquisizioni da parte di aziende americane; il calo dell’euro è significativo soprattutto per il settore dell’automotive che destina il 14% della sua produzione in uscita proprio agli Usa. Inoltre, il valore dell’Italian Sounding sul mercato statunitense è arrivato a 24 miliardi di euro nel solo 2014 (clicca qui per saperne di più).

Insomma, gli americani ci apprezzano, e questa non è una novità (leggi qui). Quello che c’è di nuovo è che è il momento giusto per l’Italia di rinnovare il suo interesse vero il mercato degli Stati Uniti, seguendo però un percorso che deve essere fatto con oculatezza, quasi a step graduali, sia dal punto di vista dell’impegno operativo che da quello economico, perché di difficoltà che si possono incontrare sul proprio percorso ce ne sono, a partire dal gap culturale che c’è tra il modello di business in Italia e in America, fino all’alta aspettativa sul servizio postvendita propria di un Paese che considera il cliente un vero e proprio ente giuridico con il quale “stipula un contratto” ad ogni occasione di vendita.

bruno montesanoClicca qui per vedere un’anteprima dell’intervento di Bruno Montesano al convegno “Progetto Speciale USA” di Federlegno Arredo: consigli e dritte su come affrontare un piano di marketing e come impostare la penetrazione commerciale della propria azienda per valutare seriamente la sua entrata nel mercato americano.

Voi state pensando di imbarcarvi in un viaggio, un’avventura e un’impresa che è importante non solo perché può incidere in modo positivo e significativo sul fatturato della vostra azienda nei prossimi anni, ma anche perché, se è impostata e gestita in modo incorretto, può essere fonte di gravi frustrazioni, insuccessi o addirittura perdite significative che sono ancora molto più gravi della mancanza di acquisizione di nuovi fatturati. Prima di partire per un viaggio e imbarcarsi in un’avventura bisogna sapere dove si va, capire come si fa ad arrivare dove si vuole andare e bisogna attrezzarsi per superare le difficoltà che inevitabilmente si incontreranno”.

B.Montesano

Per vedere il video integrale scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

THAT’S PANINO, L’ARTE TUTTA ITALIANA DI FARE, DIRE E RACCONTARE IL PANINO

That’s Amore, cantava un tempo Dean Martin. Rendendo immortale e famoso in tutto il mondo il modo di amare italiano. Un amore nato con una pizza, un buon vino e una tarantella napoletana. Niente di più italiano, in effetti.

Tanto italiano come il panino, una tradizione che trova le sue origini nell’ormai lontano 1800, quando altro non era che un “piccolo panetto da inzupparsi in caffè o cioccolata”. L’uso del termine per qualche tempo si è intrecciato con il cugino inglese sandwich, che deve la sua “invenzione” a John Montaigu, conte di Sandwich, appunto.

Il “panino” universalmente noto è un concetto (e un prodotto) che forse più di tutti gli altri ha subito gli effetti della glocalizzazione: tanto amato in tutto il mondo che in tutto il mondo è stato esportato, adattandosi agli usi e ai costumi del Paese di arrivo.

Nasce il magazine That’s Panino

Da qui il desiderio di “rivendicare” l’italianità e “l’intraducibilità” del panino italiano: “Ci sono parole che non sono traducibili, perché portano con sé valori, sogni, storie, culture, tradizioni, imprese di uomini e di donne che parlano solo una lingua, quella italiana”. Questo è il “dream” di That’s Panino, il nuovo magazine da oggi online che vuole cantare il panino come sinonimo di Made in Italy, e di tutti quei valori di eccellenza, qualità, tradizione, gusto e bellezza che ne derivano.

Il panino raccontato a 360°, nella cultura, nei libri, nelle fiere e nelle mostre, il panino raccontato dalle persone e dalle ricette, il panino e la salute e il panino e le succulente curiosità che stimoleranno l’appetito del lettore.

Fino a un’interessante rubrica tutta dedicata al “Fast Casual”, una nuova cultura, un nuovo modo di fare ristorazione che si inserisce tra il “Fine Dining” e il “Fast Food”. Si tratta di un segmento che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo e che vede la sua eccellente espressione italiana nella famosa catena di ristorazione milanese Panino Giusto (clicca qui).

Questa iniziativa editoriale vuole radunare “imprese, università, associazioni, distretti, esperti, chef e persone amanti della bellezza e del gusto” tutto italiano di fare, dire e raccontare panini.

Per dare un morso a That’s Panino clicca qui.

VOLA IL FASHION ITALIANO

Una sana competizione fra i vari comparti del Sistema Moda Italia: borse e scarpe si contendono con l’abbigliamento le quote più alte di export.

legs and shoesSecondo uno studio di Intesa Sanpaolo, nello scorso mese di ottobre la gara è stata vinta, anche se di poco, dalla filiera della pelle, con 1.635 milioni di euro di esportazioni contro i 1.521 milioni di euro del settore tessile/abbigliamento. Una competizione che fa bene a entrambi, comunque: i primi hanno visto una aumento dell’export del 3,4% mentre i secondi del 2,4%. E una competizione che fa bene a tutto il fashion Made in Italy, che a ottobre ha raggiunto quota 39.600 milioni di euro di export dall’inizio dell’anno, con una crescita del 4,1% rispetto l’anno precedente.

I mercati di sbocco sono i soliti noti: Francia, Germania e i cosiddetti “Eda” (Thailandia, Malesia, Taiwan, Hong Kong , Singapore e Corea) salgono sul podio, continuando i loro acquisti italiani secondo trend positivi, anche se leggermente rallentati. Subito seguiti da Svizzera e Stati Uniti che, invece, aumentano sempre molto significativamente, rispettivamente del 7,6% e del 9,1% nei primi dieci mesi dell’anno appena concluso.

Complice anche la sempre più decisa ripresa economica americana, di fatto, gli USA rimangono uno dei mercati più sbocco interessanti per tutto il Made in Italy, che a metà anno aveva già registrato una crescita del 6% rispetto all’anno precedente, con previsioni entro la fine dell’anno di esportazioni fino a un valore di 28,7 miliardi di euro.

Per questo Italian Customer Intelligence ha trovato il modo di avvicinare ulteriormente Milano e New York, attraverso l’efficace servizio di Instant Market (clicca qui per approfondire il servizio), che permette di scattare chiari e precisi snapshot sul mercato statunitense attraverso veloci e dinamiche interviste a esperti del settore di riferimento, pronti a rispondere a quesiti strategico commerciali per verificare se un’idea commerciale, un prodotto, un modello di vendita hanno il giusto appeal e una possibilità di successo negli States.

Per maggiori informazioni sul servizio, scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

GLI STATI UNITI CRESCONO E VOGLIONO il MADE IN ITALY

A Natale ci si sente sempre un po’ più buoni e un po’ più felici. Grandi film americani ci hanno insegnato che, sotto le luci dell’albero e tra una pattinata e l’altra all’ombra del Rockefeller Center, tutti i sogni si possono avverare.

Depositphotos_6338106_mE proprio dagli Stati Uniti, quando tutti cerchiamo di destreggiarci tra la chiusura delle ultime incombenze lavorative prima della chiusura natalizia e l’assalto dei centri commerciali alla ricerca di quel regalo che anche quest’anno abbiamo lasciato per ultimo, ci arriva una bella notizia che ha il sapore del sogno che diventa realtà: l’America si sta pienamente riprendendo dalla crisi. E non è una ripresa lenta, timida, singhiozzante. È una ripresa sicura, prorompente e, soprattutto, inaspettata. Contro ogni pronostico che auspicava una crescita del Pil interno degli Stati Uniti nel trimestre luglio-settembre del 4,3%, il valore è invece arrivato a toccare quota 5%: il maggior tasso di incremento dal lontano 2003. Soltanto un mese fa il Governo, in fase di revisione dei dati, aveva indicato addirittura una crescita “solo” del 3,9%. La strada è ancora lunga, ma finalmente si sono poste delle robuste fondamenta perché la ripresa possa essere condivisa da tutti gli americani.

Il Pil aumenta, la ripresa ormai sembra una palpabile realtà e negli Stati Uniti entro il 2018 ci saranno 18,4 milioni di persone in più rispetto al 2012, che deterranno ben il 9,5% della ricchezza mondiale (che per il 60% sarà divisa tra Cina, India, Brasile e, appunto Stati Uniti).

Una buona notizia non solo per gli USA, ma anche per l’Italia, che da sempre trae preziosi vantaggi dalle sue relazioni commerciali con l’America, soprattutto in chiave esportazione. L’export Made in Italy verso il Paese a stelle e strisce ha registrato nel primo semestre di quest’anno una crescita del 6%. I dati Istat della primavera passata hanno previsto per la fine dell’anno un valore complessivo di esportazioni di 28,7 miliardi di euro, il dato più alto di sempre, 2 miliardi in più del 2013 che già aveva stabilito un record.

Gli Stati Uniti hanno sempre avuto e hanno ancora fame di bellezza Made in Italy, quel “Bello e Ben Fatto” di cui abbiamo parlato qualche giorno fa (leggi qui l’articolo). Una fame che abbraccia tutti i prodotti del Bel Paese: dall’abbigliamento e il tessile, all’arredamento e il design, fino agli alimentari e le bevande, ma anche macchinari e apparecchiature.

Italian Customer Intelligence supporta le aziende italiane nel loro sogno americano, attraverso Instant Market (clicca qui per approfondire il servizio), un servizio rapido ed efficace per conoscere le prospettive di esportazione attraverso interviste ad esperti e professionisti del settore di riferimento disponibili a rispondere a precisi quesiti di tipo strategico-commerciali.

 

Per maggiori informazioni su Instant Market scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

TO BRING THINGS INTO THE WORLD

Coffee beansBuone notizie per tutto il Made in Italy: le esportazioni di prodotti “belli e ben fatti” crescono e continueranno a crescere.

Il Bello e Ben Fatto (BBF) classifica “tutti quei beni di consumo di fascia medio-alta dei settori alimentare, arredamento, abbigliamento e tessile per la casa, calzature e, recentemente, occhialeria e oreficeria-gioielleria”. Insomma, tutte quelle categorie di prodotti per i quali l’ Italian Lifestyle è famoso nel mondo, rappresentando quei tradizionali valori di eccellenza, bellezza, stile, gusto ed eleganza propri dell’Italia di cui tutto il mondo ha sete.

Il recentissimo studio “Esportare la Dolce Vita” del Centro Studi di Confindustria segnala che sono i mercati emergenti quelli più interessanti: la crescita della loro classe benestante sta aprendo un bacino di consumo che nel 2018 sarà di 194 milioni di persone con potere d’acquisto in più rispetto al 2012. Tra gli altri, Cina, India, Brasile, ma anche le più vicine Russia e Turchia, Paesi dove il valore del bello italiano è già ampiamente riconosciuto e sempre più richiesto.

Ma il bello e ben fatto da solo non basta. É importante che l’immagine dell’eccellenza italiana venga presentata e narrata in modo adeguato. È importante svelarne la storia, la tradizione e il valore. Per questo lo studio ha voluto analizzare il ruolo che la cultura italiana nella sua forma più moderna – la produzione audiovisiva, in generale, e cinematografica, in particolare – ha come veicolo di esportazione.
Interior design of modern violet lounge.La mission di Italian Customer Intelligence è proprio quella di “portare cose nel mondo”
, le belle cose italiane. Portarle attraverso un e-commerce intelligente che non sia soltanto un semplice e sbrigativo canale di vendita (che da solo sarebbe comunque in grado di accrescere fatturati e aumentare le marginalità). Italian Customer Intelligence intercetta questa esigenza e propone un e-commerce che sia soprattutto in grado di raccontare l’origine, la storia e l’arte del nostro prodotto, svelandone il valore qualitativo ancor prima che il cliente possa toccarla con mano, offrendogli la vetrina che gli spetta e raggiungendo in modo veloce e mirato quei 194 milioni di persone in tutto il mondo che domandano la bellezza, il gusto e l’eccellenza italiana.

Bespoke tailoring: IL CLIENTE AL CENTRO E L’INNOVAZIONE CHE AIUTA LA TRADIZIONE

Come ha ben spiegato Kerry Bodine nel libro Outside In, siamo nella “Era” del Cliente, ragione per cui ogni cosa all’interno di ogni azienda – strategie, obiettivi, innovazioni – deve essere indirizzata a comprendere che cosa desidera chi usufruirà del suo prodotto o del suo servizio. In poche parole, il cliente “pretende” sempre più di essere messo al centro di ogni livello dell’ecosistema dell’azienda. E così, in un contesto di continuo e necessario cambiamento che deve mettere a fuoco in modo sempre più pertinente i consumatori, è possibile osservare la trasformazione anche di quei “lavori” che per secoli hanno tramandato di generazione in generazione l’eccellenza della propria tradizione. Un esempio?  La sartoria.

Dal “fatto su misura” a Bespoke Tailoring

Elegant man clothesFino a qualche decennio fa, il “padrone” indiscusso della bottega era il sarto con la sua esperienza, il suo gusto, e con l’abilità delle sue mani. E i clienti si adeguavano di buon grado agli autorevoli consigli di chi prendeva loro le misure. Ma, oggi, tutto è cambiato o, meglio, sta cambiando. È il cliente che vuole avere l’ultima parola sul tessuto, i colori e il taglio di ciò che dovrà indossare e non scende a compromessi con nessuno. È il cliente l’artefice del suo proprio gusto e, se non viene accontentato, “tradisce” senza problemi il suo artigiano, per cercarne un altro che, finalmente, accontenti le sue richieste.

Sewing accessoriesPer far fronte alle richieste sempre più precise di un cliente anche sempre più aggiornato sulle novità e sulle mode, all’interno delle sartorie customer-oriented si sta diffondendo il concetto di Bespoke Tailoring. Una figura professionale incontra e ascolta il cliente, intercettando il suo gusto e lo stile dell’abito che vuole indossare. Le informazioni ottenute vengono riportate al sarto che con la sua abilità e maestria può tradurre i desideri espressi trasformandoli nell’abito dei sogni. Questo modo di cucire abiti mette davvero il cliente al centro, oltrepassando il vecchio concetto del “fatto su misura”, ovvero adattare un modello già esistente alle misure di chi dovrà indossarlo, in favore di un “su misura” creato a partire da ciò che veramente il cliente desidera.

Si tratta di un esempio positivo di approccio “outside in”. Addirittura questo approccio è in grado di adattare l’eccellenza di una tradizione secolare alle innovazioni che la “Era” del Cliente impone e rende necessarie. Un’innovazione positiva che permette il protrarsi di una tradizione che altrimenti rischierebbe di non sopravvivere.

Italian Customer Intelligence ha invitato a Milano Kerry Bodine, “best promoter” di questo tipo di approccio e autrice del libro “Outside In”.

Per saperne di più e per partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

ITALIAN SOUNDING: IL BAROLLO NON È BAROLO

Parmigiano falsoSi chiama “Italian Sounding” ed è un fenomeno che ha preso piede negli Stati Uniti e che si sta espandendo anche oltre confine. Si tratta dell’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti che di fatto non sono riconducibili al Bel Paese. Prodotti con un “sapore” italiano, dal nome italianeggiante e con il tricolore sbandierato sul packaging invadono i supermercati internazionali, rubando grosse fette di mercato al vero Made in Italy. Solo negli Stati Uniti il volume di prodotti “Italian Sounding” venduti è di 24 miliardi di dollari). Il Parmigiano, per esempio, si trasforma magicamente in Parmesan negli Stati Uniti, Parmesao in Brasile o Regianito in Argentina. Prodotti che – per qualità e sapore – non hanno niente a che vedere con il nostro Parmigiano Reggiano.

Wine: "Barolo Italia" CorkA fronte di questa generale “confusione” in merito a cosa sia davvero “italiano doc”, il nostro settore agroalimentare segna percentuali di export sempre molto interessanti. Segno che moltissimi consumatori stranieri riconoscono e preferiscono ancora l’italianità genuina dei nostri prodotti. In particolare, il settore vitivinicolo, nonostante la concorrenza di diversi Paesi oltreconfine, negli ultimi anni registra trend sempre positivi nella crescita delle sue esportazioni. Il vino italiano da sempre va a imbandire le tavole straniere, soprattutto quelle degli americani, che si classificano i primi consumatori di vino. Solo qualche dato: nel 2012 il 30% delle importazioni statunitensi di vino provenivano dall’Italia. L’anno successivo la percentuale è aumentata e l’Italia è diventato il top provider di vino in Nord America. E ancora, nel 2014 gli Stati Uniti prelevano da soli ben il 20% dell’esportazione vinicola italiana.

È il momento giusto, quindi, che il nostro Barolo tolga spazio sugli scaffali al Barollo, che il Valpolicella venga scelto invece del suo “concorrente” Vinoncella e che il Monticino venga riconosciuto come storpiatura del molto più buono Brunello di Montalcino.

È il momento giusto per ribadire il true italian e verificare la possibilità di portare oltreoceano il nostro prodotto.

Italian Customer Intelligence, tramite Instant Market, propone un servizio rapido ed efficace per conoscere le prospettive potenziali della tua azienda negli States insieme a esperti e professionisti nel settore del food & wine disponibili a rispondere a precisi quesiti strategici e commerciali.

 Per più informazioni su Instant Market clicca qui o scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

LTA E LE NUOVE OPPORTUNITÀ PER IL FOOD ITALIANO IN CINA

La Cina apre le porte agli imprenditori italiani del settore food and beverage con l’inaugurazione, nel giro di qualche anno, di ben 4 grandi centri commerciali in tutto il paese. Ognuno di essi dedicherà una parte significativa del proprio spazio a prodotti e tipicità italiane. La prima apertura – con una superficie di 120 mila mq – è attesa per settembre 2015 a Haining. Seguiranno Pechino, Chongqing e Guangzhou. Ciascuna città è stata scelta per la sua posizione strategica all’interno del Paese.

China Import Food Mall

L’apertura di questi grandi centri fa parte del China Import Food Mall (Cifm), un progetto B2B e B2C che segna l’alleanza tra Cina e Italia offrendo servizi di logistica, vendita e promozione. Maggior finanziatore del Cifm è stata P&T Group, società privata cinese attiva nella costruzione e gestione di porti commerciali. Invece, il promotore italiano di questa iniziativa è LTA Studio, partner di Italian Customer Intelligence, che ha seguito fin dai primi passi ogni fase di questo progetto, attraverso una consulenza specifica e l’individuazione di produttori e imprenditori interessati a questa nuova opportunità.

LTA CINA

Ogni centro commerciale sarà composto da una zona amministrativa e da una commerciale dove ci saranno negozi e spazi dedicati all’esposizione e vendita dei prodotti. Tutti i grandi centri commerciali che faranno parte del Cifm avranno i loro magazzini in zone cosiddette “free trade zone” ovvero luoghi in cui sarà possibile usufruire di particolari agevolazioni fiscali.

Sarà P&T Group a gestire la parte promozionale. Recentemente il gruppo cinese ha acquisito una televisione commerciale ma sponsorizzerà questo progetto anche tramite inserzioni web e pubblicità su altri canali. Inoltre tutti gli imprenditori che si lanceranno in questa avventura potranno fare affidamento anche sull’attività di un sito e-commerce per la vendita dei loro prodotti.

Questo progetto è stato presentato a Milano il 16 ottobre scorso, durante l’incontro dal titolo “China Import Food Mall – easy way to develop China market”. L’evento è stato promosso da LTA Studio. Oltre ad alcuni esponenti di P&T Group hanno partecipato all’evento anche Cesare Romiti, Presidente della Fondazione Italia-Cina, e Mario Melazzini, assessore della Regione Lombardia.

The Italian Business Experience: L’ECCELLENZA ITALIANA SBARCA IN OMAN

oman3Proprio in questi giorni a Muscat (sultanato dell’Oman) si sta svolgendo The Italian Business Experience, un evento B2B che ha lo scopo di inaugurare nuovi rapporti commerciali tra gli imprenditori italiani e quelli del Sultanato dell’Oman.

Novità assoluta di questa seconda edizione è stata la presenza del settore moda nella fiera. Ciò è stato possibile grazie a JunGlam Advice che è riuscita a portare in Oman una cordata di piccole-medio imprese italiane interessate ad allargare i propri orizzonti e a investire nel mercato maturo e promettente del Medio Oriente.

Just Italian Style

Questi brand sono stati radunati all’interno di un unico spazio chiamato chiamato Just Italian Style. In questo stand è stato possibile osservare capi d’abbigliamento, accessori e gioielleria… tutti, naturalmente, firmati Made in Italy! Inoltre, sempre con lo scopo di presentare e far apprezzare i brand italiani lì presenti, JunGlam Advice ha organizzato una sfilata, durante la quale è stata offerta una degustazione di parmigiano reggiano.

oman4Già dalla prima giornata Just Italian Style ha subito attirato l’attenzione di giornalisti e visitatori che si sono affollati davanti allo stand per scoprire le proposte italiane in tema fashion. Gli incontri tra imprenditori italiani e omaniti sono stati tanti e tutti hanno apprezzato la qualità, bellezza e unicità dei prodotti esposti. JunGlam Advice non si limita solo a presentare le eccellenze del Made in Italy in contesti internazionali che favoriscano l’apertura di nuovi scambi commerciali, ma accompagna e guida gli imprenditori nella conoscenza e comprensione delle nuove realtà incontrate. Nella giornata del 20 ottobre, per esempio, è stato organizzato un meeting tra gli imprenditori italiani e la Bank Sohar, sponsor dell’evento, che ha presentato le modalità con cui accedere ai finanziamenti in Oman.

JunGlam Advice, partner di Italian Customer Intelligence, offre un servizio di consulenza che aiuta le aziende a sviluppare e migliorare sia la produzione che la loro vendita, anche a livello internazionale. JunGlam Advice si occupa inoltre di fornire soluzioni innovative per quanto riguarda l’allestimento di negozi e showroom e offre servizi studiati su misura per comunicare e sponsorizzare i marchi da lei seguiti.

SICAM 2014, L’APPUNTAMENTO PIÙ IMPORTANTE PER L’ARREDAMENTO

Da martedì 14 a venerdì 17 ottobre si è tenuta a Pordenone Sicam, una manifestazione fieristica unica nel suo genere, rivolta alle aziende manifatturiere del settore arredamento. Un appuntamento imperdibile per gli operatori che ricercano soluzioni e componenti per poter “vestire” ed attrezzare le rispettive produzioni, aggiornare la funzionalità alla luce di nuove esigenze, arricchire il valore ed i contenuti dei propri prodotti.

SICAM LOGOUn business-to-business fra addetti ai lavori, che vede sul versante espositori la crema dei produttori internazionali di componenti e materie prime, quali  pannelli in legno e vari materiali, i rivestimenti, le finiture in tutte le possibilità, gli elementi che nobilitano e rendono funzionali i mobili da cucina, gli arredi componibili, gli imbottiti e tutta quella miriade di oggetti di design che hanno decretato il successo del Made in Italy nel mondo.

Ciò che colpisce soprattutto i visitatori è la possibilità concreta di trovare delle soluzioni customizzate alle proprie necessità, ottenute grazie alla presenza negli stand di titolari d’azienda e tecnici, in grado di poter rispondere con immediatezza e competenza ai quesiti proposti, di farsi carico in prima persona della ricerca di soluzioni innovative, di illustrare con dovizia di particolari le possibilità applicative dei rispettivi prodotti e servizi.

Qui il cliente è veramente al centro e l’attenzione a lui riservata è dimostrata anche dai piccoli, ma importanti gesti: un ingresso fiera a costo zero, previo accreditamento online, buffet in ogni stand ricchi di stuzzichini, bevande e dolci disponibili gratuitamente ai visitatori dei vari padiglioni, la possibilità per gli espositori di ospitare gratuitamente a pranzo i propri clienti e la presenza di copiosi e qualificati materiali bibliografici e campionature dei prodotti presentati.

Pur in un periodo particolarmente difficile per il settore arredamento, la fiera SICAM si conferma come l’appuntamento più importante dell’anno, dimostrando ai buyers e alle aziende dell’arredamento come l’innovazione nei processi, materiali e componenti rendono possibili quelle soluzioni di design che differenziano i prodotti Made in Italy in tutto il mondo.

Concentrare la propria attenzione innanzitutto sul cliente è l’unica strada per rimanere a galla nel burrascoso mercato di oggi. Proprio per questa ragione Italian Customer Intelligence ha invitato a Milano il prossimo 20 novembre Kerry Bodine, già vice presidente della Forrester Research e superstar della customer experience.

Per saperne di più e partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

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