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Italian Customer Intelligence - page 47

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Contact Centre Canada Summit 2014: IL FUTURO DEI CONTACT CENTER

A Toronto, dal 2 al 5 dicembre, si terrà la decima edizione del Contact Centre Canada Summit, uno tra gli eventi più significativi in ambito internazionale sulle tematiche legate ai “contact center”, “customer service” e “customer care”. Al summit saranno presenti i più importanti responsabili dei customer service di tutto il mondo. Mancano ormai solo poche settimane all’evento e sul sito dell’organizzazione che promuove questa iniziativa è possibile trovare alcune slide che danno qualche anticipazione sui temi e contenuti che verranno trattati quest’anno.

Le aspettative dei consumatori del futuro

Una di queste è intitolata “The Contact Center of the Future”. Questo studio si sofferma a presentare quali sono le aspettative dei consumatori nei confronti dei Contact Center del prossimo futuro. Vengono riassunte in sei punti con una postilla finale.

Contact us background1. Disponibilità 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

2. Operatori competenti

3. Risposte veloci alle richieste di assistenza

4. Raggiungere un operatore semplicemente premendo un numero della tastiera

5. Possibilità di essere richiamati

6. Conoscere il reale tempo di attesa

Inoltre i consumatori si aspettano di trovare “consistency” e “personalization” in tutti i canali che hanno a disposizione per entrare in contatto con il servizio assistenza dell’azienda.  Sono quindi questi gli aspetti su cui le aziende dovranno lavorare se vorranno essere customer-oriented oltre che continuare a offrire una customer experience superiore.

Proprio per scoprire come imparare a conoscere le esigenze dei clienti, il prossimo 20 novembre, Italia Customer Intelligence ha invitato a Milano Kerry Bodine, autrice del bestseller Outside In e massima esperta di customer experience.

Per saperne di più e partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

NET PROMOTER SCORE E I SERVIZI D’ASSISTENZA AL CLIENTE

Il Net Promoter Score si sta sempre più affermando come indice internazionalmente riconosciuto del “tasso” di passaparola del proprio brand. Inoltre il conoscere i propri promoter (e avere il loro indirizzo mail!), è il primo passo per progettare e offrire una customer experience superiore in ogni tappa del viaggio del cliente. Ascoltando in presa diretta i  “fanatici” del proprio brand infatti, si può raggiungere una credibile certezza su bisogni, desideri e giudizi sulla facilità di interazione e sulla piacevolezza dell’esperienza di chi, essendo appunto affezionato, conosce molto bene il brand ed è quindi, anche in eventuali critiche, assai affidabile.

Punto cruciale: i centri di assistenza

newe13.11dentroUna rigorosa ricerca del IQ Center ha documentato come i centri di assistenza al cliente siano in grado di influenzare fino al 45% del punteggio Net Promoter Score, quindi, dell’indice di passaparola e, indirettamente, di fedeltà al brand. Quando il cliente chiede assistenza è quindi uno dei momenti nei quali si può offrire una esperienza che lo conquisti completamente e inneschi una spinta positiva del passaparola. Viceversa può essere un’esperienza disastrosa e far passare un cliente da promoter a detractor in un lampo.

In particolare la ricerca ha evidenziato come il cliente che chiede assistenza – in genere – valuta la sua esperienza in base a tre fattori:

  • velocità con la quale si risolve il suo problema
  • personalizzazione della relazione
  • competenza dell’operatore

Questi dati corrispondono adeguatamente anche con l’esperienza di P.I.N. (Praxis Intelligence Network) nella rilevazione del Net Promoter Score di aziende italiane che sviluppano questo primo passo per offrire una customer experience superiore.

Bespoke tailoring: IL CLIENTE AL CENTRO E L’INNOVAZIONE CHE AIUTA LA TRADIZIONE

Come ha ben spiegato Kerry Bodine nel libro Outside In, siamo nella “Era” del Cliente, ragione per cui ogni cosa all’interno di ogni azienda – strategie, obiettivi, innovazioni – deve essere indirizzata a comprendere che cosa desidera chi usufruirà del suo prodotto o del suo servizio. In poche parole, il cliente “pretende” sempre più di essere messo al centro di ogni livello dell’ecosistema dell’azienda. E così, in un contesto di continuo e necessario cambiamento che deve mettere a fuoco in modo sempre più pertinente i consumatori, è possibile osservare la trasformazione anche di quei “lavori” che per secoli hanno tramandato di generazione in generazione l’eccellenza della propria tradizione. Un esempio?  La sartoria.

Dal “fatto su misura” a Bespoke Tailoring

Elegant man clothesFino a qualche decennio fa, il “padrone” indiscusso della bottega era il sarto con la sua esperienza, il suo gusto, e con l’abilità delle sue mani. E i clienti si adeguavano di buon grado agli autorevoli consigli di chi prendeva loro le misure. Ma, oggi, tutto è cambiato o, meglio, sta cambiando. È il cliente che vuole avere l’ultima parola sul tessuto, i colori e il taglio di ciò che dovrà indossare e non scende a compromessi con nessuno. È il cliente l’artefice del suo proprio gusto e, se non viene accontentato, “tradisce” senza problemi il suo artigiano, per cercarne un altro che, finalmente, accontenti le sue richieste.

Sewing accessoriesPer far fronte alle richieste sempre più precise di un cliente anche sempre più aggiornato sulle novità e sulle mode, all’interno delle sartorie customer-oriented si sta diffondendo il concetto di Bespoke Tailoring. Una figura professionale incontra e ascolta il cliente, intercettando il suo gusto e lo stile dell’abito che vuole indossare. Le informazioni ottenute vengono riportate al sarto che con la sua abilità e maestria può tradurre i desideri espressi trasformandoli nell’abito dei sogni. Questo modo di cucire abiti mette davvero il cliente al centro, oltrepassando il vecchio concetto del “fatto su misura”, ovvero adattare un modello già esistente alle misure di chi dovrà indossarlo, in favore di un “su misura” creato a partire da ciò che veramente il cliente desidera.

Si tratta di un esempio positivo di approccio “outside in”. Addirittura questo approccio è in grado di adattare l’eccellenza di una tradizione secolare alle innovazioni che la “Era” del Cliente impone e rende necessarie. Un’innovazione positiva che permette il protrarsi di una tradizione che altrimenti rischierebbe di non sopravvivere.

Italian Customer Intelligence ha invitato a Milano Kerry Bodine, “best promoter” di questo tipo di approccio e autrice del libro “Outside In”.

Per saperne di più e per partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

Gloria Guidi: QUANDO I CLIENTI SI RISCOPRONO IMPRENDITORI

La storia di Gloria Guidi inizia 5 anni fa, quando scopre di essere celiaca, patologia che la obbliga a fare una dieta con prodotti senza glutine. I supermercati italiani, che non sono ancora sufficientemente forniti di questo genere di alimenti, la “costringevano” a far la spesa in farmacia. Finché non ha scoperto “La favola senza glutine”, un negozio di Forlì dedicato interamente a chi necessita di prodotti senza glutine.

Grocery storeEsempio di customer experience senza glutine

«Finalmente potevo fare la spesa tra gli scaffali pieni di alimenti e non di medicinali», racconta Gloria.

Nel negozio di Forlì ha trovato una scelta davvero varia ed eterogenea di articoli, oltre che un titolare disponibile e paziente nel suggerire i prodotti migliori e le ricette con cui cucinarli. Inoltre “La favola senza glutine” è diventato nel tempo anche un punto di incontro per tutti coloro che soffrono di celiachia.

Questo piccolo negozio mette indubbiamente i suoi clienti al centro, cercando di garantire loro un’ottima customer experience. E sembra proprio aver molto bene in mente quella che la Forrester Research presenta nel libro Outside In come la piramide della customer experience, ovvero i tre criteri con i quali i clienti giudicano la propria esperienza:

  • riposta alle esigenze
  • facilità
  • piacevolezza

Gloria e La favola senza glutine a Ravenna

«Ho capito così che anche io volevo gestire un negozio come quello, per dare l’opportunità a sempre più persone di ritrovare la serenità e la tranquillità nel fare la spesa senza glutine», spiega Gloria. E così succede che il cliente più assiduo, più affezionato e soddisfatto del servizio offerto diventi egli stesso imprenditore di quello stesso servizio.

Infatti, sabato 8 novembre, Gloria Guidi aprirà il secondo punto vendita de La favola senza glutine a Ravenna.

Ci sono clienti che riescono a immedesimarsi così bene in quelle che sono le esigenze e i bisogni dei consumatori di oggi che quasi naturalmente sono spinti a “mettersi in proprio” e iniziare una nuova avventura imprenditoriale che sia “customer-centric”.

Il prossimo 20 novembre, Italian Customer Intelligence ha invitato a Milano Kerry Bodine per un’importante meeting che ha a tema proprio la customer experience.

Per saperne di più e partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

ITALIAN SOUNDING: IL BAROLLO NON È BAROLO

Parmigiano falsoSi chiama “Italian Sounding” ed è un fenomeno che ha preso piede negli Stati Uniti e che si sta espandendo anche oltre confine. Si tratta dell’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti che di fatto non sono riconducibili al Bel Paese. Prodotti con un “sapore” italiano, dal nome italianeggiante e con il tricolore sbandierato sul packaging invadono i supermercati internazionali, rubando grosse fette di mercato al vero Made in Italy. Solo negli Stati Uniti il volume di prodotti “Italian Sounding” venduti è di 24 miliardi di dollari). Il Parmigiano, per esempio, si trasforma magicamente in Parmesan negli Stati Uniti, Parmesao in Brasile o Regianito in Argentina. Prodotti che – per qualità e sapore – non hanno niente a che vedere con il nostro Parmigiano Reggiano.

Wine: "Barolo Italia" CorkA fronte di questa generale “confusione” in merito a cosa sia davvero “italiano doc”, il nostro settore agroalimentare segna percentuali di export sempre molto interessanti. Segno che moltissimi consumatori stranieri riconoscono e preferiscono ancora l’italianità genuina dei nostri prodotti. In particolare, il settore vitivinicolo, nonostante la concorrenza di diversi Paesi oltreconfine, negli ultimi anni registra trend sempre positivi nella crescita delle sue esportazioni. Il vino italiano da sempre va a imbandire le tavole straniere, soprattutto quelle degli americani, che si classificano i primi consumatori di vino. Solo qualche dato: nel 2012 il 30% delle importazioni statunitensi di vino provenivano dall’Italia. L’anno successivo la percentuale è aumentata e l’Italia è diventato il top provider di vino in Nord America. E ancora, nel 2014 gli Stati Uniti prelevano da soli ben il 20% dell’esportazione vinicola italiana.

È il momento giusto, quindi, che il nostro Barolo tolga spazio sugli scaffali al Barollo, che il Valpolicella venga scelto invece del suo “concorrente” Vinoncella e che il Monticino venga riconosciuto come storpiatura del molto più buono Brunello di Montalcino.

È il momento giusto per ribadire il true italian e verificare la possibilità di portare oltreoceano il nostro prodotto.

Italian Customer Intelligence, tramite Instant Market, propone un servizio rapido ed efficace per conoscere le prospettive potenziali della tua azienda negli States insieme a esperti e professionisti nel settore del food & wine disponibili a rispondere a precisi quesiti strategici e commerciali.

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I BIG DATA AIUTANO A “METTERE IL CLIENTE AL CENTRO”

Siti, social network, blog e forum costituiscono un pozzo senza fondo dal quale poter ricavare dati e informazioni che le aziende possono utilizzare per conoscere meglio le aspettative, i gusti e i desideri dei propri clienti. In sostanza i Big Data non sono altro che un’enorme massa di notizie ricavate dalle interazioni e dalle visite che i propri clienti compiono nei portali sopracitati.

Blond woman coming out of clothes shopQuest’opportunità, se ben impiegata, è quindi in grado di offrire innumerevoli vantaggi a chi sceglie di farne uso. Già, perché sono ancora in molti a non sfruttare quest’opportunità. Qualche settimana fa, Il Sole 24 Ore ha organizzato a Milano due importanti incontri proprio su questo tema: Big Data Forum e Digital Customer Experience Forum. Al termine dei lavori due dati hanno maggiormente colpito i presenti in sala: la metà delle imprese europee non avrebbe ancora adottato soluzioni di questo genere, a cui andrebbe sommato un altro 15% di aziende che non sa di cosa di che si tratta quando viene citata la parola Big data.

C’è una formula, il paradigma delle 4V, che riassume l’impatto dei Big Data sulle aziende:

  • Volume (la quantità di dati raccolta può essere davvero spaventosa)
  • Varietà (i dati raccolti spaziano da file audio, video, fotografici oltre che testuali)
  • Velocità (è brevissimo il tempo con cui vengono raccolti i dati)
  • Valore (occorre saper individuare i dati più significativi rispetto agli altri)

Sono proprio queste peculiarità – e quindi i vantaggi che ne derivano – a spingere le aziende a utilizzare queste immense raccolte dati. Per esempio, eBay ha 20 statistici che lavorano full time su queste informazioni con lo scopo di poter offrire ai loro clienti servizi e prodotti sempre più profilati. Ma alla profilazione del cliente si possono aggiungere anche altri vantaggi. È possibile infatti scoprire nuovi flussi di entrate ed elaborare nuovi approcci originali per incrementare la produttività e ridurre i costi.

Siamo nella “era” del cliente, e conoscere maggiormente i propri consumatori, oltre che adottare uno sguardo outside in, rappresenta un obiettivo di primaria importanza. Per approfondire questo tema e scoprire tutte le novità a riguardo, il prossimo 20 novembre, Italian Customer Intelligence ha invitato a Milano Kerry Bodine, esperta mondiale di customer experience.

Per saperne di più e partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it 

GAMIFICATION: NUOVA OPPORTUNITÀ PER CONOSCERE IL CLIENTE

Il termine Gamification è stato inventato e utilizzato per la prima volta nella storia da Jesse Schell, un importante game designer, durante una conferenza a Las Vegas nel 2010. Con questa parola s’intende l’utilizzo di alcuni elementi caratteristici del gioco in situazioni non ludiche, con lo scopo di migliorare e coinvolgere maggiormente gli utenti nell’uso di applicazioni, siti o social network. Quest’idea ha immediatamente affascinato diverse personalità nel mondo del marketing e, pur essendo ancora agli albori, è stata comunque messa in pratica da molte importanti aziende.

In realtà alcuni ritengono che la moderna disciplina del “gamification of business” non sia altro che lo sviluppo delle “raccolte punti” e dei concorsi nati e sviluppatisi fin dagli anni ’80, all’inizio della “era” della distribuzione. 

Gamification e Samsun Nation

samsung NATION GAmificationUno dei primi esempi di Gamification nell’era del cliente è stato quello di Samsung, attraverso il progetto Samsung Nation. In sostanza si tratta di un social network nato con lo scopo di far conoscere tutto il mondo Samsung ai suoi consumatori. E così, iscrivendosi al sito, rilasciando recensioni, guardando video e partecipando ad alcuni forum è possibile guadagnare punti, sbloccare livelli e ricevere premi semplicemente “giocando” con questo nuovo social.

La novità della Gamification è quella di rendere piacevoli e divertenti molte azioni che spesso vengono considerate noiose e fastidiose. Con questo nuovo tipo di coinvolgimento si crea attesa, interesse e desiderio di continuare il “gioco” iniziato. Inoltre, l’engagement creato dalle dinamiche di gioco, oltre che fidelizzare il cliente, permette anche di conoscerlo più a fondo. Grazie al continuo ritorno degli utenti sulle diverse piattaforme diventa così possibile studiarne il comportamento, entrando in possesso di dati e informazioni in tempo reale sulle loro attività, scelte e opinioni. Il tutto rende “più facile e divertente” per il cliente, la sua relazione con il brand.

Far affari in modo facile con un brand è per il cliente un fattore essenziale di valutazione della propria customer experience, insieme alla “efficacia” con la quale viene soddisfatto il proprio bisogno o desiderio e alla piacevolezza con la quale la relazione col brand viene vissuta! Kerry Bodine docet!

TASSI DI CONVERSIONE TROPPO BASSI? ECCO PERCHÉ…

Marco Conte (@MarcoConte1) segnala a Italian Customer Intelligence  con un tweet assai pertinente un bell’intervento di Adriana de la Cruz (@delacruzduffo) sui motivi per i quali si abbandona il proprio carrello in mezzo all’e-commerce e si guadagna velocemente l’uscita.

Perché i tassi di conversione sono bassi?

businesswoman with laptop and credit cardIl 56% fra coloro che rinunciano a completare la propria spesa, asserisce di essersi trovato davanti a costi inaspettati. Il 44% lamenta costi di spedizione troppo alti come motivo del proprio abbandono. Il 32% si accorge solo alla fine della spesa che il conto totale è troppo salato per le proprie tasche. Il 25% si spaventa per la complessità del sito e-commerce in cui aveva pensato di acquistare. Il 24% (!) comunica che il sito è “crashed”. Un altro 22% trova insoddisfacenti o addirittura assenti le informazioni sui tempi e modalità di consegna del “pacco”. Il 21% si scoraggia a metà strada per il troppo tempo che l’acquisto implica a causa delle troppe informazioni richieste. Il 18% trova scoraggiante l’eccessivo carico di controlli di sicurezza nel pagamento. Il 17%, al contrario, è preoccupato che non ci sia abbastanza sicurezza sulle proprie informazioni bancarie e pertanto rinuncia.

Davvero ottimi indicatori per coloro che sono impegnati a migliorare il “tasso di conversione” del proprio e-commerce, ovvero la  percentuale di quelle visite nello shop online che si traducono effettivamente in acquisti.

In fondo il tasso di conversione non è altro che la misura della customer experience della “e-customer” e, quindi, di quanto l’e-commerce risponda ai suoi bisogni, con che grado di facilità di interazione e con che livello di piacevolezza.

Le soluzioni e-commerce che Italian Customer Intelligence promuove sono valorizzate dal servizio Web Presence Check (clicca qui per scoprire il servizio) proprio per offrire una customer experience superiore al navigatore e migliorare i tassi di conversione.

Guarda il video di Italian Customer Intelligence:

PER POTER ASCOLTARE I CLIENTI, OCCORRE PARLARE DAVVERO CON LORO

Kerry Bodine, già vice presidente della Forrester Research e massima esperta in tema di customer experience, oltre che a essere impegnata in numerose pubblicazioni con importanti giornali e riviste di settore (Harvard Business Review, The Wall Street Journal, Fast Company, Forbes, USA Today, e Advertising Age), cura anche un suo personale blog. Qui è possibile leggere brevi articoli in cui si trovano le novità in tema di customer experience, alcune sue personali esperienze d’acquisto e diversi esempi su come le aziende stanno cercando di mettere al centro dei loro interessi i propri clienti. Il suo ultimo post parla proprio di questo tema.

Kerry racconta che in questi mesi le aziende hanno iniziato a voler ascoltare la voce dei propri clienti. Questa è certamente una buona notizia, ma se questi primi sforzi non sono svolti in maniera adeguata possono solamente peggiorare la situazione. Infatti, tantissimi consumatori sono letteralmente inondati di sondaggi e questionari a cui rispondere. Kerry riferisce che in una sola settimana ha ricevuto richieste di survey da parte della United Airlines, dal suo veterinario, dalla sua palestra e da AirBnb.

L’unico sondaggio che però ha compilato è quello di AirBnb. Perché? Kerry racconta che la mail era scritta in tono molto amichevole. Il testo cominciava con “Hi Kerry” e non con un formale “Dear Kerry Bodine” – cosa accaduta con Airlines che, pur conoscendola meglio (visti i numerosi viaggi svolti con questa compagnia), ha scelto un tono formale e più distaccato. Altre due cose hanno catturato la sua attenzione. In primis, solo AirBnb rivelava il tempo necessario all’indagine. Ma la cosa che l’ha maggiormente colpita sono state queste prime righe del testo: “We appreciate how busy you are but if you can help us…“. Quelli di AirBnb sono stati gli unici a riconoscere che il tempo richiesto dal survey erano minuti preziosi tolti ai loro clienti.

Secondo Outside In, libro scritto a quattro mani da Kerry Bodine e Harley Manning, siamo nella ”era del cliente”, un particolare momento storico dove occorre mettere “al centro” di ogni azione i propri consumatori. E così, anche nell’atto stesso di ascoltare i propri clienti, non ci si può dimenticare delle loro aspettative e dei loro desideri. Kerry Bodine, invitata a Milano da Italian Customer Intelligence il prossimo 20 novembre, parlerà anche di questo.

Per saperne di più e partecipare all’evento scrivi a info@italiancustomerintelligence.it

Perché non si può ignorare la customer experience?

Non si può ignorare la customer experience perché i clienti la prendono sul personale ogni volta che interagiscono con i vostri prodotti, i vostri servizi e la vostra rete di assistenza

Kerry Bodine

Approfondite l’argomento leggendo l’articolo che racconta una nostra esperienza in uno dei migliori centri commerciali italiani. Lo trovate qui

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