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L’INCONTRO CHE DA’ VALORE AL TUO VIAGGIO È UN IMPREVISTO: LO SA BENE CAMPLUS!

…E MONTALE. Camplus e News and Customer Experience

Prima del viaggio, dice Montale, si scrutano gli orari, le coincidenze, le soste, le prenotazioni e le pernottazioni… si controllano valigie e passaporti… si acquista un supplemento di lamette da barba… e poi si parte e tutto è per il meglio…
Continua il poeta: che ne sarà del viaggio? … troppo accuratamente l’ho studiato senza sapere nulla… un imprevisto è la sola speranza.

Vale anche per il viaggio degli studenti universitari che cercano un posto in cui vivere nella sede della facoltà scelta e iniziano un viaggio davvero importante per la loro vita.
Anche chi non sbaglia un colpo sulla scelta della facoltà e “fa fortuna”, cioè si realizza davvero, racconta sempre di un imprevisto, di un incontro che ha imprevedibilmente creato una svolta, anzi, la svolta della propria vita professionale, se non addirittura della propria vita tutta.

È questo imprevisto la “Brand promise” di Camplus (www.camplus.it), Fondazione che offre dal 1985 residenze a universitari (e non solo), con una cura che il sito fa solo un poco trasparire.

Come fanno?
È un po’ che li osservavo prima di conoscerli di persona.
Credo che loro si siano accorti di una evidenza che noi, immersi come siamo nella nostra bolla fatta di automatismi – dinamiche – presupposti e credenze per nulla dimostrati, spesso trascuriamo.
L’evidenza è questa: non c’è niente di più imprevisto di ciò che attendiamo con tutto noi stessi! (se non lo attendessimo, non ci accorgeremmo nemmeno quando ci passa accanto).

Due esempi a supporto, il primo universitario e il secondo popolare.

Il primo: studi per l’esame benissimo, non perdi una lezione, confronti i tuoi appunti con quelli dei compagni, segui il professore nei suoi convegni e pubblicazioni. Fai l’esame: prendi 30!
Ovvio, no? Affatto!
Torni a casa e dici: “incredibile ho preso 30!”.
E se qualcuno fra i nostri lettori avesse mai preso 30 ad un esame, avrebbe potuto ricordarsi di questa espressione (“incredibile!”) tipica di chi lo prendeva!
Tu, caro lettore, hai sempre pensato che si trattasse del solito secchione che faceva il solito finto modesto, ma lui era proprio sincero! (e aveva ragione).

Il secondo: lei non ti fa nemmeno dormire di notte tanto è bella e per quanto la pensi.
Quando la vedi ti fa mancare il fiato. Tu, simpaticone dalla battuta sempre pronta, quando, insieme agli amici, sei con lei, rimani muto e impacciato non ti esce nulla di divertente: gli altri prendono sempre la scena e… lei come farà a notarti? Questa è la domanda che ti angustia e che ti tiene sveglio. Passano mesi, ma alla fine lei dice “si!
Incredibile, che imprevisto!
Non solo quindi l’imprevisto è la sola speranza, ma è anche ciò che più è atteso.

Ecco perché Camplus promette agli studenti servizi modellati sulle loro passioni e sul loro corso di studi quando questo è una passione. Perché l’imprevisto non tarda mai troppo in chi l’attende e prende la forma di un incontro. Un incontro che dà valore al tuo viaggio.

Che cosa è una passione se non un’attesa di quell’imprevisto, di quell’incontro, che la fa sbocciare e che produce una svolta addirittura più grande di quello che si attendeva?

Il resto è presto detto: prendete una trentina di universitari “Camplus” sparsi per l’Italia davvero appassionati alla scrittura, piuttosto che alla moda, al food, a lifestyle… condividete queste passioni, che sono le stesse vostre, in una formazione in due puntate, create una chat che diventa genio collettivo, ed ecco nuovi giovani e preparati contributor del nostro Magazine, per il palato fine dei nostri lettori imprenditori, manager, consulenti e… appassionati.

Non vi resta che usare un termine un po’ dotto e alla moda, per esempio partnership, ed ecco presentata la nuova collaborazione tra Camplus e News and Customer Experience.

Non l’avremmo mai previsto!

NEN, LA RICETTA PER LA MEMORABILITÀ

Semplicità, effort e humor, il segreto per una pubblicità di cui si parli

Cosa rende una pubblicità memorabile? Sono certo che molti di noi si siano posti questa domanda.  Che voi siate addetti ai lavori, oppure no, sicuramente almeno una volta vi sarete sorpresi difronte ad una pubblicità ben riuscita a porvi questo quesito. Ovviamente le risposte possono essere le più varie, anche perché non tutti siamo colpiti dagli stessi aspetti. Tuttavia ci sono alcune caratteristiche che, a mio parere, accomunano molte delle comunicazioni che hanno avuto più risonanza negli ultimi anni. Per capirci: quelle pubblicità che piacciono talmente tanto che viene voglia di spammarle ai propri amici nei gruppi di WhatsApp o sui social come se fossero un meme o un articolo motivazionale (ciò che oltre Manica chiamano WOM – Word of mouth). Provo a far chiarezza su questi punti con un esempio.

Qualche settimana fa, navigando sui social, mi sono imbattuto nelle pubblicità di NeN: una società di vendita dell’energia, nata in seno ad A2A, ma con il chiaro desiderio di tagliare il cordone ombelicale con la propria genitrice. NeN, che si autodefinisce come la prima EnerTech italiana, si propone come game changer dell’energia con una value proposition innovativa: energia in abbonamento.

Team creativo, NeN.

Riflettendo su cosa mi ha colpito di queste pubblicità e, soprattutto, cosa mi ha portato prima a condividerla su tutti i gruppi di WhatsApp facendomi odiare da molteplici compagnie e amici, poi a scrivere questo articolo, sono i seguenti tre elementi:

Semplicità: significa essere coerenti con un teorema basilare della comunicazione, ovvero una pubblicità, un’idea. In un mondo soffocato da un sovraccarico informativo, l’efficacia di un comunicazione è infatti esponenzialmente maggiore se ci si focalizza sulla trasmissione di una sola idea, di un solo concetto. Azzarderei un “less is more”. Noi tutti abbiamo pregiudizi più o meno radicati sulle società di vendita dell’energia:

  • sulla loro sostanziale indifferenza: vendono tutti le stesse cose… triste ma vero, un kwh è sempre un kwh. Per l’appunto si parla di commodity.
  • sulla loro condotta: è diffusa il “sospetto” che i costi delle bollette lievitino voci di spesa che suonano un po’ come la madre di tutte le supercazzole: “antani con scappellamento a destra”, del famoso Amici miei di Monicelli.
  • sulla loro poca trasparenza: mettendovi una mano sul cuore…potreste veramente dire di aver capito cosa c’è scritto su una bolletta?

Queste comunicazioni sradicano il tradizionale paradigma ed è qui che troviamo il loro primo punto di forza.

Amici miei, 1975 regia di Mario Monicelli.

Effort: la vita ci insegna che solo dalla fatica nasce la soddisfazione. Mi sento di dire che questo vale in una certa misura anche per la pubblicità. Queste pubblicità, infatti, sono meno immediate di quanto sembrano: per coglierne il significato la mente deve fare un minimo esercizio cognitivo, che viene ricompensato da un sorriso finale!

Questo aspetto, per quanto possa sembrare ininfluente, differenzia queste pubblicità da tante altre che semplicemente “subiamo” perché non ci richiedono uno sforzo di comprensione, un’associazione mentale. Nulla di nulla. Calma piatta. Ci impongono semplicemente la loro presenza raccontandoci qualcosa scarsamente innovativo e tendenzialmente ininfluente sulle scelte di consumo. Soggetti inebetiti di fronte ad uno schermo.

Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four), 1984 regia di Michael Radford

Humor: a chi non piace ridere? O almeno sorridere… La lista dei benefici di una risata o anche solo di un sorriso è molto lunga, come Mr. Bean insegna. Ai nostri fini mi sento di sottolineare specialmente un punto: in campo comunicativo, lo humor aiuta memorizzare le cose in quanto il nostro subconscio le associa automaticamente ad un’esperienza positiva, facendo sì che si abbia la tendenza a ricordare il contenuto di una comunicazione e il suo autore. In questo caso un brand e la sua value proposition.

Questo è il terzo e ultimo punto di forza di queste pubblicità. Il premio nascosto per essersi soffermati a guardarle.

Mr. Bean – L’ultima catastrofe (Bean: The Ultimate Disaster Movie), 1997 regia di Mel Smith.

NeN, reinterpretando con magistrale ironia i punti deboli di un mercato che ha seguito le stesse regole per decenni, si pone come punto netto di discontinuità. Mi sento di dire che ciò che si prova di fronte ad una comunicazione di questo tipo, è un senso generalizzato di genuinità in ciò che il brand comunica, ponendosi come baluardo di cambiamento autentico in un mercato scarsamente innovativo.

Ora non ci resta che verificare se, dietro questa buona prima impressione, ci sia anche quella genuina sostanza di cui l’azienda si fregia nelle sue comunicazioni e se, oltre al word of mouth, questa modalità di comunicare ai propri prospect sarà in grado di attrarre nuovi clienti ad alto valore e limitare il churn.  

Ma questa è un’altra storia e direi che per ora ci ha convinti.

#Stay tuned.

Cosimo Locatelli

GOLOSARIA, UN GUSTOSO APPUNTAMENTO DA NON PERDERE!

La bottega della felicità

Mercoledì 28 ottobre inizia Golosaria, un evento organizzato da Paolo Massobrio! Quest’anno Golosaria torna con tantissime novità entusiasmanti!

La prima è che la potremo seguire davvero tutti… da tutte le parti del mondo: l’evento infatti si terrà online, con ospiti eccezionali!

Anche News and Customer Experience seguirà l’evento in modo appassionato… e Mario Sala sarà uno dei protagonisti del programma di questa special edition.

Domenica 1 novembre
ore 16.00 – TALK
La bottega della felicità
Dialogo con Mario Sala (Partner di Praxis Management – editore del magazine News and Customer Experience)

Non resta che registrarsi per non perdere l’appuntamento! Registrati qui

Credits to: Rushnet

HAI MAI ASCOLTATO IL CIBO?

Food Ensemble: il primo concerto che puoi mangiare

Il cibo gioca da sempre con i nostri sensi.

L’impiattamento incuriosisce la vista, il profumo ammalia l’olfatto, la consistenza convince il nostro palato, il gusto, infine, lascia esplodere in una melodia ogni nota sensoriale.

Ma, spesso, dimentichiamo che anche i suoni possono influenzare la nostra esperienza, spostando in un verso o in un altro la percezione dei sapori. Le alte frequenze, ad esempio, ci faranno percepire maggiormente i sapori dolci, mentre alcuni toni gravi accentueranno i sapori amari.

Quando parliamo di suono, non facciamo esclusivo riferimento alle note musicali, ma anche all’affascinante rumore del cibo stesso: il sobbollire dell’acqua, lo scricchiolio di una patatina, la mescita del vino, lo scoppiettio del soffritto, la danza delle fruste tra le nuvole bianche.

Un’immersione completa

Immagina di vedere uno chef cucinare dei bellissimi piatti davanti ai tuoi occhi, senti i rumori della preparazione che riempiono la stanza, lentamente i rumori si trasformano, si sommano e diventano musica.

A questo punto, mentre stai ascoltando la composizione, puoi assaporare il piatto i cui suoni la hanno generata.

È questa la premessa di un invito a cena dello chef Andrea Reverberi, il sound designer Francesco Sarcone, sous-chef e sommelier Marco Chiussi.

Tre giovani artisti che hanno dato vita al progetto Food Ensemble, il primo concerto che puoi mangiare.

Lo sviluppo dell’idea

Partiti utilizzando strumenti di cucina come elementi musicali, hanno presto capito che mancava un elemento di connessione con il pubblico in grado di stimolarne tutti i sensi.

Hanno, così, aggiunto il cibo dando vita ad un vero e proprio spettacolo: ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalle materie prime e dagli strumenti utilizzati per la preparazione dei piatti, lasciati poi degustare agli ospiti.

Una performance di musica e cucina, un’esperienza da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena. Un nuovo modo di coinvolgere gli ospiti che, da fruitori dello spettacolo, diventano parte integrante dello stesso.

Pronti ad ascoltare il suono dei loro piatti?

Ricerca, contaminazione e sperimentazione sono gli ingredienti principali di Food Ensemble.

Le degustazioni si compongono generalmente di quattro portate e relative quattro composizioni musicali.

Ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalla realizzazione dei piatti che accompagna, campionati dal vivo. Piatti che vengono realizzati davanti agli occhi dello spettatore proprio come in uno show cooking. Musica che viene eseguita dal vivo come in un concerto live.

Nel pieno rispetto di tutti i 5 sensi, nei loro piatti nulla è lasciato al caso come conferma una delle recensioni condivise “Un’immersione fatta di ritmo, profumi, colori e richiamo all’estetica che mi ha regalato una forte sensazione di armonia e trasporto e fatto percepire che tutto fosse nel posto giusto, nel momento giusto”.

Come sviluppate l’ideazione delle vostre performance?

Partite dalla materia prima che volete utilizzare o dalla melodia che volete creare?

Ogni piatto è un viaggio a sé, a volte partiamo da un gusto che abbiamo in mente, a volte da un passaggio musicale che vogliamo descrivere con i sapori, a volte dal suono di qualcosa che mangiamo ogni giorno ma che in quel preciso giorno ci ha comunicato qualcosa.

Di solito le idee migliori nascono quando ci poniamo delle domande, ad esempio: “come facciamo a creare un piatto healthy, vegetale, con un carattere deciso e che suoni da paura?” Così è nato “Cannoli Babaganoush”, una delle nostre composizioni più apprezzate, dopo tanti tentativi, uno studio approfondito delle materie prime e una ricerca sonora minuziosa.

Il 2019 vi ha visto impegnati in un tour di 6 mesi contrassegnato dal “Tutto esaurito” in 20 città attraverso 4 Paesi; avete collaborato con importanti brand del settore alimentare e raccontato in musica 4 ricette di Davide Oldani, un progetto da cui è nato un album ascoltabile su Spotify e un disco in vinile “Spaghetti Symphony”, presto in uscita.

Eravate pronti per il Tour 2020. La pandemia vi ha costretto a rinunciare al contatto diretto con il pubblico, ma non ha spento fiamme e amplificatori che avete acceso nelle vostre case.

Quali nuove forme di intrattenimento avete sperimentato in questo periodo e quali sono, invece, i vostri progetti per il futuro?

Ci siamo interrogati molto sul concetto di vicinanza, perché la nostra preoccupazione non era quella di stare fermi, bensì di continuare ad essere vicini alle persone che ci seguono e ci aspettano. Perciò abbiamo raccontato ricette, ci siamo esibiti nelle nostre case, abbiamo condiviso le nostre storie e le nostre passioni… e abbiamo ascoltato tanto gli altri!

Novembre e dicembre saranno i mesi del ritorno ai live per noi, riparte quindi il nostro tour che ci vedrà in diverse città d’Italia, poi per il 2021 abbiamo tante novità, alcune nuove collaborazioni e un sacco di produzioni nuove pronte a uscire.

Ultima domanda, per noi la più importante!

Sui vostri social, rivolgendovi ai vostri ascoltatori, scrivete: “A volte alziamo lo sguardo per vedere se ci siete ancora. Siete in perfetto silenzio. In questi momenti ci chiediamo cosa si viva dalla vostra prospettiva “. Avete trovato una risposta?

Non del tutto! Ognuno ha la sua risposta e non è possibile sintetizzarle tutte. Quello che più spesso ci riportano i nostri ospiti è lo stupore, quella sensazione di qualcosa che non ti aspetti anche se sai che devi aspettarti qualcosa di diverso.

L’ingrediente segreto del successo del trio Food Ensemble è, dunque, la capacità di stupire, emozionare ed entusiasmare i propri ospiti regalando loro un’esperienza in grado di risvegliarne tutti i sensi.

Non ci resta che attendere di poter mangiare uno dei loro concerti!

LA TRIMESTRALE DEL CLIENTE

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Non esiste alcun lavoro nella tua impresa che sia davvero ad impatto zero per l’esperienza del cliente…

La Trimestrale del Cliente invece mostra puntualmente dove, come e quanto i risultati di ciascun settore aziendale influiscano sull’esperienza del cliente nel suo viaggio con la tua impresa.

Un’idea molto semplice: una dashboard che monitora la salute che il cliente attribuisce alla tua impresa, ovviamente col fine di migliorarla!

Quando invii il modulo, controlla la Inbox

 

La Trimestrale del Cliente – Preview
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