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Maria Roberta Castelli

Maria Roberta Castelli has 8 articles published.

Customer Observer/ Consultant Bolognese di nascita, milanese d’adozione; settima di sette fratelli, madre di due ragazze, ma soprattutto attenta osservatrice di ciò che accade intorno a noi. Dopo la laurea in economia e un’esperienza in multinazionali -K.P.M.G. e Richemont Italia- ha iniziato un percorso consulenziale, prima mono aziendale – Delfina e Utopia- poi con la agenzia da lei fondata, Creattiva, con la quale ha potuto accrescere la sua conoscenza in diversi settori e realtà. Grazie a Milano Retail tour, di cui è co-autrice, è diventata un’osservatrice privilegiata della veloce evoluzione degli stili di vita e dei comportamenti dei consumatori. Questa avventura l'ha resa un’esperta della Customer Experience e con Praxis Management continua il suo percorso di sviluppo della curiosità.

NASCE “laESSE”: UNA NUOVA ESPERIENZA FIRMATA ESSELUNGA

Nei giorni scorsi ha aperto in Corso Italia, nel pieno centro di Milano, il primo store di prossimità di Esselunga: laESSE.

Questa catena di supermercati, perlomeno a Milano, ha sempre avuto la caratteristica di avere i propri punti vendita piuttosto centrali; Esselunga non si è fatta affascinare dagli ipermercati nei centri commerciali; certamente ne ha aperti, ma è sempre rimasta radicata nei quartieri con importanti metrature. Nonostante questo, ha sentito l’esigenza di rinnovarsi e di presentare un format sperimentale – piccolo e davvero centrale – così come hanno fatto ormai da alcuni anni importanti competitors come Carrefour Express e Market, InCoop, Simply e Pam local.

LaESSE fa un passo avanti: si definisce la nuova esperienza firmata Esselunga, perché in questo format propone un caffè con cucina, supermercato con prodotti freschi monoporzione e pronti, e una zona con i locker per ritirare la spesa fatta online in spazi anche refrigerati.

La grande novità di laESSE sta nell’avere unito tutto questo in un unico punto vendita (400 metri quadri su tre livelli) e soprattutto nell’esperienza digital. Infatti, per fare gli ordini al cafè ci sono dei totem, sui quali puoi scorrere il menù, ordinare e pagare con un click. I prodotti in vendita compreso il fresco pesato, hanno tutti dei tag Rfid (la Radio Frequency Identification è una tecnologia che permette di identificare un oggetto tramite un sistema in radio frequenza), per velocizzare le operazioni in cassa; basta appoggiare tutti i prodotti nel vano (Vedi foto) ed automaticamente appare il prezzo totale da pagare. Per ritirare la spesa online è sufficiente utilizzare il QRcode inviato via mail, per aprire l’armadietto.

Il claim è “semplice, vicino, fresco”, perché un’altra caratteristica è la vendita di prodotti di alta qualità come la pasticceria e il pane, tutto il fresco e la rosticceria.

In un luogo così moderno non poteva non esserci anche una proposta “sostenibile”: è in vendita una borraccia, rigorosamente gialla, che puoi ricaricare di acqua gratuitamente all’interno del punto vendita

A. PROSPERI (HR MANAGER TEDDY): HEADQUARTER-STORE KM ZERO

Omnicanalità: opportunità anche per i manager hr e retail

Davvero tanta impressione ha destato l’intervista di Enrico Mentana ad Alessandro Bracci, CEO di Teddy SpA, nel recente e sempre attesissimo Summit di Pambianco sulla sfida dei Fashion Brand tra sostenibilità e omnichannel.

Davanti a 500 imprenditori, il meglio della moda italiana, con disarmante semplicità, Alessandro Bracci ha snocciolato i “numeri” di Teddy e provato a raccontare il segreto di questa impresa italiana del fast fashion che impressiona per la crescita prodotta in questi anni.

La proposta a tutti i collaboratori di “essere imprenditori di se stessi” ha condotto a una intraprendenza, a una sensibilità ai cambiamenti e a una coesione tra le varie parti di un Gruppo così complesso e articolato davvero fuori dal comune.

A molti sarà capitato di leggere – magari su Linkedin o su qualche altro social – qualcuno dei loro tipici annunci di assunzione con l’immancabile “astenersi dipendenti, cerchiamo imprenditori di se stessi”

Oggi intervistiamo proprio l’HR Manager del Gruppo su un tema specifico o meglio un problema che spesso riscontriamo in moltissime catene: quello della distanza che si crea tra headquarter e rete vendita per mille motivi… (clicca qui)

Insomma, c’è una “omnicanalità” che è una opportunità non solo per la relazione con i clienti, ma anche con i propri collaboratori …per ridurre le distanze!

  • D: “Spesso notiamo che le imprese hanno uno “scollamento” tra gli headquarter e gli store di catene, è un problema di comunicazione o di altro genere?”

Andrea Prosperi (A. Prosperi): “La comunicazione tra la sede di Rimini e i quasi 700 negozi sparsi in tutto il mondo è un punto fondamentale per un’azienda come Teddy Group. Questo Gruppo nasce da un sogno del suo Fondatore, che è sempre stato trasmesso a tutte le persone che contribuiscono alla crescita di questo sogno; persone, non dipendenti, siamo tutti imprenditori che costruiscono il presente e il futuro dell’azienda. Comunicazione e formazione costante sono utili per far vivere questa dimensione nelle pieghe della concretezza e della operatività. Questa è la mia sfida come Training Director/HR Manager del Gruppo. Mi devo confrontare quotidianamente con generazioni diverse, sempre più millennials, con lingue diverse e professionalità difformi; la rivoluzione digitale in corso è per me una enorme opportunità!”

  • D: “In che modo?”

Prosperi: “Al momento utilizziamo due strumenti che ci stanno aiutando molto a ridurre le distanze. Il primo, un social network interno, che consente di chattare sia individualmente che in gruppo, con il quale è facile scambiare testi, immagini audio e video tra diversi gruppi; l’altro una piattaforma di formazione online, con la quale possiamo diffondere corsi e processi operativi di vario tipo, in modo facile divertente e per me monitorabili attraverso review continue.”

  • D: “Qualche esempio?”

Prosperi: “Parlando del social network, un caso molto semplice è l’utilizzo che ne viene fatto proprio dai venditori degli store: è capitato che sia arrivato in un negozio un prodotto non conforme allo standard; chi lo ha trovato ha inviato istantaneamente sul gruppo una foto così il responsabile, in sede, ha potuto immediatamente verificare l’accaduto e risolvere il problema. In contemporanea, in tutti gli altri punti vendita, hanno controllato se i prodotti ricevuti avessero lo stesso difetto e, contestualmente, visto come risolverlo. Senza questo strumento, il processo sarebbe stato avviato via mail/telefono e come potete immaginare i tempi di reazione sarebbero stati molto più lunghi e meno efficienti. Moltiplicate questo problema per gli infiniti casi.”

  • D: “E un esempio di utilizzo della piattaforma di formazione online?”

Prosperi: “Anche questa piattaforma è un ottimo mezzo per accorciare le distanze tra la sede e la rete vendita italiana e internazionale. Ad esempio, abbiamo realizzato il welcome training per fare “immergere” tutti i nuovi assunti nel mondo Teddy, velocemente. Sempre grazie a questa piattaforma tutti i nuovi venditori apprendono lo “stile di relazione”, non lasciandolo più solo al passaparola tra i senior e le nuove generazioni ma formalizzato, nel rispetto delle nostre brand promise. Analogamente, eroghiamo in modo dinamico corsi sulle dinamiche di vendita. L’opportunità è quella di formalizzare procedure, protocolli e processi dello store e “trasmetterli” con dinamiche di apprendimento coinvolgenti e interattive tipiche dei giovani, oltre che in diverse lingue.”

  • D: “Dalla nostra esperienza abbiamo notato che una difficoltà tipica delle imprese che utilizzano questi strumenti riguarda i contenuti: i social media vanno popolati, le piattaforme di e-learning alimentate. Come fate voi a superare questo ostacolo?”

Prosperi: “Non si tratta semplicemente di “riportare sulle piattaforme contenuti” ma proprio di “pensarli” in un altro linguaggio: smart, efficace e rispettoso delle dinamiche d’apprendimento dei più giovani. Occorrono dei bravi “formalizzatori”, persone che sanno dare forma a questi contenuti. L’annullamento o la riduzione delle distanze dipende proprio da questa capacità”.

KM ZERO è un’idea di Praxis Management per aiutare le Aziende ad avvicinare l’headquarter agli store attraverso piattaforme o social interni che planano sugli smartphone di tutti i protagonisti e gestori della rete vendita e davvero azzerando le distanze. Il segreto, più ancora che nella piattaforma, sta in un sapiente lavoro di trasmissione facile di procedure, protocolli e mansionari e della relativa formazione operativa erogata attraverso infografiche e video secondo modalità di apprendimento preferite da giovani addetti vendita. Modalità intuitiva, divertente, permeata in modo affascinante dai valori stessi del brand che si desidera che il cliente (e quindi gli addetti alla vendita) viva negli store. E ovviamente worldwide!

Per informazioni: info “@” praxismanagement.it

Adrea Prosperi

Training Director/HR Manager presso Gruppo Teddy. Si occupa di innovazione dei processi di lavoro e di progetti di formazione e sviluppo delle risorse umane.

TEDDY GROUP

è stato fondato nel 1961 a Rimini da Vittorio Taddei, azienda del fast fashion a cui fanno capo i marchi Terranova, Calliope, Rinascimento e Miss Miss, Kitana, QB24.

Terranova e Calliope operano con distribuzione retail, quasi 700 negozi monomarca in 40 paesi nel mondo, Rinascimento è in prevalenza wholesale, ma con una componente retail in costante crescita e Miss Miss viene distribuito solo all’ingrosso. I brand di Teddy hanno intrapreso da tempo un percorso di sviluppo basato sulla capacità di fornire nuovi stimoli ai clienti sia in termini di offerta che di customer experience.

 

 

 

ART & FASHION CON STILE

Il nuovo pop up store di Moncler

Nei giorni scorsi, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, è stato aperto un pop up store, che rientra nel progetto Moncler House of Genius: contemporanee le aperture a Tokyo e a Parigi.

Il negozio è stato inaugurato con un evento firmato dall’artista italiana Vanessa Beecrof: nelle sue performance, le modelle assumono silenziose pose, sono davanti al pubblico muovendosi poco e senza espressioni, come fossero quadri viventi. In questo caso indossavano piumini Moncler vintage. Il risultato è stato emozionante, come solo un’opera d’arte può garantire.

Questo è stato il primo di una serie di eventi culturali che Moncler House of Genius ha previsto per la città di Milano.

Lo store ricorda una galleria d’arte con un allestimento “museale”; rimarrà aperto fino al 20 gennaio. È caratterizzato da prodotti creati da undici designer del brand in edizione limitata, molti dei quali dedicati a Milano.

È stata anche realizzata una t-shirt esclusiva per questo store, venduta tramite distributore automatico che però, purtroppo, quando sono andata a visitare il negozio, era sold-out.

STORE PIÙ VIVO, SE SHARED

Un salone di bellezza “condivisa”

Da anni vado da un parrucchiere in pieno centro a Milano. Mi piace perché è un piccolo salone di qualità a conduzione famigliare, gestito da uno zio e 3 nipoti (3 delle 4 figlie della sorella).

Da circa un anno lo zio, seppur giovane (poco più di 50 anni) ha deciso di cedere l’attività alla nipote maggiore (poco più di 30 anni).

Così Perla, il nome è già evocativo del suo carattere, accetta la sfida e cerca un socio finanziario, per proseguire l’attività. Lo trova, rinnova il negozio rendendolo più gradevole, seppur mantenendolo accogliente, la clientela le rimane fedele, ma non basta ha bisogno di lavorare di più, come? Semplice: ‘affitta le poltrone’ che significa fare utilizzare il salone ad altri 3 professionisti che hanno deciso di non avere più un proprio negozio, ma che hanno ancora la clientela.

Il risultato è un luogo sempre pieno, a volte un po’ caotico, ma decisamente vivo!

IKEA VESTE VIRGIL ABLHO

Oltre la capsule collection

Le prime capsule collection le ha pensate HM per rendere più “democratico” il Fashion: le hanno firmate nomi molto altisonanti come Moschino, Karl Lagerfeld, Balman, compreso Gianbattista Valli, in negozio in questi giorni, con  abiti da sera.

Il genio di IKEA va oltre facendo disegnare allo stilista fashion più cool del momento una capsule di mobili e oggetti per la casa.

“Virgil porta il design moderno in un contesto contemporaneo. Reinterpretando la storia e la tradizione in un modo del tutto personale, crea oggetti di design in sintonia con i nostri tempi.”

Henrik Most, Creative Leader di IKEA

Virgil Abloh ne aveva già firmata una per Louis Vuitton, diventandone poi il nuovo direttore creativo. Anche in questo caso era fashion per fashion. Coin casa ha fatto firmare una capsule a noti designer (Bottoni, Biasi e Meda); Chiara Ferragni presenta dei cosmetici, il menu della pizzeria milanese Dry è firmato dallo chef stellato Berton.

La novità di quest’ultima sfida di IKEA è che Virgil Abloh, artista-stilista, per ingaggiare i millennials, ha reinterpretato alcuni prodotti di arredamento (sedia, tavolo, specchio ecc), ma anche la iconica borsa Ikea e, per la prima volta nella storia, è stato aggiornato il logo.

“L’obiettivo è nobilitare l’anonimo, gli oggetti iconici della vita quotidiana che usiamo senza notarli. Quando applichiamo un fermaporta a una gamba di una normale sedia creiamo qualcosa di inaspettato, un’interruzione.”

Virgil Abloh

I prodotti sono stati messi in vendita solo in alcuni negozi selezionati e si sono formate lunghe file; prevedendo grandi folle, IKEA ha creato quella che chiama la “fila più comoda del mondo”, completa di divani e coperte.

Terminati quelli negli store fisici, i prodotti sono stati resi disponibili sull’e-commerce ed il traffico online è subito aumentato in modo considerevole!

Un esperimento di grande successo.

FOOD SHARING

Un nuovo modo di stare a tavola

Venerdì sera sono stata in un nuovo ristorante milanese appena aperto e già di grande successo. Si tratta di SPICA, un ristorante dal menù molto particolare: rappresenta un breve viaggio intorno al mondo. Ma la cosa che mi ha più colpito è il concetto di condivisione a cui sei obbligato se vuoi assaggiare alcuni piatti. Le due chef Ritu Dalmia e Viviana Varese, un cuore indiano e uno italiano, raccontano il loro amore per il viaggio, la scoperta e la condivisione attraverso il menù appunto.

Un altro luogo dove sei stimolato a condividere il cibo è Briscola Pizza Society, dove hanno ideato una formula vincente: pizze di piccola taglia, pizze gourmet (altra tendenza del momento) quindi sfiziose; ti vien voglia di assaggiarle tutte e puoi farlo prendi una coppia di pizzine e condividila con chi vuoi: sharing is caring!”

Ma food sharing può anche essere inteso come l’experience che fai utilizzando supporti digital legati al mondo del cibo. Per condivisione, in questo caso, s’intende la possibilità di prenotare un tavolo con un click (come da Temakinho), oppure di ordinare con l’uso di device (da Ham Holi Burger), giudicare il ristorante con una recensione (Trip Advisor) o pagare utilizzando una app (Satispay).

Riflettendo ancora sul significato di Food Sharing non si può non pensare alla mania del condividere le foto dei piatti che mangiamo. Altra tendenza il selfie food un rito che ha cambiato il modo di presentare i piatti. L’“impiattamento”, come urlava lo chef stellato Barbieri in una qualche edizione di Master Chef, è la prova che l’estetica, ormai, conta almeno quanto il gusto.

IL GIAPPONE A MILANO

UNIQLO ha aperto uno store Green e Glocal

In UNIQLO abbiamo un dovere: creare un design sostenibile, altrimenti avremo solo spazzatura sostenibile.

È stata questa la premessa/promessa di Yukihiro Katsuta, Direttore Ricerca e Sviluppo Uniqlo, quando aveva presentato il primo store Uniqlo in Italia, ribadendo il concetto che da sempre è alla base del brand, il LifeWear: UNIQLO ha riassunto la sua filosofia in una sola parola che riesce a condensare con molta efficacia il modo di intendere la moda.

Si riferisce all’estetica semplice e minimale della vita di tutti giorni e al concetto che sta dietro ai capi, rispettando i valori giapponesi di semplicità e longevità. L’estetica di UNIQLO è semplice ma riconoscibile, elegante ma minimale, guarda ad una fascia ampia di consumatori, pensando alle esigenze concrete. Questa filosofia ridimensiona l’idea del fast fashion – la moda usa & getta – che cambia trend ogni due settimane, proponendo cose fatte bene conservando un prezzo accessibile.

UNIQLO non si limita solamente a realizzare t-shirt bianche a buon prezzo, ma ha presentato in questi anni progetti per ridurre gli sprechi della produzione e la funzionalità dei suoi capi, investendo nella tecnologia.

Grazie al centro di innovazione per il denim di Los Angeles, i loro jeans hanno tinture e lavaggi che riducono fino al 99% l’utilizzo di acqua, mentre tutte le finiture sono realizzate con il laser. La prossima sfida è il trattamento del cotone senza pesticidi, sostanze chimiche e con meno uso di acqua.

Il gigante giapponese della moda sa essere generoso. Tanto che dal 2007 ha donato 25 milioni di capi UNIQLO usati ai rifugiati di 48 Paesi in cui l’agenzia Unhcr è presente. A questi vanno aggiunti i 12 milioni di dollari per altri programmi di pace, sempre con Unhcr.

Tutto questo si percepisce molto bene nello store milanese, con la sua ampia zona dedicata al riciclo degli abiti e l’installazione “L’acqua è più preziosa dell’oro”, dove tagli diversi di denim, riciclati dal servizio di orlatura gratuita offerto ai clienti, sono stati cuciti insieme con un effetto patchwork utilizzando l’antica tecnica di rammendo giapponese il boro, realizzata in con collaborazione con lo store specializzato in streetwear, One Block Down. Il design dello store è stato pensato per celebrare le due identità, quella del marchio e quella della città che lo ospita. Così l’illustratrice Olimpia Zagnoli ha realizzato l’installazione a parete che porta al secondo piano, ispirata alle finestre di Milano, mentre Odd Garden, studio milanese di progettazione e realizzazione di giardini e spazi verdi, ha realizzato “Static Wave”, un piccolo angolo botanico dove le piante tipiche dei giardini giapponesi e quelle delle corti milanesi si incontrano.

Nello store c’è anche una selezione di prodotti di alcuni marchi (Maruni, Medea, Rossignoli e Seletti), scelti per comunanza di filosofia ed espressione estetica. Sempre al primo piano, il Museo d’arte orientale collezione Mazzocchi di Brescia espone i famosi taccuini di Hokusai, il più grande artista giapponese del XVIII secolo.

UN “AMO” CHE CONTINUA A CATTURARE

Una shopping experience piena di passione

Un giovane uomo e una bella donna in spiaggia al mare si annoiano.
Lei ha uno stile elegante e contemporaneo, molto personale; lui delle mani d’oro o forse, in questo caso, bisognerebbe dire di bronzo: lo forgia e lo trasforma in gioielli incredibili.


Decidono di utilizzare queste loro passioni creando una piccola collezione di abiti e gioielli: riempiono un paio di borse e combattono la noia girando per le spiagge della Toscana proponendo le loro creazioni.
Lei indossa le camicie che disegna e si ripara dal sole con un ombrellino di carta bianco, lui usa pantaloni larghi che insieme agli anelli e agli orecchini lo rendono un vero freak.
Quando li fermi per chiedere loro di mostrarti le novità, cosa che faccio ormai da anni, riescono a proporti la cosa che più ti dona: ti fanno provare le lunghe catene da loro rese speciali grazie alle foglioline scelte e raccolte nel bosco di fronte a casa, bagnate nel bronzo e diventate gioiello. Stessa procedura per un bocciolo di rosa accostato ad una piccola pietra indiana molto preziosa… Ecco che con il loro racconto, ti sembra di vedere quel bosco…
Scelgo un bracciale, lui me lo accorcia in modo che sia perfetto per il mio polso. Non si stanca mai di aggiungere o togliere maglie, vuole la perfezione. E io lì in costume, all’ombra di un ombrellone, mentre mi rifletto su un vecchio specchio delle Ferrovie dello Stato, per qualche minuto sono al centro del mondo, e riesco a rivivere quella sensazione ogni volta che riguardo l’amo al mio polso…nonostante ora sia davanti al computer e fuori un temporale si sta abbattendo su Milano.

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