Come trasformare la pubblicità in un’esperienza sensoriale
Avvertenza: prima di leggere questo articolo, si consiglia l’uso delle cuffie
Avete presente il formicolio che pervade tutto il corpo quando qualcuno ci bisbiglia qualcosa all’orecchio o ci accarezza i capelli?
Una piacevole sensazione che prende il nome di ASMR, acronimo di Autonomous sensory meridian response, letteralmente “Risposta autonoma del meridiano sensoriale”.
Un fenomeno percettivo in cui specifici stimoli di natura uditiva, visiva o tattile generano uno stato emotivo positivo e rilassato basato sul rilascio di neurotrasmettitori come endorfine e serotonina in grado di infondere una sensazione di benessere e rilassamento, determinando sentimenti positivi e piacevoli.
Una tecnica che consiste nella realizzazione di video nei quali l’utente viene coinvolto a livello sensoriale grazie all’utilizzo di microfoni altamente sensibili utilizzati per la registrazione binaurale, ovvero “a due orecchi”, un metodo di registrazione tridimensionale del suono che ha il fine di ottimizzare la registrazione per il suo ascolto in cuffia, riproducendo il più fedelmente possibile le percezioni acustiche.
Un trend digitale che conta milioni di appassionati in tutto il mondo.
Nel mondo del food, in Italia, nel 2019, è Coccodì, azienda leader in Italia per il commercio di uova, la prima a sperimentare l’approccio ASMR attraverso la “Sound EGGsperience”, un’esperienza visiva e uditiva il cui fine era quello di enfatizzare la freschezza del prodotto attraverso un nuovo approccio sensoriale.
L’obiettivo dell’azienda è stato far divenire l’utente parte integrante dell’esperienza raccontata per lasciargli “assaporare” il prodotto dallo schermo, godendo di una sensazione piacevole e rilassante, in grado di incidere in modo positivo sulla percezione del prodotto, rafforzando, in tal modo, la connessione con il brand.
Con uno sguardo sempre rivolto all’America, non possiamo non menzionare tre campagne che, in forme diverse, rappresentano l’efficacia della tecnica ASMR:
KFC ci trasporta in una foresta tropicale circondati dal rilassante suono della pioggia che cade sulle foglie, esattamente uguale allo sfrigolio dell’olio in padella usato per friggere le amatissime alette di pollo dell’azienda.
Mentre nella campagna “Try Not To Hear This”, Coca Cola fa un uso strategico di un suono già parte della sfera cognitiva del consumatore e associato a un determinato prodotto, con un risultato percettivo davvero difficile da non apprezzare: in tal caso, infatti, il cervello, nell’elaborare le immagini riproduce automaticamente il suono a esse associato, arrivando addirittura a stimolare il senso di sete!
Lindt, infine, scarta insieme a noi una tavoletta di cioccolato, sussurrandoci di “preparare i nostri sensi”.
Si tratta, dunque di una tecnica sperimentata dai migliori brand internazionali che, di questi tempi, sembra poter rappresentare un’opportunità per ricominciare a coinvolgere i propri utenti.
Infatti, alla fine del 2020, in Italia, anche in brand Vallelata sperimenta la tecnica analizzata per il lancio del suo nuovo prodotto, coinvolgendo 3 delle ASMR Artist più seguite dalla community italiana, le quali, attraverso la campagna “Hai mai assaggiato un suono?” hanno raccontato i diversi abbinamenti di prodotto attraverso i suoni, suscitando la curiosità e l’interesse degli utenti.
L’obiettivo: coinvolgere i consumatori in un’esperienza di gusto sonoro in grado di trasmettere la bontà e la cremosità de prodotto.
La tecnica ASRM rappresenta un linguaggio efficace ed una strategia vincente per il mondo del food attraverso il quale offrire virtualmente nuove esperienze ai propri (potenziali) clienti ed enfatizzare le caratteristiche dei propri prodotti, rafforzando la connessione con il brand.
Ma la tecnica ASMR non è per tutti! Come i grandi paradossi emotivi o le più audaci campagne marketing, può generare sensazioni positive o, in caso contrario, rischiare di infastidire l’utente!
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