LA REGINA VICTORIA DELLA FIFTH AVENUE

Glue, profumi sensuali, articoli mozzafiato, Alexis…. Tutto da 10 e lode!

Il termine entusiasmo, di etimologia greca (da έν “in” e θεός “dio”, ossia la condizione di chi appare ispirato da qualcosa di divino), rappresenta fedelmente il sentimento che una donna prova quando, avendo la fortuna di trovarsi a passeggiare lungo la Fifth Avenue a New York, decide di entrare nello store di Victoria’s Secret, il marchio statunitense divenuto icona della lingerie femminile.

Vale la pena, innanzitutto, fare un cenno storico sulla nascita di questo brand, il cui nome fa riferimento alla Regina Vittoria.

Fu fondato nel 1977 a San Francisco da Roy Raymond e dalla moglie Gaye. L’origine è curiosa: Raymond si era recato in un grande magazzino per acquistare biancheria intima alla moglie, ma aveva trovato solo capi in spugna, di discutibile gusto estetico. Da qui l’idea geniale. Studiò a fondo il mercato della lingerie, si fece prestare 40mila dollari dai genitori e altri 40mila dalla banca, e aprì il suo primo store. Nel primo anno incassò 500mila dollari e da quel momento un’ascesa strabiliante: prima l’acquisizione da parte del Gruppo Limited Brands, poi la creazione di una linea di profumi, l’ampliamento all’abbigliamento per la città e lo sport, e l’ingresso nel mercato cosmetico.

Il marchio Victoria’s Secret, divenuto famoso nel mondo per i reggiseni sexy “bra”, nel 2006 vantava già più di 1.000 negozi, con un fatturato che, nel 2016, raggiungeva la vetta dei 12,15 miliardi di dollari. Un impero rappresentato da modelle famosissime, le Victoria’s Secret Angels, del calibro di Helena Christensen, Gisele Bundchen, Heidi Klum, Alessandra Ambrosio, Adriana Lima (solo per citarne alcune), che ricordiamo tutti (gli uomini di sicuro!) aver visto sfilare con lingerie accattivante in occasione degli storici eventi Fashion Show.

Dopo un impietoso declino, legato alla scelta delle donne – soprattutto le più giovani – di puntare più alla comodità dell’intimo che all’effetto push up (questa tendenza ha portato ad un calo di quasi un terzo del valore dell’azienda), di recente il Gruppo L Brands, cui ora fa capo il marchio, ha avviato una revisione di tutti gli aspetti del modello di business dell’azienda (nuovi dirigenti, nuovi prezzi, nuovi prodotti, nuovo marketing e nuovo format dei negozi): cambiamenti innovativi che promettono di riportare il brand ai fasti di pochi anni fa.

Il Presidente del Gruppo, Les Wexner, dopo l’annuncio della rivoluzione messa in atto, ha affermato: “Abbiamo fatto tutto il necessario per prepararci a vincere. Ora dobbiamo iniziare a segnare”.

E un goal, con la sottoscritta, l’hanno fatto! Settimana scorsa mi trovavo appunto a New York, quando ho deciso di fare una tappa da Victoria’s Secret. La “tappa” è durata 2 ore!

Il negozio, realizzato su tre piani, è spettacolare. Appena si entra si viene rapiti dai profumi, dai colori accattivanti, dall’ambiente elegante e ricercato.

Si trovano fantastici capi di lingerie di ogni tipo, abbigliamento sportivo della linea Pink per le più giovani, profumi inebrianti e sensuali, beauty case fantastici, borse e portafogli chic e unici, prodotti di cosmesi e bellezza superbi. Il tutto sapientemente esposto in un ambiente curato nei dettagli, che emana gusto e classe. È il luogo dove qualsiasi donna perde la testa.

Anche l’assistenza da parte del personale è eccezionale: le commesse sono estremamente gentili, si propongono di aiutarti e dopo averti assistito con scrupolo e dedizione, ti chiedono di ricordare il loro nome (alla cassa, poi, viene chiesto da chi si è stati seguiti, sicuramente per il riconoscimento di qualche premio).

Mi sono recata dapprima al piano di sotto, dove, aiutata da una fantastica ragazza di nome Alexis, nell’elegante camerino che quest’ultima mi ha aperto, ho provato diversi capi sportivi, scegliendo poi una felpa ed un completo leggings con top abbinato, che ho riposto in una bellissima shopping bag loggata fornitami da Alexis.

Mi sono poi diretta al primo piano, dove ho trovato esposti capi di lingerie tendenzialmente comodi, ma al tempo stesso eleganti: qui, aiutata da un’altra giovane commessa di cui non ricordo il nome (purtroppo non sono giovane come lei e l’età penalizza la memoria), ho provato alcuni reggiseni, aggiungendo poi alla mia shopping bag un modello nero, particolarmente bello.

Il meglio di me, però, l’ho dato al piano terra, dove, oltre all’intimo estremamente sexy, che però non si adatta perfettamente alla mia personalità, si trovano gli articoli regalo, le pochette, i beauty case, i portachiavi, i portafogli, le borse, i profumi, i rossetti, i prodotti di cosmesi. Il Paradiso deve avere queste sembianze!

 

Vi evito di elencare la merce che in questo ambito ho aggiunto alla mia shopping bag, perché ho davvero esagerato. Ho però un’attenuante: diversi oggetti erano regali di Natale per amiche e parenti, lo giuro!

Giunta in cassa, mi è accaduto un fatto davvero straordinario: per un motivo che non ho compreso (la cassiera mi ha parlato di un’occasione particolare, ma oltre alla memoria ho anche il problema della lingua), mi sono stati regalati una shopping bag bellissima ed un plaid in pile stupendo. Mi vien da dire, un perfetto GLUE (clicca qui), che mi ha lasciata felicemente incredula.

Ebbene, tornando al concetto di partenza di questo articolo, posso testimoniare che l’esperienza vissuta nel negozio di Victoria’s Secret mi ha letteralmente ENTUSIASMATO.

Ed infatti, mi sono sentita ispirata in modo divino da tutto: il visual del negozio, la qualità e la bellezza dei prodotti e dei capi, la gentilezza del personale, i profumi, i colori, i camerini, i prezzi.

Alla cassa, poi, l’ispirazione divina, connessa all’etimologia del termine entusiasmo, ha trovato il suo punto massimo: nel mio caso, infatti, si è tradotta nell’imprecazione che mi è passata per la testa nel momento in cui ho visto la cifra totale che ho speso.

Come ama ripetere Mario Sala, il prezzo è stato davvero pari all’apPREZZamento di questo meraviglioso brand!

La disciplina della customer experience è nata e si è sviluppata negli Stati Uniti dove la concezione del cliente è sostanzialmente di tipo giuridico. Occorre promettere ex ante al cliente uno standard e realizzarlo davvero in ogni "touchpoint" pena: immediato rimborso! Francesca unisce la dimensione dei suoi studi giuridici con quella di appassionata osservatrice del lifestyle in molte sue espressioni: questo mix fa di lei un'esigente e al contempo entusiasta storyteller del customer journey.