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IL RITORNO DEL DRIVE – IN

Resy: quando le tendenze del passato rinnovano le esperienze del presente

Oggi, a causa nelle numerose restrizioni, le aziende si trovano costrette a ripensare costantemente a nuove formule di proposta al pubblico.

A tal proposito, una valida opportunità è rappresentata da un fenomeno nato in America negli anni 20, quando la cultura automobilistica americana raggiunse il suo massimo livello nella California del Sud, ispirando innovazioni come il primo motel al mondo e la prima banca drive – in.

Al tempo, parallelamente, nacque una nuova formula di ristorazione in perfetta sintonia con la cultura giovanile di Los Angeles, capace di offrire una combinazione di automobili, cibo e ragazze: le carhops – le cameriere – portavano i vassoi di cibi ai clienti nelle macchine parcheggiate, generalmente carine e vestite in modo succinto, non ricevevano paga oraria e guadagnavano con le mance e una piccola commissione sul venduto e, per tale motivo, particolarmente incentivate ad essere amichevoli con i clienti.

Fortunatamente le carhops non vanno più di moda, ma il modello drive – in (inteso come ritiro ed eventuale consumo in auto) sembra poter rappresentare un’opportunità efficace per rispondere a questo periodo di crisi.

Resy, app americana per la prenotazione di ristoranti, ha sperimentato il modello attraverso l’organizzazione del primo evento Resy Drive Thru, presentato dall’American Express Gold Card, all’Hollywood Palladium di Los Angeles dal 15 al 16 Ottobre.

Cosa è il Resy Drive – Thru?

Un tour tra i migliori ristoranti di Los Angeles, concentrati in un unico luogo.

Un menu degustazione di 10 portate, consumato all’interno della propria auto.

Un’ esperienza unica nel suo genere, un evento pensato per supportare i ristoranti partner della piattaforma, alla costante ricerca di nuovi modi per entrare in contatto con i consumatori in un momento in cui il mercato della ristorazione fa fatica ad andare avanti.

Mancando per i partecipanti la possibilità di interagire e dialogare con gli chef, nel tentativo di rendere l’esperienza di consumo altrettanto coinvolgente, è stata realizzata un’audioguida disponibile per il download, contenente registrazioni audio degli chef con relative presentazioni e descrizioni dei piatti, nonché alcune canzoni rappresentative di ciascun ristorante, tese a ricreare l’atmosfera usualmente percepita all’interno degli stessi.

Un breve audio di introduzione ha, inoltre, dato il benvenuto agli ospiti, informando e rassicurando questi ultimi sulle precauzioni adottate per garantire un’esperienza sicura.

https://www.mixcloud.com/RESYDriveThru/welcome-to-resy-drive-thru/

Qui sono riproposti i file audio e descritti i piatti abbinati, preparati dai migliori chef di Los Angeles.

“Abbiamo costruito questa esperienza audio in modo che ad ogni fermata si sentissi l’atmosfera e l’energia di quel particolare ristorante”

 Victoria Vaynberg, CMO Resy 

Marie Buck

Entrando nel parco ad intervalli di tempo di 15 minuti, le auto hanno percorso il tour, spostandosi da “ristorante” a “ristorante”, accompagnati durante l’esperienza da cartelli e assistenti socialmente distanti.

Gli ospiti hanno prenotato e pagato in anticipo tramite l’app Resy, mentre i titolari di carte American Express avevano accesso a una prevendita. Il costo di ciascun biglietto era di $ 95 a persona.

Marie Buck

I biglietti dell’evento sono esauriti quasi immediatamente, con più di 600 ospiti, dimostrando esserci un ampio desiderio da parte dei consumatori di sperimentare nuove esperienze in totale sicurezza.

Resy Drive – Thru non è stato semplicemente un evento di successo, ma la conferma che oggi è necessario pensare dal principio a modelli di business flessibili, in grado di adattarsi alle costanti emergenze e ai repentini cambiamenti del mercato.

L’esperienza non può più permettersi di essere legata esclusivamente ad uno spazio, ad un tempo, ma deve poter essere fruibile ovunque ed in qualsiasi momento!

Le aziende devono sapersi reinventare costantemente e farlo in maniera tale da non abbandonare mai il cliente.

E Resy, come promette, lo sta facendo “right this way”, proprio in questo modo!

CRISI DELLE CATENE DI RISTORAZIONE, DUE RISPOSTE DIFFERENTI: LONDRA E ATLANTA

Eat out to help out oppure Restaurant Franchising & Innovation Summit?

La prima notizia è che sembra sia stato un successo il programma Eat out to help out” lanciato dal governo inglese.

Il programma prevedeva sconti del 50% nei locali (fino a un massimo di 10 £) dal lunedì al mercoledì: il governo – entro cinque giorni – paga la differenza. Sono 500 i milioni di sterline che sostengono il programma con la motivazione di “tutelare i posti di lavoro di 1,8 milioni di cuochi, camerieri e ristoratori”.

Il successo sta nel fatto che hanno aderito circa 80.000 ristoranti e oltre 65 milioni di pasti sono stati inseriti nel programma. Ovviamente, come in ogni Paese libero, ci sono state polemiche: chi si è lamentato per la durata troppo esigua del programma (meno di un mese), chi ha visto nel progetto una pesante contraddizione col piano anti obesità perché il programma ha sostenuto anche i fast-food. In ogni caso si è in attesa dei dati ufficiali circa il grado di raggiungimento degli obiettivi che si proponeva il progetto.

Davanti alla crisi sanitaria reagiscono diversamente gli Stati Uniti: qui l’iniziativa non è governativa, anche se sostenuta dal governo, ma è partita dalle catene stesse che hanno lanciato da Atlanta il Restaurant Franchising & Innovation Summit (Atlanta 22 – 24 febbraio 2021). È questo il momento -dicono le catene organizzatrici del summit – di abbracciare l’innovazione in tutte le sue espressioni: nuove tecnologie, riformulazione dell’offerta, nuove voci di menu, nuove strategie di marketing, nuovi concept Store, nuove promesse ai clienti, nuove modalità di relazione… Il Summit di Atlanta fa una grande promessa: “i partecipanti acquisiranno informazioni e l’ispirazione per essere più progressisti in ogni aspetto della loro attività“. Il nostro magazine è in contatto con gli organizzatori per poter seguire gli interventi più rilevanti: sono ad oggi iscritti a parlare i Presidenti o i Ceo di:


Stay tuned..

IL MADE IN ITALY (RI)TORNA IN AMERICA

Gli Stati Uniti sono in ripresa e tornano ad essere uno dei primi mercati di interesse per l’export Made in Italy. Gli ultimi dati sono decisamente incoraggianti e il momento favorevole del cambio euro/dollaro stimola ulteriormente l’interesse per il mercato a stelle e strisce.

Bruno Montesano, CEO di Nuove Sales (www.nuovesales.com), società di business development che da anni guida e accompagna le aziende italiane che vogliono entrare in USA, partner di Italian Customer Intelligence (www.italiancustomerintelligence.it), spiega che gli argomenti convincenti del prodotto Made in Italy sono la sua indiscussa e sempre molto apprezzata eccellenza qualitativa e la propensione tutta italiana alla customizzazione.

Gli Stati Uniti sono un mercato estremamente maturo, anche se la produzione “bella e ben fatta” dello Stivale è sempre molto appetitosa. Alcuni numeri: il settore moda (abbigliamento e pelle) l’anno scorso ha registrato 3 miliardi di euro di export, con un aumento dei valori del 10% soltanto in Dicembre; stesso importo per le esportazioni alimentari e di vino (equivalente al 10% del valore dell’export del settore), con un aumento a Dicembre dell’11,6%; 680 milioni di euro in mobili made in Italy sono arrivati nel 2014 in Usa (quasi l’8% dell’export totale del settore); il settore della meccanica a componentistica vede l’8,5% delle sue esportazioni dirette a Washington ed è quello che più si presta ad acquisizioni da parte di aziende americane; il calo dell’euro è significativo soprattutto per il settore dell’automotive che destina il 14% della sua produzione in uscita proprio agli Usa. Inoltre, il valore dell’Italian Sounding sul mercato statunitense è arrivato a 24 miliardi di euro nel solo 2014 (clicca qui per saperne di più).

Insomma, gli americani ci apprezzano, e questa non è una novità (leggi qui). Quello che c’è di nuovo è che è il momento giusto per l’Italia di rinnovare il suo interesse vero il mercato degli Stati Uniti, seguendo però un percorso che deve essere fatto con oculatezza, quasi a step graduali, sia dal punto di vista dell’impegno operativo che da quello economico, perché di difficoltà che si possono incontrare sul proprio percorso ce ne sono, a partire dal gap culturale che c’è tra il modello di business in Italia e in America, fino all’alta aspettativa sul servizio postvendita propria di un Paese che considera il cliente un vero e proprio ente giuridico con il quale “stipula un contratto” ad ogni occasione di vendita.

bruno montesanoClicca qui per vedere un’anteprima dell’intervento di Bruno Montesano al convegno “Progetto Speciale USA” di Federlegno Arredo: consigli e dritte su come affrontare un piano di marketing e come impostare la penetrazione commerciale della propria azienda per valutare seriamente la sua entrata nel mercato americano.

Voi state pensando di imbarcarvi in un viaggio, un’avventura e un’impresa che è importante non solo perché può incidere in modo positivo e significativo sul fatturato della vostra azienda nei prossimi anni, ma anche perché, se è impostata e gestita in modo incorretto, può essere fonte di gravi frustrazioni, insuccessi o addirittura perdite significative che sono ancora molto più gravi della mancanza di acquisizione di nuovi fatturati. Prima di partire per un viaggio e imbarcarsi in un’avventura bisogna sapere dove si va, capire come si fa ad arrivare dove si vuole andare e bisogna attrezzarsi per superare le difficoltà che inevitabilmente si incontreranno”.

B.Montesano

Per vedere il video integrale scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

GLI STATI UNITI CRESCONO E VOGLIONO il MADE IN ITALY

A Natale ci si sente sempre un po’ più buoni e un po’ più felici. Grandi film americani ci hanno insegnato che, sotto le luci dell’albero e tra una pattinata e l’altra all’ombra del Rockefeller Center, tutti i sogni si possono avverare.

Depositphotos_6338106_mE proprio dagli Stati Uniti, quando tutti cerchiamo di destreggiarci tra la chiusura delle ultime incombenze lavorative prima della chiusura natalizia e l’assalto dei centri commerciali alla ricerca di quel regalo che anche quest’anno abbiamo lasciato per ultimo, ci arriva una bella notizia che ha il sapore del sogno che diventa realtà: l’America si sta pienamente riprendendo dalla crisi. E non è una ripresa lenta, timida, singhiozzante. È una ripresa sicura, prorompente e, soprattutto, inaspettata. Contro ogni pronostico che auspicava una crescita del Pil interno degli Stati Uniti nel trimestre luglio-settembre del 4,3%, il valore è invece arrivato a toccare quota 5%: il maggior tasso di incremento dal lontano 2003. Soltanto un mese fa il Governo, in fase di revisione dei dati, aveva indicato addirittura una crescita “solo” del 3,9%. La strada è ancora lunga, ma finalmente si sono poste delle robuste fondamenta perché la ripresa possa essere condivisa da tutti gli americani.

Il Pil aumenta, la ripresa ormai sembra una palpabile realtà e negli Stati Uniti entro il 2018 ci saranno 18,4 milioni di persone in più rispetto al 2012, che deterranno ben il 9,5% della ricchezza mondiale (che per il 60% sarà divisa tra Cina, India, Brasile e, appunto Stati Uniti).

Una buona notizia non solo per gli USA, ma anche per l’Italia, che da sempre trae preziosi vantaggi dalle sue relazioni commerciali con l’America, soprattutto in chiave esportazione. L’export Made in Italy verso il Paese a stelle e strisce ha registrato nel primo semestre di quest’anno una crescita del 6%. I dati Istat della primavera passata hanno previsto per la fine dell’anno un valore complessivo di esportazioni di 28,7 miliardi di euro, il dato più alto di sempre, 2 miliardi in più del 2013 che già aveva stabilito un record.

Gli Stati Uniti hanno sempre avuto e hanno ancora fame di bellezza Made in Italy, quel “Bello e Ben Fatto” di cui abbiamo parlato qualche giorno fa (leggi qui l’articolo). Una fame che abbraccia tutti i prodotti del Bel Paese: dall’abbigliamento e il tessile, all’arredamento e il design, fino agli alimentari e le bevande, ma anche macchinari e apparecchiature.

Italian Customer Intelligence supporta le aziende italiane nel loro sogno americano, attraverso Instant Market (clicca qui per approfondire il servizio), un servizio rapido ed efficace per conoscere le prospettive di esportazione attraverso interviste ad esperti e professionisti del settore di riferimento disponibili a rispondere a precisi quesiti di tipo strategico-commerciali.

 

Per maggiori informazioni su Instant Market scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

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