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TRAGEDIA GRECA EXPERIENCE

Al teatro greco di Siracusa si vivono le tragedie di ieri per ripartire dopo quella di oggi

Due cose ricordo ancora oggi della prima volta che mi sono recata all’antico teatro greco di Siracusa per assistere a una delle famose rappresentazioni: la prima era il caldo infernale del pomeriggio sulle gradinate bianche che mi ha fatto rimpiangere di non essermi portata un ombrello per ripararmi dal sole; la seconda è come io mi sia dimenticata subito del caldo una volta che il sole è sceso e lo spettacolo ha avuto inizio.

Quell’attesa pomeridiana, su scalini scomodi e sotto il sole cocente, è diventata sempre meno stancante e più un conto alla rovescia dolce amaro. Un tempo che si assottigliava pian piano prima dell’inizio della tragedia, in cui la storia antica torna a bussare magicamente alle porte di noi moderni desiderosa di essere ascoltata.

La grandiosità del teatro greco porta con sé un’immensa meraviglia, rappresentando il luogo d’incontro tra passato e presente.

Un presente che di tragedie ne conosce abbastanza, una su tutte quella che ci accompagna ormai da più di un anno e di cui aspettiamo ardentemente il finale. La “tragedia” della pandemia viene qui messa da parte, dimenticata anche se per poche ore in favore di qualcosa di pur sempre tragico ma anche d’intrattenimento.

Le tragedie ci parlano ancora 

Incorniciato dalle rocce bianche siracusane, il parco archeologico e il suo teatro greco si rianimano ogni estate riportando in vita quelle tragedie, partimonio della classicità, che hanno ancora molto da dire. Ricordo perfettamente la Medea che vidi parecchi anni fa, in cui un teatrante dipinto di nero si aggirava tra le rocce come una bestia. Ero così presa da ciò a cui stavo assitendo che per un momento ho dimenticato si trattasse di uno spettacolo e non di qualcosa di reale. O ancora le Baccanti con il deus ex machina che irrompeva sulla scena a bordo di un carro dorato, le Rane reintepretate in chiave moderna da Ficarra e Picone, il suggestivo adattamento hard boiled delle Coefore di quest’anno.

Ogni anno, le opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide trovano un nuovo modo per essere raccontate trasmettendo con estrema potenza i loro messaggi originari.

E l’emozione che ti assale a tragedia conclusa è una sensazione strana da descrivere. Così come rapidamente il teatro prende vita sotto la luce delle stelle, così torna a dormire in attesa del prossimo spettacolo. Un’esperienza che ìnizia nel momento in cui si mette piede nel teatro, quasi come se per una sera stessimo viaggiando nel tempo e prendessimo parte alla storia antica. In quella forza catartica risiede anche la speranza di un nuovo inizio che ponga fine alla tragedia reale e fittizia.

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