CLIENTE ITALIANA

La Cliente italiana è esaminatrice attenta ed esigente dei prodotti che mette nel suo carrello della spesa al discount, piuttosto che nella sua borsa di Prada. Avvezza a passeggiare in un ambiente che è un vero e proprio museo a cielo aperto, il più grande al mondo, ha inevitabilmente sviluppato una sensibilità estetica che la rende estremamente propensa al bello, all’eleganza, alla novità e alla varietà, proprio come il paesaggio in cui vive. Abituata sin da piccola a “pensare italiano”, a “vedere con occhi italiani”, il suo gusto è riconosciuto in tutto il mondo: un gusto che sempre più spesso viene preso da aziende internazionali come parametro per testare il successo dei propri prodotti. Le stesse aziende italiane sono consapevoli che un “flop” in Italia spesso è anticipatore di insuccessi anche per chi esporta quote rilevantissime di fatturato.

Erica Corbellini e Stefania Saviolo nel loro La scommessa del made in Italy e il futuro della moda italiana dichiarano che “le consumatrici italiane sono le più esigenti del mondo: acquistando i manufatti del made in Italy, non per spirito patriottico come gli americani, ma per la loro propensione al bello, hanno permesso alle aziende di elevare sempre più la propria offerta dal punto di vista qualitativo”.

Secondo una ricerca condotta da Eurisko, infatti, il buon gusto, lo stile e la naturale eleganza derivante da un’estetica che pervade la vita quotidiana degli abitanti del Bel Paese sono i tratti distintivi che più di altri caratterizzano gli italiani agli occhi degli stranieri. In particolare, la ricerca riporta i cinque tratti distintivi dell’identità italiana: l’estetica, la qualità artigianale, la cultura, la qualità sociale e relazionale, la varietà e la molteplicità.

Superare l’esame della Cliente italiana diventa allora necessità urgente anche – e soprattutto – per quel prodotto desideroso di penetrare in mercati diversi: come suggerisce

Guido Corbetta, Ordinario di Strategia e Politica Aziendale dell’Università Commerciale Luigi

Bocconi di Milano, la strategia è “sviluppare prodotti, servizi ed immagine che possano essere anzitutto apprezzati dalla consumatrice italiana, particolarmente sofisticata nei gusti”, con il fine ultimo di “creare una reputazione da spendere con i clienti internazionali”.

L’Istituto per gli Studi della Pubblica Opinione (ISPO) si è interrogato su cosa voglia dire “stile” per gli italiani al giorno d’oggi. Dalla ricerca è emerso quanto lo stile non sia una questione di soldi, trattandosi più di un modo di essere (75%) che di apparire: se, da una parte, Alvaro Valiente, Direttore Generale di Neinver per l’Italia, segnala che “In questi tempi di spese accorte la ricerca della qualità da parte dei consumatori non è diminuita, si presta però più attenzione al prezzo”, dall’altra, il Professor Renato Mannheimer, Presidente di ISPO, ricorda che il 68% degli intervistati ritiene che si possa avere stile anche con pochi euro.