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INNOVARE PER IL CLIENTE: DIVAGARE O CONCENTRARSI PER INNOVARE?

Dove, come, nasce e prospera l’innovazione.

Il metodo che le aziende capaci di innovare sistematicamente seguono è davvero ben documentato dal “GENIO COLLETTIVO” (clicca qui).

Linda Hill e i Suoi hanno dimostrato come grazie a leader diventati “ARCHITETTI SOCIALI”, capaci di costruire COMUNITÀ aziendali desiderose d’innovare e capaci di farlo, le innovazioni fioccano a un ritmo e con una qualità incomparabile a quella suscitata da leader visionari (invece cosi necessari per fondare un’impresa, ma poi quasi di ostacolo nella fase di maturità nella quale la crescita continua va di pari passo con l’attitudine e la capacità di innovare sistematicamente).

Certo essere costruttori di comunità non è facile e non lo è nemmeno promuovere un mindset adeguato a innovare, cioè a definire e promuovere le regole, i valori e il clima che favoriscono un vero e proprio spirito innovativo diffuso.

La continua interazione fra i collaboratori, anzi fra i membri della comunità, crea dapprima uno spumeggiante mercato delle idee, poi un virtuoso attrito creativo, quindi, finalmente, la capacità di sfornare novità capaci di integrare opposti all’apparenza inconciliabili (per esempio minor costo con maggior qualità, più velocità con maggiore accuratezza, più varietà con minor complessità …).

La “comunità” non separa mai chi pensa e progetta da chi fa, garantendo una immersione reciproca (una comunione appunto secondo il Genio Collettivo ) fra persone di differenti ruoli, mansioni, età, nazionalità che risulta poi essere la carta vincente per l’effettiva realizzabilità dell’innovazioni collettivamente fatte emergere.

La straordinaria pubblicazione di Linda Hill, frutto di anni di ricerche autorevolmente condotte, “tralascia” almeno due sequenze dei “film” (vengono riportati una dozzina di casi) del Genio Collettivo.  La prima sequenza avviene antecedentemente all’ attuarsi del metodo “collettivo” e ne costituisce il presupposto: si tratta della definizione della sfida da vincere (ogni caso trattato nel testo parte, appunto, già da una ben definita sfida da vincere o da un “problemone” perfettamente individuato che indica in modo convincente la direzione nella quale innovare).  La seconda sequenza, di cui  si fa cenno solo indirettamente , riguarda l’importantissimo lavoro personale con il quale ciascun membro della comunità aziendale si presenta per immettere nel flusso collettivo la sua idea, la sua proposta, la sua soluzione per avviare il processo di genialità collettiva.

Non sfuggirà a nessuno che la qualità delle innovazioni dipende molto dagli imput di partenza e il metodo del genio collettivo funziona in modo proporzionale al lavoro che ciascuno personalmente sviluppa sulle innovazioni che fortemente vuole realizzare.

Occorre quindi creare a viva forza uno spazio nella giornata lavorativa di ciascuno per pensare individualmente  all’innovazione da proporre , alla sfida da lanciare , all’ipotesi da verificare , alla soluzione out of the box da tentare.

Ma se è giustissimo pensare all’innovazione individualmente e trovar a viva forza lo  spazio nella propria giornata per dedicarsi specificatamente a questo e “staccarsi” dalle incombenze che fagocitano ogni energia, come utilizzare al meglio questo tempo?

Simon Sinek, nella sua celebre conversazione sui millenials (clicca qui) tuona contro l’utilizzo degli smartphone durante il lavoro perché la iperconnessione paradossalmente ci isola dalle relazioni e dagli stimoli che la realtà non fa mai mancare per andare avanti, che, in fondo è un sinonimo di innovare. È quindi il divagare che favorisce l’innovazione e non la iper-concentrazione dalla quale occorre saper liberarsi per produrre novità.

Alcuni studiosi sottolineano addirittura come noi consumatori (e quindi anche nella veste di  lavoratori) abbiamo sovraccaricato i nostri cervelli di stimoli e non riusciamo più a gestirli:  è questo che ha portato all’attuale era dell’ansia e ha aperto la meaning economy in quanto tutti – nel pianeta – siamo alla ricerca di un significato, di qualcosa che vada “aldilà”… E questo aprirebbe nuove opportunità proprio per i brand che fanno della creatività e dell’innovazione la  dimensione associata al proprio futuro!

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