Author

Giuseppe Cavallaro

Giuseppe Cavallaro has 7 articles published.

Nasce nel 1996 in una mite notte d’autunno. Trascorre la maggior parte della sua esistenza in un piccolo borgo siciliano dove per ammazzare la noia, fin da ragazzino, comincia a fare musica. Il basso elettrico e le bacchette della batteria sono le prime cose che mette in valigia quando all’età di diciotto anni si trasferisce a Bologna per studiare all’università. Si laurea al Dams ma passando le giornate in Via Zamboni scopre la vocazione per le parole, la morfologia e la sintassi, diviene così un linguista in erba. Dorme sotto il tetto accogliente di un collegio di eccellenza: il Camplus Alma Mater. Qui ricopre il ruolo di capo redattore per la rivista “Il Resto del Camplus”. La città dei portici, con le sue mille luci e le sue mille anime, diviene per lui una seconda casa, una caleidoscopica fucina dove poter dare sfogo alla sua instancabile indole creativa. Oramai alla città cantata da Dalla e da Guccini sente di appartenerci (o forse, al contrario, è la città che gli appartiene), ma con il cuore sempre saldo ai piedi dell’Etna.

FERRERO LANCIA “FACE OF KINDER”

A Natale tutti i bambini possono essere il volto di Kinder Cioccolato

È il 1968 quando il primo prodotto Kinder fa la sua comparsa tra gli scaffali delle botteghe, degli spacci e degli appena nati supermercati italiani. Si tratta di una barretta di latte e buonissimo cioccolato, semplice e di piccole dimensioni, come piccoli sono i consumatori a cui il prodotto è destinato. Questo dolce snack, difatti, è stato pensato da Michele Ferrero – un intraprendente pasticcere del Piemontese – per essere in tutto e per tutto a misura di bambino. A tal proposito, su www.kinder.com possiamo leggere: «la barretta di Kinder Cioccolato […] ha la dimensione ideale per la mano di un bambino permettendo ai genitori di fornire ai propri figli una piccola porzione di cioccolato».

Da sempre, uno dei tratti più distintivi di questo prodotto sta nel packaging. Fin dalle prime edizioni, infatti, sulla scatola delle barrette appare la foto di un bambino, occhi brillanti e sorriso vispo. Ciò per dare forza all’idea che il target per cui è stato ideato lo snack con «più latte e meno cacao» sono proprio i piccoli. Del resto, come dimenticare Günter Euringer? È questo il nome del bambino tedesco che per 35 anni è stato il testimonial del Kinder Cioccolato. Un particolare degno di nota è che Ferrero aveva scelto un volto della Baviera poiché “kinder” è la traduzione in lingua tedesca della parola “bambino”. Recentemente, però, il viso di Günter Euringer è stato sostituito da quello di un piccolo italiano: Matteo Farneti.

Tuttavia, in questi giorni, in occasione delle festività natalizie, sta accadendo qualcosa di eccezionale. Fino all’8 gennaio, grazie alla campagna “Face of Kinder”, tutti bambini di età compresa tra i 4 e i 12 anni possono essere i protagonisti del packaging delle barrette più famose d’Italia.

Per personalizzare la scatola di Kinder Cioccolato saranno necessarie poche e semplici mosse: dopo aver effettuato la registrazione al sito www.kinder.it basterà selezionare una foto del bambino o della bambina, adattandola ad uno dei frame disponibili sul portale. Una volta fatto ciò, riceveremo una mail contenente il file personalizzato da stampare e le istruzioni utili ad applicare la speciale etichetta sul pack di Kinder Cioccolato.

In occasione delle feste, “Face of Kinder” è sicuramente un modo che il noto marchio ha trovato per restare il più vicino possibile ai suoi piccoli clienti. Tanto vicino da farli sentire non soltanto parte del packaging dei loro prodotti preferiti, bensì parte di una grande famiglia: quella di Ferrero.

Calandosi nei panni dei bambini, bisogna poi tener conto come “Face of Kinder” possa far sentire loro delle vere e proprie star o, se vogliamo, degli eroi. Partendo da tale pensiero, ciò che colpisce è come Kinder sia riuscita ad andare oltre il concetto del “We can be heroes, just for one day” cantato da David Bowie o l’idea dei 15 minuti di celebrità pronosticati da Andy Warhol. Sì, perché i piccoli dopo aver trovato sotto l’albero le barrette di Kinder Cioccolato firmate con il loro sorriso, potranno, certamente, conservare la speciale scatola nelle loro camerette per tutto il tempo che vorranno.

Che dire ancora: un bellissimo regalo di Natale, degli auguri molto particolari che Kinder ha fatto ai suoi piccoli clienti italiani e non solo. L’iniziativa Face of Kinder, infatti, ideata in Italia, è stata a diversi paesi dell’Est Europa, come Slovenia e Croazia.

L’HEINEKEN CHE TI SEGUE

20 esemplari in USA del robot intelligente di Heineken

Uno degli obiettivi più ricercati nell’ultimo anno da Heineken – storico brand olandese specializzato nella produzione di birra – è quello di conferire maggiore centralità e importanza ai consumatori. Sul proprio sito ufficiale l’azienda, infatti, scrive: “We need to be more externally focused and step up our consumer and customer-centricity”. Espressione di tale proposito è un nuovo gadget estivo lanciato dallo storico birrificio.

Stiamo parlando di Heineken B.O.T. (Beer Outdoor Transporter). Si tratta di un piccolo frigo robotico super intelligente, pronto a seguire il proprio padrone in ogni dove per servirgli una lattina di birra fresca tutte le volte che esso lo desideri. Il robottino è dotato di un sistema a sei ruote, progettato ad arte, che gli consente di avventurarsi anche nei terreni più accidentati. Una camera frontale equipaggiata di sensori, invece, permette a questo maggiordomo incredibilmente smart di fare da scorta al cliente, evitando – al contempo – qualsiasi tipo di ostacolo. Ma non è finita qui: Heineken B.O.T. riesce anche a interagire con i suoi amici umani attraverso un microfono (pensato per rispondere ai comandi vocali) e a uno speaker (mediante il quale possiamo udire la sua voce).

Questo futuristico compagno di vacanze è dotato di una struttura leggera ma, allo stesso tempo, resistente, che gli permette di ospitare tranquillamente al suo interno dodici lattine di birra sempre freschissime. L’ estetica è essenziale. A prima vista, infatti – a eccezione della camera anteriore – si presenta come un piccolo frigo da viaggio su ruote di colore verde, quello tipico del rinomato brand olandese. Cio’ nonostante appare senz’altro accattivante agli occhi dei consumatori. Tutto merito della sua intelligenza artificiale di ultima generazione!

Attualmente Heineken B.O.T. è stato reso disponibile in edizione limitata (ne sono stati prodotti venti esemplari) esclusivamente negli U.S.A. L’unico modo per ottenerlo: vincere un concorso. Eppure, c’è già chi ipotizza che, in futuro, questo piccolo ma utilissimo robot potrebbe sbarcare oltre i confini degli States, per soddisfare gli irrinunciabili bisogni dei consumatori di birra più addicted! Giuseppe Cavallar

GOOGLE LANCIA IN ITALIA “LA MIA IMPRESA ONLINE”

Da oggi, grazie all’assistente vocale, portare un’azienda sul web è molto più semplice

Per le aziende – o qualsiasi realtà commerciale che dir si voglia – il web è oramai divenuto una dimensione onnipervasiva. Negli ultimi anni gli acquisti e le ricerche dei prodotti sugli shop online hanno guadagnato un’esponenziale crescita, ragion per cui è fondamentale che ogni impresa, anche la più piccola, riesca a rivendicare una propria vetrina digitale. A tale scopo una delle piattaforme oggigiorno più utilizzate è Google My Business: un ambiente online che permette la promozione di ogni tipo di azienda attraverso foto, recensioni e una precisa geolocalizzazione su Google Maps. Più il profilo My business sarà completo, maggiori saranno i benefici ottenuti dall’attività.


Può accadere, però, che i gestori delle piccole e medie imprese non dispongano delle necessarie skills digitali per dare vita a un profilo My Business. Per porre fine a tale gap, Google ha appena lanciato in Italia, Francia e Turchia “La mia impresa online”. Si tratta di una nuova action dell’assistente vocale Google progettata per consentire un semplice e immediato processo di trasformazione in digitale di qualsivoglia esercizio commerciale.
Bisogna soltanto afferrare uno smartphone e pronunciare la frase “Hey Google, porta la mia impresa online!”. In men che non si dica, l’assistente Google accompagnerà l’utente, passo per passo, nella creazione di un profilo my business. Il tutto avverrà attraverso la richiesta di alcune informazioni e di tre semplici quesiti: il nome della attività, dove si trova l’impresa in questione e, per concludere, un numero telefonico. Questo sarà sufficiente a creare una vetrina aziendale digitale nuova di zecca!


Il nuovo servizio progettato da Google è una trovata molto intelligente“, afferma Francesco Castorina, titolare di una media impresa del catanese finalizzata al commercio di elettrodomestici e articoli di elettronica. “Ho avuto modo di provare ‘La mia impresa online’, bastano davvero pochi minuti per inserire un’attività commerciale su Google Maps e creare un nuovo profilo My Business. Non è necessaria nessuna competenza tecnologica particolare. L’unica pecca è che l’assistente vocale funge da guida soltanto durante l’inserimento delle informazioni di base, poi si ferma. Per esempio, sarebbe stato comodo se l’utente fosse stato seguito anche durante la scelta delle foto e la stesura della descrizione dell’azienda. Spero che, riguardo tale aspetto il team Google possa apportare dei miglioramenti”.


Che altro dire? “Hey Google, porta la mia impresa online!”

IL LIMITE E’ LA PROSSIMITA’ DELL’OLTRE /2: SPOTIFY

Per andare oltre Spotify torna all’autoradio

Nell’ottobre del 2008, a partire da una brillante intuizione di Daniel Ek, muove i suoi primi passi quella che ad oggi è conosciuta come la piattaforma streaming di riproduzione musicale numero uno al mondo: stiamo parlando, ovviamente, di Spotify. Uno dei segreti che ha portato il brand svedese a ottenere una fama senza eguali è dato, sicuramente, dall’imprescindibile valore che l’azienda, sin dalle origini, conferisce ai propri clienti. Si tratta di una vera e propria ossessione, se così possiamo dire. Ci troviamo di fronte a un customer team che lavora, instancabilmente, analizzando e monitorando i desideri dei consumatori, tracciandone ogni piccola evoluzione. Il risultato di tale impegno è una customer experience estremamente soddisfacente. Uno dei tanti esempi a riguardo sono le playlist giornaliere (Daily mix) che, a partire dagli ascolti recenti, la piattaforma crea per ogni singolo utente. Il fine è quello di aiutare gli ascoltatori a scoprire – ogni giorno – nuova musica rimanendo, però, sempre in linea con i loro gusti musicali.

Adesso, seguendo tale mission, la piattaforma di riproduzione musicale svedese è riuscita ad andare oltre, lanciando sul mercato il suo primo sistema di intrattenimento pensato appositamente per le quattro ruote: Spotify Car Thing. Il prodotto è stato ideato con l’intento di soddisfare le aspirazioni dei clienti che intendono arricchire i loro viaggi in auto con una colonna sonora il più possibile fluida e personalizzabile.

Come ha dichiarato l’azienda: «abbiamo sviluppato Car Thing perché abbiamo osservato i desideri dei nostri utenti, molti dei quali stavano perdendo l’esperienza di ascolto in auto personalizzata e senza interruzioni. Indipendentemente dall’anno o dal modello del veicolo, riteniamo che tutti dovrebbero avere un’esperienza d’ascolto superiore. Con Car Thing, ora porteremo il nostro intero catalogo di musica e podcast a una gamma più ampia di utenti e a una gamma ancora più ampia di veicoli»

Car thing è stato pensato in primo luogo per le auto che non comprendono un device di entertainment di serie. Ciò, però, non ne vieta l’istallazione su qualsiasi vettura. La nuova creazione di casa Spotify dispone di un display touchscreen e di una manopola concepita per rendere più facile e intuitiva la navigazione e la ricerca dei brani musicali da parte dell’utente. In più, appena sopra il piccolo schermo, trovano posto alcuni pulsanti utili alla memorizzazione e all’ascolto della musica preferita, dei podcast e delle svariate playlist. Il prodotto è poi dotato di un assistente vocale all’avanguardia progettato interamente dall’azienda svedese. Quest’ultimo è senz’altro l’aspetto più innovativo del dispositivo.

Insomma, grazie a questo nuovo device, la piattaforma musicale fondata da Daniel Ek è davvero riuscita a superare i limiti. Da oggi Spotify non è soltanto un servizio di riproduzione digitale in streaming. Ha, infatti, assunto una vera e propria dimensione fisica incarnata da un’“autoradio”, da un tecnologico sistema d’intrattenimento, ad un assistente vocale che affianca gli utenti durante i viaggi su strada!

“Hey Spotify, riproduci la mia musica preferita!”

A PARIGI NASCE UNA LIBRERIA D’ALTA MODA

L’atelier letterario di Louis Vuitton

Con l’ausilio della nostra penna conduciamo i lettori nel cuore di Parigi, più precisamente nell’elegante quartiere di Saint-Germain-des-Prés. Un vero e proprio fiore all’occhiello della capitale francese. Qui le vie sono fiancheggiate da gallerie d’arte, eleganti case in stile parigino, locali d’alta cucina e sfarzosi cafè. Tra la ricercatezza di questi ambienti trova posto quella boulevard un tempo tanto amata da Jean-Paul Sartre e Samuel Beckett. Certo, oggi non possiamo incontrarli passeggiare – con gli occhi pensanti – sotto la luce giallastra dei lampioni a gas. In questi luoghi, però, i libri e la letteratura occupano ancora adesso un posto d’onore. Le librerie non si riescono a contare, mentre lungo le rive della Senna è facile scorgere dei caratteristici mercatini di libri usati. I bibliofili più appassionati, poi, non possono non sedersi ai raffinati tavolini del Flore, il celebre cafè dove, di frequente, usavano ritrovarsi gli scrittori del passato.

Non di meno – come è ben noto – Parigi risplende nel panorama mondiale per le sue rinomate boutique d’alta moda. Insieme a New York, Londra e la nostra Milano è, infatti, considerata una delle “big four” (ovvero le quattro grandi capitali della moda). Tra i tanti brand del settore che hanno trovato i loro natali ai piedi della Tour Eiffel possiamo menzionare Chanel, Yves Saint-Laurent, Louis Vuitton.

Proprio nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, di fianco al Cafè de Flore, trova posto uno degli store di punta di Louis Vuitton, un astro che brilla sulla riva sinistra della Senna.

La boutique – dopo decenni e decenni di ininterrotta attività – a causa della pandemia di Covid19 che continua imperversare avrebbe dovuto calare i battenti sino a data da destinarsi. La maison francese, tuttavia, decisa a non darsi per vinta, ha trovato un modo al quanto originale per mantenere aperte le porte di questo rinomato atelier.

Quando la moda incontra i libri

Lo shop di Louis Vuitton di Saint-Germain-des-Prés è diventato una ricercata libreria temporanea che crea un connubio perfetto con gli ambienti letterari del quartiere parigino. La boutique ospita al suo interno dei pregiati volumi selezionati con cura dalla stessa maison. In più, accoglie l’intero catalogo (ad oggi comprendente più di cento titoli) delle edizioni che il brand francese continua a pubblicare da oltre un ventennio. Tra queste possiamo trovare le raccolte di viaggio (City guide, Travel book) e gli album fotografici (Fashion eye). La punta di diamante della collezione è rappresentata dai libri dedicati alle creazioni Louis Vuitton: si tratta di esclusive edizioni limitate che riportano la firma di celebri editori di fama internazionale.

La scelta adottata dallo store non è unicamente in linea con l’identità del quartiere in cui è collocato, ma rispecchia anche una peculiare sfaccettatura identitaria del brand di moda. Più di un secolo di storia, infatti, lega la maison all’ambiente letterario. Nel 1914, Gaston-Louis Vuitton (nipote del fondatore dell’azienda) istituì una grande sala di lettura in una prestigiosa boutique sugli Champs-Elysées. L’uomo era un fervente cultore di libri, di arte e letteratura, tanto che diede origine a tre associazioni bibliofile e istaurò fitte corrispondenze con diversi editori, illustratori e scrittori dell’epoca. Gaston, per l’azienda di famiglia, progettò dei bauli che fungevano da piccole biblioteche da viaggio.

Oggi il bookshop temporaneo di Saint-Germain-des-Prés offre ai propri clienti un’esperienza unica e sorprendente. Chiunque faccia ingresso nella boutique, infatti potrà intraprendere, per la prima volta, un caleidoscopico viaggio tra centinaia di opere librarie firmate Louis Vuitton e conoscere da vicino un affascinante aspetto – ancora a molti sconosciuto – di questa maison d’alta moda.

EUGENIO IN VIA DI GIOIA: LA PRIMA BAND A IDEARE UNA TESSERA FEDELTÀ PER IL LORO PUBBLICO

In palio gustosi premi

E se ogni volta che si andasse a un concerto si guadagnassero dei punti? Ci hanno già pensato gli Eugenio in Via Di Gioia, creando una tessera per premiare i fan più fedeli.

Correva l’anno 2012: tre giovani musicisti (Eugenio Cesaro – voce e chitarra, Emanuele Via – tastiere, Paolo Di Gioia – percussioni) decidono di fare squadra e, insieme, cominciano a suonare per le strade di Torino. Nascono così gli Eugenio in Via Di Gioia. Fin da subito si contraddistinguono per un sound fresco e innovativo. Eppure, alla band mancava ancora qualcosa: un bassista. Alla formazione si aggiunge Lorenzo Federici, che i tre conoscono, per caso, durante un viaggio a Londra. A seguito di tale incontro profetico gli Eugenio in Via Di Gioia incidono il loro primo album che decidono di intitolare proprio “Lorenzo Federici”.

La band dando vita a una musica che si presenta come un ibrido tra folk e pop trova, in breve tempo, il suo posto nell’industria discografica italiana. I quattro vengono scritturati dalla Virgin Records e dalla Universal Music e nel 2020 varcano per la prima volta il palco del Festival Di Sanremo.

Quella volta gli Eugenio in Via Di Gioia al Teatro Ariston ci sono arrivati in bicicletta, pedalando per chilometri e chilometri insieme ai loro fan. Uno dei punti di forza della band è, infatti, quello di fare in modo che il pubblico sia sempre parte attiva delle loro iniziative. Sì, perché, la filosofia del gruppo è quella di ridurre al minimo le distanze fra il palco e gli ascoltatori.

A tal proposito si può raccontare di quando, durante il primo lockdown, Eugenio (ogni sera per un mese) dava vita a dei veri e propri concerti dalla finestra di casa. In questa occasione il cantante chiacchierava e duettava con i vicini. O di quando, più volte, i quattro hanno realizzato delle versioni dei propri brani unendo insieme i video delle cover che i fan avevano caricato sul web. Altro progetto qui degno di nota è il Raduno Nazionale in Via Di Gioia (9 luglio 2019): un’intera giornata che i musicisti hanno condiviso con centinaia di fan da tutta Italia, tra tornei sportivi, giochi di società e tanta musica.

La band ha, in più, pensato a un modo davvero originale per premiare i fan più “addicted”: la tessera fedeltà degli Eugenio in Via Di Gioia. Questa vede per la prima volta la luce nel 2014, quando i giovani musicisti si esibivano ancora per le strade di Torino. Quell’anno vennero date alle stampe soltanto 200 tessere. Poi, con il passare del tempo, la quantità delle card stampate è aumentata sempre più, proporzionalmente alla crescita dei live della band. Ogni dieci partecipazioni a un concerto (o acquisti dal merchandise ufficiale) il possessore della tessera si aggiudica un kebab da gustare in compagnia degli Eugenio in Via Di Gioia, questo il regolamento della fidelity card.

Nel 2019, a Torino, i quattro musicisti hanno invitato a cena molti dei loro fan. Il tutto allietato da giochi da tavola, esperienze di realtà aumentata e un karaoke conclusivo. Nell’anno appena trascorso, a causa della situazione pandemica, la cena si è svolta in modalità telematica. Oggi la tessera fedeltà è acquistabile sul sito della band al modico prezzo di due euro.

Gli Eugenio in Via Di Gioia vi aspettano a cena!

KYMIA: DAL PREGIATO PISTACCHIO DI BRONTE…

…a una crema antiage

Ci troviamo alle pendici occidentali dell’Etna, a 760 metri di altitudine: è qui che sorge Bronte, il piccolo comune siciliano noto oramai in tutto il Globo per le coltivazioni di quello che i locali chiamano “frastuca”. Si tratta di un pistacchio di altissima qualità, tanto da essere stato ribattezzato con il nome di “oro verde”. Il pregiatissimo frutto viene raccolto a intervalli biennali, le piantagioni, infatti, negli anni dispari vengono lasciate a riposo per consentire ai coltivatori di ottenere un prodotto di qualità sempre eccellente. Le creazioni che prendono vita dal pistacchio di Bronte non si riescono a contare: dal gelato ai liquori, dal pesto a ricercate prelibatezze di pasticceria. Non si tratta, però, soltanto di produzioni culinarie, c’è chi, per esempio, dal suo inconfondibile aroma ha ricavato profumatori per ambienti o una fragranza da donna. E se dall’oro verde di Bronte traesse origine anche un cosmetico antiage?


Proprio questa è stata l’originalissima idea concepita da Arianna, medico estetico e soprattutto cosmetologo, che dopo aver lavorato diversi anni all’estero ha raccolto tutta la sua esperienza per riportarla nella sua terra natia: la Sicilia. Nel settembre 2020 la professionista, partendo da una startup (prima classificata alla Startup Innovation Week) e affiancata da un team di intrepidi giovani, ha dato i natali a Kymia, un siero-crema antietà che trae tutte le sue proprietà dal mallo (ovvero l’involucro esterno) del famosissimo pistacchio brontese. «Noi stessi abbiamo raccolto a mano il mallo e da Bronte l’abbiamo trasportato in laboratorio per farlo analizzare. Come sospettavamo i gusci del frutto contenevano delle elevatissime proprietà antiossidanti. Partendo da qui abbiamo creato Pistactive-F TM, un semilavorato, la materia prima da cui nasce Kymia». Sono queste le parole della co-founder Anna, braccio destro della dottoressa ed esperta di marketing. È stata lei a creare il business plan del prodotto. Un altro ruolo importante, all’interno della squadra, è stato svolto da Emanuela, una giovane catanese che facendo tesoro delle sue skills nell’ambito della sostenibilità ha curato in ogni dettaglio il lato green del progetto.

Mallo del pistacchio e le fondatrici di Kymia


Si tratta, infatti, di un prodotto totalmente ecosostenibile. Una delle mission di Kymia è proprio quella di valorizzare qualcosa che apparentemente valore non ha: il mallo che altrimenti, appena prima del processo di lavorazione del frutto, verrebbe tristemente disperso nelle campagne del brontese. Una sostenibilità genuina, che mette in luce delle inedite caratteristiche naturalmente contenute nel pistacchio senza modificarne le proprietà. Anche il packaging del siero è interamente realizzato con materiali ecosostenibili. «Mettiamo, così, in moto un processo di economia circolare», ci spiega ancora la co-founder. «Partiamo da uno scarto senza poi produrne altri. Uno dei nostri punti di forza, sfruttando anche un trend attuale, è certamente la sostenibilità»


Quello di Kymia è un approccio completamente orientato al cliente, in quanto il cosmetico è stato pensato seguendo unicamente i bisogni dei consumatori. Prima della validazione, infatti, il prodotto è stato testato su un variegato campione di trecento unità, accuratamente selezionate secondo differenti abitudini nella dimensione della cosmesi. Altri parametri presi in considerazione sono stati l’interesse verso la sostenibilità (ottenendo dunque un chiaro feedback anche sul packaging), l’interesse verso il cosmetico naturale (e quindi feedback sulla composizione), l’interesse verso la skincare in generale. In tal modo è stato possibile progettare un siero capace di colmare tutti i bisogni del target a cui è rivolto. «In più, qualora dovessero esserci opportunità nascoste, saremo sempre pronti a modificare la formula e le caratteristiche del prodotto, così da poterci avvicinare il più possibile al cliente e alle sue necessità», afferma Anna.


La prima produzione prenderà il via già nel mese di febbraio, seguita da una seconda stimata per la primavera del 2021. Intanto, nell’attesa di coccolare la nostra pelle con Kymia, mantenendola sempre giovane, possiamo continuare a deliziare il nostro palato con i millemila prodotti culinari che l’oro verde di Bronte ci offre!

Go to Top