Tag archive

Camplus

KYMIA: DAL PREGIATO PISTACCHIO DI BRONTE…

…a una crema antiage

Ci troviamo alle pendici occidentali dell’Etna, a 760 metri di altitudine: è qui che sorge Bronte, il piccolo comune siciliano noto oramai in tutto il Globo per le coltivazioni di quello che i locali chiamano “frastuca”. Si tratta di un pistacchio di altissima qualità, tanto da essere stato ribattezzato con il nome di “oro verde”. Il pregiatissimo frutto viene raccolto a intervalli biennali, le piantagioni, infatti, negli anni dispari vengono lasciate a riposo per consentire ai coltivatori di ottenere un prodotto di qualità sempre eccellente. Le creazioni che prendono vita dal pistacchio di Bronte non si riescono a contare: dal gelato ai liquori, dal pesto a ricercate prelibatezze di pasticceria. Non si tratta, però, soltanto di produzioni culinarie, c’è chi, per esempio, dal suo inconfondibile aroma ha ricavato profumatori per ambienti o una fragranza da donna. E se dall’oro verde di Bronte traesse origine anche un cosmetico antiage?


Proprio questa è stata l’originalissima idea concepita da Arianna, medico estetico e soprattutto cosmetologo, che dopo aver lavorato diversi anni all’estero ha raccolto tutta la sua esperienza per riportarla nella sua terra natia: la Sicilia. Nel settembre 2020 la professionista, partendo da una startup (prima classificata alla Startup Innovation Week) e affiancata da un team di intrepidi giovani, ha dato i natali a Kymia, un siero-crema antietà che trae tutte le sue proprietà dal mallo (ovvero l’involucro esterno) del famosissimo pistacchio brontese. «Noi stessi abbiamo raccolto a mano il mallo e da Bronte l’abbiamo trasportato in laboratorio per farlo analizzare. Come sospettavamo i gusci del frutto contenevano delle elevatissime proprietà antiossidanti. Partendo da qui abbiamo creato Pistactive-F TM, un semilavorato, la materia prima da cui nasce Kymia». Sono queste le parole della co-founder Anna, braccio destro della dottoressa ed esperta di marketing. È stata lei a creare il business plan del prodotto. Un altro ruolo importante, all’interno della squadra, è stato svolto da Emanuela, una giovane catanese che facendo tesoro delle sue skills nell’ambito della sostenibilità ha curato in ogni dettaglio il lato green del progetto.

Mallo del pistacchio e le fondatrici di Kymia


Si tratta, infatti, di un prodotto totalmente ecosostenibile. Una delle mission di Kymia è proprio quella di valorizzare qualcosa che apparentemente valore non ha: il mallo che altrimenti, appena prima del processo di lavorazione del frutto, verrebbe tristemente disperso nelle campagne del brontese. Una sostenibilità genuina, che mette in luce delle inedite caratteristiche naturalmente contenute nel pistacchio senza modificarne le proprietà. Anche il packaging del siero è interamente realizzato con materiali ecosostenibili. «Mettiamo, così, in moto un processo di economia circolare», ci spiega ancora la co-founder. «Partiamo da uno scarto senza poi produrne altri. Uno dei nostri punti di forza, sfruttando anche un trend attuale, è certamente la sostenibilità»


Quello di Kymia è un approccio completamente orientato al cliente, in quanto il cosmetico è stato pensato seguendo unicamente i bisogni dei consumatori. Prima della validazione, infatti, il prodotto è stato testato su un variegato campione di trecento unità, accuratamente selezionate secondo differenti abitudini nella dimensione della cosmesi. Altri parametri presi in considerazione sono stati l’interesse verso la sostenibilità (ottenendo dunque un chiaro feedback anche sul packaging), l’interesse verso il cosmetico naturale (e quindi feedback sulla composizione), l’interesse verso la skincare in generale. In tal modo è stato possibile progettare un siero capace di colmare tutti i bisogni del target a cui è rivolto. «In più, qualora dovessero esserci opportunità nascoste, saremo sempre pronti a modificare la formula e le caratteristiche del prodotto, così da poterci avvicinare il più possibile al cliente e alle sue necessità», afferma Anna.


La prima produzione prenderà il via già nel mese di febbraio, seguita da una seconda stimata per la primavera del 2021. Intanto, nell’attesa di coccolare la nostra pelle con Kymia, mantenendola sempre giovane, possiamo continuare a deliziare il nostro palato con i millemila prodotti culinari che l’oro verde di Bronte ci offre!

QUANDO LE PAROLE FANNO LA DIFFERENZA

Dal nostro inviato in un (bel) Customer Service

Vi siete mai chiesti che faccia abbia e cosa faccia nella vita chi risponde alle vostre domande nei form dedicati al Servizio Clienti sui vari siti online?

Io sì e quando, tra i diversi ruoli che mi hanno assegnato al lavoro mi hanno chiesto anche di gestire questo aspetto, mi sono finalmente data una risposta. A quel punto però la curiosità è diventata ancora maggiore: e i clienti che assisto tutti i giorni invece che faccia hanno?

Durante gli anni dell’università, per potermi concedere qualche vizio in più, ho lavorato come commessa in un negozio, abituandomi ad un tipo di relazione diretta con i clienti, immediata e di persona. Dal Customer Service mi aspettavo tutto il contrario, ma mi sbagliavo!

Innanzitutto anche qui si creano situazioni decisamente divertenti: ripenso per esempio a quel cliente terrorizzato perché al posto di “Torino” nell’indirizzo di spedizione aveva scritto “Tortino”.

Ma è anche molto di più.

È tutta questione di parole: mai come in questo caso sono proprio loro a fare la differenza. Sì perché la distanza, il non sapere chi ci risponderà rischia di farci dimenticare che dall’altra parte c’è una persona con dei bisogni e dei desideri. L’impegno che si pone nell’interpretarli può trasparire anche attraverso delle email, il cliente lo percepisce e le reazioni che ne conseguono hanno spesso dell’incredibile, dimostrazione del legame che queste parole sono in grado di intessere tra il brand e la propria customer base. Potrei argomentare ulteriormente fornendo l’esempio di Amazon che ha da sempre fatto del Servizio Clienti uno dei propri cavalli di battaglia, ma preferisco, per questa volta, cambiare prospettiva.

Circa un mesetto fa ci scrisse una signora per avere delle informazioni e dare dei consigli su alcuni prodotti; capire il tono attraverso delle mail con un numero limitato di caratteri non è sempre facile ed io, devo ammetterlo, il suo non l’avevo proprio compreso: inaspettatamente infatti quella che sembrava essere una semplice corrispondenza con una cliente più insistente delle altre, si è trasformata in un momento per me incredibilmente gratificante, non solo a livello lavorativo ma anche personale. Dopo una serie di messaggi in cui mi sono premurata di risolvere tutte le perplessità della signora, lei mi ha risposto qualcosa di simile a: “Carissima Arianna, lei è una persona deliziosa! Il suo nome è pura poesia. Mi scuso se mi sono permessa di darvi i miei suggerimenti, è stata per me anche un’occasione per parlare un po’”. Non so chi fosse questa donna, non conosco la sua vita e lei non conosce la mia, eppure è bastata qualche mail del Customer Service per far nascere in entrambe una sensazione di appagamento e benessere: ero riuscita a soddisfare i suoi bisogni, quelli da acquirente e quelli da persona.

Il Servizio Clienti è aiutare qualcuno a realizzare il proprio desiderio: che sia la bambina che vuole regalare ai suoi compagni di classe 25 righelli per il suo compleanno, ma online ne trova solo 11; oppure l’imprenditore che vuole ampliare il proprio catalogo e si propone per una partnership; o ancora la ragazza vegana felice di sapere che l’articolo che le hanno regalato è stato prodotto nel pieno rispetto degli animali.

Il Servizio Clienti è anche questo, è trasmettere i propri ideali attraverso piccole attenzioni che per qualcuno si rivelano essere grandi. Significa imparare a conoscere i propri clienti, le esigenze che hanno e dimostrargli che anche se a distanza, anche senza vedersi in faccia, quel rapporto di cura è reale. Sarà proprio questa cura poi a fidelizzare il cliente.

Dare una voce al brand, farlo comunicare, dargli vita va oltre il fornire delle semplici informazioni.

Insomma, ispirandoci a Cyrano de Bergerac potremmo definire il Servizio Clienti come “un apostrofo roseo tra una vendita e l’altra”?

 

AUDIO, ERGO SUM

Quando il brand ascolta davvero… casi virtuosi

Chi l’ha detto che il celebre proverbio che recita “non c’è peggior sordo di non vuol sentire” non valga anche per il mondo del marketing?

Il cliente di oggi ha mezzi e voglia di esprimere la propria opinione e le proprie esigenze, derivanti dall’esperienza quotidiana, e di comunicarli al mercato affinché possa fornire risposte concrete a bisogni reali.

A tal proposito, vi è mai capitato tornare a casa, agognare la vostra dose quotidiana di carboidrati e, mentre l’acqua già bolle, dover compiere una caccia al tesoro alla ricerca del tempo di cottura sulla confezione della pasta? Come se fosse un’informazione segreta, posizionata in un angolino, scritta in piccolo, perfettamente mimetizzata, magari dello stesso colore pacco.

Per gli italiani la pasta è una questione così seria che sui social è nata recentemente una campagna dal nome “Movimento Grandi Minuti” (MGM) con l’obiettivo di chiedere ai brand produttori di pasta di scrivere le indicazioni di cottura con caratteri più grandi e leggibili, in una posizione ben visibile sul packaging. Il motto del movimento non poteva che essere “Pasta la victoria siempre!

Il grido lanciato dal singolare movimento è stato accolto da Pasta Garofalo, che il 3 novembre ha lanciato sul mercato la limited edition “Fusilloni 13 minuti” caratterizzata dai minuti di cottura scritti a caratteri cubitali ed evidenziati da frecce rosse; insomma, un packaging tutto dedicato ai ricercatori dei tempi di cottura, confermato dal timbro “approved by MGM”. Il retro della confezione dei fusilli dello storico pastificio di Gragnano riporta una vera e propria dedica al consumatore. “Questa edizione è dedicata a chi, almeno una volta, ha fatto fatica a trovare i minuti di cottura sui nostri pack.(…) Grazie Matteo. Perché il bello di stare a tavola è anche parlarsi. E ascoltarsi.”

@Garofalo

Il tempo di cottura è stato integrato molto spesso nei claim di prodotti contemporanei per evidenziarne la rapidità come valore aggiunto o fondamentale: si pensi, ad esempio, al “Minestrone Tradizione Findus 5 minuti” o al celebre spot delle Panatine Rovagnati pronte, anche in questo caso, in soli 5 minuti!

Lo stratagemma di mercato adottato da Pasta Garofalo – indubbiamente efficace e attrattivo – è ben diverso e fa la leva non su bisogni generici dei consumatori, derivanti da indagini di mercato, ma su esigenze funzionali più sottili, più specifiche e, contemporaneamente, più esplicite.

È nel momento in cui un’azienda non si limita a maturare idee creative basandosi solo sui dati, ma si interfaccia attivamente con i suoi clienti ascoltando, chiedendo e intercettando con orecchio teso esigenze e desideri che la risposta concreta che offre sotto forma di prodotto può essere ancor di più efficace ed apprezzata.

Un altro caso esemplare di ascolto da parte dell’azienda è avvenuto nel 2016, anno in cui era viva la crociata contro l’olio di palma; in particolar modo le mamme italiane hanno chiesto a gran voce a Plasmon, con una petizione su Change.org e con moltissimi commenti nella pagina Facebook dell’azienda leader nella produzione di alimenti dell’infanzia, che venisse eliminato l’olio di palma dal celebre biscotto.

L’azienda ha prontamente risposto con una campagna dal nome emblematico “Ti abbiamo ascoltato”, con cui si annunciava che l’olio di palma nei biscotti era stato sostituito con olio di girasole e olio di oliva.

@Plasmon

 Per dimostrare alle mamme che il cambiamento dell’ingrediente non aveva provocato delle alterazioni del sapore inconfondibile della loro infanzia e di quella dei loro figli, Plasmon ha invitato per un tè alcune donne per la prova dell’assaggio.

La richiesta esplicita del consumatore può essere una fortuna per l’azienda che la coglie, la intercetta e la trasforma in realtà, ma quando questo non avviene, chiedere è sempre lecito.

È ciò che fa ogni anno l’azienda di patitine San Carlo con il contest “Crea il tuo Gusto”, un concorso a premi che permette ai partecipanti di creare un gusto inedito di chips che saranno vendute in edizione limitata.

L’iniziativa, giunta alla sua quarta edizione, ha riscosso molto successo in quanto punta sul ruolo attivo del cliente che è chiamato a scegliere accostamenti insoliti e ingredienti creativi.

@SanCarlo

I clienti sono oggi più che mai, infatti, attivi e pensanti e hanno voglia di essere coinvolti e capiti dalle aziende, quindi non resta che ascoltare, prima che lo facciano gli altri…

L’INCONTRO CHE DA’ VALORE AL TUO VIAGGIO È UN IMPREVISTO: LO SA BENE CAMPLUS!

…E MONTALE. Camplus e News and Customer Experience

Prima del viaggio, dice Montale, si scrutano gli orari, le coincidenze, le soste, le prenotazioni e le pernottazioni… si controllano valigie e passaporti… si acquista un supplemento di lamette da barba… e poi si parte e tutto è per il meglio…
Continua il poeta: che ne sarà del viaggio? … troppo accuratamente l’ho studiato senza sapere nulla… un imprevisto è la sola speranza.

Vale anche per il viaggio degli studenti universitari che cercano un posto in cui vivere nella sede della facoltà scelta e iniziano un viaggio davvero importante per la loro vita.
Anche chi non sbaglia un colpo sulla scelta della facoltà e “fa fortuna”, cioè si realizza davvero, racconta sempre di un imprevisto, di un incontro che ha imprevedibilmente creato una svolta, anzi, la svolta della propria vita professionale, se non addirittura della propria vita tutta.

È questo imprevisto la “Brand promise” di Camplus (www.camplus.it), Fondazione che offre dal 1985 residenze a universitari (e non solo), con una cura che il sito fa solo un poco trasparire.

Come fanno?
È un po’ che li osservavo prima di conoscerli di persona.
Credo che loro si siano accorti di una evidenza che noi, immersi come siamo nella nostra bolla fatta di automatismi – dinamiche – presupposti e credenze per nulla dimostrati, spesso trascuriamo.
L’evidenza è questa: non c’è niente di più imprevisto di ciò che attendiamo con tutto noi stessi! (se non lo attendessimo, non ci accorgeremmo nemmeno quando ci passa accanto).

Due esempi a supporto, il primo universitario e il secondo popolare.

Il primo: studi per l’esame benissimo, non perdi una lezione, confronti i tuoi appunti con quelli dei compagni, segui il professore nei suoi convegni e pubblicazioni. Fai l’esame: prendi 30!
Ovvio, no? Affatto!
Torni a casa e dici: “incredibile ho preso 30!”.
E se qualcuno fra i nostri lettori avesse mai preso 30 ad un esame, avrebbe potuto ricordarsi di questa espressione (“incredibile!”) tipica di chi lo prendeva!
Tu, caro lettore, hai sempre pensato che si trattasse del solito secchione che faceva il solito finto modesto, ma lui era proprio sincero! (e aveva ragione).

Il secondo: lei non ti fa nemmeno dormire di notte tanto è bella e per quanto la pensi.
Quando la vedi ti fa mancare il fiato. Tu, simpaticone dalla battuta sempre pronta, quando, insieme agli amici, sei con lei, rimani muto e impacciato non ti esce nulla di divertente: gli altri prendono sempre la scena e… lei come farà a notarti? Questa è la domanda che ti angustia e che ti tiene sveglio. Passano mesi, ma alla fine lei dice “si!
Incredibile, che imprevisto!
Non solo quindi l’imprevisto è la sola speranza, ma è anche ciò che più è atteso.

Ecco perché Camplus promette agli studenti servizi modellati sulle loro passioni e sul loro corso di studi quando questo è una passione. Perché l’imprevisto non tarda mai troppo in chi l’attende e prende la forma di un incontro. Un incontro che dà valore al tuo viaggio.

Che cosa è una passione se non un’attesa di quell’imprevisto, di quell’incontro, che la fa sbocciare e che produce una svolta addirittura più grande di quello che si attendeva?

Il resto è presto detto: prendete una trentina di universitari “Camplus” sparsi per l’Italia davvero appassionati alla scrittura, piuttosto che alla moda, al food, a lifestyle… condividete queste passioni, che sono le stesse vostre, in una formazione in due puntate, create una chat che diventa genio collettivo, ed ecco nuovi giovani e preparati contributor del nostro Magazine, per il palato fine dei nostri lettori imprenditori, manager, consulenti e… appassionati.

Non vi resta che usare un termine un po’ dotto e alla moda, per esempio partnership, ed ecco presentata la nuova collaborazione tra Camplus e News and Customer Experience.

Non l’avremmo mai previsto!

Go to Top