La moda italiana (ri)porta l’uomo al centro della sua attività in una gara di solidarietà
Parafrasando la celebre frase del principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, sembra che possiamo affermare che “la moda salverà il mondo”, o almeno l’Italia.
L’emergenza Covid-19, altresì denominato Coronavirus, dopo aver messo in ginocchio Cina, Corea Giappone e altri paesi asiatici, si è riversata anche in Italia.
La situazione da subito si è dimostrata drammatica e, nell’arco di pochi giorni, grandi sacrifici sono stati richiesti al popolo italiano: “rimanete a casa”! Questa la richiesta semplice, ma impegnativa e dolorosa fatta ad un popolo che vive all’aria aperta, che si nutre della bellezza dei campi, delle montagne e dei suoi monumenti, degli abbracci, delle chiacchere al bar, delle domeniche trascorse al parco o al museo…
Gli Italiani hanno momentaneamente perso la possibilità di dedicarsi con libertà a queste piccole e semplici abitudini, ma non hanno perso la voglia di vivere, la voglia di riscatto e la solidarietà reciproca.
Infatti, in altrettanti pochi giorni (9-13 Marzo), vi è stata una vera e propria gara di solidarietà per la raccolta di fondi a sostegno di tutte le strutture sanitarie del nostro paese. La moda italiana non si è tirata indietro e, fin da subito, ha ricoperto un ruolo da protagonista.
Giorgio Armani, baluardo della moda italiana nel mondo, è stato tra i primi a donare 1 milione e 250 mila euro per supportare la Protezione Civile e diversi ospedali (Luigi Sacco, San Raffaele e l’Istituto dei Tumori di Milano, l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma). Anche Bulgari, storica maison di lusso, ha contribuito a dotare l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma di un sistema microscopico di acquisizione delle immagini all’avanguardia. Domenico Dolce e Stefano Gabbana non sono stati da ameno e hanno effettuato una significativa donazione per finanziare la ricerca scientifica.
Il gruppo Kering, di cui fa parte Gucci, altra prestigiosa firma della moda italiana, effettuerà cospicue donazioni a diverse fondazioni e strutture sanitarie di Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio, sedi delle principali maison del gruppo. Marco Bizzarri, CEO e Presidente di Gucci ha donato a titolo personale 100 mila euro all’azienda sanitaria di Reggio Emilia.
La moda italiana ha risposto, e sta rispondendo tutt’ora, non solo con donazioni in denaro, ma anche con concreti aiuti. Ne è un esempio il gruppo Miroglio di Alba. Grazie alla lungimiranza di Giuseppe Miroglio, l’azienda produrrà mascherine in tessuto ad uso sanitario che scarseggiano da giorni. Le mascherine saranno riutilizzabili in quanto lavabili almeno una decina di volte, a differenza di quelle comuni, usa e getta. Si tratta di un esempio di grande generosità, ma anche di implacabile creatività e innovatività che contraddistingue il nostro Paese, anche (o forse soprattutto) nei momenti peggiori.
Chiara Ferragni, influencer e imprenditrice nel settore moda, con il marito Fedez, ha lanciato una raccolta fondi online, raccogliendo in poche ore 4 milioni di euro che verranno impiegati per la realizzazione nelle prossime due settimane di una terapia intensiva da campo presso l’ospedale San Raffaele di Milano, dedicata esclusivamente all’emergenza Coronavirus. Sempre Chiara Ferragni ha contribuito alla diffusione della “call for action” per la raccolta di stock di TNT-“tessuto non tessuto” per la produzione di camici, mascherine, cuffie… per gli operatori sanitari.
La moda italiana si è mossa in modo compatto, rispondendo con tempestività e generosità alla richiesta di aiuto di un Paese che le ha dato i natali e che la nutre con la sua arte, bellezza, creatività.
Mai come oggi, la moda, che spesso crea e alimenta aspirazioni e sogni lontani dal consumatore si è dimostrata concreta e “umana”.
Mai come oggi la moda ha ri-messo al centro del suo essere e del suo fare l’uomo, che è anche consumatore, lasciando da parte gli edonismi e l’autocelebrazione di pochi, illuminati direttori artistici. Che sia l’inizio di una nuova consapevolezza e cambio di prospettiva? Uno stimolo per ripensare all’intero business in ottica di customer (o human) centricity?
La bellezza del nostro Paese, delle nostre aziende (di moda e non solo) e della nostra gente salverà l’Italia e gli Italiani.
L’umanità degli Italiani salverà l’Italia.