Collezione Chanel Haute Couture gennaio 2020
Il Grand Palais di Parigi ha regalato nuove emozioni durante le sfilate parigine della casa di moda francese (ne avevamo parlato qui, clicca). Virginie Viard (da sempre braccio destro di Karl Lagerfeld e ora sua degna sostituta, nonché prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice artistica dopo Coco Chanel) ha portato avanti l’immagine di un brand intramontabile.
Questa volta lo spettacolo in cui ci siamo imbattuti come spettatori virtuali, ha toccato le note del passato di Coco Chanel. Un grande giardino silenzioso, minimale ma allo stesso tempo evocatore di sensazioni, immaginazione e intimità. Non a caso la direttrice artistica ha voluto omaggiare l’infanzia di Coco Chanel che ai tempi “si chiamava” ancora Gabrielle, attraverso la messa in scena dell’Abbazia Cistercense di Aubazine (luogo ancora esistente, precisamente a Corrèze). Vi starete chiedendo il motivo di una tale scelta: dopo la morte prematura della madre, avvenuta nel 1885, Gabrielle ha trascorso l’infanzia e quasi tutta la sua adolescenza proprio in quell’abbazia francese: ne uscì a diciotto anni.
Circondata da donne in abiti austeri privi di cromie diverse dal bianco e dal nero, Gabrielle ha cominciato a captare i simboli e le linee che ne avrebbero contraddistinto il lavoro anni dopo.
La sfilata ha rappresentato proprio questa pagina della sua vita, come un ritorno nel chiostro in cui era solita camminare, immersa nel silenzio rigoroso (e rigoglioso di piante e fiori) fatto di mistero e ispirazione. Lo spettatore si è ritrovato nel bel mezzo di quel giardino, lo stesso che Gabrielle era solita frequentare: tra vere piante, fiori, ciottoli e una fontana, l’ambientazione ha consentito un realistico sipario di fine ottocento e per un attimo, il pubblico è stato ospite dell’antico orfanotrofio e ha sostato, infine, per godersi lo spettacolo. Un retour au passé perfettamente riuscito!
Come nelle storie più vere, Virginie Viard ha proposto una collezione primavera-estate 2020 strettamente connessa a tutti i segni che – come diamanti – si sono incastonati nell’animo di Gabrielle, pronta a tramutarsi in mademoiselle Chanel.
La sfilata si è aperta con le note degli Opus III in una versione totalmente a cappella della canzone It’s a fine day: “It’s a fine day, people open windows. They leave the houses, just for a short while”, è la prima frase caratteristica della canzone, la stessa che – letteralmente – quel bel giorno di gennaio, ha fatto uscire di casa centinaia di persone, anche solo per un quarto d’ora di show. Su una playlist incantevole dalle note leggiadre, le modelle hanno percorso l’intero chiostro, intrecciandosi come pedine su una scacchiera: l’effetto visto dall’alto è incredibile.
La stessa leggiadria si è riscontrata a partire dai grandi lenzuoli bianchi e puliti stesi al sole, da cui – una alla volta – le modelle hanno fatto il loro ingresso.
Il cromatismo bianco-nero è stato il protagonista, insieme con il rigore degli abiti in tessuto bouclé, in perfetto stile Chanel. Nessuna scollatura, nessuna abbondanza nelle linee, i collant bianchi anni ’60 leggermente velati; elementi che hanno portato i capi ad alternarsi tra serietà e leggerezza, proprio come insegna il paradosso insito nella personalità della “doppia c”. Il rigore maschile e l’astuzia femminile fusi insieme come una fragranza riconoscibile a km di distanza.
Si nota la parvenza di colore in pochissimi ricami cuciti su alcuni lunghi abiti; una punta di azzurro, giallo e un rosso chiaro e sfumato. Forse un richiamo alle vetrate dell’abbazia? Non ne abbiamo la certezza, ma resta assodato quanto i valori della donna Chanel si traspongano, ancora oggi nel 2020, nei sessantuno abiti proposti alla sfilata.
Una donna elegante, sofisticata e talvolta seria, capace di affrontare le difficoltà ma soprattutto sicura di quello che è. Non per forza proporre outfit semplici e lineari equivale a non essere femminili, anzi: una donna può essere esattamente entrambe le cose, libera e sicura può camminare ovunque, nel silenzio di un giardino d’infanzia o per le vie confusionarie di una città. Questa è l’esperienza che si immaginano di fare, e soprattutto di vivere, le clienti che comprano un capo firmato Chanel.
“La bellezza comincia nel momento in cui decidi di essere te stesso” (Coco Chanel).
Il video completo della sfilata qui sotto, buona visione!
Marta Mancosu (Linkedin)