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Claudia Castaldo - page 2

Claudia Castaldo has 20 articles published.

Napoletana, nata sotto il segno della curiosità. Laureata in economia con specializzazione nel settore degli eventi. Consulente di marketing scientifico e customer experience. Divisa tra il mondo del marketing e della comunicazione online e offline, ha cambiato nel tempo prospettiva imparando ad osservare le cose con "gli occhi dei (potenziali) clienti, uno sguardo di cui - confessa - non potrebbe più fare a meno. "Il segreto del successo di un'azienda è imparare a dialogare con i propri clienti, ponendo loro le domande giuste in tempo utile e prendere le migliori scelte strategiche"

FERRARELLE COINVOLGE LE GENERAZIONI DEL FUTURO

Disegniamo un mondo ad impatto – 1: più di una semplice etichetta

Ferrarelle amplia la sua offerta con una nuova linea limited edition di bottigliette da 50cl e 25cl, realizzate con il 50% di R-Pet (Polietilene tereftalato, un materiale riciclabile infinite volte, grazie al quale ogni bottiglia può godere di una nuova vita), le cui etichette sono state selezionate tra i partecipanti al concorso “Disegniamo un mondo ad impatto -1” lanciato da Ferrarelle a Settembre, che invitava i più piccoli a rappresentare un mondo sostenibile attraverso un disegno.

 

Cosa significa un mondo ad impatto -1? È un mondo nel quale tutti ci impegniamo a rimuovere più plastica di quella che usiamo grazie al corretto riciclo e convinciamo gli altri a fare lo stesso in modo da prenderci cura del nostro pianeta e di quello che consegneremo alle future generazioni.

Ferrarelle punta sul coinvolgimento dei più piccoli, e di riflesso delle loro famiglie, per risvegliare la sensibilità ambientalista e creare il cambiamento di cui il mondo necessita perché “non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”!

L’azienda, tramite la sua iniziativa ludico-didattica, promuove una condivisione di valori, di obiettivi e di impegno, accompagnando il potenziale consumatore, contemporaneo e futuro, verso un processo di consapevolezza.

A tal proposito, è importante sottolineare che, in base a quanto emerge dai dati Nomisma*, nel 2021 – rispetto al 2019 – il 39% opterà maggiormente per un pack a basso impatto ambientale.

L’attenzione all’ambiente è, a tutti gli effetti, diventato un importante driver di scelta sia dei prodotti che delle insegne in cui fare acquisti: basti pensare che il 75% dei consumatori preferisce acquistare presso esercizi che presentano iniziative coerenti con questo tema e che il 71% è disposto a cambiare il negozio in cui fa la spesa a favore di un altro punto vendita che offre prodotti con un packaging più green.

Il packaging di prodotto è, infatti, un’importante leva sulla quale puntare per attirare l’attenzione dei potenziali consumatori, conquistarli e coinvolgerli emotivamente, in modo tale da orientarli nelle scelte di acquisto e consumo.

Sarà probabilmente per questo che il noto brand Ferrarelle ha puntato su un dettaglio creativo.

La nuova linea limited edition prevede un’etichetta speciale in quattro diverse versioni, create grazie al contributo della coppia di influencer Me Contro Te e ai tre “piccoli artisti” vincitori, che al meglio hanno saputo rappresentare un mondo sostenibile.

La coppia di influencer ha selezionato i tre disegni vincitori, divenuti l’etichetta della nuova limited edition Ferrarelle dedicata alla sostenibilità, disponibile in tutti i supermercati da fine novembre.

Un’iniziativa che ha determinato un ampio entusiasmo da parte dei bambini di cui non c’è da sorprendersi: il disegno per i bambini rappresenta, infatti, il modo migliore per esprimere le proprie emozioni; il canale di comunicazione più efficace e diretto; uno strumento attraverso il quale i bambini farsi ascoltare e le aziende porsi in ascolto dei consapevoli consumatori del futuro.   

Un entusiasmo che ha dato vita ad una ricchissima produzione di disegni consultabile qui e, sfogliandola, non potremo fare altro che pensare che le nuove generazioni hanno davvero tanto da insegnare!

*Osservatorio Packaging del Largo Consumo: sempre più attenzione alla sostenibilità da parte delle insegne della GDO

IKEA EFFECT: DAI MOBILI ALLE TORTE

Come aumentare il valore percepito del nostro prodotto

Avete presente i preparati per torte di Betty Crocker?

Un prodotto introdotto in America negli anni ’50: una polvere confezionata, nata con lo scopo di semplificare il lavoro delle donne, le quali dovevano limitarsi ad aggiungere al preparato dell’acqua, amalgamare il tutto, mettere in forno e voilà… ecco una torta come fatta in casa!

Tuttavia, un piccolo particolare non fu preso in un primo momento in considerazione: negli anni ’50 la donna era ancora legata ad un ruolo principalmente di tipo domestico; la cucina rappresentava il proprio spazio creativo, attraverso il quale esprimersi e riconoscersi.

Ed è proprio per tale motivo che il prodotto in questione non ottenne sul mercato il successo sperato: il processo era così facile che nessuna donna poteva servirla ai propri ospiti presentandola come “la propria torta”, svalutando le abilità individuali e, con esse, il proprio ruolo nella famiglia e nella società.

Compreso questo particolare attraverso studi comportamentali, i produttori cambiarono la ricetta, chiedendo di aggiungere al preparato le uova. Un dettaglio che cambiò le sorti del prodotto determinandone il successo!

Questo esperimento pone l’attenzione su un concetto fondamentale: contribuire al processo di creazione determina un legame con il prodotto tale da attribuire ad esso un valore aggiunto, consentendo di auto riconoscersi come parte determinante del processo di produzione. 

In poche parole, assemblando o personalizzando un prodotto ci si sente automaticamente abili in quel processo, acquisendo una sensazione di competenza e di soddisfazione, tale da alimentare un senso di orgoglio e desiderio di condivisione. Un valore intrinseco personale per il quale siamo disposti anche a pagare di più!

Si tratta del cosiddetto “IKEA effect”, ufficialmente così nominato da Michael I. Norton, Professore di Business Administration presso Harvard Business School , Daniel Mochon di Yale e Dan Ariely, Professore di psicologia ed economia comportamentale alla Duke University.

In base ai risultati di tre studi svolti nel 2011, basati su esperimenti nei quali i partecipanti hanno costruito oggetti Lego, figure origami piegate e assemblato mobili IKEA, è emerso che i soggetti erano disposti a pagare il 63% in più per i mobili assemblati in autonomia, rispetto a quelli preassemblati, dimostrando che il contributo personale influiva positivamente sulla valutazione di un prodotto da parte dei suoi consumatori. 

In parole semplici: l’effetto IKEA è un processo mentale in grado di farti sentire particolarmente legato ad un oggetto per il semplice fatto di essere parte integrante del processo di realizzazione.

“Quando lavoriamo di più, e investiamo un po’ di tempo e impegno aggiuntivi, percepiamo un maggiore senso di titolarità e, pertanto, godiamo maggiormente dei frutti dei nostri sforzi”

 

Un effetto psicologico, che ha anche basi neurologiche: il tatto, infatti, stimola le regioni del nostro cervello, creando una connessione emotiva con quel prodotto, tale da aumentarne il valore percepito.

La stessa sensazione che proviamo nel montare un mobile Ikea o nello sfornare una torta, appunto!

Ma attenzione! “Il lavoro porta all’amore”, come hanno scritto Norton e i suoi colleghi, solo quando le attività sono state completate con successo!

Le ricerche hanno, infatti, dimostrato che il valore percepito aumenta solo in caso di successo. Al contrario, il fallimento ha delle corrispettive conseguenze negative.

I partecipanti allo studio che sono stati costretti a distruggere la propria creazione, o quelli che sono stati interrotti prima del termine, non hanno – infatti – mostrato un aumento nella percezione del valore attribuito all’oggetto.

È fondamentale, dunque, rendere il contributo semplice e intuitivo, limitando il più possibile il margine di errore!

Ma, se ben costruito, il lancio di un nuovo prodotto basato sul cd. effetto IKEA può rappresentare una strategia aziendale vincente per offrire un’esperienza gratificante ai propri clienti e creare, con essi, un legame emotivo significativo.

Provate a rifletterci… Quante volte siete state positivamente vittime di questo effetto?

BASTANO 21 GIORNI PER ACQUISIRE UNA NUOVA ABITUDINE

Brown Forman alimenta il desiderio di ospitalità

Benvenuto! Dobbiamo solo assicurarci che sia abbastanza grande per unirti al divertimento!

Basta la propria data di nascita per accedere al nuovo sito Cheers to the Hostdell’azienda Brown Forman, una delle più grandi società di proprietà americana nel settore degli alcolici e del vino, produttrice di diversi marchi noti in tutto il mondo, distribuiti in oltre 170 paesi.

L’azienda, in un momento nel quale le occasioni di socialità e di consumo fuori casa diventano sempre più limitate, si pone l’obiettivo di sviluppare un orientamento all’ospitalità per stimolare al consumo dei suoi prodotti all’interno delle proprie case.

Sii nostro ospite e riempiremo il tuo bar di idee divertenti per la prossima volta che ospiterai 

www.cheerstothehost.com

Dopo aver comunicato l’età e il paese di provenienza, accedi al sito, così intuitivo che sembra di aver varcato la soglia di un cocktail bar: propone, come se stessi consultando un menu, di visualizzare i cocktail, ma poi ti sussurra che “c’è un piccolo barman in tutti noi”, invitando ad attingere al proprio per creare semplici e deliziose ricette alcoliche.

Prosegui e l’aperitivo diventa una cena. Ricette semplici e ben presentate – come il filetto di manzo con marinata di Bourbon Woorford – fanno venir voglia di metterti ai fornelli, immaginando nuove serate conviviali.

Sezione interessante quella dedicata ai suggerimenti e spunti per nuove ispirazioni: come creare il carrello bar definitivo per ritrovi in casa ed happy hour oppure idee per serate di gioco come quelle di una volta, dove si utilizzavano oggetti di uso domestico per costruire nuove proposte di intrattenimento. Non mancano guide sulla degustazione di alcolici e sugli abbinamenti.

Infine, per non rinunciare al dialogo con i propri clienti, il sito predispone un accesso semplificato alla pagina facebook Whisky Whisperer con chatbot interattivo pronto ad approfondire le proprietà dei diversi whisky.

Non sembra di navigare su un egocentrico sito aziendale. Qui i prodotti non sono promossi in modo esplicito, ma contestualizzati in un quadro creativo più ampio.

Sembra di sfogliare una rivista, priva di pagine pubblicitarie con i prodotti in primo piano, ma ricca di interessanti articoli tesi implicitamente a promuoverli.

 

www.cheerstothehost.com 

L’azienda Brown Forman, attraverso il sito “Cheers to the Host, individua un metodo per raggiungere gli acquirenti online. Promuove un’idea creativa, una possibilità, un’opportunità realizzabile con i prodotti dell’azienda, stimolando così all’acquisto degli stessi.

Questa strategia di promozione non è di certo una novità, ma si contestualizza perfettamente in questo periodo in cui le occasioni di socialità e di consumo fuori casa diminuiscono e gli acquisti online di prodotti alcolici registrano un forte incremento.

E se, come la scienza suggerisce, bastano davvero 21 giorni per acquisire una nuova abitudine, possiamo dire che le restrizioni di questi mesi cambieranno drasticamente i comportamenti dei consumatori. Questi ultimi, infatti, hanno dovuto riformulare le proprie esperienze, costruendone una nuova definizione all’interno delle proprie case.

Abbiamo una certezza: l’esperienza cambia direzione e le aziende pronte ad adattarsi a questa nuova esigenza supereranno la crisi (e non solo)!

L’ALTA MODA SORPRENDE ANCORA

GucciFest: festival online di moda e cinema per presentare la nuova collezione

Nel mese di Maggio Alessandro Michele – direttore creativo di Gucci – comunicava, in una lettera pubblicata sui canali social della casa di moda dal titolo “ Notes from the Silence ”, la sua intenzione di abbandonare i vecchi schemi e proporre nuove proposte.

Questo presente consegna ad ognuno di noi delle responsabilità importanti. Ciascuno può esercitarle, rispetto al proprio ruolo e al proprio agire, per contribuire a una costellazione di cambiamenti molecolari e diffusi […]. È in questa rinnovata consapevolezza che sento l’esigenza di un tempo mio, svincolato da scadenze etero – imposte che rischiano di mortificare la creatività. Un tempo capace di sostare in attesa, di attraversare con lentezza anche il dono dell’inoperosità. Un tempo che sappia far respirare la promessa di un’epifania e che sappia indugiare sul sogno, sul gioco, sulla prefigurazione. Un tempo quanto mai necessario per costruire nuove e più potenti narrazioni. Per questo ho deciso di costruire un percorso inedito, lontano dalle scadenze che si sono consolidate all’interno del mondo della moda e, soprattutto, lontano da una performatività ipertrofica che oggi non trova più una sua ragion d’essere. È un atto di fondazione, audace ma necessario, che si pone l’obiettivo di edificare un nuovo universo creativo. [….] Ci incontreremo solo due volte all’anno, per condividere i capitoli di una nuova storia. Capitoli irregolari, gioiosi e assolutamente liberi, che saranno scritti mescolando regole e generi, nutrendosi di nuovi spazi, codici linguistici e piattaforme di comunicazione”.

La lettera, di cui sopra è condiviso un piccolo estratto, intendeva preannunciare velatamente l’attesissimo evento promosso pochi giorni fa dall’azienda: il GucciFest, un festival online di moda e cinema per presentare la nuova collezione, durante il quale sarà visibile “Ouverture Of Something That Never Ended“, una miniserie in sette episodi diretta dal regista pluripremiato Gus Van Sant e Alessandro Michele.

In occasione del festival, brevi cortometraggi celebreranno, inoltre, il lavoro di 15 artisti emergenti selezionati dal direttore creativo.

 

L’azienda aveva già voluto differenziarsi in occasione della sua ultima sfilata fisica, An Unrepeatable Ritual (Un Rito Che Non Ammette Repliche), svelando la fase preparatoria, il dietro le quinte.

An Unrepeatable Ritual

Un esperimento ben riuscito e conclusosi in occasione della prima edizione della Milano Digital Fashion Week, con “Epilogue (Epilogo), presentando la collezione tramite una diretta streaming di 12 ore che aveva totalizzato oltre 35 milioni di visualizzazioni.

Epilogue

La miniserie “Ouverture Of Something That Never Ended” racconterà una storia ambientata a Roma, la cui protagonista è l’attrice, artista e performer Silvia Calderoni che potremo osservare – sullo schermo del nostro computer o cellulare di casa – impegnata in una surreale quotidianità in diversi scenari della città, ricca di incontri con talenti internazionali, vicini all’azienda.

Come preannunciato dal programma pubblicato sul sito dell’evento, nel primo episodio – Lunedì 16 Novembre – Silvia sarà impegnata in una eccentrica routine mattutina nel suo appartamento di Roma, prima dell’arrivo di un visitatore inaspettato. Nei giorni seguenti, la protagonista ci porterà al bar del quartiere, in coda all’ufficio postale dove ascolta senza volere le conversazioni dei presenti, particolarmente ben vestiti; Giovedì andremo con lei in teatro per un’audizione accompagnata da un amico che la incoraggia, conosceremo i suoi vicini di casa, proveremo vestiti in un negozio vintage e, infine, Domenica 22 Novembre, nell’episodio conclusivo, seguiremo Silvia mentre passeggia per Roma di notte, quando si ritrova in una situazione al limite del sogno, protagonista un vestito! Un incontro casuale condurrà a una svolta decisiva, dove le prospettive muteranno svelando la realtà. In questo modo Gucci svelerà, giorno per giorno, la nuova collezione, resa pubblica e accessibile in esclusiva su canali e siti dedicati.

Alessandro Michele utilizza un nuovo linguaggio artistico destinato ad accorciare le distanze globali, avvicinandosi anche ad un pubblico usualmente lontano dalle passerelle. Una nuova definizione di “settimana della moda” di cui Gucci sarà unica protagonista e noi il pubblico diretto. Potremo tutti lasciarci coinvolgere dalla quotidianità di Silvia e, eventualmente, appassionarcene!

Di quale messaggio la protagonista sarà ambasciatrice?
Alessandro Michele ha saputo creare attesa, curiosità, aspettativa.
Adesso non resta che…goderci lo spettacolo!

McDONALD’S PUNTA SULL’INTRATTENIMENTO FAMILIARE

Se le famiglie non vanno da McDonald’s, McDonald’s bussa virtualmente alle loro porte

In Inghilterra Mc Donald’s decide di entrare nelle case delle famiglie, puntando sull’intrattenimento attraverso la lettura, lo sport e la musica, nel tentativo di offrire nuovi momenti di condivisione familiare e ritrovare emozioni ormai sempre più lontane.

I bambini, a partire dal 26 Ottobre, possono entrare a far parte di un esclusivo club di lettura “Happy Readers Holiday Story Club“, ospitato dall’autore di best seller per bambini Tom Fletcher che, ogni giorno, alle 10 di mattina, condivide online la lettura dei suoi nuovissimi libri di racconti, scritti esclusivamente per McDonald’s e disponibili con ogni Happy Meal.

Genitori e figli hanno potuto aderire all’iniziativa “Fun Foodtball”, divertenti sessioni di calcio giornaliere, sfide casalinghe in occasione delle quali McDonald’s ha collaborato con la star del Lionesses Football Club Lucy Bronze, l’ex nazionale inglese Peter Crouch, il capo allenatore femminile del Manchester United Casey Stoney e l’ambasciatore del calcio, fan di McDonald’s Jack Rutter per creare una serie di abilità ed esercizi facili da apprendere e da replicare nelle proprie case, con l’obiettivo di divertire e coinvolgere l’intera famiglia, usando oggetti di uso quotidiano come cibo in scatola, carta igienica e un cesto della biancheria.

Cliccando qui è possibile recuperare le sessioni di coaching susseguitesi dal 26 al 30 Ottobre ed aderire alle sfide lanciate dal brand.

Venerdì 30 ottobre, infine, ha avuto inizio un grande evento musicale virtuale di 3 giorni “I’m Lovin’ It Live”, fruibile gratuitamente – scaricando l’app My McDonald’s – solo per i clienti residenti nel Regno Unito e in Irlanda, coinvolgente sette tra gli artisti più influenti del Regno Unito: Becky Hill, Jess Glynne, Kaiser Chiefs, Olly Murs, Craig David, Lewis Capaldi, Stormzy.

Andrew Timms

“Sappiamo che la nuova normalità è dura per tutti. [….] Speriamo che la nostra iniziativa offra qualcosa per tutti, dalle famiglie in cerca di divertimento ai fan della musica che si stanno perdendo l’esperienza dei concerti dal vivo”

Michelle Graham-Clare, VP Food and Beverage

In un periodo nel quale le limitate occasioni di socialità costringono a restare in casa e condividere spazio e tempo con le proprie famiglie, Mc Donald’s offre nuove occasioni di intrattenimento ed esperienze emotive di cui ognuno di noi sente la mancanza.

L’azienda diventa un alleato: aiuta i genitori a destreggiarsi tra lavoro e figli e conquista bambini e ragazzi offrendo loro contenuti di valore, attraverso la fantasia di nuovi racconti, lo sport promosso da idoli del calcio e la musica degli artisti più influenti del Regno Unito.

Mc Donald’s regala, in questo modo, l’opportunità di collezionare nuovi ricordi positivi in un periodo in cui il ritorno alla normalità sembra sempre più lontano e lo fa costruendo occasioni di intrattenimento su misura delle esigenze e dei desideri di questa nuova realtà, offrendo la possibilità di evadere con le emozioni e, parallelamente, rimanere al sicuro nelle proprie case.  È proprio il caso di dirlo…I’m Lovin’ It “ !

Questa iniziativa lascia spazio ad una riflessione generale di fondamentale importanza: la nuova era pandemica (e post pandemica) ci chiede di pensare e trovare soluzioni alternative, andando oltre i servizi fino ad ora offerti.

Rimarrà nel tempo l’impronta di questo periodo e, di riflesso, le modalità con le quali le aziende hanno reagito!

Flessibilità, creatività e innovazione sono le nuove chiavi del successo – in molti casi della sopravvivenza – delle aziende, le quali non possono permettersi di fermarsi, come tutto il mondo attorno sembra fare.  Non è più una scelta, ma una priorità!

IL RITORNO DEL DRIVE – IN

Resy: quando le tendenze del passato rinnovano le esperienze del presente

Oggi, a causa nelle numerose restrizioni, le aziende si trovano costrette a ripensare costantemente a nuove formule di proposta al pubblico.

A tal proposito, una valida opportunità è rappresentata da un fenomeno nato in America negli anni 20, quando la cultura automobilistica americana raggiunse il suo massimo livello nella California del Sud, ispirando innovazioni come il primo motel al mondo e la prima banca drive – in.

Al tempo, parallelamente, nacque una nuova formula di ristorazione in perfetta sintonia con la cultura giovanile di Los Angeles, capace di offrire una combinazione di automobili, cibo e ragazze: le carhops – le cameriere – portavano i vassoi di cibi ai clienti nelle macchine parcheggiate, generalmente carine e vestite in modo succinto, non ricevevano paga oraria e guadagnavano con le mance e una piccola commissione sul venduto e, per tale motivo, particolarmente incentivate ad essere amichevoli con i clienti.

Fortunatamente le carhops non vanno più di moda, ma il modello drive – in (inteso come ritiro ed eventuale consumo in auto) sembra poter rappresentare un’opportunità efficace per rispondere a questo periodo di crisi.

Resy, app americana per la prenotazione di ristoranti, ha sperimentato il modello attraverso l’organizzazione del primo evento Resy Drive Thru, presentato dall’American Express Gold Card, all’Hollywood Palladium di Los Angeles dal 15 al 16 Ottobre.

Cosa è il Resy Drive – Thru?

Un tour tra i migliori ristoranti di Los Angeles, concentrati in un unico luogo.

Un menu degustazione di 10 portate, consumato all’interno della propria auto.

Un’ esperienza unica nel suo genere, un evento pensato per supportare i ristoranti partner della piattaforma, alla costante ricerca di nuovi modi per entrare in contatto con i consumatori in un momento in cui il mercato della ristorazione fa fatica ad andare avanti.

Mancando per i partecipanti la possibilità di interagire e dialogare con gli chef, nel tentativo di rendere l’esperienza di consumo altrettanto coinvolgente, è stata realizzata un’audioguida disponibile per il download, contenente registrazioni audio degli chef con relative presentazioni e descrizioni dei piatti, nonché alcune canzoni rappresentative di ciascun ristorante, tese a ricreare l’atmosfera usualmente percepita all’interno degli stessi.

Un breve audio di introduzione ha, inoltre, dato il benvenuto agli ospiti, informando e rassicurando questi ultimi sulle precauzioni adottate per garantire un’esperienza sicura.

https://www.mixcloud.com/RESYDriveThru/welcome-to-resy-drive-thru/

Qui sono riproposti i file audio e descritti i piatti abbinati, preparati dai migliori chef di Los Angeles.

“Abbiamo costruito questa esperienza audio in modo che ad ogni fermata si sentissi l’atmosfera e l’energia di quel particolare ristorante”

 Victoria Vaynberg, CMO Resy 

Marie Buck

Entrando nel parco ad intervalli di tempo di 15 minuti, le auto hanno percorso il tour, spostandosi da “ristorante” a “ristorante”, accompagnati durante l’esperienza da cartelli e assistenti socialmente distanti.

Gli ospiti hanno prenotato e pagato in anticipo tramite l’app Resy, mentre i titolari di carte American Express avevano accesso a una prevendita. Il costo di ciascun biglietto era di $ 95 a persona.

Marie Buck

I biglietti dell’evento sono esauriti quasi immediatamente, con più di 600 ospiti, dimostrando esserci un ampio desiderio da parte dei consumatori di sperimentare nuove esperienze in totale sicurezza.

Resy Drive – Thru non è stato semplicemente un evento di successo, ma la conferma che oggi è necessario pensare dal principio a modelli di business flessibili, in grado di adattarsi alle costanti emergenze e ai repentini cambiamenti del mercato.

L’esperienza non può più permettersi di essere legata esclusivamente ad uno spazio, ad un tempo, ma deve poter essere fruibile ovunque ed in qualsiasi momento!

Le aziende devono sapersi reinventare costantemente e farlo in maniera tale da non abbandonare mai il cliente.

E Resy, come promette, lo sta facendo “right this way”, proprio in questo modo!

UNA CENA STELLATA A DOMICILIO

Il pollo arrosto dello chef Daniel Humm entra nelle case degli Americani

Il ristorante Eleven Madison Park, tre stelle Michelin, n. 1 al mondo nel 2017 , chiude momentaneamente al pubblico le porte del proprio ristorante situato nel cuore di New York City e, in attesa di poter accogliere di nuovo i propri ospiti, lancia il servizio Eleven Madison Park To Go, consegnando l’amata cena del famoso pollo arrosto dello chef Daniel Humm direttamente a domicilio.

I commensali (le porzioni previste posso soddisfare dalle 2 alle 4 persone) possono ricevere direttamente a casa un pollo crudo da 3,5 libbre Green Circle ripieno di brioche, foie gras e tartufo nero, da consumare insieme ad una zucca al forno con alghe e burro marrone, insalata di verdure amare, patate gratinate con parmigiano e groviera e una torta di mele con acero e mandorle.

Il pacchetto prevede, infine, un barattolo della tipica muesli del ristorante per la colazione del mattino successivo, rievocando il ricordo di un’esperienza che, questa volta, sarà di certo diversa!

Evan Sung Photo

Una cena stellata per un costo totale di $ 275, corrispondenti a 232,40 euro.

Per ogni cena acquistata, il ristorante fornirà 10 pasti ai residenti locali che soffrono di insicurezza alimentare attraverso la sua partnership con Rethink, organizzazione no profit co-fondata da Humm per affrontare la disuguaglianza alimentare e le questioni correlate della sostenibilità.

Non c’è da sorprendersi, infondo, che anche i ristoranti stellati sperimentino nuove opportunità per mantenere contatto con i propri clienti o potenziali tali. Diventa necessario constatare, infatti, che l’attuale periodo di crisi, la costretta perdita di socialità e l’esplosione dei numerosi distributori di cibo a domicilio, non fanno altro che alimentare lo sviluppo di fenomeni che alimentano sempre di più il consumo nelle proprie case.

Bisogna, tuttavia, ammettere che l’Eleven Madison Park lo fa nel modo giusto!

Per chi teme di sporcarsi le mani, il ristorante rassicura informando che non sarà necessario dedicare troppo tempo alla cucina. Il pollo sarà preparato e farcito e le istruzioni dello chef su come arrostirlo saranno incluse nel delivery box, quasi a voler confidare in via esclusiva ai propri clienti i piccoli trucchi del mestiere.

Eleven Madison Park To Go non è semplicemente un tentativo per affrontare la crisi attuale, ma parallelamente una strategia per coinvolgere emotivamente i propri clienti che potranno, in un certo senso, partecipare alla creazione di piatti stellati, vivendo l’emozione di essere contemporaneamente sous chef e consumatori, ad un prezzo tutto sommato accessibile considerato il numero di commensali che le porzioni sono in grado di soddisfare!

Le persone più creative potranno, tra le mura di casa, divertirsi nel ricreare un’atmosfera elegante e raffinata, utilizzare il famoso servizio di piatti chiuso nel mobile per le grandi occasioni e aprire la bottiglia di vino riservata ad un evento speciale.

In questo modo, il piatto stellato regalerà l’illusione di evadere dall’ambiente casalingo, negli ultimi mesi divenuto – sempre di più – cornice di ogni nostra attività quotidiana.

Da non dimenticare l’aspetto sociale al quale i clienti contribuiscono con il loro acquisto. Un motivo in più per non rinunciare a questa occasione, al momento limitata al periodo di chiusura del locale, ma probabilmente destinata ad evolversi in vista del Ringraziamento e del Natale. L’Eleven Madison Park è costretto, insieme a tante altre attività affini, a rinunciare al contatto con il proprio pubblico e dobbiamo ammettere lo fa con la vera classe di uno stellato!

Ma nella Grande Mela possono non temere! Lo chef Daniel Humm e tutto lo staff contano con impazienza i giorni prima di poter accogliere di nuovo i propri ospiti come i vecchi tempi. 

ACCOGLIENZA CONSAPEVOLE

Quando l’accoglienza è Autism friendly

Tante volte ci focalizziamo sui desideri dei nostri potenziali clienti, ma troppo spesso rischiamo di dimenticarci delle loro esigenze.

La comunicazione, l’intensità della luce, il volume della musica, la disposizione dei prodotti sono fattori studiati nella costruzione degli spazi, ma interpretati diversamente dai clienti. Tra questi ultimi, non dovremmo mai dimenticarci delle persone autistiche.

Un disturbo del neurosviluppo che oggi, purtroppo, colpisce circa un bambino ogni 70 nuovi nati. Spesso le persone autistiche non si sentono a loro agio nel fare la spesa in negozi organizzati secondo criteri tradizionali, percepiti come caotici e imprevedibili, ostacolandone la tranquillità e determinando risposte comportamentali problematiche.

Formazione del personale, comunicazione aumentativa e regolazioni acustiche e visive sono alcuni degli accorgimenti adottati dal supermercato Coop di Monza, il primo supermercato in Italia ”autism friendly” (adatto alle persone autistiche) nel settore della GDO in Europa.

L’ imprevedibilità lascia spazio al controllo

Nelle corsie del supermercato è possibile trovare pittogrammi, realizzati in collaborazione con l’associazione Alla3 Onlus, con i criteri della comunicazione aumentativa alternativa (CAA), un insieme di strategie, strumenti e tecniche messe in atto in ambito clinico e domestico per garantire la comunicazione alle persone che non possono esprimersi verbalmente.

Una comunicazione visiva riconoscibile da tutti, ma adatta a clienti con esigenze diverse, grazie alla quale l’esperienza cambia notevolmente: la persona autistica, accreditandosi all’ingresso del supermercato, avrà un depliant cartaceo in cui è rappresentata graficamente la mappa dello store, realizzata con simboli per la comprensione degli spazi che lo circondano, gli stessi che ritroverà all’ingresso delle corsie.

Ogni corsia sarà, infatti, dettagliata – sempre graficamente – attraverso un’indicazione dell’ubicazione e con l’elenco di tutti i prodotti presenti.

In tal modo, rendendo sensorialmente più comprensibile l’ambiente in cui si trova, una persona autistica sarà meno soggetta a sovraccarichi di natura sensitiva, cognitiva e/o emotiva.

L’esperienza di fare la spesa sarà, così, migliore per la persona autistica, per chi lo accompagna, per chi lo circonda e per il personale del supermercato che si troverà a dover gestire un minor numero di situazioni potenzialmente problematiche.

Inoltre, grazie alla collaborazione con l’associazione PizzAut, tutti i dipendenti del Supermercato Coop “Autism Friendly” di Monza hanno frequentato un corso tenuto da psicologi e psicoterapeuti esperti di autismo, con lo scopo di fornire loro gli strumenti per riconoscere le caratteristiche di una persona autistica e favorirne la comunicazione e la permanenza all’interno dello store.

Essi, inoltre, potranno avere priorità di servizio alle casse.

Dalla grande distribuzione al piccolo punto vendita

In America, nel New Jersey, un locale si differenzia per sensibilità e attenzione per le famiglie con persone autistiche, le quali – per evitare di sottoporre i propri figli ad un sovraccarico sensoriale causato da suoni, odori, persone e oggetti non riconosciuti – sono spesso costretti a rinunciare a pranzi e cene fuori casa.

Il Riv’s Toms River Hub risponde a questa esigenza con una sala sensoriale per bambini autistici con lo scopo di farli mangiare con le loro famiglie in un ambiente rilassato e stimolante. Ogni aspetto della sala è progettato per rendere più semplice mangiare fuori per chi è affetto da autismo: luci soffuse, una zona senza tavoli, un menu visivo dove viene rappresentato il cibo, iPad attraverso il quale i bambini potranno ordinare e attrazioni idonee ad intrattenerli e favorirne la socializzazione.

Prendiamo esempio?

Le attività commerciali hanno pieno dovere e interesse ad offrire un’esperienza accogliente e inclusiva.

A tal proposito, esistono bellissime realtà italiane, oltre a quelle menzionate in precedenza, in grado di aiutare le aziende nel rendere il proprio esercizio commerciale un luogo più accogliente per le persone con autismo e i loro accompagnatori e, allo stesso tempo, aiutare le famiglie ad individuare attività commerciali autism – friendly.

Attualmente Link@ut – autismi senza frontiere, network italiano dell’autism friendly, raccoglie 59 Link@ut Point in Italia, ovvero esercizi i cui dipendenti sono stati formati per saper dare alle persone con autismo ed alle loro famiglie una migliore forma di ospitalità, quella che viene definita accoglienza consapevole.

Un buon traguardo, ma purtroppo ancora insufficiente per accogliere gli oltre 600mila soggetti autistici in Italia, a loro volta coinvolgenti ben 6 milioni di persone a livello famigliare.

HAI MAI ASCOLTATO IL CIBO?

Food Ensemble: il primo concerto che puoi mangiare

Il cibo gioca da sempre con i nostri sensi.

L’impiattamento incuriosisce la vista, il profumo ammalia l’olfatto, la consistenza convince il nostro palato, il gusto, infine, lascia esplodere in una melodia ogni nota sensoriale.

Ma, spesso, dimentichiamo che anche i suoni possono influenzare la nostra esperienza, spostando in un verso o in un altro la percezione dei sapori. Le alte frequenze, ad esempio, ci faranno percepire maggiormente i sapori dolci, mentre alcuni toni gravi accentueranno i sapori amari.

Quando parliamo di suono, non facciamo esclusivo riferimento alle note musicali, ma anche all’affascinante rumore del cibo stesso: il sobbollire dell’acqua, lo scricchiolio di una patatina, la mescita del vino, lo scoppiettio del soffritto, la danza delle fruste tra le nuvole bianche.

Un’immersione completa

Immagina di vedere uno chef cucinare dei bellissimi piatti davanti ai tuoi occhi, senti i rumori della preparazione che riempiono la stanza, lentamente i rumori si trasformano, si sommano e diventano musica.

A questo punto, mentre stai ascoltando la composizione, puoi assaporare il piatto i cui suoni la hanno generata.

È questa la premessa di un invito a cena dello chef Andrea Reverberi, il sound designer Francesco Sarcone, sous-chef e sommelier Marco Chiussi.

Tre giovani artisti che hanno dato vita al progetto Food Ensemble, il primo concerto che puoi mangiare.

Lo sviluppo dell’idea

Partiti utilizzando strumenti di cucina come elementi musicali, hanno presto capito che mancava un elemento di connessione con il pubblico in grado di stimolarne tutti i sensi.

Hanno, così, aggiunto il cibo dando vita ad un vero e proprio spettacolo: ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalle materie prime e dagli strumenti utilizzati per la preparazione dei piatti, lasciati poi degustare agli ospiti.

Una performance di musica e cucina, un’esperienza da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena. Un nuovo modo di coinvolgere gli ospiti che, da fruitori dello spettacolo, diventano parte integrante dello stesso.

Pronti ad ascoltare il suono dei loro piatti?

Ricerca, contaminazione e sperimentazione sono gli ingredienti principali di Food Ensemble.

Le degustazioni si compongono generalmente di quattro portate e relative quattro composizioni musicali.

Ogni brano è composto partendo dai suoni e dai rumori prodotti dalla realizzazione dei piatti che accompagna, campionati dal vivo. Piatti che vengono realizzati davanti agli occhi dello spettatore proprio come in uno show cooking. Musica che viene eseguita dal vivo come in un concerto live.

Nel pieno rispetto di tutti i 5 sensi, nei loro piatti nulla è lasciato al caso come conferma una delle recensioni condivise “Un’immersione fatta di ritmo, profumi, colori e richiamo all’estetica che mi ha regalato una forte sensazione di armonia e trasporto e fatto percepire che tutto fosse nel posto giusto, nel momento giusto”.

Come sviluppate l’ideazione delle vostre performance?

Partite dalla materia prima che volete utilizzare o dalla melodia che volete creare?

Ogni piatto è un viaggio a sé, a volte partiamo da un gusto che abbiamo in mente, a volte da un passaggio musicale che vogliamo descrivere con i sapori, a volte dal suono di qualcosa che mangiamo ogni giorno ma che in quel preciso giorno ci ha comunicato qualcosa.

Di solito le idee migliori nascono quando ci poniamo delle domande, ad esempio: “come facciamo a creare un piatto healthy, vegetale, con un carattere deciso e che suoni da paura?” Così è nato “Cannoli Babaganoush”, una delle nostre composizioni più apprezzate, dopo tanti tentativi, uno studio approfondito delle materie prime e una ricerca sonora minuziosa.

Il 2019 vi ha visto impegnati in un tour di 6 mesi contrassegnato dal “Tutto esaurito” in 20 città attraverso 4 Paesi; avete collaborato con importanti brand del settore alimentare e raccontato in musica 4 ricette di Davide Oldani, un progetto da cui è nato un album ascoltabile su Spotify e un disco in vinile “Spaghetti Symphony”, presto in uscita.

Eravate pronti per il Tour 2020. La pandemia vi ha costretto a rinunciare al contatto diretto con il pubblico, ma non ha spento fiamme e amplificatori che avete acceso nelle vostre case.

Quali nuove forme di intrattenimento avete sperimentato in questo periodo e quali sono, invece, i vostri progetti per il futuro?

Ci siamo interrogati molto sul concetto di vicinanza, perché la nostra preoccupazione non era quella di stare fermi, bensì di continuare ad essere vicini alle persone che ci seguono e ci aspettano. Perciò abbiamo raccontato ricette, ci siamo esibiti nelle nostre case, abbiamo condiviso le nostre storie e le nostre passioni… e abbiamo ascoltato tanto gli altri!

Novembre e dicembre saranno i mesi del ritorno ai live per noi, riparte quindi il nostro tour che ci vedrà in diverse città d’Italia, poi per il 2021 abbiamo tante novità, alcune nuove collaborazioni e un sacco di produzioni nuove pronte a uscire.

Ultima domanda, per noi la più importante!

Sui vostri social, rivolgendovi ai vostri ascoltatori, scrivete: “A volte alziamo lo sguardo per vedere se ci siete ancora. Siete in perfetto silenzio. In questi momenti ci chiediamo cosa si viva dalla vostra prospettiva “. Avete trovato una risposta?

Non del tutto! Ognuno ha la sua risposta e non è possibile sintetizzarle tutte. Quello che più spesso ci riportano i nostri ospiti è lo stupore, quella sensazione di qualcosa che non ti aspetti anche se sai che devi aspettarti qualcosa di diverso.

L’ingrediente segreto del successo del trio Food Ensemble è, dunque, la capacità di stupire, emozionare ed entusiasmare i propri ospiti regalando loro un’esperienza in grado di risvegliarne tutti i sensi.

Non ci resta che attendere di poter mangiare uno dei loro concerti!

L’ALTA MODA PUNTA SUI CARBOIDRATI

Fendi mette le mani in pasta

Il mondo della moda continua a dialogare con il mondo del food e, questa volta, lo fa in pieno stile made in Italy.

In occasione della Milano Fashion Week, la maison italiana Fendi ha scelto un pacco di pasta per personalizzare gli inviti alla propria sfilata della collezione SS21.

L’azienda coinvolta in questa iniziativa è Pasta Rummo, eccellenza beneventana nata nel 1846, autrice del metodo “Lenta Lavorazione”, basato sulla ricerca dell’eccellenza in ogni fase produttiva.

Un metodo lungo e accurato perché, come ricorda Cosimo Rummo, presidente e amministratore delegato dell’azienda, “Pe’ fa’ ‘e cose bone ce vo’ tiemp’ (Per fare le cose bene ci vuole tempo)”.

L’ invito, contenente due confezioni di pasta personalizzata con il logo della maison, le foto della famiglia Fendi riunita e l’esclusiva ricetta del pesto di limone della nonna, lascia assaporare l’atmosfera proposta in occasione della sfilata, dove lunghi lenzuoli bianchi avvolgono gli invitati in una scenografica intima e familiare.

La stilista Silvia Venturini riporta in auge il tema delle tradizioni familiari: sfilano donne di tutte le età, i ricordi dei tessuti tradizionali ispirano la sua collezione e lasciano sognare il pubblico.

La sfilata

Il mondo dell’alta moda riparte dalla famiglia, dalla casa, dai tessuti del corredo e… dalla pasta, un prodotto per il quale l’Italia è riconosciuta in tutto il mondo. Come la moda, d’altronde!

La duplice confezione di pasta omaggiata agli invitati lascia intendere che il prodotto non abbia semplicemente un ruolo simbolico, ma vuole diventare occasione di condivisione: attorno ad un piatto di pasta le famiglie di riuniscono, si raccontano e si confrontano, collezionando nuovi ricordi familiari.

Con l’iniziativa RummoxFendi, l’azienda ha voluto offrire un assaggio dell’esclusività tradizionale dei suoi abiti. È probabilmente la ricetta della nonna, infatti, l’elemento più ricercato dell’invito.

In ogni famiglia, i libri delle ricette rappresentano uno strumento per celebrare le tradizioni ed attribuiscono esclusività ad un semplice piatto di pasta. Essi sono custoditi come diari segreti, tramandati di generazione in generazione, un po’ come il corredo, un po’ come gli abiti di valore.

Condividere una ricetta esclusiva è come svelare la boutique dove si acquistano i pezzi unici del proprio armadio!

«In ogni famiglia viene tramandata una storia, nella mia è stato tramandato il valore delle cose belle e per questo mi sono ispirata alla tradizione italiana di tramandare il corredo, le belle lenzuola, a me viene spontaneo tramandare gli abiti e niente mi fa più felice di vedere una delle mie figlie indossare i miei vestiti da ragazza», spiega Silvia Venturini Fendi.

La maison di alta moda Fendi condivide uno spaccato intimo della storia familiare dell’azienda, coinvolgendo emotivamente il pubblico partecipante, offrendo l’occasione culinaria per coltivare un nuovo momento familiare, mettere le “mani in pasta” assaporando un sapore tradizionale e, magari, commentando una delle sfilate più interessanti di questa Fashion Week.

 

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